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Normablok® Più è il Sistema Costruttivo in laterizio completo adatto ad ogni esigenza progettuale e di cantiere. I blocchi sono realizzati in Poroton® e integrati con isolante Neopor® di Basf®: il risultato è un sistema costruttivo ad alta efficienza energetica, sicuro in tutte le zone sismiche. Normablok® Più è disponibile in diversi formati e adatto ad ogni specifica applicazione. Normablok® Più: più che un unico sistema, un sistema unico.
In copertina:
Cino Zucchi Architetti
Complesso residenziale via Valtorta, Milano
•
6 PANORAMA
• a cura della redazione
EDITORIALE
8 “Diritto alla casa” e alla “città”
• Massimo Pica Ciamarra
PROGETTI
Cino Zucchi Architetti
10 Complesso residenziale via Valtorta, Milano
• Pasqualino Solomita
Barreca & La Varra
18 Housing sociale ex-Boero
Genova
• Roberto Gamba
Nat Office
26 Casa HHCR
Corticella, Reggio Emilia
• Matteo Agnoletto
Alessandro Bulletti Architetti
34 Casa BC
Perugia
• Ernesto Maria Giuffrè
INTERVISTA
Luca Molinari
42 La casa, specchio del cambiamento sociale
• Alberto Ferraresi
DESIGN
Park Associati
48 Terrazza Biandrà Milano, Italia
• Chiara Testoni
STORIA E RESTAURO
54 Architettura e memoria: la rinascita della Pieve di San Giusto a Balli, Siena
• Giulia Anna Milesi
TECNOLOGIA
64 La qualità certificata dello spazio urbano: l’esperienza del quartiere Città Verde a Roma
• Laura Calcagnini, Massimo Mariani
72 Respirare bene tra le mura di casa: l’aria che ci circonda (e che ci cura)
• Alessandro Miani
CANTIERE
78 Ticinese 87: un mélange di rossi per un paramento murario di forte impatto
• Francesca Pierucci
84 La tecnologia della muratura armata nelle architetture residenziali
• Valentina Spagnoli
DETTAGLI caravatti_caravatti architetti
90 Stanze murarie aperte sul paesaggio
• Monica Lavagna
94 RECENSIONI
• a cura di Roberto Gamba
Plan award 2024: premiata la biblioteca Twisted brick
La Biblioteca concettuale - Concept
Library - è un guscio a spirale circondato da un campo d’erba alta, situato in una zona rurale della provincia di Zhejiang, in Cina, progettato da Hcch Studio di Hao Chen e Chenchen Hu.
Ha un diametro di circa 10 m e un’altezza di 5 m. La superficie continua di 100 metri quadri è generata da due semicerchi che si integrano l’uno nell’altro, sfumando l’interno e l’esterno. Il guscio è realizzato in mattoni rossi gettati in opera. La distribuzione dei mattoni sulla superficie a doppia curvatura rappresenta una notevole sfida costruttiva.
I mattoni di 12 diverse larghezze sono posizionati tramite piastre di acciaio perforate che fungono da struttura di rinforzo in acciaio, poi riempiti con calcestruzzo ad alta resistenza; sono distribuiti lungo una griglia UV per la modellazione della superficie e garantiscono la continuità radiale della
Yacademy: corso in Earth Architecture
Yacademy ha lanciato un corso di alta formazione, utile a scoprire le potenzialità del laterizio e a conoscere le tecniche costruttive in terracotta. Il corso (in italiano e in inglese) con sede a Bologna, ha una frequenza di tre giorni a settimana, da novembre 2025 a febbraio 2026; raccoglie le più rilevanti esperienze internazionali del settore e offre agli studenti meritevoli tre borse di studio a copertura del costo di iscrizione. Prevede moduli didattici frontali (76 ore) con la partecipazione di famosi professionisti, tra cui Herzog & de Meuron, David Chipperfield Architects, EMBT Miralles Tagliabue, Neri & Hu,
struttura.
La loro distribuzione a matrice di pixel e lo spessore mutevole della “malta” sovvertono la tettonica comune della costruzione in mattoni.
La luce del sole penetra all’interno attraverso l’apertura superiore. Attraverso piccoli fori nelle pareti, all’interno di piccole sfere di acrilico, i visitatori possono leggere testi che si sovrappongono al paesaggio, vivendo un momento poetico che connette corpo, mente e natura. Il progetto, audace tentativo di edilizia rurale, che va oltre la mera espressione idilliaca di “campagna” e che integra l’industrializzazione digitale con i materiali tradizionali, ha vinto il The Plan award 2024 “Special projects”.
Studio Zhu Pei e Dorte Mandrup; 32 ore di laboratorio di progettazione (condotto da Craco Ricerche e Jorge P. Silva, di Aires Mateus); visite alla città fantasma di Craco, alle Fornaci di Noale, alle Procuratie Vecchie di Venezia. Focus su: ciclo di vita degli immobili; robotica di cantiere; flessibilità e customizzazione del laterizio; chimica e caratteristiche delle terre; processo produttivo; architettura monumentale; sostenibilità ed efficientamento passivo
Svelate le targhe di Città Verde
Confindustria Ceramica ha patrocinato l'evento, promosso da La Leva, GBC Italia e Ecoevents in collaborazione con Remtech Expo – Rigeneracity e FREECoordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica, svoltosi nell’aprile scorso nel quartiere Città Verde, ambizioso progetto italiano di edilizia residenziale sostenibile (a cui è dedicato un apposito articolo della rubrica Tecnologia in questo numero di CiL; v. pag. 64).
L’incontro è stato dedicato allo
degli edifici; ESG e climate change; sistemi costruttivi e tecniche di posa; earth Parametric Design; nuovi orizzonti applicativi; soluzioni costruttive dalla tradizione. Gli studenti matureranno esperienze di cantiere e di progettualità e a conclusione avranno l’opportunità di ottenere un percorso formativo retribuito presso uno degli studi partner. Possono candidarsi (entro il 5 settembre) studenti e laureati di corsi universitari in Architettura/Design.
sviluppo residenziale sostenibile ispirato ai principi dell’affordable housing. È stato articolato in tre momenti chiave: la cerimonia di consegna dei certificati di sostenibilità Green Building Council Italia, ai primi tre edifici del nuovo condominio “Smart District” – edifici E, F e G –primo intervento a Roma con doppia certificazione GBC Quartieri e GBC Home; un convegno di confronto tra istituzioni, imprese e professionisti sulla rigenerazione urbana e le buone pratiche di edilizia sostenibile; una visita guidata in cantiere, per toccare con mano un progetto concreto di edilizia a basso impatto ambientale e alto valore sociale. Durante il convegno, con il suo intervento, Alfonsina Di Fusco ha approfondito l’importanza di un approccio olistico nell’edilizia sostenibile, offrendo una visione chiara anche sul ruolo delle nuove normative europee.
Milano Design Week 2025: innovazione e bellezza
Costruire in Laterizio ha partecipato al “Fuorisalone” milanese, contribuendo come partner tecnico al progetto New Habitat for Transition di Massimiliano Mandarini, presentato all’ADI Design Museum.
Tra le altre installazioni della Milano Design Week,: la Maison Perrier-Jouët, cantina di produzione di champagne e vini floreali di qualità, ha presentato “Cohabitare”, opera realizzata da Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin), che celebra la biodiversità dei vigneti della Maison e invita a riflettere sul futuro della terra. Il progetto comprende tre elementi: l’Isola della Biodiversità, spazio di 285 m2 che ospita uccelli, insetti, pipistrelli e piante, ripensato con 74 pali in terracotta; l’Assembly Grange, struttura protettiva, pensata per promuovere il coinvolgimento della comunità; la Torre dell’Osservatorio, struttura verticale che integra cassette nido per diverse
specie, vegetazione e uno spazio per l’osservazione e lo studio ecologico. Da citare poi le installazioni di Angelo Lavanga, designer pugliese con base tra Firenze e Milano, realizzate in contesti paesaggistici, che nascono come rovine: Monte dei Cocci, che si colloca tra due diverse cave di materiali: una naturale, di argilla; l’altra di natura umana; poi Cinquecento, realizzata nel grande vivaio Nursery Campus di Pistoia. Sulla base di questo concept sono stati realizzati i manufatti espositivi in laterizio, concepiti come basamenti che hanno messo in risalto le opere di design all’interno dello spazio di Isola Design District.
CiL alla 10° edizione dei Café della Stampa di Cersaie
La rivista Costruire in Laterizio sarà protagonista quest’anno ai Café della Stampa di Cersaie, l’appuntamento internazionale che unisce editoria, architettura e design. Il talk di CiL, dal titolo “Come cambia la casa italiana”, si terrà mercoledì 24 settembre alle ore 10.00 nella Mall 29/30 della fiera di Bologna. A dialogare saranno Alfonsina Di Fusco, Direttrice di CiL, e gli architetti Enrico Molteni, Giulia Anna Milesi dello studio Archos e Silvia Codato di Bongiana Architetture. L’iniziativa, promossa da Cersaie in collaborazione con le principali case editrici italiane, esplora le trasformazioni dell’architettura, del design, dell’arredo bagno e dell’urbanistica attraverso il fil rouge dell’abitare. Cinque giorni di incontri – dal
22 al 26 settembre – con conversazioni informali tra direttori di testata e figure di spicco del settore. Sarà possibile seguire gli incontri anche in diretta streaming sul sito di Cersaie.
Il talk di CiL prende spunto dai contenuti del presente numero - CiL198 Case italiane - e si ispira al celebre concetto di “Casa all’italiana” delineato da Gio Ponti, che vede l’abitazione non solo come riparo o macchina per abitare, ma come luogo scelto per godere della bellezza e della convivialità, dove interno ed esterno dialogano armoniosamente. In un mondo in continua trasformazione, il comfort della casa italiana – inteso come “conforto” nell’accezione più ampia e poetica – rappresenta ancora oggi un modello di equilibrio tra estetica, funzionalità e apertura verso la natura. Sarà dunque l’occasione per riflettere, insieme a progettisti e lettori, su come
Ponti, Stile.
arti arredamento
l’abitare stia cambiando in Italia, tra innovazione e continuità con una tradizione architettonica che continua a ispirare il mondo.
Il progetto riguarda una villa urbana collocata nelle immediate vicinanze del centro storico di Rubiera, un paese un tempo agricolo, lungo l’asse della via Emilia tra le città di Modena e Reggio Emilia, oggi fortemente sviluppato e in ulteriore crescita.
Collocata in ambito urbano, consolidato, a prevalenza di edilizia residenziale mono o plurifamiliare, l’abitazione è il risultato della ricerca di un corretto equilibrio tra un lotto di dimensioni limitate, posto su una arteria di traffico e le necessità di un fabbricato di notevoli dimensioni per soddisfare le esigenze di una famiglia numerosa. Anziché concentrare la volumetria al centro del lotto, lasciando uno spazio indifferenziato nella restante parte tutt’attorno alla casa, il progetto si articola su tre corpi di crescente altezza verso la profondità del lotto, tre volumi slittati l’uno rispetto all’altro, riconducibili ad un corpo unitario grazie alle geometrie della copertura mono-falda che si rincorrono come un tetto unitario.
Questa soluzione planimetrica richiama le aggregazioni volumetriche additive tipiche delle case coloniche della Pianura Padana, dove al volume dell’abitazione principale si vanno addossando i corpi minori, garantendo una lettura articolata, ma unitaria del corpo costruito, percezione rafforzata anche dall’utilizzo di un unico materiale che ri-
chiama la tradizione costruttiva locale.
La casa presenta due prospetti principali a nord e sud, dove si percepisce chiaramente la sequenza dei volumi a crescente altezza e tre “volti” a seconda del punto di vista. Sul lato nord, in corrispondenza dell’ingresso pedonale e carrabile, l’abitazione mostra l’aspetto più rassicurante di una casa tradizionale, con bucature di dimensioni ordinarie e le falde del tetto che aggettano dai tre corpi di fabbrica in direzione nord. Qui è chiaramente leggibile non solo la sequenza degli sporti ma anche lo slittamento dei volumi che genera la forma della casa.
Il fianco della casa a ridosso del filo strada, ovvero il fronte ovest rivolto verso via Resistenza, mostra il volto più urbano ed introverso della casa, leggibile dal fianco del volume più alto e a tre piani della casa che presenta un numero ridotto di aperture di minore dimensione legate ad ambienti di servizio, bucature leggibili come tagli verticali e profondi nelle pareti in laterizio.
Infine il lato sud, quello che si affaccia in modo più continuativo sul giardino e che si articola attorno al fulcro del solarium tutt’attorno alla piscina, ovvero il fronte con una relazione più strutturata con lo spazio esterno come ad inglobarlo o a proiettarvisi. È il volto più contemporaneo dell’abitazione, dove le volumetrie disegnate e rimarcate dalle om-
bre del sole del sud rafforzano l’assenza di sporti di gronda e definiscono geometrie più nette. Qui le bucature poste al pianterreno - portefinestre molto sviluppate in senso orizzontale - si traguardano vicendevolmente tra soggiorno e zona pranzo attraverso lo spazio esterno del solarium, leggibile come un’estensione dello spazio interno.
La casa è disegnata, sia in pianta che nella sua articolazione verticale, per garantire un crescente livello di privacy, man mano verso la profondità del lotto, a partire dal fronte che aggetta sulla via principale ad ovest.
A rimarcare la stretta relazione della casa con l’intero lotto, due lunghi muri esterni in laterizio facciavista SanMarco by wienerberger, posti in continuità con i fronti est ed ovest, disegnano partizioni che prolungano gli spazi interni verso il solarium o, sul lato opposto, separano rispetto al fronte strada, definendo al contempo il fianco della rampa che conduce al piano interrato, dove si trovano l’autorimessa, i locali tecnici e di servizio. Schermando i fianchi esterni dell’abitazione, questi muri organizzano la relazione interni-esterni in continuità con il volume della casa, come se questa si articolasse nel lotto inglobando anche gli spazi esterni.
