PRIMO PIANO COACHING
LA LEADERSHIP SECONDO VELASCO I consigli dell’allenatore di volley per assumere un ruolo autorevole quando serve come nel caso delle assemblee condominiali. Primo, essere equilibrati. Secondo, capire le difficoltà. Terzo...
di Mirella Stigliano
A
Milano, poche settimane fa, l’allenatore di volley più forte di tutti i tempi, Julio Velasco, ha incantato la platea e mi ha spinto a riflettere su come il condominio sia, in effetti, una palestra formidabile per la leadership. Non solo nel rapporto tra amministratore e collaboratori di studio, ma anche, e soprattutto, nella gestione delle dinamiche assembleari. Inizia la caccia alle similitudini tra sport e universo condominio e la sorpresa non può essere maggiore: non occorrono kryptonite o super poteri per essere o diventare un leader. 28 - CONDOMINIO SC
Per farlo capire Velasco frantuma con nonchalance tre miti. Nessun segreto Il primo mito è che la leadership sia legata in qualche modo, in qualunque modo, a una informazione segreta. Tutt’altro. Velasco ci tiene a distinguere l’informazione dalla conoscenza: la cultura è ciò che rimane dopo che hai dimenticato l’informazione. Quando non ricordi più da chi l’hai presa vuol dire che l’hai fatta tua. Si è passati dal sapere al saper fare. E un leader deve sempre saper fare. Il secondo mito che per Velasco è incomprensibile è quell’insieme di frasi fatte del tipo «volere è potere» e «se vuoi, puoi». Nulla di più irrealistico. È invece corretto dire «se vuoi, puoi andare oltre e superare
i tuoi limiti». Il leader, a volte, deve avere il coraggio di spingere i suoi giocatori «in pasto ai coccodrilli», proprio per credere maggiormente in se stessi. Il terzo mito da sfatare è che per essere un bravo allenatore devi essere stato un bravo giocatore. Tutto il contrario. Per essere un allenatore devi uccidere il giocatore che è in te. Fintantoché il focus è su te stesso non riesci a vedere oltre. Questo è ciò che distingue l’allenatore dal manager il quale, per contro, deve essere contemporaneamente sia giocatore che allenatore. Ma Velasco va oltre, molto oltre. Un leader che non sa delegare non è un buon leader. Bisogna avere la consapevolezza di non sapere perché solo i mediocri sono convinti di sapere tutto e hanno la presunzione di non dover delegare.