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LE SOCIETÀ di Eugenio Petrillo INSEGNARE BASKET RIMINI
Modello Di Riferimento Del Basket Giovanile Locale
Tra le società af liate a RBR, Insegnare Basket Rimini è una di quelle con il bacino più numeroso a livello giovanile.
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Una realtà storica e ben radicata sul territorio riminese legata indissolubilmente al nome di Claudio Papini. Per conoscere meglio questa realtà, siamo andati ad intervistare Massimiliano Intorcia, responsabile di IBR.
Quali sono i principi di Insegnare Basket Rimini?
“IBR nasce, come dice la parola, per insegnare la pallacanestro. L’obiettivo principale è quello di far avere a tutti i ragazzi l’opportunità di far sviluppare le proprie capacità attraverso il miglioramento personale unito i principi di lealtà sportiva, socializzazione e di rispetto delle regole”.
Quali passi una società come IBR deve fare per ottenere i risultati rispetto anche a questi principi?
“Innanzitutto bisogna avere uno staff altamente quali cato. I nostri istruttori sono o diplomati ISEF o hanno una grande esperienza di tecnica o corsi federali. Poi bisogna affrontare questa avventura con professionalità unita ad entusiasmo, passione per la pallacanestro e tanta voglia di ve- der crescere i ragazzi. Il nostro ultimo esempio è quello di Alessandro Scarponi che ha cominciato a giocare con noi, ha fatto tutte le giovanili crescendo gradualmente e ora è arrivato in A2. Ma come lui, ce ne sono tanti altri che hanno raggiunto le serie superiori”.
Su cosa si basano gli allenamenti? Quali sono i principi tecnici?
“Su tutti, l’insegnamento dei fondamentali. Questa è una scuola di basket che viene dal nostro maestro, Claudio Papini, un vero perfezionista dei fondamentali. Attraverso la conoscenza prima dal punto di vista tecnico e analitico, poi inseriti nelle varie situazioni di gioco. Questo è un discorso che va preso a lungo termine. Cioè inizialmente è un gioco, si comincia a lavorare coi bambini del minibasket programmando tutto attraverso il divertimento e la scoperta. Poi man mano che questi crescono alla passione va afancata l’istruzione tecnica”.
Negli ultimi due anni la famiglia si allargata anche dal punto di vista comunicativo e di marketing. Questo quanto è importante per una società sportiva giovanile e che cosa ha cambiato?
“Questo aspetto ultimamente nell’analisi di quello che può far evolvere una società è veramente fondamentale. Con l’avvento dei social, degli eventi che si possono organizzare attorno alla società sportiva facendola diventare appuntamenti per le famiglie è molto importante. Noi ci siamo accorti che la nostra comunità di addetti ai lavori era preparata e coinvolta ma delimitata attorno ai ragazzi che frequentano i corsi. Con il discorso della comunicazione attraverso i social siamo riusciti a coinvolgere persone che non sono direttamente partecipanti, ma che ci conoscono e attraverso magari il passaparola ci possono fare da pubblicità. Fra le attività che facciamo con i ragazzi ce ne sono tante utili per fare gruppo e sentirsi parte di una grande famiglia. Un esempio è il calendario che daremo per Natale con le foto di tutte le squadre di IBR e l’album delle gurine con i roster, gli istruttore e anche la prima squadra di RBR”.
Quale è la risposta delle famiglie rispetto al progetto?
“Le riunione fatte ad inizio anno e le pubblicità sui social hanno trovato un coinvolgimento molto importante. La famiglia non è più un cliente che usufruisce di un servizio, ma diventa un vero e proprio mattoncino per la costruzione della società stessa. Perché sono coinvolti, perché partecipano, perché si sentono di costruire assieme alla società un ambiente sano per la crescita e l’educazione dei propri gli che si divertono e magari la domenica vanno a vedere la partita della Serie A”.
A livello numerico che risultati stanno riscontrando?
“C’è stata un’enorme crescita degli iscritti e un enorme interesse nei confronti della nostra famiglia. Ma non solo dal punto di vista dei partecipanti, ma anche di diverse aziende che si sono avvicinate alla nostra realtà per poter dare una mano. È chiaro che siamo reduci dal periodo del Covid e quindi il post ha dato una spinta perchè c’era tanta volontà di tornare a vivere le realtà sociali e sportive. Però è altrettanto vero che la qualità della nostra offerta è aumenta e questo ci fa preferire ad altri sport”.
In tutto questo rientra anche il Memorial Papini che da tanti anni prosegue la sua attività.
“Siamo alla quindicesima edizione. Abbiamo avuto come tutti l’obbligo di fermarci con il Covid, però la risposta che stiamo avendo dagli inviti che abbiamo mandato è veramente alta. Normalmente le società confermavano verso febbraio/ marzo, quest’anno già a dicembre abbiamo avuto conferme - persino da società estere - già da dicembre. Quindi un altro esempio di evento che è un veicolo per dare l’opportunità di far conoscere la pallacanestro giovanile è ampli cato. L’anno scorso abbiamo avuto 120 squadre, quest’anno credo che andremo verso una crescita”.
Nel rapporto con RBR quanto è importante il lavoro che fa IBR
“Ci inorgoglisce avere tanti giocatori che mandano i propri gli a giocare ad IBR. Siamo il serbatoio, assieme alle altre società del progetto RBR, della prima squadra. Siamo quelli più numerosi e più presenti sul territorio. Ma è un obiettivo che diamo ai nostri ragazzi per mostrargli la strada da percorrere per poter giocare nella squadra della propria città.
Abbiamo il glio di Ruggeri, di Angelini, di Mauro Morri, di Benzi, Panzeri e di Saponi. Ma ce ne sono tantissimi. Non mi fermerei soltanto al discorso dei ragazzi gli di ex atleti che hanno giocato a certi livelli. Ma ci sono anche gli di giocatori che fecero a loro tempo il settore giovanile del Basket Rimini”.