L’articolazione interna degli spazi traduce la volumetria dei tre corpi traslati in una sequenza di spazi a crescente intimità in direzione est, con la zona giorno che occupa per intero il pianterreno, articolandosi su tutti e tre i corpi di fabbrica – culminante nella sala giochi posta all’estremo est - la zona notte al primo piano e infine la mansarda con lo studio all’ultimo piano nel corpo più ad ovest. Tale articolazione si traduce, al suo interno, in un doppio volume in corrispondenza del soggiorno e verso il corridoio che porta alla zona notte, e da qui in un triplo volume che articola verticalmente lo spazio di circolazione del corridoio verso la mansarda, lasciando fluire lo spa-
Oggetto
Villa MG
Localizzazione Via Resistenza Rubiera (RE) Cronologia 2023 – 2025
Progetto architettonico, interior design, direzione lavori e coordinamento generale
ZAA Zamboni Associati
Architettura (Andrea Zamboni, Alessandro Molesini)
Materiale utilzzato mattone burattato e scialbato, Dogi 2.0 scialbato SanMarco by wienerberger
zio della zona living e allo stesso tempo mantenendo ogni ambiente funzionalmente autonomo. La scala interna posta nell’estremo ovest è il fulcro dello spazio a triplo volume, e si sviluppa verticalmente con una struttura a pannelli di legno che si sostengono per forma ancorandosi in corrispondenza dei pianerottoli.
Il volto esterno della casa è caratterizzato dall’utilizzo di un solo materiale, il mattone facciavista utilizzato in tutti i fronti e nei lunghi muri esterni. Si tratta di un mattone burattato e scialbato, Dogi 2.0 scialbato SanMarco by wienerberger, posato con giunti a malta di calce della stessa cromia della scialbatura. Ne deriva un effetto di grande vibrazione della superficie - traduzione contemporanea di un materiale della tradizione costruttiva emiliana - a fronte di una percezione più marcata delle volumetrie che enfatizza l’articolazione volumetrica della casa.
Contatto diretto davide.desiderio@wienerberger.com
KEYWORDS
Alloggio
Stanza
Convivenza
Inclusione
Relazioni
Lodging
Room
Cohabitation
Inclusion
Relationships
NMassimo Pica Ciamarra
Si forma alla Facoltà di Architettura della Federico II di Napoli. Docente di Progettazione architettonica (1971-2007). Nel 1972 costituisce lo Studio Pica Ciamarra Associati. Tra i fondatori dell’Istituto per la diffusione della cultura scientifica; vice Presidente IN/Arch (1997-2011); presidente comitati scientifici “Bioarchitettura®” e “Biennale Architettura di Pisa”; membro dell’International Academy of Architecture; presidente dell’Osservatorie International de l’Architecture. Dirige “Le Carré Bleu, feuille internationale d’architecture”.
el 1979, nella mostra “Alternatives urbaines” al Centre George Pompidou, troneggiava una grande scritta “Quand les barres étaient blanches”: ricordava che - allora unanimi nel criticare “grands ensembles ”, “stecche” e “torri” - nei primi decenni del secolo questi invece erano simboli di progresso e riscatto sociale: materializzavano il sogno della casa per tutti. Anche la distinzione fra zone funzionali - habiter, travailler, se recréer, circuler - fu una conquista, rivelatasi poi fra le derive della modernità. Altra conquista gli standard urbanistici ed edilizi, da tempo però da superare per garantire flessibilità, approcci contestuali, coinvolgimento delle comunità.
In Italia le norme del 1975 ancora regolano le dimensioni degli alloggi e dei loro spazi. Nulla registra quanto è apparso indispensabile durante la pandemia: la necessità di potersi isolare acusticamente per lavorare o apprendere a distanza senza disturbare chi al contempo partecipa a teleconferenze o altro. Irrinunciabile per ogni casa una “stanza” all’aperto: loggia, terrazza o “orto urbano”, da dove anche affacciarsi per partecipare seppure a distanza con altri. Oltre l’ormai scontata direttiva EPBD, occorrono riscontri d’aria e logiche di areazione naturale più che impianti che correggano errori di progetto. Salute, benessere psicofisico, umore e vivibilità chiedono di traguardare fuori, captare raggi di sole, vedere la luna, a volte proteggersi. Poi uso di materiali che vadano oltre gli ovvi requisiti di eco-compatibilità: adatti anche a semplificare igiene, pulizia, manutenzione.
L’abitare deve dare risposte al mutare e alle diversità delle domande. In Italia più della metà delle persone vive da sola o in nuclei da due; nel corso della vita mediamente si cambia alloggio da due a sei volte, o anche più; negli ultimi due decenni il numero di chi cambia casa nell’anno è quasi raddoppiato. Poi ci sono le residenze speciali e l’opportunità di integrarle nella città. Abbiamo molte volte ragionato sulla “città delle compresenze” in cui giovani, anziani, fragili o portatori di culture diverse possano interagire, reciprocamente essenziali. Il tema è intrecciare queste diversità in termini di non opposizione, ma di convivenza: giovani/anziani, ricchezza/povertà, presente/futuro, quali che siano le diversità. I giovani di oggi saranno gli anziani di domani (Bottaro / Pica Ciamarra, 2025). Come trasformare le città per accogliere bisogni, capacità, comportamenti finalizzati a benessere e convivenza di tutti i cittadini? Come rispondere all’obiettivo di far incontrare, mettere in relazione ciò che è separato nello spazio e nel tempo?
Ricordando il Karl Marx Hof - progetto politico-sociale, pietra miliare nello sviluppo di alloggi innovativi, “città nella città” la cui immagine evoca simbolicamente il mattone da sempre associato a lavoro manuale e classe lavoratrice - Mladen Jadric (La Collection du Carré Bleu, 13/2024) offre una panoramica delle attuali politiche dell’abitare in Austria, con utili spunti su quelle di vari Paesi asiatici dove invece la popolazione cresce con irruenza.
Living today must respond to change and the diversity of demands. There are many themes, cultures, needs that coexist and relate in space and time. Rights and duties come together in a design that must not create stand-alone buildings, but morally committed cities to be inclusive and responsible
Tutto si evolve. Il diritto alla casa non basta più: nato nel 1948 con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, si è sviluppato diversamente nei vari contesti. Vent’anni dopo “Le droit à la ville” (Lefebvre, 1968) è
“forma superiore dei diritti, diritto alla libertà, all’individualizzazione nella socializzazione, all’habitat e all’abitare”. A metà anni ’70, il “Piano Quadro delle attrezzature (“ verso Napoli Città Metropolitana ”, 2021) si proiettava nella stessa direzione, corroborata poi dal fortunato slogan “ la città dei 5 minuti ” (Maas, 2002) e - riconoscendo l’indispensabile partecipazione di tuttidalla Dichiarazione dei Doveri dell’Uomo riguardo habitat e stili di vita nel rispetto delle diversità (Le Carré Bleu, n°4/2008). Dieci anni dopo “ Civilizzare l’Urbano ” (La Collection su CB, 8/2018) muove dalla sostanziale distinzione fra “città” e contesti dove prevalgono aree ingombrate da infrastrutture ed edifici, quell’“urbano” che separa anche quando funziona o offre servizi e attrezzature; che è ricco di “non-luoghi”, non di “luoghi di condensazione sociale”; che nega il “diritto alla città” o, meglio, il “diritto ad ambienti di vita” dinamici e interscalari. L’anno scorso il progetto di “ Codice europeo teso alla qualità degli ambienti di vita ” (La Collection du CB, 13/2024) precisa e tende a codificare gli stessi obiettivi; considera la progettazione come strumento; sostiene incroci di attività, inclusività, sostenibilità, vivibilità.
Diritti e doveri si intrecciano, benché i diritti prescindano dai doveri. Nel valutare un progetto o una realizzazione - anche una singola casa - occorre quindi interrogarsi se l’intervento apporta un dono all’insieme, se non si esaurisce nei suoi limiti, se è capace di dialogare con gli elementi finitimi, se contribuisce a creare o rafforzare “luoghi di condensazione sociale”. Juhani Pallasmaa (introduzione a Ruzzon, 2022) arriva ad affermare che “una nuova costruzione avveduta fa apparire quelle vicine, meno riuscite, migliori di quanto di per sé non siano: questo è il compito morale di un progetto contestualmente inclusivo e responsabile”, espressione che mi sembra una splendida sintesi di quanto anima anche il nostro impegno nel cercare relazioni, quindi nell’evitare di esprimere autonomia negli interventi che vorremmo sempre solo “frammenti” tesi a contribuire a formare città e paesaggi. Volontà cioè di sconfinare benché costretti a operare entro precisi limiti.
Mi è stato chiesto più volte perché nelle nostre esperienze abbondi l’uso del mattone: elemento unificante per le cortine esterne degli edifici del PPE (Piano Particolareggiato Esecutivo) ex Saint Gobain a Caserta; sistematicamente adottato nella Città della Scienza - dove offre continuità anche cromatiche fra esterni e interni, pavimenti e pareti - o negli edifici residenziali che delimitano la corte interna aperta alla città a Napoli/Poggioreale; utilizzato per caratterizzare gli spazi interni della Teuco-Guzzini a Recanati o della Biblioteca Sangiorgio a Pistoia. Solo esempi fra i tanti dove abbiamo preferito lasciare a vista le vibrazioni delle tessiture dei mattoni. Sì, al di là delle sue ampie prestazioni, il mattone ha dimensioni che consentono di seguire forme complesse e articolazioni formali quasi artigianali, evoca natura e lavoro manuale anche nelle sue interpretazioni industriali; fra le nostre esperienze ricordo la rapidità nel rivestire i fronti curvi del D.E.A. del Niguarda a Milano o quelli alti e lineari del centro Torre Ingastone a Palermo o ancora l’ondulata cortina dei brise-soleil del Museo Corporea a Napoli. Inoltre, il mattone ben si presta a diversità di trame o cromatiche come dimostrano le immagini degli edifici residenziali acutamente selezionati anche in questo numero di “Costruire in Laterizio”.
Note
1. in via di pubblicazione: rielabora Old and Young Citizens in the City: Needs and Desires for Cities of Co-existence, in <The Bullettin of the EAPE>, juin 2023, pp.38 https://europemeriti.org/bulletin/EAPE_BULLETIN_ISSUE_2023-4-2_29-57.pdf
2. per ogni rinvio a “Le Carré Bleu” ed a “La Collection du Carré Bleu” http://www.le carrebleu.eu
3. http://www.pcaint.com/wp-content/uploads/2021_MPC-CITTA-METROPOLITANA-rev-imgI.pdf pp. 39/75
KEYWORDS
Listelli in cotto
Rigenerazione urbana
Demolizione e ricostruzione
Volumi
Affacci prospettici
Brick slips
Urban regeneration
Demolition and reconstruction
Volumes
Perspective view
Milano è una città dinamica che sta proseguendo un lungo processo di rinnovamento del proprio tessuto edilizio, soprattutto attraverso interventi di rigenerazione urbana. Collocato a nord della stazione centrale, in un quartiere a destinazione prettamente residenziale, il nuovo complesso progettato dallo studio Cino Zucchi Architetti mira a consolidare e arricchire il tessuto urbano esistente con particolare attenzione all’angolo dell’isolato posto sulla convergenza delle vie Valtorta, Giacomo Rovetta e Matteo Maria Boiardo.
L’area di intervento è frutto di un processo di riqualificazione previa demolizione degli edifici esistenti composta da tre edifici anonimi dismessi e collocati lungo il perimetro dell’area d’ambito. Edifici a destinazione artigianale/produttiva senza qualità, abbandonati da decenni ma posti in continuità con la cortina muraria degli edifici limitrofi e i limiti stessi dell’intero lotto. L a strategia di progetto ha inteso perseguire la definizione di nuovi volumi residenziali aventi la funzione chiave di tentare di stabilire una relazione armoniosa col tessuto edilizio circostante. Il risultato ottenuto è un insieme di tre nuovi edifici articolati per conformazione e altezza intorno a una nuova corte interna, creando un senso di unità e coesione tra gli edifici esistenti e quelli nuovi. Non solo il rispetto delle norme urbanistiche ma anche il tentativo riuscito di creare una valida integrazione con l’adeguamento delle altezze dei diversi nuovi edifici con particolare attenzione al blocco più basso posizionato in prossimità e continuità con gli edifici storici presenti lungo via Valtorta. L a variazione delle altezze dei volumi, oltre a creare nuove e differenti prospettive, genera più viste panoramiche, nel rispetto dei vincoli imposti dal terreno e dalle opportunità offerte dall’orientamento solare nelle diverse stagioni.
The new residential complex designed by Cino Zucchi
Architetti aims to consolidate and enrich the existing urban fabric. A set of three new buildings, articulated in shape and height around a new internal courtyard, create a sense of unity and cohesion between the existing and new buildings
Elemento caratterizzante del progetto è il nuovo fronte urbano conformato lungo le vie Valtorta e Rovetta. Le variazioni in altezza dei diversi fronti sono connesse da un basamento continuo realizzato con mattoni faccia a vista. Questo basamento continuo e uniforme, oltre a definire i diversi ingressi residenziali, ospita piccole attività commerciali lungo il fronte nord e al contempo crea spazi privati ad uso pubblico a servizio degli ingressi al lotto. Scarti, sottrazioni e flessi definiscono l’articolazione dei fronti specie nella intersezione tra le due vie Valtorta e Rovetta. Nelle intenzioni di progetto il tentativo compiuto di creare una perfetta integrazione del nuovo complesso nel tessuto urbano facendolo “quasi” sparire, per poi rivelarsi secondo differenti variazioni altimetriche e cromatiche. L’intervento è caratterizzato al piano terra da un'ampia permeabilità tra gli edifici e la grande corte interna. Qui trovano collocazione spazi commerciali lungo via Valtorta accessibili attraverso due androni passanti che si collegano a loro volta alla corte, ai vani scala e ai locali di servizio.
