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Fruitore dell'Area
Il Fruitore dell'Area
L’interesse turistico dell’area è notevole e, specialmente in periodo estivo, sono numerosi i turisti che raggiungono da tutto il Salento la costa di Roca; richiamati dalla bellezze e tranquillità delle acque nelle afose giornate di scirocco, gli utenti trovano posto tra le rocce della falesia senza essere molto spesso consapevoli del patrimonio archeologico ivi conservato.
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Le risposte di alcuni di essi alle nostre interviste sono interessanti per avere un’idea di come l’area sia oggi vista e vissuta da cittadini locali e turisti. Per amor di brevità della trattazione e stante la somiglianza, spesso non indifferente, delle risposte ricevute, riporteremo quello che ci è stato raccontato da tre personaggi che per età e provenienza, sintetizzano efficacemente tutte le tipologie di utente e i differenti gradi di consapevolezza riguardo cosa sia Roca Vecchia. Abbiamo conosciuto Raimondo, proveniente da Sondrio e da qualche anno in pensione, che ogni estate, da più di quindici anni, sceglie le coste salentine e in particolare la vicina località di San Foca come meta per le vacanze della propria famiglia; ci ha raccontato di come conosca bene la costa di Roca per le numerose nuotate fatte negli anni, dei tuffi fatti dalla falesia della Grotta Poesia, ma di come, allo stesso tempo, sia completamente all’oscuro di tutte le vicende storiche e archeologiche che riguardano la zona. Non ha mai visitato l’area archeologica presente sull’istmo, è ignaro della presenza della Grotta Poesia Piccola, ma è sempre stato affascinato dalla visione dei ruderi delle mura e del castello che non sa indicare a quale periodo possano risalire. Ci ha anche parlato di come pensi che il parcheggio realizzato negli ultimi anni abbia migliorato la raggiungibilità dell’area, suggerendo però che si potrebbe fare qualcosa in più, incentivando la rete dei collegamenti pubblici soprattutto dai centri abitati vicini; critico è invece nei confronti dei servizi presenti nell’area: ci sono solo due bar, uno alla fine del lungomare di Roca Li Posti
a Nord e uno facente parte della struttura alberghiera vicina ai Fig. 39 - Alcuni turisti che, senza troppe difficoltà, scavalcano le recinzioni dell'Area Archeologica.

Fig. 40 - L'insenatura detta Nfocaciucci, al di sotto del Castello, è una delle più frequentata in periodo estivo.
Fig. 41 - Turisti che dopo aver scavalcato le recinzioni, si riposano all'ombra del bastione del Castello. parcheggi, forse troppo pochi per il numero di turisti presenti giornalmente; mancano quasi totalmente i servizi igienici pubblici: ad oggi vi sono solo quelli delle due piccole attività ristorative sopracitate. Inoltre Raimondo ci racconta anche di come riesca a raggiungere, assieme alla moglie e i figli, l’area grazie all’uso della bicicletta e di come ciò rappresenti adesso un potenziale interessante poiché il percorso lungo la litoranea, nonostante sia in alcuni tratti difficoltoso se non pericoloso vista la mole di traffico presente, offra delle viste panoramiche bellissime sia verso il mare che verso l’entroterra.
Giorgio invece, studente universitario di Lecce, raggiunge tutte le estati Roca in automobile dal capoluogo leccese o dalla sua casa di villeggiatura a Torre dell’Orso. Ci ha raccontato come l’uso della macchina sia quasi imprescindibile per il raggiungimento dell’area nonostante ricorda come da ragazzino riuscisse a giungervi da Torre dell’Orso a piedi o in bicicletta; ma questo, ad oggi, pensa sia diventato troppo pericoloso visto il traffico veicolare sempre più intenso.
