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SPECIALE VERDE I VANTAGGI DI UN TETTO NATURALE
TUTTI I VANTAGGI DEL TETTO NATURALE
Una copertura dell’edificio composta da uno strato verde e densa di piante presenta numerosi plus, oltre a risultare in sintonia con la salvaguardia dell’ambiente. Ecco perché e come si può adottare questa soluzione
di Barbara Bartoli
Se iniziassi a parlare di green roof come se si trattasse di una tecnologia costruttiva che ha le prerogative di essere sostenibile, rinnovabile, che fa parte di un’economia circolare, sicuramente prendereste in considerazione l’idea di volerne saperne di più. Se, poi, aggiungessi che il suo utilizzo raddoppia la superficie calpestabile, peraltro a uso privato, nel caso di coperture piane, e che in installazioni inclinate o addirittura verticali garantisce una valorizzazione ambientale certa e visibile, sapreste che a questo punto ciascuno di noi si trova nelle condizioni di poterne usufruire. Se proseguissi sottolineando come questa tecnologia generi automaticamente una sorgente di benessere, salubrità ambientale, e di pacifico contrasto attivo alle esasperate condizioni climatiche che stanno modificando il nostro pianeta condiviso, sono certa la trovereste ancora più interessante.
Tanti vantaggi Se vi stupissi dicendovi che la bellezza delle sue infinite molteplicità di configurazioni, colori, profumi è universalmente riconosciuta, oltre che risultare in ogni periodo dell’anno diversa e in continua evoluzione, potrebbe sembrarvi quasi fantascienza, trattandosi semplicemente di una tecnologia costruttiva. E se, infine, concludessi affermando che quest’ultima contribuisce a un efficientamento e a una valoriz
GabrieXso.
zazione energetica, oltre che abitativa, ambientale e funzionale, pressoché in qualunque condizione venga utilizzata, scoprireste che essa gode delle detrazioni fiscali, a pieno titolo e con fasi computabili in tutte le tipologie di bonus in essere. E allora seguitemi, perché entreremo ancora più nel dettaglio, sempre con una visione pratica e al tempo stesso scientifica, come pure olistica, capace quindi di tratteggiare le straordinarie prerogative del materiale componente principale: sì, lo avete compreso perfettamente, si tratta del vegetale, quindi di un organismo vivente che ha i caratteri propri della pianta…
Mondo vegetale Personalmente ritengo da sempre (fin da quando, piccolissima e assolutamente lontana da aule accademiche e progettazioni ambientali, giocavo a scoprirne profili e colori nella campagna romana), che si tratti del più innovativo, tecnologico, intelligente e al tempo stesso antico, primordiale e selvaggio, amico dell’umanità: perché se siamo noi, e siamo qui, è prima di tutto grazie al mondo vegetale. Le piante rappresentano la maggior parte di tutto ciò che è vivo sulla Terra, gli animali sono una minoranza risicata e gli uomini delle tracce irrilevanti: a dirlo, anzi a scriverlo su Botanica, viaggio nell’universo vegetale, edito nel 2017, è Stefano Mancuso, profilo scientifico-accademico che lo pone fra le massime autorità mondiali nel campo della neurobiologia vegetale. Mancuso precisa come le piante siano il tramite fra l’energia del Sole e la Terra, riuscendo grazie alla fotosintesi a trasformare l’energia luminosa nell’energia chimica (zuccheri), che permette agli animali di vivere e moltiplicarsi. «È la fotosintesi il vero motore della vita: acqua, luce e anidride carbonica per produrre zuccheri e ossigeno […] dai vegetali proviene ogni nostro alimento, l’energia cosiddetta fossile, la maggior parte dei principi attivi medicinali, le fibre tessili, il materiale da costruzione ancora più utilizzato dall’uomo, il legno, e tanto altro ancora. Ma quello che ci lega alle piante ancora di più è che sono la nostra casa […] l’uomo si è evoluto in mezzo alle piante. […] le piante, invece di rovinare l’aria con la respirazione animale, invertono l’effetto della respirazione e tendono a mantenere l’atmosfera dolce e sana quando diventerebbe, invece, nociva in conse

guenza degli animali, siano essi vivi e respiranti o morti e in via di decomposizione».
Legame ancestrale A questo punto credo non sia necessario aggiungere altro, rispetto alla straordinaria performace ed efficienza quotidiana del vegetale, quello che personalmente ritengo essere il più biocompatibile, in un legame quasi ancestrale con l’essere umano, fra tutti i materiali costruttivi disponibili sul pianeta Terra. Certa a questo punto di non essere sola in questa mia consapevolezza progettuale, e di vita, posso quindi tratteggiare, perché l’argomento richiederebbe numerosi approfondimenti, per quali ragioni scegliere un tetto verde, per poi valutare anche le prerogative di un verde verticale assai più efficiente e pratico da realizzare di quanto una poverissima disponibilità di realizzazioni possa far credere. Cercherò di essere molto sintetica, anche perché quello del verde, lo avrete compreso, è un tema che mi appassiona tantissimo, anche in forza del fatto che da solo, se ben compreso e quindi correttamente sviluppato e attuato, può invertire moltissimi, direi tutti, fenomeni che stanno impoverendo e mettendo a serio rischio

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il nostro habitat umano, e di conseguenza la nostra sopravvivenza. Seleziono quindi alcune prerogative di questa tipologia costruttiva e del materiale di cui si avvale: Coibentazione termica: capacità di ridurre in estate sensibilmente la temperatura esterna dell’aria, come pure di mantenere freschi gli ambienti interni e le strutture a seguito dell’inerzia termica offerta dal pacchetto stratigrafico Contenimento inondazioni: mentre
GabrieXso. nei territori urbanizzati, quindi cementificati, il deflusso superficiale è pari al 70% della precipitazione, su strato vegetale si riduce al 15% Isolamento acustico: la capacità del verde di smorzare l’inquinamento acustico è straordinaria, e si avvale di una miriade di configurazioni e strategie, con il risultato che i tetti verdi abbattono il rumore riflesso fino a circa 3 dB (un range elevatissimo, considerata la scala logaritmica che misura l’intensità delle onde sonore), per arrivare ad un isolamento acustico che può raggiungere addirittura gli 8 dB Qualità dell’aria: abbattimento di anidride carbonica emessa Elettrosmog: un substrato di 15 cm riduce del 94% il campo di frequenza della rete cellulare e il flusso elettromagnetico Microclima: riequilibrio delle isole di calore urbane Durata delle coperture: 30-40 anni Posa in opera, collaudo e manutenzione: efficaci e ottimali Tutela della biodiversità: evidente Aspetti psicologici e terapeutici: numerosissimi Per non parlare dei vantaggi economici e della rivalutazione dell’edificio, oltre che delle tipologie di tetto verde. Un tema quindi tutto da approfondire e sviluppare.

Barbara Bartoli È ingegnere, architetto, PhD, giornalista, coach, autrice di 19 volumi a sua esclusiva firma, ed è titolare di 12 marchi registrati, che racchiudono i suoi 25 profili professionali (info@barbarabartoli.it – www.facebook.com/barbarabartoli.737- www.barbarabartoli.it )
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