L a suddivisione delle unità abitative, distribuite in modo omogeneo e ben connesse tramite scale centrali, si caratterizza per gli spazi ampi e luminosi con differenti metrature, fino ad arrivare ai tagli più ampi dei piani superiori della torre dove sono presenti appartamenti duplex. Gli affacci principali dei locali giorno rivolti a sud sono caratterizzati da importanti logge-balconi variamente conformate sulle quali a loro volta sono posizionate ampie vetrate. La parte restante del prospetto si presenta come una cortina muraria relativamente compatta e regolare su cui si delineano gli affacci delle camere e dei bagni.
L’articolazione dei fronti con il particolare utilizzo su facciate contigue di materiali differenti, secondo una stereometria consolidata, rivela una costante della ricerca che contraddistingue il lavoro di Cino Zucchi sulla composizione delle facciate. Al riguardo, in merito a questo intervento afferma che:
“Nei miei studi giovanili sulle architetture urbane di Asnago e Vender cercavo di capire la ragione delle irregolarità da loro introdotte senza
apparente necessità nella spaziatura delle finestre: forse la volontà di donare all’architettura nuova - come a un jeans “stone-washed” la patina della città antica senza imitarne gli elementi stilistici. Nel progetto di via Valtorta, mattone e intonaco impersonano due stati complementari delle facciate urbane storiche: quella scandita da colonne o lesene e quella a massa muraria forata da aperture”. È evidente come la scelta dei materiali riflette un’attenta considerazione per l’architettura milanese del Novecento e il desiderio di creare un’identità visiva distintiva. L’intonaco copre i fronti principali sulle strade, mentre il basamento e i fronti minori sono caratterizzati da un rivestimento in listelli di laterizio già preassemblati in pannelli prefabbricati in accoppiamento con elementi isolanti. Analogamente tutte le murature perimetrali di tamponamento sono
realizzate con una specifica stratigrafia in cui la componente della parte massiva è conseguita tramite l’utilizzo di blocchi semipieni in laterizio.
Oggetto
Complesso residenziale via Valtorta
Località Milano
Committente Volcan Immobiliare
Progetto architettonico Cino Zucchi Architetti
Progetto esecutivo e direzioni lavori R4M Engineering
Progetto strutturale
Holzner & Bertagnolli Engineering srl
Progetto impiantistico Ai Engineering
Cronologia
Superficie
2017-2023
4270 m2
Fotografie Filippo Poli - R4M Engineering
@R4M Engineering
@R4M Engineering
Stratigrafia verticale parete perimetrale in blocchi di laterizio e rivestimento in listelli di terracotta.
KEYWORDS
Edilizia accessibile
Architettura
sostenibile
Balcone
Loggia
Cornice
Affordable housing
Sustainable architecture
Balcony
Loggia
Frame
Il complesso edilizio si trova nella frazione di Molassana, autonomo comune inglobato nella città di Genova nel 1926, insieme ad altri diciotto comuni del genovesato e costituito da un borgo formatosi al fondo della Val Bisagno, alla confluenza del torrente Geirato.
S i tratta dunque di una parte periferica della città, che confina ancora con le ruralità delle scoscese zone collinari dell’entroterra.
I l quartiere è attraversato da un antico acquedotto, con le strutture imponenti del settecentesco ponte-sifone sul Geirato di 648 metri a 23 arcate in pietra.
L a strada della val Bisagno, attraverso il Passo della Scoffera, collega Genova con Piacenza.
Al centro del quartiere oggi, con la copertura del Geirato, si è formata una grande piazza, ai margini della quale è sorto l’insediamento qui presentato, sulle aree che per più di cinquant’anni hanno visto le produzioni del colorificio Boero (impianti trasferiti dal 2007 a Tortona).
I l primo completo progetto di riconversione prevedeva residenze, un supermercato, un’area verde, parcheggi e servizi civici, fra cui un auditorium e una biblioteca.
N el maggio 2022, progettati dallo studio di Gianandrea Barreca (Genova, 1969) e Giovanni La Varra (Milano, 1967), sono stat e completate queste residenze con appartamenti destinati all’edilizia sociale, proposte come variante ai permessi di costruire già rilasciati e come adeguamento del progetto esistente (realizzato da altri progettisti).
S ono due edifici a pianta centrale di 11 piani e due edifici in linea di 4 piani, posti attorno ad un’area pubblica a verde, che è spazio di
The complex consists of two centrally-planned buildings and two in-line buildings, set around a green area.
The careful implementation of the traditional construction system (reinforced concrete structure and clay enclosure masonry walls), together with the regular volumetric conformation accompanied by countless balconies of various sizes, has produced an identifiable and representative architectural quality.
“comunit à ”, giardino aperto e permeabile, di pertinenza della residenza, ma aperto ai passanti.
L e funzioni pubbliche e gli spazi commerciali ai piani terra completano e vivacizzano la vitalità del quartiere.
G li alloggi di differenti tipologie hanno tagli piccoli e medi; in totale 170 alloggi, di cui 36 monolocali, 20 bilocali, 114 trilocali, per complessivi 12.000 mq circa di superficie residenziale; con balconi di diverse dimensioni e, al piano terra, porticati e camminamenti. Nei corpi in linea, il progetto prevede 32 residenze distribuite da due corpi scala per 4 piani oltre il piano terra. Gli appartamenti sono di tre tipologie, della dimensione di circa 32 metri quadrati per i monolocali, 6570 i trilocali e 80 i quadrilocali.
L e torri hanno 53 residenze, con 5 unit à per piano tipo ed un piano attico con 3 unit à . Gli appartamenti nei piani tipo sono di tre tipologie, di circa 32 metri quadrati per i monolocali, 55-65 per i trilocali medio-piccoli e 75 per i trilocali medio-grandi.
S ulle facciate rivolte all’esterno del complesso, le cornici ancorate direttamente ai balconi, organizzate su moduli del quadrato e realizzate con profili scatolari, caratterizzano come logge queste superfici all’aperto. Il disegno di esse, congiuntamente alla diversificata dimensione e disposizione dei balconi ai diversi piani e all’uso di differenti materiali per i parapetti, alcuni in muratura (o con pannelli in lamiera forata se presenti le cornici) e in ringhiera, e allo studio del colore, crea un particolare effetto dinamico all’interno di una più regolare e razionale configurazione del complesso. Ciò determina l’aspetto dei volumi edilizi e diviene ragionata soluzione formale d’insieme, ordinata, variata a chiaro-scuri e ombre, che dà risposta all’odierna necessità di dotare ogni residenza della modernità di molteplici superfici esterne vivibili; in questo caso affacciate su un paesaggio (pur non marino) ma di intensa luminosità e rigogliosità naturale. Il complesso è dotato di un’autorimessa pertinenziale interrata, distribuita su due piani, che garantisce un posto per ogni unità abitativa.
A l piano terra dell’edificio in linea, baricentrico all’area, è presente un nido d’infanzia che prevede l’accoglimento di 60 bambini. Il sistema costruttivo di tipo tradizionale ha permesso di ottenere un elevato livello di prestazione energetica: la struttura a travi e pilastri in calcestruzzo armato e tamponamenti in blocchi forati di laterizio 250 mm, accoppiati a pannelli isolanti 70 mm e finitura a intonaco, si completa con solai in laterocemento 220 mm, architravi in laterizio 250x260 mm intonacati esternamente e tinteggiati in tenui gradazioni di grigio e giallo olivastro. L’attenta realizzazione di tale sistema, la regolare conformazione volumetrica, l’allineamento dei corpi, unite all’originalità della configurazione che vede protagonisti gli innumerevoli balconi e la loro varia dimensione, hanno prodotto nel contesto urbano una qualità architettonica identificabile e rappresentativa.
I lavori nel cantiere sono iniziati nell’ottobre 2018 e terminati a settembre 2021, con l’inaugurazione del complesso nel 2022.
L’opera è stata insignita del The Plan Real Estate Award 2022, categoria ESG – Environmental and Social Governance.
Oggetto Housing sociale ex-Boero
Località Genova, via Geirato Molassana
Committente DeA Capital Real Estate sgr (gestore del Fondo
Housing Sociale Liguria)
Progetto architettonico Barreca & La Varra (Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra)
Collaboratori Chiara Baravalle, Chiara Capponi, Federico Bettin, Luigi Tambuscio, Andi Driza, Martina Preda
Progetto strutturale SCE Project
Project management Riskover srl
Cost control GAD
Progetto impiantistico United Consulting srl
Impresa di costruzione CMB
Cronologia 2016 - 2021
Superficie 12.000 m²
Fotografie
Video Production, Carola Merello
Prospetto est.
KEYWORDS
Ibridazione
Tradizione
Avanguardia
Campagna emiliana
Dialogo
Hybridization
Tradition
Vanguard
Emilian countryside
Dialogue
Nella diversificata produttività dell’architettura contemporanea, dove ormai codici predefiniti e grammatica della disciplina non sono più regole imprescindibili da applicare con rigore, le scelte espressive spingono i risultati formali e figurativi del progetto verso l’ibridazione dei linguaggi. Nat Office con la casa HHCR a Corticella, nella provincia di Reggio Emilia, notifica questa condizione attuale dell’architettura. Attingendo indifferentemente sia all’architettura anonima contadina, capace ancora di trasmettere in più direzioni modelli a cui riferirsi, sia a impostazioni alla moda indirizzate a soluzioni omologate a prescindere dal contesto, lo studio sviluppa un’idea di casa che vuole coniugare queste due opposte posizioni. Alcuni illustri precedenti chiamati a risolvere il medesimo problema di come intervenire in un analogo ambito di pianura hanno optato per un’alternativa, intesa come scelta di schieramento, piuttosto che insistere su un difficile compromesso. Esempio da ricordare a tal proposito è certamente l’addizione bianca di Piero Bottoni alla casa del contadino a Porporano, nel parmense, che nella piccola veranda d’ingresso pavimentata in mattoni esprime un’assonanza tutta modernista, nonostante la mediazione data dall’unica falda inclinata o da alcuni dettagli vernacolari. Oppure è Guido Canali con la residenza di Vigheffio nelle campagne di Parma, completamente sospinta a esprimere una continuità con la migliore avanguardia tramite l’equilibratissimo volume cementizio bianco, a indicare senza concessioni altri possibili percorsi di lavoro. In realtà Nat Office in antecedenti occasioni, con progetti quali il centro civico di Traversetolo e l’atelier dello scultore Michelangelo Galliani a Montecchio Emilia, ha già dimostrato come la cultura rurale e la sua reinterpretazione
The reinterpretation of the rural house in the countryside of the Emilian plain doubles in this intervention, combining tradition and the avant-garde. The anonymous rural architecture remains the model to refer to, integrated with innovative compositional solutions and giving rise to a building balanced between history and the contemporary, in dialogue with the surrounding countryside
possano stabilire una coerenza e un esito compositivo convincenti nel dialogare con la secolare tradizione emiliana. In questa casa pare si sia voluto tentare una diversa esplorazione. La linguistica architettonica si sdoppia in una controversa impostazione. Da una parte, mediante l’attuazione di puntuali accorgimenti si rileggono correttamente i partiti murari delle case di campagna, con la predominanza del muro pieno rispetto alle bucature, evitando l’uso incongruo di balconi, di aggetti e di inutili dislivelli nelle coperture, affidando al taglio delle finestre, sempre ben collocate nei prospetti, malgrado l’accentuata strombatura rovesciata sull’esterno, una giusta proporzione per caratterizzare l’involucro; dall’altra, prevalgono toni e cromie come il grigio-nero abbinate al bianco, in una sorta di razionalismo contaminato distante dall’atmosfera agricola, idoneo piuttosto a una villa d’élite, dal sapore quasi mediterraneo, contraddetto dal tetto a falde, naturale tentativo di ambientamento nel contesto. Il dualismo si ritrova anche nelle scelte tecniche: il blocco laterizio reinterpreta le murature tradizionali in mattoni pieni, ma coibentato esternamente e protetto da intonaco realizzato con le sabbie di fiume locali. Dissonanza allora o continuità? Se l’accuratezza del dettaglio costruttivo e la spazialità coinvolgente, e qui esattamente dimensionata, della doppia altezza nobilitano l’area del soggiorno, rimandando agli straordinari volumi dei fienili, così la pergola porticata non può che ascriversi ad appropriato segno in armonia con la campagna, più leggibile rispetto alla reminiscenza solo letteraria della “porta morta”. Tali elementi si preannunciano non solo come citazioni e interferiscono con la realizzazione del ballatoio, che diviene anche interessante soppalco affacciato sulla zona giorno. In questo luogo specifico, dove si preservano memoria, arte del costruire e sacro, dove i frammenti superstiti della centuriazione romana perdurano contro l’indifferenza della speculazione, sopravvive tutt’oggi una originaria situazione, architettonica e naturale al contempo, ascrivibile alla storia, che costringe specialmente il progetto a seguire strade battute, senza la necessità di dover ridefinire “lo stile della casa di campagna”, da tempo conso-
Il giardino e la piscina.
lidato in queste terre di pianura. Il dialogo con la campagna, che in tale cornice non ha subito profonde trasformazioni e mutazioni, rappresentando uno di quei paesaggi resi celebri dalle fotografie di Luigi Ghirri, nato a pochi chilometri di distanza, diviene l’unica via possibile da percorrere. Tra distese coltivazioni e isolate querce maestose, in una campagna ancora splendidamente mantenuta, dove resistono corti rurali, stalle e ville antiche, immerse in boschi e piantumazioni autoctone, si svela una necessaria dialettica dell’ascolto, sensibile a valorizzare proprio quel mondo osservato da Ghirri, che forse non si sarebbe più di tanto soffermato sulla disarticolazione volumetrica data dalla composizione segmentata della pianta, in contrasto con la compattezza cubica delle antiche abitazioni contadine. Sul bordo edificato di questa frazione di paese, in direzione del torrente Tresinaro, per fortuna la rigogliosa natura che cresce verdissima da questi suoli acquitrinosi contribuisce ad accogliere la casa nel paesaggio, integrandola a
suo modo in uno scenario di particolare bellezza come sono ancora alcune zone nella campagna dell’Emilia.
