SUBSTRATO - Il Parco Archeologico di Roca Vecchia

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Sulle Rotte del Mito Si suole far iniziare la storia del sito di Roca, come già accennato, con quella di un insediamento fortificato datato all’Età del Bronzo, tuttavia i segni di attività umana, e soprattutto i rinvenimenti all’interno della Grotta santuario della Poesia Piccola, sembrano spostare le lancette del tempo ancora più indietro1. Ma tali attestazioni appartengono ad un orizzonte temporale lontano che solo sistematiche campagne archeologiche in situ potranno ricostruire. Stando ai dati certi, l’insediamento faceva parte di un sistema composto da numerosi abitati fortificati sparsi per tutto il territorio pugliese; insediamenti di popolazioni (probabilmente di origine allogena) che molti secoli dopo i greci chiamarono civiltà “messapica” e “iapigia”, sostituendo gli etnonimi che gli autoctoni si erano assegnati2. Ma le origini delle prime civiltà pugliesi rimangono, ancora oggi, avvolte nel mistero e gli studiosi non sono unanimemente concordi sulla loro provenienza. Stando al materiale archeologico è possibile individuare tracce degli intensi rapporti esistenti tra le antiche popolazioni stabilitesi nella Puglia meridionale e il mondo illirico ed egeo, ma la mancanza di fonti storiche scritte impedisce di porre altra luce sugli oscuri albori di queste civiltà «protosalentine». A sopperire a questa mancanza ed integrare le lacune del racconto possono intervenire, se lette criticamente, le fonti mitiche: narrazioni di storici e geografi delle età successive. Il valore del mito come fonte storica non può essere negato; nonostante le componenti fantastica e allegorica possano velare i fatti narrati di incertezza, il mito si basa spesso su avvenimenti storici realmente accaduti cui la tradizione orale ha attribuito caratteristiche favolesche; ciononostante, specialmente nell’analisi etno-toponomastica, riferirsi al mito come ad una fonte storica potrebbe essere utile. Per tali motivi chi scrive ritiene sia utile presentare e analizzare alcuni racconti mitici volti alla comprensione Genesi Storica

dell’assetto politico-sociale del territorio Salentino di cui Roca faceva parte. I racconti riportati di seguito, per quanto differenti per finalità, autore e periodo narrato, hanno in comune la matrice egea e la visione ellenocentrica di chi li narra: ciò, assieme alla documentazione archeologica, già rende chiaro come il mondo salentino e l’insediamento di Roca avessero stretti rapporti economico-culturali con le popolazioni egee prima della fioritura e della massima espansione della cultura ellenica. La storiografia riconosce come il Salento, prima della conquista romana3, fosse occupato dalla civiltà messapica, accumunata alle altri genti iapigie stanziate nel territorio pugliese (i Dauni nella parte settentrionale e i Peucezi in quello centrale) dalla matrice culturale ma soprattutto dalla provenienza d’oltremare: origine che fa riferimento, per l’appunto, a tempi quasi del tutto privi di fonti e che viene raccontata dal primo mito presentato qui di seguito. Dionigi di Alicarnasso4 racconta come i primi ad attraversare lo Ionio verso occidente furono gli Arcadi, ben diciassette generazioni prima della Guerra di Troia5. Tale popolazione era guidata da Enotrio e Peucezio, due dei ventidue figli del re arcadico Licaone, nipoti di Pelasgo6. I due eroi mitici, condottieri di una grande armata, si imbarcarono alla ricerca di nuove terre: il primo diede vita al popolo degli Enotri7 dopo aver navigato nel Tirreno; il secondo, invece, dopo essere approdato presso l’odierna Leuca, diede vita alla popolazione dei Peucezi8. Questo mito fu poi ripreso e arricchito da Antonino Liberale che raccontò le gesta e il viaggio dei tre figli di Licaone, Iapige, Daunio e Peucezio, attraverso il mar Adriatico, durante il quale strinsero un’alleanza con un eroe di stirpe reale illirica di nome Messapo. Ai quattro eroi, giunti in Italia, verranno dedicati i nomi delle terre che si spartirono: appunto Daunia, Peucezia e Messapia, tutte unite all’interno del territorio della Iapigia9.

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