La Città Ideale dei Brienne Riferimento principale per l’organizzazione urbanistica delle città medievali dell’area mediterranea, della fascia costiera in particolare, è la maniera islamica1. Tale osservazione vale a spiegare la matrice urbanistica di numerosi centri urbani della Puglia, siti soprattutto in Terra d’Otranto, dove la vicinanza geografica e delle continue influenze culturali con l’Oriente hanno influito significativamente. Tra le città salentine in cui si può riconoscere l’influenza araba sull’impianto urbanistico c’è sicuramente Gallipoli, come riporta, esaltando la perizia del suo architetto pianificatore, lo storico umanista salentino Antonio Galateo nella sua Descriptio Callipolis2. Ciononostante negli stessi anni, sempre il Galateo, nell’altro suo saggio storico sui luoghi natii, il ben noto De Situ Japigiae3, descrisse con eguale enfasi la composizione di una città, Roca, che per la sua formazione urbanistica a maglia ed impianto viario regolare apparve un caso, almeno sino a quel momento, unico in tutta la regione pugliese, eccezion fatta per Manfredonia, notoriamente attribuita a matrice federiciana e portata a compimento in periodo angioino. Roca, la cui rifondazione in periodo medievale viene collocata nello stesso periodo della ricostruzione della città di Manfredi, alla stregua di quest’ultima, come sostiene il professor Enrico Guidoni, era pensata «nettamente e formalmente come una città nuova, senza nessuna concessione alle tradizioni locali e saldamente tenuta in un pugno da un disegno insieme politico e progettuale»4. Uno dei principali processi generatori di questa nuova fondazione in periodo Medievale della città di Roca tiene in considerazione alcune preesistenze, il cui carattere orografico fu ritenuto un’interessante pendenza naturale: trattavasi invece delle fortificazioni dell’età del bronzo che, dirute, apparivano come un imponente declivio. Gli studi cominciati negli anni ottanta dal professor Cosimo Pagliara sull’area di Roca e che, da più di 30 anni, portano alla luce numerosi reperti, si sono in gran parte concentrati Genesi Storica
sugli aspetti protostorici che caratterizzano la penisola, e per quanto siano state rinvenute consistenti evidenze relative al periodo medievale, ancora poco è stato verificato sulla fondazione ed in particolare sulla matrice progettuale e la quanto mai singolare planimetria a pianta regolare che la caratterizza5. Sebbene si evidenzi una tale complessità nel ritrovare fonti legate alle caratteristiche dell’unicità di Roca, si può però procedere analizzando alcuni aspetti evidenti che hanno certamente segnato la sua fondazione come la committenza, il luogo di fondazione, con le preesistenze accennate in precedenza, e i motivi delle scelte progettuali, quali la maglia quadrata e la vocazione militare della città. Secondo la tradizione Roca fu fondata all’inizio del XIII secolo dal Conte di Lecce, Gualtieri VI di Brienne6. Il conte, per recuperare i feudi persi dal padre, si recò ad Avignone in udienza dal papa e fu in quel momento che ebbe l’occasione di conoscere noti mercanti toscani che lo invitarono ad interessarsi alle vicende politiche fiorentine al punto tale di diventare podestà di Firenze. È proprio durante il periodo fiorentino che si crede che Gualtieri abbia fatto conoscenza con i nuovi modelli urbani di origine francese, utilizzati in Toscana per ovviare all’incremento demografico e alla necessità di ampliare i nuclei cittadini. Il modello cui si fa riferimento è uno schema che prevedeva un impianto cruciforme inserito in una maglia regolare a moduli quadrati che, non a caso, verrà ben delineato anche a Roca. Si tratta di un modello che «nel tessuto residenziale a scacchiera composto di isolati esattamente quadrati», dei quali uno è la piazza, viene indicato, appunto, come «il più innovatore e coerentemente progettato»7. Questo modello, chiamato bastides permetteva una proporzionalità equilibrata del suo disegno data dall’intrinseca relazione tra il quadrato, le sue diagonali
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