Oggetto Casa HHCR
Località Corticella, Reggio Emilia
Committente privato
Progetto architettonico Christian Gasparini, Nat Office
Collaboratori Martina Chiari, Matteo Lombardini, Sara Piccinini
Progetto strutturale Luigi Salvo
Progetto impiantistico Termotecnici associati
Progetto paesaggistico Barbara Ponti
Impresa di costruzione Lg costruzioni srl
Cronologia 2016 (progettazione), 2016-2018 (costruzione)
Superficie edificio 350 m2, lotto 2550 m2
Costo complessivo 500.000 Euro
Fotografie Filippo Poli
Planimetria generale.
KEYWORDS
Casa unifamilare
Laterizio faccia a vista
Copertura a falde
Tegole in laterizio
Paesaggio
Single family home
Clay brick facade
Pitched roofing
Clay roofing tiles
Landscape
L'intervento di tipo residenziale si colloca all’interno del paesaggio collinare della campagna perugina in un'area caratterizzata da bassa densità edilizia e dalla presenza di ampi spazi verdi. A livello tipologico e distributivo l’edificio si configura come una costruzione isolata, di tipo unifamiliare, sviluppata su due piani.
Il piano terra ospita le funzioni comuni e relazionali che si articolano attraverso ampi spazi aperti tra loro diversamente relazionati e diaframmati.
Dalla zona di ingresso si accede all'area soggiorno, pranzo e cucina sviluppata secondo una logica di continuità spaziale in grado, pur nella sua unicità, di qualificare diversamente i vari luoghi dello stare comune.
Sempre a piano terra, ma in una zona più privata, abbiamo l’area studio e lavoro.
Al piano superiore, collegate da una scala che parte dal soggiorno, si trovano le tre camere da letto, due singole ed una matrimoniale, che aprono su un corridoio che al suo termine affaccia sullo spazio a doppia altezza, parte di una porzione del sottostante soggiorno, fornendo continuità relazionale, percettiva e funzionale tra le zone comuni e quelle private della casa.
Il progetto complessivo della residenza nasce dalla attenta e controllata giustapposizione di tre volumi tra loro orientati secondo differenti giaciture, i quali nella loro compenetrazione definiscono quasi senza il ricorso a partizioni interne, se non quelle strettamente necessarie, le funzioni, il ruolo e la qualità degli spazi interni e le loro modalità di relazione.
Una progettazione per setti murari diversamente orientati in grado di definire in finale un volume percepito, vissuto e sentito come
Single-family house in exposed brick where the interior spaces interact with the external landscape. The construction of a unitary form derived from the aggregation of three volumes with different orientations. It is a very typical Italian house with pitched clay roofing tiles and a building envelope in blocks and bricks façade.
unitario.
Seguendo questa logica progettuale anche la copertura si configura come un asimmetrico doppio piano inclinato capace di avvolgere e unificare tutto il volume costruito. Per ottenere tale scopo si è fatto ricorso a un tetto realizzato attraverso l’uso di tegole piane in laterizio che per matericità e linearità della forma unificano percettivamente e linguisticamente i piani verticali dei muri con quelli sovrastanti inclinati attraverso una sottile linea continua.
L’edificio si configura come un volume unitario in muratura di laterizio faccia a vista all’interno del quale la luce penetra attraverso operazioni di sottrazione di materia, sostituita da aree vetrate, più ampie per gli spazi comuni e più contenute per gli ambienti privati.
Più che di finestre possiamo perciò parlare di smaterializzazioni di porzione dei setti murari.
Questa modalità di azione fa si che le aperture così definite non solo garantiscano la necessaria e corretta illuminazione ma stabiliscano anche un rapporto differentemente qualificato tra l’interno e l’esterno.
Quasi una relazione paritetica in cui entrambi i luoghi assumono lo stesso valore facendo si che in ogni situazione l’uno definisca l’altro e viceversa.
La diversa giacitura dei tre volumi che disegnano l’edificio con una forma planimetrica simile ad una “U” leggermente inclinata, stabilendo una morfologia dinamica e non statica, definisce la qualità complessiva dell’intervento in cui l’interno dialoga e si fonde con l’esterno dando luogo ad un sistema variegato e diversamente qualificato di spazi, luoghi e relazioni.
All’interno di questo impianto l’area dedicata alla piscina è concepita come fosse un volume interno proiettato all’esterno e di conseguenza non avulso ma strettamente connesso per linguaggio e matericità al corpo principale.
Un luogo interno che si configura come esterno caratterizzato da una serie di setti
murari, anch'essi in laterizio faccia a vista, che definiscono una quinta scenica che si affaccia sullo specchio d’acqua ricreando un ambiente simile alle ville romane di epoca imperiale.
Un teatro all’aperto in cui si ambienta la vita all’esterno degli abitanti della residenza.
A livello costruttivo l’edificio è realizzato con una struttura principale in calcestruzzo armato e tamponamento in muratura multistrato, con muratura interna in blocchi e paramento esterno in laterizio faccia a vista ed interposto isolante termico.
Una soluzione tecnologica complessivamente massiva che garantisce un buon comportamento termico sia nella stagione invernale che in quella estiva e, nello stesso tempo, grazie alla duttilità aggregativa del mattone a vista, una continuità materica, cromatica e percettiva dei volumi che, pur differentemente disposti, si relazionano tra loro senza soluzione di continuità.
Per quanto riguarda la struttura orizzontale
questa è realizzata in latero cemento ed è composta da blocchi e travetti interposti, tralicciati preconfezionati con fondello in laterizio, il tutto ricoperto da getto di completamento.
Oggetto Edificio residenziale monofamilare
Località Perugia
Committente Privato
Progetto architettonico Alessandro Bulletti Architetti
Team di progettazione Maria Giovanna Bignami, Alessandro Bulletti, Marco Calderini
Direzione Lavori Alessandro Bulletti
Progetto strutturale ing. Umberto Tassi-M.T. Progetti
Progetto impiantistico ing. Bruno faina Impresa di costruzione Frittelli edilizia
Cronologia Progetto 2015, Realizzazione 2015-2020
Superficie 436 m2
Fotografie Alessandro Bulletti Architetti
1.
2.
3.
Bulletti Architetti|Casa BC|Perugia - Italia
Sezione costruttiva.
LEGENDA
1. Manto di copertura con tegole piane in laterizio
2. Struttura lignea a scomparsa
3. Strato isolante
4. Letto su muricci
5. Struttura in calcestruzzo armato
6. Strato isolante
7. Muratura di mattoni faccia a vista
8. Solaio in laterocemento
9. Infisso scorrevole in legno
Alberto Ferraresi, Architetto, libero professionista
KEYWORDS
Casa
Relazioni
Dispositivo elettronico
Città
Metamorfosi
Home Relations
Device
City
Metamorphosis
Luca Molinari
Architetto, critico, curatore, professore ordinario di Teoria e Progettazione architettonica presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Direttore editoriale della rivista Platform Architecture and Design, collabora come autore indipendente con quotidiani e periodici italiani e stranieri. Nel 2014 fonda a Milano il proprio studio Luca Molinari Studio. Tra le sue ultime pubblicazioni: Stanze. Abitare il desiderio (2024) La meraviglia è di tutti (2023) e Le case che siamo (2016 e 2020).
Le case che siamo, poi anche la versione ampliata Le case che saremo, quindi Stanze. Abitare il desiderio. In quale rapporto stanno fra loro questi testi? Come si collocano rispetto al percorso personale dell’autore?
Dieci anni fa ho cominciato a intuire, che la casa oltre ad essere un luogo di sperimentazione per gli interni, era molto più complessa. Più che un luogo privato era un universo sociale, politico, simbolico e fisico, che attraversava il nostro tempo e rappresentava questa inquietudine della metamorfosi in corso. E nel luogo privato, dell’intimità possiamo dire, noi ci rappresentiamo in maniera più libera esprimendo
The concept of home is a constantly evolving concept, which follows the changes in society. It is a place to continue to investigate and question, as well as its environments. Recent historical events such as the pandemic, the slowdown of the demographic curve, the spread of the use of social media, are some of the themes that are already transforming the way of thinking and designing
qui le nostre inquietudini, tutto quello che è un tempo di cambiamento.
Un altro pensiero che mi è sempre più chiaro è quello che con l’irrompere sempre più pervasivo dei social media e del cellulare nelle nostre vite quotidiane, la dimensione della privacy e della casa occidentale separata dalla strada è saltata completamente. Questi due elementi mi hanno fatto pensare che la casa fosse il vero luogo pubblico da indagare e nel 2015, ragionando di scrivere un libro, ho fatto una semplice ricerca di mercato, accorgendomi che non c’era niente.
Ciò mi aveva ancora più convinto dell’idea, finché nel settembre del 2015 la mia amica
Chiara Valerio, allora editor di Nottetempo, mi disse “ma perché non fai un libro?”. Così è nato “Le case che siamo”. Che ha avuto un incredibile successo.
Io non ho mai smesso di interrogare le case perché non puoi farne a meno. È un luogo talmente simbolico, potente e interessante. Tre anni fa, Radio Rai mi chiese di fare un programma radio sulla casa ma io volevo fare un programma sulle stanze. Scendere un po’ di scala, perché man mano che osservavo la casa mi rendevo conto che ogni stanza è un mondo. Quindi scrissi 9 puntate per la radio e feci il programma. Ho poi risentito il mio editore per un secondo libro. Ho ripreso le puntate, le ho riscritte completamente e ho aggiunto altre stanze, una introduzione, di fatto ho fatto un libro nuovo. Sono contento perché in un qualche modo ho scalato, mi sono avvicinato ancora di più a questi luoghi. “Le stanze” era apparen -
Luca Molinari
temente la struttura di una casa borghese, molto tradizionale, ma in realtà non è proprio così. Nella parte finale smonto questo paradigma e arrivo a una riflessione sulla casa contemporanea dove le stanze si disgregano, si dissolvono, vaporizzano in uno spazio della casa, che è uno spazio di città, insomma che è tante cose insieme.
Questi suoi testi hanno indagato i temi della casa e attraversato la fase pandemica. Guardando indietro agli ultimi anni e al modo di vedere gli spazi della casa specialmente dall’interno, pensa che l’emergenza abbia lasciato effettivamente qualcosa nel nostro modo di considerare la casa?
Sì assolutamente. Sono convinto che la pandemia ha accelerato qualcosa che era già in luce. Penso che fossimo pronti a quella accelerazione imposta da un caso drammatico, che era già un’accelerazione nei fatti. Il fatto che tutti noi con tanta facilità abbiamo utilizzato i device per sopravvivere a questa solitudine esprimeva il fatto che già lo facevamo, lo abbiamo perfezionato. Il fatto che noi vivessimo la casa come un pezzo di città e non più come una casa privata era già nei fatti, perché la nostra vita sociale e pubblica passa attraverso anche ai telefoni e i computer. In più, l’essere stati obbligati per mesi in un ambiente solo come se non ci fosse più città è stato potentissimo e ci ha fatto accorgere che eravamo in una casa, che prima non la vedevamo, la abitavamo. È stato interessante perché ha imposto una vicinanza all’ambiente spaziale domestico che volente o non volente esisteva, una fisicità data dal tempo, dalla permanenza dei corpi, anche drammatica perché a volte le permanenze erano molto compresse, con tutte le contraddizioni del caso.
In contemporanea o quasi subito dopo, si sono moltiplicate le logge nelle case nuove, i balconi molto profondi, nel design il tema dell’outdoor è diventato centrale. Oramai molte aziende progettano divani, sedie e tavoli che possono stare indifferentemente
dentro e fuori. Questa cosa è indicativa della fluidità che ha acquisito la nostra vita, cioè la relazione dello spazio aperto deriva da questo fatto di soffocamento ma anche perché non ci piace stare più soli in casa. Quella dimensione mononucleare dell’appartamento e della casa in cui eravamo costretti dall’individualismo del dopo guerra è saltata. Siamo animali sociali e quindi abbiamo bisogno di case, di luoghi di relazione diversi.
La soglia, le relazioni, il digitale. Gli elementi di frontiera della casa salveranno le relazioni fisiche dall’esperienza solo digitale?
La casa italiana tradizionale o gli spazi pubblici italiani tradizionali hanno spesso il quarto lato che guarda sul paesaggio, la relazione tra interno ed esterno con le finestre, le logge, i balconi, che inquadrano frammenti di paesaggio, le piazze, le città. Noi abitiamo quello che Le Corbusier definisce “ promenade architecturale ”. Il fa -
Cino Zucchi Architetti, Complesso residenziale via Valtorta, Milano. Gli affacci sulla città. @Filippo Poli
Barreca & La Varra, Housing sociale ex-Boero, Genova. Le essenze arboree differenziate secondo i fronti degli edifici.
moso quarto lato è una cosa che ci appartiene, perché abbiamo una relazione molto forte tra l’abitare e un paesaggio che è sempre stato fortemente antropizzato.
Già nelle considerazioni di Giò Ponti sulla casa italiana, questo rapporto con l’esterno è suggerito da un clima favorevole.
Certo. Nell’architettura contemporanea italiana, quella residenziale ma non solo, una certa interdipendenza tra interno e esterno è molto forte. Raramente abbiamo edifici che si chiudono verso l’esterno. E i nostri piani terra sono piani terra in cui domestico e pubblico si incontrano sempre di più. Questa cosa rende il piano terra della città uno spazio sempre semi domestico, semi pubblico. Tutto questo fa parte di una dimensione fisica, antropologica, culturale, connaturata nel nostro modo di abitare lo spazio e concepirlo, e quindi a maggior ragione anche nell’architettura contemporanea vedi sempre di più esempi che perseguono questa tradizione.