Giorgio a Roca è di casa, ha sempre frequentato questi luoghi e spesso si è avventurato, sia per curiosità che per trovare delle calette meno frequentate, all’interno dell’area archeologica che, seppur recintata, è facilmente attraversabile anche quando chiusa. Ha sempre provato curiosità per le rovine viste ma non ha mai avuto la possibilità di approfondirne la storia e, saputo da noi della presenza di monumenti antichissimi come la Capanna Tempio e il Muro dell’Età del Bronzo, non è riuscito a trattenere lo stupore. Ci spiega come spesso si sia tuffato all’interno della Grotta Poesia Grande ma di come non sapesse della presenza della cavità più piccola, quella ricca di iscrizioni e incisioni; ora conosciutala tramite le nostre spiegazioni, la vorrebbe visitare al più presto e in modo sicuro. Pensa che una proposta progettuale come quella di un parco costiero che coniughi al suo interno la componente archeologica e naturalistica, assieme all’implementazione di servizi, possa essere molto interessante ed essere accolta positivamente da chi, come lui, ama spostarsi al di fuori della città anche in periodo invernale. Come Raimondo pensa che i servizi presenti oggi, sia ricettivi che igienici, siano scarsi e

vadano notevolmente migliorati, magari introducendo anche un polo museale vista la connotazione culturale dell’area. Infine si dice fiducioso della possibile coesistenza di area archeologica e turismo balneare con un’unica condizione: la presa di coscienza da parte degli utenti di cosa sia Roca e della sua importanza storica e documentale. Molto interessante è stato infine l’incontro con Massimo, giovane architetto di Milano. Come altri è la prima volta che si trova a Roca ma, grazie ad amici locali che gli hanno parlato delle vicende storiche dell’area, conosce l’esistenza dell’area archeologica e della Grotta Poesia Piccola, anche se il nome di Roca, prima di visitarla quest’estate, era per lui sempre associata alla più celebre Grotta Poesia Grande. Anche lui si è avventurato autonomamente all’interno dell’area archeologica scavalcando la bassa recinsione.
Si dice stupito però di come un’area così importante in realtà sembri lasciata a un perenne stato di abbandono: la vegetazione cresce in molti casi incontrollata, coprendo i resti della cittadella medievale, il castello è praticamente invisibile e sembra più un declivio naturale, sorte simile a quella delle antiche mura del bronzo che, se non fosse per alcuni cartelli e pannelli divulgativi, sarebbero anch’esse indistinguibili dal terreno naturale. Con Massimo abbiamo parlato molto delle nostre idee progettuali vista la sua professione. Si è detto entusiasta della proposta di creare un parco sia naturale che archeologico, di come alcuni servizi possano essere implementati rispetto a quelli scarsamente presenti oggi; è consapevole di come bisognerebbe spiegare agli utenti che Roca non è solo una località balneare, perché solo così i turisti e i bagnanti potrebbero fruirla in modo sicuro e senza danneggiarne i reperti, permettendo una difficile ma non impossibile convivenza tra esigenze di conservazione e fruizione balneare; tale convivenza permetterebbe anche un notevole ritorno economico per tutto il territorio limitrofo. Anche Massimo pensa che ormai le aree e i reperti archeologici non possano più essere confinati all’interno di recinti ma ritornare all’interno della vita quotidiana di cittadini e fruitori occasionali.
Dopo queste interviste è parso chiaro come l’area di Roca possa davvero svolgere un importante ruolo attrattivo su scala territoriale. Tra tutte le persone intervistate abbiamo deciso di selezionare chi non ha visitato l’area accompagnato da guide. Infatti, come presentato nei paragrafi precedenti, grazie alla collaborazione tra istituzioni e Università, a partire dall’estate 2020, è possibile visitare il sito accompagnati da guide; numerose sono state le persone che, intervistate appena terminato la visita, erano consapevoli di cosa rappresenti l’area di Roca e dei beni archeologici qui presenti. Purtroppo sono ancora numerosi gli utenti che, ignorando, volontariamente o involontariamente, la storia del luogo, frequentano la costa in modo dannoso e con comportamenti vicini al vandalismo, ma auspichiamo e siamo consapevoli che, grazie a tutte le politiche messe in gioco, saranno sempre meno.
Ciò che ci preme far notare è come nella maggior parte dei casi, anche in presenza di persone che non avessero ancora visitato l’area archeologica o che non ne conoscessero la storia, ci siamo trovati davanti a utenti affascinati e favorevoli ad una convivenza tra fruizione archeologica e turistica, dimostrando come tale soluzione possa offrire un nuovo uso dei territori stratificati all’insegna del rispetto e salvaguardia dei beni storici.