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GIOUSUE BOLDRINI

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DA GIANMARIA A PAOLINO: UNA VITA PER IL BASKET RIMINI

È passato giusto un anno da quando per mano di Paolo Carasso e volontà di tutto il CDA biancorosso venne nominato Presidente Onorario di Rinascita Basket Rimini. Una giusta riconoscenza per un decano degli appassionati non che dirigenti del Basket Rimini: Giosuè Boldrini detto Giove.

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Giove rappresenta il glorioso passato e il meraviglioso presente della pallacanestro riminese, passando da grande amico e collaboratore del G.M. Gianmaria Carasso negli anni d’oro delle prime promozioni in Serie A e della costruzione del Palasport Flaminio che ancora oggi è la casa del basket riminese.

Ho scambiato qualche parola con Giove, nel ricordo di “qualche anno di pallacanestro”.

Ma chi è Giove Boldrini?

Un innamorato del basket che ha scoperto da bambino, nel 1952, quando si è trasferito di casa da Piazza Tripoli a via Mentana avendo la fortuna di incrociare il basket al campo delle Acli.

Qui ho giocato per anni con gli amici e poi con le giovanili della LIBERTAS. Ero la riserva delle riserve per farvi capire il mio livello. Ho poi fatto l’arbitro, dove invece ero decisamente più portato. Arrivo secondo alle selezioni nazionali, avrei potuto far carriera, ma necessità scolastiche e lo studio commerciale di mio padre dove operavo ebbero la priorità e così non sfondo nel mondo arbitrale. Il destino aveva riservato per me altre mansioni nel mondo del basket.

Come arriva al Basket RIMINI?

Arrivo perché sono “teammate” di Gianmaria Carasso, nella selezione di pallacanestro dell’Istituto Tecnico Commerciale Roberto Valturio. Lui giocava da playmaker, un giocatore rapido e tecnico, io con la pretesa di giocare pivot. Eravamo ben af atati in campo, ma fuori non avevamo rapporti di amicizia. Passò un po’ di tempo da quegli anni a quando grazie al mio hobby di arbitro e quindi alla condivisione della passione per la pallacanestro Gianmaria, divenuto dirigente massimo della LIBERTAS mi chiamò per far parte della società nel ruolo di mia competenza: il commercialista.

Stiamo parlando degli anni 70 esattamente il 1970-71, il presidente era Maurizio Arcangeli, ma la società era Gianmaria Carasso.

Come era il rapporto con Gianmaria Carasso?

Il rapporto era di collaborazione a 360 gradi. Lui era quello che aveva la responsabilità nanziaria della gestione, la scelta dei giocatori, quella dell’allenatore, gli mancava solo di giocare ormai. Io ero un suo consigliere, lo aiutavo nella parte amministrativa e gli davo consigli. Avevo il ruolo di sostenere i costi delle sue scelte.

Il pregio di Gianmaria era quello di impegnarsi con dedizione e assoluta esclusività alla gestione della società. Inoltre aveva una capacità relazionale fuori dal comune.

Con l’esiguo bilancio che la società metteva a disposizione riusciva a creare grandi cose perché era bravo a cercare altre risorse dagli sponsor.

Quanto è importante il Flaminio per una città come RIMINI?

Noi eravamo costretti a giocare in una situazione precaria all’interno della Sala Mostre, quindi la spinta per la costruzione del Flaminio fu forte.

Il Flaminio consentì di avere in quell’epoca una disponibilità di spazi adeguata per l’elevata domanda del nostro pubblico. Anche a Flaminio costruito spesso si è dovuta superare la capienza uf ciale per accontentare tutti.

Oggi abbiamo la necessità di poter sviluppare ancora di più il Flaminio come casa del basket a Rimini, perché l’attività deve svolgersi a 360gradi in tutto l’arco della settimana come punto di riferimento della città, per questo abbiamo un progetto di miglioramento del Flaminio.

Non siamo soddisfatti della situazione attuale siamo indietro rispetto ad altre realtà che trainano il basket italiano e vogliamo miglio- rarci. Servirebbe accelerare. Il punto di svolta sarà il passaggio di proprietà fra provincia e comune di RIMINI questo renderebbe tutto più semplice. La gestione è del Comune ma la proprietà e della provincia e questa situazione impedisce ad ogni ente coinvolto di prendere il timone per portare avanti il lavoro.

Quale è stato l’anno più bello di questo percorso biancorosso?

Sicuramente la cavalcata della doppia promozione. Da lì è partito tutto. Le trasferte fatte in economia totale, i rientri a RIMINI con l’immancabile cena al Pic nic da Maurizio.

Un evento in particolare fu la partita di Vigevano con i 18 pullman al seguito e 1000 persone a tifarci.

Cosa significa per Giove questa nomina a Presidente onorario oggi che il basket riminese ha ritrovato la sua dimensione e categoria?

Intanto una grande soddisfazione dopo tanti anni di impegno. Dall’altro lato, immaginando questa carica come onori ca, una grande spinta a collaborare e mettere in pratica tutte le strategie per il miglioramento.

Qual è secondo te il segreto di questa società?

Il fattore determinante è l’aggregazione intorno a Paolo Maggioli di un gruppo di imprese e persone che amano questo sport. Il vero segreto è stato quello di unire persone amanti di questo sport che avessero disponibilità economica per sostenere il progetto.

Cosa rappresenta per te il basket?

Il basket nelle mie ragioni di vita ha un ruolo importante.

Qual è il momento più bello vissuto in questi anni di RBR?

La promozione in A2 con le trasferte meravigliosamente sentite dal pubblico riminese a Faenza e Roseto. Emozioni grandi vissute con amici.

Differenza è tratti in comune fra Gianmaria e Paolo Carasso?

Il tratto comune fra Paolo e Gianmaria è la spiccata qualità nel valutare e capire le persone con cui si confron- tano, una forte personalità. La differenza è che mentre Gianmaria non aveva cultura tecnica e quindi si avvaleva di Riccardo Cervellini, Paolo possiede entrambe le qualità sia manageriale che tecnica. Oggi potrebbe ancora allenare. Non esiste una gura professionale e manageriale che abbia le skills di Paolo.

Come vivi il Flaminio?

Il coinvolgimento del pubblico è più o meno lo stesso degli anni d’oro dove la vera novità è la presenza delle famiglie. Tanti genitori con i gli, ed è meraviglioso. È un modo di partecipazione che si è sviluppato e che farà bene.

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