Le case sono sempre di più degli elementi individuali, rispetto a una cultura della città che è quella che ci ha contraddistinto fino a qualche decennio passato, in cui la casa era parte fondante della pianificazione della città. Le città hanno dunque perso la loro complessità e sono ora la somma di elementi singolari?
È un tema molto forte del secondo dopoguerra, perché ancora prima tra gli anni ‘20 e ‘30 il senso di confine della città era molto ben delineato, ed era figlio del boom economico, di una individualizzazione dell’abitare, del fatto che le città sono cresciute di 5-6 volte in 20 anni e quindi milioni di persone si riversavano nelle città chiedendo una casa. E in quel momento molto drammatico e importante si è pensato di costruire oggetti invece che città. Questo è il grande tema di oggi, l’eredità di quel magnifico tentativo democratico di dare una casa
civile a tutti. Che è una cosa importantissima, di cui non dobbiamo mai dimenticarci. Oggi ci lascia come eredità il bisogno di costruire città tra gli oggetti. Avendo fatto gli oggetti e non avendo più città, dobbiamo tenerci gli oggetti che sono stati costruiti e costruire città come tessitura o come rigenerazione-riconciliazione tra gli oggetti e gli ambienti, che è molto più complicato. Poi c’è un altro elemento molto importante che non dobbiamo sottovalutare per i prossimi decenni. Nei prossimi 20 anni, e lo dicono molti specialisti, vivremo un progressivo rallentamento della curva demografica nel mondo, che tenderà ad assestarsi e a calare. Questo sta già avvenendo in Cina e in India. Significa che le città che dovremo pensare per i prossimi decenni sono da pensare con una popolazione più fragile, più anziana, più contenuta, diradata e questo ci consegnerà anche decine e decine di oggetti vuoti, di case vuote. Noi abbiamo costruito case per una crescita demografica tumultuosa e sempre di più ci troveremo a confrontarci con aree urbane deserte. Questo sta avvenendo in Giappone nella periferia di Tokyo, è il problema di molte città, il problema delle “shelter cities” ed è un tema su cui si sta facendo poca considerazione ancora, ma io credo che sia un tema importante e che ha a che fare con il progetto dell’architettura, perché vuol dire “come comportarsi con questo patrimonio edilizio? cosa fare?”. Le città in espansione sono e saranno più contenute.
Dovremo gestire anche una metamorfosi ambientale importante, un clima totalmente differente. La tropicalizzazione delle nostre città è un altro tema enorme.
Abbiamo dei temi di fondo molto generali che imporranno all’architettura un cambio di rotta. E c’è stallo dettato dall’economia, dalla politica, dalla società, come sempre no? Questo credo che sia una questione enorme, anche molto stimolante.
Due dei progetti proposti all’interno di questo numero della rivista affrontano
il tema della casa italiana in rapporto alla complessità della città. Cino Zucchi lavora sugli affacci della città confinante, quindi offre balconi e spazio pubblico ai residenti; Barreca & La Varra articolano logge e spazio per lo svago in un intervento di social housing. Quale convivenza è possibile oggi fra gli spazi della casa e quelli della città? Sono convinto che una delle materie forti dei prossimi anni è quella che io chiamo “il corpo sottile” cioè il fatto che lavoreremo per integrazioni all’esistente, lavorando per corpi sottili che risignificano, il costruito. Andremo anche necessariamente per abbattimenti, perché non possiamo tenere tutto. Non ci serve a niente. E quindi a maggior ragione il valore della terra, del suolo, delle risorse coinvolte, diventerà ancora più urgente, perché saranno più scarse. Dovremo quindi lavorare con perizia e consapevolezza di questa cosa. Il tema della casa in Italia è un paradosso, perché da una parte diciamo giustamente di avere biso -
Barreca & La Varra, Housing sociale ex-Boero, Genova. I balconi e il contesto.
gno di nuove residenze, ma dall’altra abbiamo un patrimonio edilizio che deve essere completamente rinnovato e energicamente ripensato. Dove ancora c’è una parte nell’edilizia sociale di appartamenti sottoutilizzati. Dove nelle città ci sono gli appartamenti medi della classe ceto medio borghese da 160-180 metri quadrati, per due persone. Quindi in realtà la dimensione è più virtuosa, non si tratta di costruire tanta edilizia in più, ma di ripensarla. E questo è molto complicato. Il patrimonio costruito è sottoutilizzato da una parte, dall’altro va rivalutato e in molti casi sostituito. Negli ultimi anni sono stati piuttosto frequenti interventi focalizzati sull’applicazione dei cosiddetti cappotti commissionati da Comuni e Amministrazioni Pubbliche su impianti degli anni ‘30, ‘50 e ’70, le cui necessità però non sono esclusivamente di isolamento termico ma anche di diverso utilizzo delle logge, di balconi, di piani terra e tetti, di tagli degli alloggi che devono essere riconfigurati. Questo modo di operare è abbastanza rischioso e delicato, perché effettivamente costerebbe molto di meno abbattere e ricostruire. Ho visto un intervento recente molto interessante curato dallo studio di Camillo Botticini, che ha riguardato una palazzina degli anni ‘30 di edilizia popolare a Brescia restaurata come se l’edificio fosse del ‘500, con dei costi decisamente più alti perché l’edificio era vincolato, sebbene fosse edilizia ordinaria. I progettisti, obbligati dalla soprintendenza, hanno dovuto lavorare ad un restauro come fosse un palazzo del Palladio. Un vero paradosso, perché con l’abbattimento e la ricostruzione avrebbero comportato una qualità ambientale, una riflessione sugli alloggi e un risultato di efficientamento energetico completamente differenti.
Il laterizio è un materiale sostenibile, della tradizione, ma anche interprete dell’innovazione. I nuovi requisiti prestazionali spingono la ricerca verso nuove applicazioni anche dei prodotti
più consueti dell’edilizia. Sono la naturalità e la salubrità condizioni imprescindibili per la casa?
Il laterizio ha una meravigliosa capacità di invecchiare bene. Credo che la questione della sostenibilità passi molto attraverso l’aspetto della manutenzione. L’invecchiamento è un dato di sostenibilità perché l’investimento iniziale viene assorbito nel tempo da una qualità del manufatto che invecchiando bene non chiede sforzi ed energie fisiche, mentali, economiche. Questo è un fattore centrale.
Il laterizio è il classico materiale tradizionale che viene reinterrogato continuamente in termini fortemente contemporanei. Ciò è straordinario.
Credo che l’architettura italiana da sempre abbia usato il laterizio in maniera contemporanea e moderna. Anche le architetture rurali più anonime, a volte usano il materiale laterizio in una maniera singolare.
Trovo sempre un uso felice di questo materiale che, grazie all’incomparabile longevità, permette una qualità espressiva infinita e di appartenere ad un flusso continuo della storia, senza mai tradire la contemporaneità.
Anche perché come spiego ai miei studenti il laterizio può essere anche tinteggiato: io, il laterizio bianco lo trovo incantevole. Nel sud Italia, il laterizio imbiancato è una delle cose più belle. Quindi, sinceramente non è un tema di materia e di colore, ma di verità della materia. La materia parla in verità in tanti modi.
Sono convinto poi che anche ai fini dell’isolamento termico, le soluzioni per l’involucro edilizio più sono legate a materiali che hanno una storia consolidata di salubrità e con un’effettiva resistenza all’usura, più hanno un senso e una reale efficacia. Altrimenti diventano un’altra camicia di forza dell’architettura, altro che cappotti. Tutte le sperimentazioni che portano materiali, di origine naturale, come il laterizio a esprimersi in maniera contemporanea sono benvenute e necessarie.
Chiara Testoni, Architetto, PhD
KEYWORDS
Terracotta
Matericità
Pixelizzazione
Copertura a terrazzo
Giardino Segreto
Terracotta
Materiality
Pixelization
Terrace roofing
Secret Garden
In mezzo ai tetti di Milano, una terrazza recuperata si trasforma in un luogo di lavoro e interazione dinamico e accattivante, grazie all’uso plastico e avvolgente della terracotta come materiale principale di design. A firmare il progetto è Park Associati, uno studio che da anni spazia con disinvoltura dal masterplan al progetto architettonico in disparati programmi funzionali, dalle ibridazioni tipologiche agli interventi di recupero di edifici storici e del Moderno, seguendo un approccio rigoroso che non trascura una approfondita ricerca estetica e formulando soluzioni attente alla lettura del contesto ma allo stesso tempo innovative.
Ed è proprio nell’ambito della valorizzazione del patrimonio storico che rientra l’intervento di Terrazza Biandrà, situata alla sommità dello storico Palazzetto Biandrà (o Casa Dario-Biandrà). L’edificio di cinque piani, progettato da Luca Beltrami e realizzato nel 1902, si erge con la sua composta eleganza in Via dei Mercanti 12, su Piazza Cordusio, come un brillante esempio di architettura eclettica di sapore neobarocco, leggibile nella facciata concava ornata da finestre con timpani curvi spezzati e paraste. Attualmente a destinazione direzionale e di proprietà privata, l’immobile si è da poco arricchito del nuovo spazio all’aperto
Park Associati reshapes a terrace at the top of a prestigious early 20th-century office building, transforming the open space over Milan’s historic rooftops into an ‘’elevated square‘’ for events, business meetings and smart working featuring an elegant and unusual character, thanks to the plastic and enveloping use of polychrome terracotta integrated with vegetation in the flooring.
in copertura che ne accentua il carattere raffinato e attrattivo: la terrazza, fruibile esclusivamente dagli utenti degli uffici, che si pone come “piazza in quota” versatile e accogliente per eventi, riunioni, smart working e incontri di lavoro.
Il progetto propone una soluzione garbata ma efficace in un contesto soggetto ai vincoli stringenti della Soprintendenza (dai limiti di colmo in altezza, alla necessità di deviare gli impianti esistenti), dialogando armoniosamente con i profili dei fabbricati ottocenteschi, con cui tesse un legame “mimetico”, e traguardando luoghi iconici del paesaggio urbano meneghino (dal Duomo, a City Life, alla Torre Velasca).
Ai margini della terrazza, un lucernario motorizzato, sempre aperto durante le ore di esercizio, emerge come una presenza scultorea e segnala l’ingresso principale. Al centro, un velario amovibile ombreggia un’area con tavoli e sedute mentre, lungo il perimetro, nicchie, sedute panoramiche in legno nautico oppure ricoperte in acciaio inox, effetto ottone satinato, definiscono gli spazi per lo smart working e invitano a cogliere visuali privilegiate sullo skyline urbano.
In continuità materica con le coperture limitrofe, il pavimento in terracotta realizzata su disegno, prodotta a mano nella forma di elementi triangolari in diverse sfumature cromatiche, crea un “tappeto” materico unificante che ricopre e conferisce allo spazio trapezoidale della terrazza un carattere peculiare e una sobria eleganza: in alcuni punti la pavimentazione, come mossa da una forza endo-
gena a trascendere i confini dello spazio e a deformarsi, si solleva in verticale a rivestire i parapetti e si “rigonfia” in dossi e isole tridimensionali, dal vago sapore decostruttivista, che marcano percorsi e aree funzionali. Una trama “pixelizzata” connota in modo deciso la pavimentazione, in un intreccio serrato tra elementi “artificiali” e “naturali”. Seguendo un disegno informale e variegato, la pavimentazione in terracotta si “screpola” e si “erode” nei suoi moduli per lasciare spazio, in alcune zone, ad elementi vegetazionali minimi e puntuali: all’ingresso i visitatori sono accolti da piante di media altezza dai colori tenui e dai fusti mobili al vento, che si riducono gradualmente e si trasformano in fioriture alternate durante l’anno, in modo da creare la magia di un “giardino segreto” di piccole meraviglie stagionali, sorprendente e ricco di biodiversità nel cuore della metropoli.
Oggetto Terrazza Biandrà
Località Milano – Italia
Committente Fondo Euripide managed by Generali Real Estate SGR
Progetto Architettonico Park Associati
Design team Filippo Pagliani, Michele Rossi (co-fondatori); Alessandro Rossi (associato e project director); Alberto Ficele (project leader); Marianna Merisi (paesaggio); Simone Negrisolo, Margherita Piccin, Irene Ricciardi, Nicola Colella, Alice Cuteri (collaboratori); Stefano Venegoni, Mara Nunziante (visualizer)
Progetto strutturale e direzione lavori strutture
Progetto impiantistico e direzione lavori impianti
Sajni e Zambetti srl
Fa.Ma. Ingegneria srl
General Contractor Sinergo srl
Cronologia 2020 (progettazione), 2022-2024 (realizzazione)
Superficie 536 m2 (512 m2 terrazzo + 24 m2 interni scala)
Fotografie Nicola Colella
La pavimentazione di terracotta in diverse cromie si deforma per comporre dossi e isole tematiche e “si sgretola” per ospitare la vegetazione.
E
A
B
F
Dettaglio della seduta perimetrale e della pavimentazione in terracotta policroma che “risale” a rivestire il parapetto.
Il restauro, finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, adotta un approccio conservativo volto a preservare materia e forma, in considerazione del valore storico del complesso, includendo la rifunzionalizzazione della canonica in due unità abitative e un parziale cambio d’uso in chiave turistico-ricettiva della chiesa
Giulia Anna Milesi, Architetto, studio Archos
KEYWORDS
Restauro
Riuso
Tecnica
Abitare
Reversibilità
Conservation Reuse Technique
Inhabiting
Reversibility
Restaurare nel tempo e con il tempo
Nel cuore del territorio di Sovicille (Siena), la Pieve di San Giusto a Balli è stata oggetto di un intervento di restauro critico e consapevole, condotto sotto la direzione degli architetti Giulia Anna Milesi ed Edoardo Milesi. Il progetto si configura come un risanamento conservativo orientato al riuso – o meglio, alla rinascita – di un bene comune, espressione autentica dell’identità del luogo, capace di connettere le esigenze contemporanee con la memoria storica e la vocazione spirituale dell’intero complesso. L’approccio adottato ha privilegiato la conservazione, fondata su una comprensione profonda del manufatto, dei materiali che lo compongono e delle sue trasformazioni nel tempo.
