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PROFESSIONE INTELLIGENZA EMOTIVA L’ARMA SEGRETA

INTELLIGENZA EMOTIVA ECCO L’ARMA SEGRETA

La capacità di comprendere le emozioni proprie e altrui aggiunge una marcia in più a qualsiasi amministratore di condominio. Ma per migliorare la capacità comunicativa bisogna allenarsi con continuità

di Claudio Calì*

La riforma normativa dell’amministrazione di condominio richiede sempre più competenze, che vanno oltre quelle puramente tecniche. Non basta più che chi svolge questo delicato lavoro conosca la normativa vigente in ogni ambito, le scadenze operative e i metodi da seguire, ma è necessario che si doti di tutta una serie di competenze relazionali che gli permettano di sviluppare al meglio il proprio mestiere e di essere competitivo sul mercato. Ecco perché la normativa ha previsto nei corsi di aggiornamento l’argomento della prevenzione e risoluzione dei conflitti. Perché chi ha l’abilità alla risoluzione di situazioni di tensione e, meglio ancora, alla loro prevenzione, ha un atout in più rispetto ai colleghi.

Socializzare è importante Lavorare quindi sulla comunicazione relazionale è fondamentale per chi svolge questa professione. Non è, quindi, si badi bene, aspetto marginale o folcloristico, ma elemento indispensabile. Ma come fare e soprattutto che cosa fare? Basta dotarsi di tecniche di public speaking? No, non è sufficiente. Per carità, conoscere il modo di parlare in pubblico e, quindi, di rivolgersi agli altri è un aspetto importante. Ma se si acquisiscono questi strumenti e non si lavora sulla consapevolezza dei propri mezzi di comunicazione si rischia di naufragare alla prima difficoltà e di brancolare nel buio. Ecco perché nei miei corsi di comunicazione, argomento importante, imprescindibile, è l’intelligenza emotiva.

La differenza Misconosciuta, ahimé, ai più, è la forma di intelligenza che fa la differenza. Tra due amministratori di condominio con la stessa esperienza tecnica, ma con una diversa intelligenza emotiva, non c’è partita. Prevarrà sempre chi l’avrà più spiccata e magari non lo saprà neanche... Quindi, tolto l’alibi dell’ignorarne la sua esistenza, occorre sapere che cosa sia e come allenarla

e così se ne vedranno i frutti, in ogni contesto, non solo professionale. L’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni proprie e altrui e si divide in due categorie: quella interpersonale, relativa alle relazioni con gli altri e quella intrapersonale, relativa a noi stessi. Come si fa, in effetti, a conoscere gli altri se non si sa conoscere se stessi? La consapevolezza di chi siamo, di quali sono le nostre caratteristiche caratteriali e la capacità di gestire le nostre emozioni, sono pertanto il punto di partenza. A queste vanno aggiunte la coscienza sociale (l’empatia) e la capacità di fare rete, di creare relazioni, capacità che è il risultato delle tre elencate precedentemente.

Allenamento Ma andiamo per ordine: l’intelligenza emotiva è l’unica forma di sapere allenabile e nei miei corsi si affrontano anche gli esercizi (spesso divertenti e leggeri) per rafforzarla. Attenzione, però: la resa è identica a quella dell’attività sportiva. Gli allenamenti devono essere continui, altrimenti se ne perde l’efficacia. Sul piano della consapevolezza, lavorando su questo aspetto, ci si conoscerà maggiormente e si capirà chi siamo, quali sono i nostri punti deboli e quelli di maggior forza. Ciò ci permetterà di essere più sereni e la nostra autostima aumenterà. Lavorando sulla capacità di gestire le emozioni, eviteremo che le stesse (che fanno parte della nostra vita e che, come dice la sociologa Marianella Sclavi, sono il nostro sesto senso) prendano il sopravvento sui nostri comportamenti. Un maggiore controllo delle nostre emozioni ci permetterà di avere relazioni più positive e meno dipendenti dai nostri stati umorali.

Comprensione Ma ciò non basta. Occorre lavorare anche sull’empatia, la capacità di comprendere le emozioni e le opinioni altrui (comprendere non significa condividerle). Il buon gestore relazionale sa, infatti, quanto sia importante studiare e comprendere il punto di vista altrui per la risoluzione di situazioni di conflitto. Potremo non pensarla come un’altra persona, ma lo sforzo di comprenderne le ragioni ci aiuterà a trovare soluzioni positive. Soltanto chi lavora sulla consapevolezza di sé, sulla gestione delle emozioni e sull’empatia, potrà creare reti relazionali positive, curando questo aspetto importante per l’amministratore di condominio.

Una chance per tutti Molti confondono l’intelligenza emotiva con l’essere estroversi. Sbagliato. Una persona può essere introversa (introversione ed estroversione fanno parte della personalità), ma avere un’intelClaudio Calì Laureato in legge, si occupa di relazioni pubbliche e comunicazione innovativa. In questo ambito è docente di corsi specifici e ha collaborazioni con privati, ordini professionali, enti pubblici, scuole e aziende. Per queste ultime interviene anche nel contesto della comunicazione interna al fine di migliorarne il clima lavorativo. Fornisce consulenze individuali. È mediatore civile.

ligenza emotiva più spiccata rispetto a una persona estroversa che, però, non sa gestire le proprie emozioni e distrugge relazioni con la stessa facilità con cui le crea. Ecco perché l’intelligenza emotiva è importante per un amministratore di condominio che spesso, nella quotidianità, si trova a essere negoziatore e altre volte mediatore. L’amministratore con un’intelligenza emotiva spiccata saprà gestire meglio le assemblee, i rapporti con gli altri, con i propri collaboratori e con i fornitori. Saprà impostare strategicamente meglio un’email e una lettera e elaborerà i preventivi sulla base delle esigenze reali del condominio. L’amministratore vincente deve essere un bravo comunicatore, un leader e, per essere tale, non può assolutamente trascurare questi aspetti. La reputazione del professionista non è un caso, non è fortuna ma è consapevolezza.

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