La fase preliminare ha previsto rilievi accurati e un’ampia ricerca archivistica e documentaria, fondamentali per orientare una lettura critica dell’edificio. L’osservazione degli elementi costruttivi ha consentito di apprezzare il carattere materico del complesso per esempio esibito nell’impiego del laterizio posto in opera nelle pavimentazioni, nel pianellato delle coperture, nelle arcate e in diversi inserti murari. L’analisi storica non è stata concepita come esercizio erudito, ma come strumento operativo capace di guidare le scelte progettuali. In quest’ottica, l’intervento ha evitato sia il ripristino filologico sia la conservazione passiva, affrontando i fenomeni di degrado e le lacune attraverso soluzioni mirate. In alcuni casi, si è resa necessaria
The restoration of the Pieve di San Giusto a Balli in Sovicille (Siena), led by architects Giulia Anna Milesi and Edoardo Milesi, embraces a conservation approach aimed at preserving both material and form. The intervention avoids philological reconstruction or mere preservation, instead proposing a coherent architectural reading that addresses structural decay while respecting the monument’s historical
integrity. Based on extensive archival and architectural research, the project reflects shared principles such as minimal intervention, reversibility, and compatibility, integrating new functions while safeguarding the building’s identity. The complex, comprising the church and its former rectory, is being restored and partially repurposed through funding from Italy’s National Recovery and Resilience Plan (PNRR), part of the EU’s Next Generation EU programme.
The canonica has been transformed into two residential units with care for original materials, while the church is undergoing a conservative restoration to reveal its layered history. The approach emphasizes reuse as a path to continuity, enabling the building to retain its role within the community. Rather than simply conserving a historic monument, the project seeks to revitalize it as a living place that reflects memory, context, and collective identity.
la rimozione di alterazioni successive, pur storicizzate, che compromettevano la leggibilità e la funzionalità originaria del complesso. Il progetto si è mosso all’interno dei principi fondamentali della conservazione – minimo intervento, distinguibilità, reversibilità, compatibilità materica e prestazionale – perseguendo un’autenticità espressiva che non fosse mai prevaricante. Gli interventi sono stati concepiti come tracce evidenti del presente, capaci di dialogare con la preesistenza senza alterarne l’identità. L’obiettivo finale è stato quello di restituire alla Pieve una nuova vitalità, rendendola nuovamente fruibile e proiettandola nel futuro. Ciò nella consapevolezza del carattere “autofago” di questa architettura, intesa come organismo in grado di riassorbire e riutilizzare nel tempo le proprie parti. Le continue trasformazioni subite nei secoli, anche quando non del tutto rispettose dell’impianto originario, ne
hanno garantito la conservazione proprio attraverso l’uso costante. Gli interventi attuali si innestano con coerenza teorica e metodologica nel testo storico, adottando un linguaggio contemporaneo in equilibrio con le testimonianze monumentali e documentali.
Il complesso si articola in due fabbricati di origine diversa: la chiesa, Pieve di San Giusto e Clemente a Balli, a destinazione religiosa, e la canonica, a uso residenziale, oltre a un piccolo cimitero cintato di proprietà comunale.
La canonica: memoria storica e nuova funzione
Il primo lotto di intervento (2019–2021, fig. 1) ha riguardato il restauro e la conversione della canonica in due unità abitative. Dalla ricerca storica è emersa con chiarezza la vocazione agricola della cosiddetta Casa del Pievano. Le destinazioni originarie degli ambienti al piano terra
2. Pianta generale del piano terra del complesso, in cui si distinguono chiaramente la chiesa — con le due navate attualmente esistenti — e l’impianto planimetrico della casa canonica.
3. La cucina al piano terra, ricavata sul lato destro dell’antico “passare coperto”, si inserisce tra le arcate recuperate durante il restauro. I laterizi originali sono stati oggetto di un attento intervento di pulitura e reintegrazione delle lacune, restituendo continuità materica e leggibilità all’ambiente.
© Andrea Ceriani
Il Thermopolium ostiense: storia e restauro di un wine-bar di età imperiale
Architettura e memoria: la rinascita della Pieve di San Giusto a Balli, Siena
— cantine, stalle e locali di servizio — ne confermano l’impianto rurale, progressivamente consolidato nei secoli. Le prime testimonianze documentarie risalgono al 1592, con la descrizione fornita dal pievano ser Giovanni di Francesco de’ Boschetti1, seguita nel 1682 da quella di Padre Gioacchino Sabolini, che attesta i lavori da lui condotti e la trasformazione della loggia al primo piano in granaio, ancora oggi leggibile nei tre archi dell’angolo sud-orientale del complesso2 . Le fonti attestano la permanenza di tale configurazione seicentesca anche nei secoli successivi, mantenendo la loggia un luogo di uso promiscuo tra abitazione e funzione agricola3,8. Una descrizione particolarmente dettagliata si deve all’ingegnere Sebastiano Benini che, nel 1836, conferma l’impianto cinquecentesco. Nei primi decenni del Novecento si segnalano osservazioni statiche e primi progetti di restauro (a firma dell’architetto Egisto Bellini), interrotti a causa di gravi dissesti strutturali4. Tra gli anni ‘30 e ‘50 si registrano piccoli interventi in economia, mentre lavori più significativi risalgono al periodo tra il 1976 e il 1979 con manutenzioni straordinarie a coperture, solai, campanile e abside5,6,7
Lo studio storico e documentale ha guidato l’intervento contemporaneo verso una rilettura funzionale e armonica della struttura originaria, con attenzione critica alle trasformazioni che ne avevano compromesso l’abitabilità. Tra le scelte più significative, la riapertura della loggia al primo piano (fig. 2) e dell’arco corrispondente al piano terra (angolo est-sud) rappresenta un’azione coerente con i principi della Carta di Venezia (1964): “conservare e rivelare” e “facilitare la lettura”.
Tale operazione, pur comportando la perdita di una porzione di volume abitabile, si configura come risarcimento figurativo e risoluzione architettonica: il loggiato, nella sua configurazione originaria, contribuiva alla qualità igrotermica degli ambienti grazie alla sua esposizione ottimale verso sud-est, garantendo luce, ventilazione naturale e salubrità (figg. 6, 7).
Al piano terra, il progetto ha previsto anche la liberazione del “passare coperto” (figg. 3, 8), un corridoio voltato che metteva in comunicazione 4.
5. Dettaglio della copertura con struttura lignea interna, tavelle e coppi di recupero per la gronda integrata con elementi metallici nei punti necessari all’adeguamento sismico. I fumaioli reinterpretano la tradizione del romanico rurale toscano con forme essenziali e attualizzate.
il fronte ovest con quello est dell’edificio, attraversando la “chiostra” centrale. Questo asse compositivo, visibile nella planimetria del Catasto Leopoldino, fungeva da collegamento tra la strada principale e quella secondaria sul retro. La riapertura degli archi murati su entrambi i lati ha ripristinato questo percorso matrice, oggi destinato a ingresso principale dell’alloggio al piano terra tramite un portone ligneo a doppia anta. Le tamponature rimosse non presentavano valore materico.
L’intervento ha previsto la suddivisione della canonica in due unità abitative indipendenti, una al piano terra e l’altra al primo piano. Le pavimentazioni autentiche e le murature interne di pregio sono state puntualmente verificate mediante saggi e integralmente conservate. Gli smontaggi necessari all’inserimento degli impianti sono stati eseguiti con precisione, seguiti da una fase di pulizia e ricomposizione. Dove i materiali risultavano compromessi o recenti, si è optato per la sostituzione anche con mezzane in laterizio recuperate dalla copertura, scrupolosamente selezionate e pulite.
La distribuzione interna e le scelte impiantistiche sono state definite per garantire un uso residenziale compatibile con l’identità storica dell’edificio. Ogni soluzione adottata ha rispettato il carattere originario della fabbrica, minimizzando l’impatto tecnologico visibile. Anche la copertura è stata oggetto di interventi conservativi basati su valutazioni statiche. La struttura lignea, completata da tavelle in cotto a gronda secondo la tipologia locale, è stata rinforzata con inserimenti metallici nei punti necessari per l’adeguamento sismico. Le soluzioni ibride – assito ligneo e mezzane – sono coerenti con quanto emerso dai rilievi e dalle fonti storiche. I fumaioli, privi di tipologie uniformi nei contesti rurali, sono stati reinterpretati secondo un linguaggio sobrio ispirato al romanico toscano, con forme semplificate e attualizzate.
La chiesa tra architettura, luogo e comunità Il secondo lotto di intervento (2023–2025), completato grazie a un finanziamento PNRR [1], ha previsto il restauro conserva -
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Il Thermopolium ostiense: storia e restauro di un wine-bar di età imperiale
Architettura e memoria: la rinascita della Pieve di San Giusto a Balli, Siena
6. La riapertura della loggia restituisce leggibilità architettonica, orientamento e salubrità agli ambienti, alleggerendo le murature in un’ottica di risanamento non invasivo.
7. La sala da pranzo al primo piano, ricavata in un’area filtro tra la loggia e la cucina, stabilisce continuità spaziale e visiva tra gli ambienti. © Andrea Ceriani
tivo della chiesa e degli annessi, con parziale cambio d’uso in chiave turistico-ricettiva.
La chiesa si inserisce all’interno del complesso chiesa-canonica, testimoniando una lunga evoluzione costruttiva e funzionale. L’edificio presenta una pianta basilicale a tre navate, di cui quella di destra è oggi inglobata dalla canonica. La navata centrale, separata da quella sinistra tramite tre colonne che sorreggono quattro archi a tutto sesto, culmina in un monumentale abside semicilindrico, databile al IX secolo 8 : l’elemento più antico e di maggior pre-
gio architettonico e testimoniale del complesso (fig. 4). La chiesa conserva evidenze materiali di epoche diverse. Il pavimento in cotto risale alla metà del Novecento5, mentre la copertura della navata principale è sorretta da quattro capriate lignee. La facciata, in pietrame pseudoisodomo, è sobria e lineare, con un’unica decorazione: la lunetta del portale d’ingresso, realizzata da Pier Luigi Olla negli anni ’80 del Novecento. Sul fianco settentrionale si aprono due monofore; un’unica finestra, asimmetrica rispetto al portale, illumina la facciata.
Il Thermopolium ostiense: storia e restauro di un wine-bar di età imperiale
Il fronte orientale presenta una notevole apparecchiatura muraria bicroma in pietra locale e laterizio, riferibile al XIII secolo 2,6 . Il campanile a vela, oggetto di rimaneggiamenti a partire dagli interventi dell’arch. Egisto Bellini negli anni ’20, è stato nuovamente modificato in epoca recente 4,7. Altri interventi moderni includono il rialzamento della finestra circolare dell’ex navata destra per dare luce al servizio igienico del piano primo 5
All’interno, l’intonaco ricopre tutte le superfici salvo la parete terminale della navata sinistra, che presenta la stessa bicromia del fronte orientale. Gli unici apparati liturgici fissi sono due altari in travertino e, accanto all’ingresso, un fonte battesimale costituito da una colonnina marmorea davanti a una nicchia con una scena del Battesimo di Cristo. Degne di nota sono due lastre in travertino (circa 60 cm per lato), incassate nella pavimentazione della navata centrale e dotate di anelli metallici per il sollevamento: le differenze di quota rilevate durante il rilievo non escludono la presenza di vani sottostanti.
Il progetto come atto generativo
Nella prospettiva adottata, il restauro non è concepito come atto neutro ma come gesto di cura, capace di restituire senso al manufatto. In linea con il pensiero di Francesco di Giorgio Martini, che considerava gli edifici come corpi vivi, l’intervento riconosce alla chiesa una complessità propria di un organismo in trasformazione. La compatibilità d’uso è stata quindi posta come criterio guida, per garantire al monumento la possibilità di sopravvivere e continuare a essere abitato, anche spiritualmente. L’ intervento, affidato alla ditta Restart, ha previsto un restauro conservativo della chiesa mirato al recupero delle murature originarie e alla riattivazione di un nuovo ciclo di fruizione del complesso. L’intento non è solo conservativo, ma culturale e comunitario: si mira a mettere in relazione la bellezza costruita con il paesaggio, la spiritualità, la cultura sedimentata nel tempo e le dinamiche sociali locali.
8. L’antico “passare coperto” al piano terra, originariamente attraversabile, era stato costruito da tamponature. L’intervento di restauro ne ha restituito la continuità spaziale e la funzione di asse di collegamento del complesso. © Andrea Ceriani
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
[1] Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Rilancio di turismo e cultura con un approccio digitale e sostenibile. Investimento 2.2 - Tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale file:///C:/Users/difusco.EDICER/ Downloads/CONSIL_ST_15114_2024_ADD_1_REV_1_IT_TXT.pdf
La documentazione più consistente inerente alla ricerca storica è stata rintracciata nelle fonti “ecclesiastiche”:
1. Archivio storico della Diocesi di Volterra [dal 1327 al 1592] - cui la Pieve di San Giusto appartenne fino a tutto il XVI secolo;
2. Archivio storico diocesano di Colle Val d’Elsa [dal 1467 al 1859];
3. Sezione “Catasto Leopoldino” conservata nel medesimo archivio;
4. Fondo disegni “Egisto Bellini” - Archivio Fotografico e archivio Disegni;
5. Archivio Parrocchiale della Pieve di San Giusto [dal 1919 al 1989].
6. Serie “Luoghi di Culto- Benefici Vacanti” nel fondo “Prefettura” dell’Archivio di Stato di Siena [dal 1918-al 1979];
7. Fascicolo dei “Danni di Guerra” dell’Archivio storico del Genio Civile di Siena (ex Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche) [dal 1944 al 1950];
8. “Scheda Catalogo Generale” della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali per le province di Siena e Grosseto [1980 ca.].
progettazione, edilizia, impianti
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Nell’ambito del progetto LIFE SUPERHERO è stata realizzata una nuova copertura ventilata e traspirante con le innovative tegole HEROTILE su due edi ci residenziali pubblici nel comune di Reggio Emilia. Gli edi ci, risalenti agli anni ‘80, sono stati selezionati in base alle scarse prestazioni energetiche e in quanto rappresentativi di una zona climatica tipicamente continentale con temperature rigide in inverno e caldo afose in estate. Il monitoraggio termico della nuova copertura e degli ambienti interni, previsto per l’estate 2025, fornirà un’ampia base dati per dimostrare il bene cio della tecnologia HBR.
La ricucitura urbana, supportata da protocolli di certificazione energetico-ambientale di Green Building Council Italia, rappresenta il leitmotiv del progetto Città Verde, un caso virtuoso che integra principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Aver impiegato materiali della tradizione, ma in continua evoluzione, è garanzia di una qualità consolidata e validata dalla sapiete esperienza, che contraddistingue il nostro made in Italy
Laura Calcagnini, Ricercatrice, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi Roma Tre Massimo Mariani, Assegnista, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi Roma Tre
KEYWORDS
Benessere sociale
Qualità abitativa
GBC Italia
Nuove costruzioni
Quartiere
Social well-being
Living quality
GBC Italy
New buildings District
Il patrimonio edilizio sia esso storico o contemporaneo occupa un ruolo centrale nella quotidianità degli utenti che lo vivono per abitare, lavorare, curarsi, trascorrere tempo libero o per qualsiasi altra finalità. Tale centralità di ruolo è inoltre assunta in rapporto alla diversa relazione con il contesto urbano e naturale in cui si inserisce. Allo stesso modo, il patrimonio edilizio risulta complessivamente uno dei principali attori responsabili dell’inquinamento globale che in area europea misura il 40% del consumo energetico e il 36% delle emissioni di gas serra a causa di attività di costruzione, eserci-
zio, ristrutturazione e demolizione [1]. Operare sul miglioramento prestazionale degli edifici significa sensibilizzare e indirizzare i processi edilizi anche in riferimento agli obiettivi europei di riduzione delle emissioni stesse entro il 2023 e di neutralità entro il 2050. In tal senso, la rigenerazione urbana offre importanti opportunità di trasformazione del tessuto infrastrutturale e sociale migliorando la qualità dei luoghi [2]; nel settore pubblico, i programmi di rigenerazione attingono a strumenti in grado di misurarla e valutarla attraverso indicatori di impatto ambientale che, tra gli altri
Urban regeneration is increasingly aligned with the principles of environmental, economic, and social sustainability, particularly when guided by third-party certification systems such as those developed by the Green Building Council (GBC). These protocols, adapted at national level—such as by GBC Italia— offer a structured and measurable
framework for sustainable design and construction practices. Among the most representative cases is the Città Verde project in Rome, developed by La Leva S.r.l., which integrates the GBC Home and GBC Quartieri protocols to achieve high performance in energy, environmental and social sustainability. This large-scale residential development aims to reconnect a peripheral area
to the urban fabric of Rome through a sustainable, inclusive, and resilient urban model, creating contemporary, affordable, and environmentally certified neighborhoods. Città Verde exemplifies a forward-looking urban strategy where the use of clay brick is not only a cultural and architectural reference but also a material choice aligned with circular economy principles.
aspetti rilevati, consentono di valutare l’impatto e gli effetti di mitigazione e adattamento degli interventi: tali indicatori sono spesso inseriti in protocolli di certificazione terza degli interventi [3]. In egual misura, iniziative private virtuose che intendano supportare la causa di un’edilizia sostenibile oltre la minima rispondenza alle prescrizioni normative per il progetto e i prodotti, intraprendono un percorso volontario di valutazione finalizzato alla certificazione energetico-ambientale.
Ciò risulta particolarmente significativo tanto più, come l’esperienza riportata di seguito, quando fenomeni rigenerativi e di ricucitura urbana trattano intere aree periferiche e la loro riconnessione con la città, ponendosi obiettivi di piena sostenibilità, oltre che ambientale, anche economica e socioculturale e certificando il raggiungimento di tali finalità.
Protocolli energetico-ambientali e il
Green Building Council
I protocolli energetico-ambientali sono sistemi di valutazione e certificazione, nazionali e internazionali e non cogenti, in grado
di misurare le prestazioni di sistema edificio-impianto e, a scala più ampia, di intere aree urbane, facendo riferimento alla quantificazione delle prestazioni del costruito rispetto a standard minimi inderogabili ai fini della qualità ambientale del progetto. La loro applicazione risulta ampiamente diffusa in edilizia spesso in integrazione ai
Oggetto Residenze Città Verde
Località Roma
Committenza La Leva S.r.l.
Project manager arch. Alessandro Guglielmi, La Leva S.r.l.
Progetto architettonico arch. Dario Cinti, Studio Sintesi S.r.l.
Progetto strutturale arch. Giorno Toni, Studio Tecnico CFR
Progetti impiantistico ing. Nicola Alacca
Consulenza per la sostenibilità arch. Francesco Bedeschi
Impresa di costruzione La Leva S.r.l. Cronologia 2010 - in corso Superficie totale 300.000 m2
vincoli cogenti imposti dai Criteri Ambientali Minimi (CAM) e nella applicazione del principio Do No Significant Harm (DNSH), richiamato per le opere pubbliche finanziate nell’ambito del PNRR. Allo stesso tempo, ove tali vincoli non sono cogenti come nel caso degli interventi privati, l’applicazione volontaria di protocolli energetico ambientali determina una prassi di qualità dalla fase di programmazione alla fase di esercizio attraverso standard per la progettazione, la realizzazione e la messa in funzione.
I protocolli, in relazione al tipo di intervento, se di riqualificazione o di nuova costruzione, includono differenti e numerosi fattori che, nell’ottica di una economia circolare, oltre all’efficienza energetica, valutano le attività edilizie nel contesto ambientale: gestione idrica, comfort e salubrità ambientale interna; utilizzo di materiali basso emissivi, locali e con compo -
nenti riciclate; smaltimento, riciclo e riuso di materiali; connessione con le infrastrutture di mobilità collettiva e leggera.
Tra i protocolli più diffusi nel contesto internazionale e nazionale, oltre l’americano LEED, l’inglese BREEAM, il tedesco DGNB, è consolidato il protocollo GBC.
L’Ente certificatore del protocollo GBC è il World Green Building Council (World GBC) una rete internazionale di associazioni nazionali - Green Building Council (GBC) - che operano nel settore delle costruzioni al fine di promuovere e garantire processi legati alla sostenibilità del settore a partire da indagini messe in atto già nelle fasi preliminari [4].
GBC Italia, facente parte della rete che conta più di 80 associazioni internazionali, sostiene protocolli sviluppati per le specificità del mercato immobiliare italiano e guida tutti gli operatori di settore ai mutamenti delle esigenze delle persone e dell’ambiente.
I criteri di GBC Italia distinguono interventi che interessano sia l’ambito residenziale singolo o collettivo (GBC Home), sia intere porzioni di territorio urbanizzato (GBC Quartieri). Inoltre, le peculiarità del contesto italiano hanno incentivato l’elaborazione di un protocollo funzionale alla riqualificazione del patrimonio storico (GBC Historic Building) [5] e al rinnovamento di abitazioni condominiali, a fronte di una notevole edificazione antecedente gli anni Settanta energeticamente inefficiente (GBC Condomini).
In questo contesto si inserisce il quartiere di Roma denominato Città Verde, compreso in un nuovo sistema urbanistico di espansione a sud della Città, che rivela buone pratiche progettuali coerentemente con gli obiettivi di sostenibilità edilizia raggiunti e le certificazioni ottenute da GBC Italia anche nell’ottica di gestione, manutenzione e valore futuro degli immobili.
Il caso studio virtuoso di Città Verde Città Verde rappresenta un’iniziativa contemporanea di sviluppo immobiliare concepita come risultato progressivo che senza soluzione di continuità da circa quindici anni la Società La Leva S.r.l promuove in qualità di impresa esecutrice e general contractor Il programma si attua in un momento di crisi del mercato immobiliare con l’obiettivo di realizzare spazi energeticamente efficienti, costruttivamente qualitativi, economicamente accessibili a larga scala con standard superiori rispetto a quanto richiesto dalle disposizioni locali e nazionali. Una vera e propria sfida di ampio raggio caratterizzata da un approccio rivolto una sostenibilità che, nel senso più ampio del termine, attinge a sistemi sia attivi sia passivi in ogni fase del ciclo di vita degli immobili. L’intervento di nuova costruzione tratta una vasta area di completamento a sud della Capitale che conta quasi 300.000 m 2 tra super-
Rendering di progetto di uno spazio esterno pertinenziale.
A destra, l’uso del laterizio come tamponamento e finitura esterna. Muratura di tamponamento in blocchi di laterizio con apertura per serramento esterno su balcone.
fici esterne (55%) e spazi costruiti con l’obiettivo di ricucire un lembo territoriale strategico, funzionale e, allo stesso tempo, accogliente, impiegando tecniche legate alla sostenibilità edilizia sin dalla fase programmatoria.
Il quartiere, incluso nella più ampia pianificazione del nuovo sistema insediativo Colle Ardeatino e caratterizzato da un tessuto urbano in completamento, crea elementi urbani rispondendo alle esigenze di vita contemporanea e alle dinamiche attuali nel rispetto degli ecosistemi e del territorio integrando la residenzialità a differenti forme di servizio e di mobilità.
Le 400 unità residenziali previste per la fine del cantiere di Città Verde - un numero che nel tempo potrà estendersi fino a 1.000costituiscono circa il 50% della nuova realtà urbana che, come un elemento di ricucitura territoriale, si congiunge con l’Eur at-
traverso vaste aree di verde pubblico, ampi spazi di aggregazione e numerose infrastrutture pubbliche del settore terziario: gli spazi aperti con giardini, piste ciclopedonali, zone fitness e aree per bambini misurano circa 23 ettari e tra le attività sono inclusi negozi di vicinato, scuole di diverso grado, istituti bancari e postali, luoghi di culto.
La viabilità di mezzi tradizionali e sostenibili ordina spostamenti fluidi e lenti all’interno del comparto ma allo stesso tempo efficaci verso le altre zone della città anche grazie alla notevole vicinanza della stazione Laurentina della metro.
Si tratta di luoghi contemporanei in grado di assumere una propria identità urbana e sociale attraverso un modello abitativo sostenibile attuale in continua evoluzione, in risposta alla contrazione della sicurezza e delle relazioni sociali e in linea con le esi -
Certificare lo spazio contemporaneo: l’esperienza del nuovo quartiere Città Verde a Roma
genze delie persone e con l’attenuarsi dei nuclei familiari cosiddetti “tradizionali”.
La consolidata esperienza ultra-sessantennale della Società promotrice nell’ambito del real estate, in particolare nel contesto locale romano, ha incrementato il livello degli ambiziosi obiettivi dell’operazione fino alla possibilità di valutazione del progetto attraverso sistemi internazionali in grado di considerare molteplici fattori che contribuiscono alla qualità dell’intervento sia alla scala urbana sia a quella architettonica.
In tale contesto, sia i singoli immobili sia l’intero quartiere di Città Verde risultano certificati da Green Building Italia secondo il protocollo energetico-ambientale GBC Home e GBC Quartieri (in fase di rilascio) del Green Building Council Italia: una doppia certificazione identificativa di un processo programmatorio, progettuale e realizzativo che La Leva e i progettisti di Studio Sintesi hanno impostato attraverso le linee guida di protocolli internazionali in materia di economia circolare in edilizia e di riduzione dell’impatto ambientale e che si pone come apripista a livello nazionale per l’entità dell’intervento.
Nello specifico, con GBC Home1 sono stati
Sopra, la stratificazione dell’involucro esterno in laterizio.
Uno degli immobili residenziali in costruzione con elementi e sistemi di laterizio che compongono l’involucro murario.
certificati cinque immobili residenziali di sei piani ciascuno in riferimento a tecnologie costruttive e impiantistiche innovative, riduzione dei consumi, gestione e uso di fonti rinnovabili, contribuendo in continuità anche alla certificazione GBC Quartieri 2 attraverso una visione aperta e volta all’integrazione dei condomini stessi con ampie e differenti aree esterne e a verde. Tra le strategie progettuali attuate l’intero comparto urbano non fruisce di gas naturale o altri combustibili fossili e le prestazioni energetiche risultano garantite da pompe di calore e wall box per ogni posto auto; sono stati installati inoltre impianti fotovoltaici sulle coperture con sistemi di accumulo grazie ai quali è possibile predisporre una vera e propria comunità energetica utile a migliaia di nuovi residenti e raggiungere la classe energetica A3 o A4. Le risorse idriche sono gestiste attraverso un sistema di raccolta delle acque con riserva idrica presente in ogni edificio, utile sia agli abitanti sia all’irrigazione delle aree pubbliche permeabili.
Il laterizio per la qualità abitativa
Il vero plus qualitativo di Città Verde è da ricercare nell’equilibrio tra tradizione architettonica e standard ambientali superiori
alle conformità richieste oggi in un’ottica di integrazione totale tra spazio privato e spazio pubblico sia esso costruito o aperto. Gli alloggi, predisposti dai progettisti con tagli da 50 m 2 a 85 m 2 in linea con le indagini dell’iniziativa immobiliare, risultano inclusi in volumi regolari il cui disegno architettonico si conforma con l’unione ben dimensionata di pieni e vuoti che concorrono al comfort interno. Le tecniche costruttive messe in opera rimandano a pratiche tradizionali consolidate per le quali il laterizio assume un ruolo primario e allo stesso tempo integrano alti livelli prestazionali a riscontro delle odierne esigenze.
Materiali e sistemi coerenti con il contesto urbano:
• la tipologia dell’involucro murario, fino a una consistenza di circa 50 cm di spessore, comprende sia la tipologia monostrato sia quella pluristrato, sempre in laterizio. Entrambe le stratigrafie risultano garanti di durabilità e inerzia termica, in grado di favorire il raffrescamento estivo e il riscaldamento invernale in forma passiva;
• le cortine di facciata in mattoni di laterizio, intervallate da elementi verticali in grès porcellanato effetto travertino, in -
crementano una connessione armonica con l’ambiente naturale;
• i solai in laterocemento collaborano alla salubrità complessiva degli ambienti interni.
Tra i sistemi attivi sono da mettere in evidenza:
• i pannelli solari fotovoltaici sistemati su un coronamento rialzato della copertura piana e i panelli solari termici installati nella parte centrale della stessa;
• le pompe di calore come sorgenti di energia per azionare riscaldamento a pavimento con pannelli radianti e raffrescamento ad aria;
• le batterie di accumulo utili all’efficientamento di tutte le parti condominiali. Oltre a materiali di finitura con proprietà intrinseche di basse emissioni di componenti organici volativi (VOC), se non nulle nel caso dei prodotti a base di argilla cotta come laterizi e ceramiche, gli interni risultano isolati acusticamente, illuminati quanto più possibile da luce naturale e, ove non sufficiente, da illuminazione a led e ogni alloggio risultano dotato di sensori per la rilevazione di CO 2 e del grado di umidità.
L’importante abbattimento di consumi garantito dalla soluzione progettuale e dalle scelte materiche consente, in taluni casi, il raggiungimento della più alta classe energetica: si tratta di edifici ad energia quasi zero (nZEB) in grado di ridurre fino al 70%
di energia rispetto ad alloggi tradizionali.
Peculiarità che consentono lo sviluppo e il mantenimento del benessere degli utenti e accrescono notevolmente il valore economico delle abitazioni.
[1] Commissione Europea (2020). “Department: Efficienza energetica nell’edilizia”, disponibile da https://commission. europa.eu/document/download/65660913-cecb-4f2f-b34c-c9bbf9bed1af_it?filename=in_focus_energy_efficiency_ in_buildings_it.(consultato il 24.03.2025).
[2] M. Mariani. Intervista a Elena Germana Mussinelli. La rigenerazione urbana: una bussola per la qualità della vita, Costruire in Laterizio, 188 (2022), pp. 42-45.
[3] A.F.L. Baratta, L. Calcagnini, F. Finucci, A. Magarò. Gli indicatori di impatto nei Programmi di rigenerazione urbana del PNRR, Costruire in Laterizio, 190 (2022), pp. 66-74.
[4] E. Cattarina. L’edificio Fondazione di Brescia: un caso studio per il protocollo GBC Condomini, Costruire in Laterizio 190 (2022), pp. 76-85.
[5] A. Valentini, C. Tombolini, G. Ruffini, Heritage e sostenibilità: eccellenza nella ricostruzione post sisma, Costruire in Laterizio 197 (2025), pp. 72-79.
Nota
1. Per maggiori informazioni si rimanda al link https://gbcitalia.org/2022/11/16/progetto-citta-verde-cecchignola-ovestal-via-il-percorso-di-certificazione-gbc-home/
2. Per maggiori informazioni si rimanda al link https://gbcitalia.org/2023/11/20/citta-verde-a-roma-e-il-nuovoprogetto-registrato-per-la-certificazione-gbc-quartieri/
Trascorriamo oltre il 90% del tempo in spazi chiusi, ignari delle sostanze nocive, causa dei principali rischi per la salute. L’Health Design diventa così strategia di salute pubblica, con linee guida che indicano la qualità dell’aria indoor come parametro imprescindibile. In tal senso, il laterizio, inerte per natura, assicura assenza di emissioni pericolose e comfort superiore, grazie all’elevata traspirabilità
KEYWORDS
Qualità dell’aria
Respirare
Salubrità
Inquinamento indoor
Spazi chiusi
Air quality
Breathing
Salubrity
Indoor pollution
Enclosed spaces
Og ni giorno compiamo tra i 23.000 e i 36.000 atti respiratori, a seconda dell’età. Ogni singolo respiro è un atto vitale che ci collega in modo invisibile ma profondo alla qualità dell’aria che ci circonda. Eppure, raramente ci fermiamo a pensarci e l’aria che inspiriamo tra le pareti domestiche, scolastiche o lavorative, quella che accompagna le nostre giornate, i nostri sogni, i giochi dei bambini e le ore davanti a uno schermo è proprio l’aria che più ci riguarda.
L’i nquinamento indoor – ovvero l’insieme delle sostanze nocive presenti negli ambienti confinati – è oggi uno dei principali rischi per la salute pubblica.
L’O rganizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima in oltre 4 milioni il numero di
decessi prematuri al mondo dovuti all’aria inquinata degli ambienti confinati e uno studio condotto in ambito europeo ci racconta che l’aria indoor di scarsa qualità è associata a oltre 4 milioni di anni di vita persi in buona salute ogni anno nel solo Continente. E non si tratta di una minaccia lontana [1]. In media, nei Paesi sviluppati, trascorriamo oltre il 90% del nostro tempo in spazi chiusi: case, scuole, uffici, ospedali, palestre, mezzi pubblici. Sono questi i luoghi in cui respiriamo la maggior parte dell’aria della nostra vita. E qui l’aria può essere fino a 5 volte più inquinata di quella esterna, a causa dell’accumulo di composti organici volatili (VOC), formaldeide, benzene, ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici
In developed countries, people spend over 90% of their time indoors—at home, in schools, offices, hospitals, gyms, and public transportation—often unaware that indoor environments can contain harmful pollutants that pose significant health risks. Indoor air pollution, caused by volatile organic compounds (VOCs), formaldehyde, fine particulate matter, mold, and other substances, is now recognized as one of the leading
environmental threats to public health. In this context, Health Design emerges as a key component of public health strategy, integrating architecture, building materials, and technological solutions to promote healthier environments. National and international frameworks - including WELL Building Standard and the EU’s EPBD directive - emphasize the importance of breathable, non-toxic materials and good ventilation to ensure occupant well-
being. Among construction materials, clay bricks stand out for their natural origin, breathability, and capacity to regulate humidity, offering a superior level of indoor comfort compared to less permeable alternatives. Combining passive design strategies with smart air monitoring systems and a culture of awareness, indoor spaces can evolve into environments that support both physical and mental health.
(IPA), particolato atmosferico fine, gas Radon, muffe, batteri, allergeni e non ultima la CO 2 . Fonti spesso insospettabili sono i materiali edili, arredi, colle, vernici, tessuti, tappeti, candele profumate, detersivi, ma anche cucine a gas, fumo di sigaretta, camini aperti a legna e stufe a pellet [2].
Il Ministero della Salute stima che circa il 20% delle abitazioni italiane presenti condizioni di inquinamento indoor problematiche ma la buona qualità dell’aria indoor riguarda tutti e non solo i più svantaggiati perché l’esposizione prolungata agli inquinanti atmosferici è correlata a numerose patologie, tra cui, asma, bronchiti, malattie cardiovascolari, deficit cognitivi e nei casi più gravi, tumori [3].
Ma c’è anche una dimensione quotidiana, meno eclatante ma altrettanto impattante: l’aria che respiriamo influisce sul nostro sonno, sulla nostra concentrazione, produttività, memoria e persino sull’umore.
Un o studio condotto alla Harvard T.H. Chan School of Public Health ha rilevato che l’esposizione a elevati livelli di CO₂ e VOC in uffici scarsamente ventilati può ridurre le funzioni cognitive fino al 50% e che l’aria che respiriamo mentre dormiamo può incidere sulla qualità del sonno, sui ritmi ormonali e sulla nostra capacità di recupero. Pe r fortuna, la consapevolezza sta crescendo [4].
Se mpre più architetti, designer, costruttori e cittadini stanno riportando al centro la qualità dell’aria indoor come elemento chiave di benessere. E la scienza ci offre oggi strumenti e soluzioni concrete per migliorare gli spazi in cui viviamo. Una delle prime leve è la scelta dei materiali. L’a ttenzione all’adozione di soluzioni costruttive salubri va comunque opportunatamente calibrata nell’ottica della riduzione dei consumi energetici e, con l’ultima
Secondo l’OMS il 76% dell’inquinamento si concentra nei luoghi abitati (Fonte: https:// umanaloggia.it/ inquinamentoindoor/).
Gli effetti sulla salute delle persone per effetto dell’inquinamento indoor (Fonte: www. ilpiacenza.it).
versione della Direttiva EPBD [5], della decarbonizzazione degli edifici. Da tener presente che involucri edilizi ad altissimo isolamento e tenuta all’aria influiscono sulle condizioni ambientali interne degli edifici, non solo da un punto di vista termico ma anche da quello igrometrico, costituendo un elevato rischio di formazione di muffe e conseguenze sulla salute degli abitanti. Così, costruire nZEB “nearly Zero Energy Building” 1 , in conformità alla EPBD ma senza tener conto di tali aspetti, può condurre a criticità che certo non compensano
i minori consumi energetici in fase d’uso, se poi risultano necessari interventi correttivi e relative spese per il miglioramento del comfort e della salute degli occupanti [6]. Og gi, un’architettura realmente sostenibile non è solo ad alta efficienza energetica e basso impatto ambientale, ma anche capace di respirare insieme a noi. Pitture minerali, intonaci a base di calce, finiture naturali e materiali come legno massello non trattato, canapa, terra cruda e sughero contribuiscono a regolare l’umidità, prevenire muffe e ridurre le emissioni di VOC.
In tal senso i laterizi, prodotti di origine naturale a base di argilla, si rivelano preziosi alleati: la loro porosità intrinseca consente di mantenere l’umidità a livelli ottimali, limitando il rischio di condensa.
Uno studio del Centro Studi Laterizi in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova ha evidenziato che gli edifici in laterizio garantiscono un comfort superiore e minori livelli di umidità rispetto a sistemi costruttivi meno traspiranti. La tecnologia, dal canto suo, si è fatta discreta e intelligente. Sistemi di monitoraggio smart della qualità dell’aria permettono oggi
Sostanze pericolose
Benzene
Tricloroetilene (trielina)
di-2-etilesilftalato (DEHP)
Dibutilftalato (DBP)
Limite di emissione (μg/m³) a 28
(per ogni sostanza)
Tabella I – Valori limite obbligatori per le sostanze pericolose contenute nei materiali da costruzione: prescrizioni CAM Edilizia [D.M. 22/06/2022 - 2.5.1 Emissioni negli ambienti confinati (inquinamento indoor)].
di rilevare in tempo reale parametri come CO₂, VOC, umidità, PM2.5 e gas Radon, offrendo notifiche e consigli pratici.
U na ricerca del Politecnico di Milano ha dimostrato che l’integrazione tra sensori e ventilazione meccanica controllata (VMC) può ridurre del 70% la concentrazione giornaliera di VOC totali. Accanto ai sensori, si stanno diffondendo tecnologie di purificazione attiva, come i filtri ULPA ed HEPA, la fotocatalisi o la ionizzazione bipolare controllata. Tecnologie che devono essere certificate e possibilmente scientificamente validate grazie a test effettuati in laboratori terzi alle aziende produttrici, che verifichino con metodo scientifico la reale capacità dei dispositivi di mitigare il rischio sanitario legato all’inquinamento atmosferico indoor. Tuttavia, come ricorda la letteratura scientifica, la strategia più efficace è quella preventiva: prima di filtrare l’aria, è fondamentale non inquinarla. Ma, oltre a materiali e tecnologie, è soprattutto una nuova cultura dell’abitare a fare la differenza. Una cultura che riconosce il valore della qualità dell’aria non
solo per chi è affetto da patologie respiratorie, ma per tutti. Che considera il respiro non solo un gesto fisiologico, ma un atto politico, poetico, relazionale. Che ci invita a costruire e vivere spazi che curano, non che ammalano. I n questo scenario, l’ Health Design diventa parte di una strategia più ampia di salute pubblica. Le linee guida internazionali, dallo Standard WELL ai criteri ambientali minimi (CAM), indicano oggi la qualità dell’aria indoor come parametro imprescindibile. A livello dei singoli spazi abitativi, infatti, i CAM Edilizia prevedono uno specifico criterio sulle emissioni e sull’inquinamento negli ambienti confinati (p.to 2.5.1), che fissa prescrizioni obbligatorie sui limiti per le sostanze pericolose contenute nei materiali da costruzione. I laterizi, insieme alle piastrelle ceramiche, sono esplicitamente esclusi da queste prescrizioni, in quanto riconosciuti come materiali inerti che non rilasciano quindi emissioni nocive [7].
A nche il PNRR riconosce tra le sue priorità la riqualificazione dell’ambiente costruito in chiave di salubrità e sostenibilità. Respirare
Laterizi a vista nella zona notte. Appartamenti a Can Picafort, Maiorca - TEd’A Arquitectes (pubblicato su CiL182 Edilizia sanitaria).
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
[1] Cattani, G. Sintesi, Qualità dell’ambiente urbano, XII Rapporto ISPRA, Stato dell’ambiente, 67/12 (2016), 427-2429.
[2] Sarao, M. Le Linee Guida OMS sull’Aria Indoor: aggiornamenti al 2023, disponibile da www.ariasicura.it (Ultima consultazione 05/05/2025).
[3] Cesena, R. Le polveri sottili da smog possono causare problemi sulla salute mentale, disponibile da www.ilpiacenza.it (Ultima consultazione 05/05/2025).
[4] Harvard T.H. Chan, Environment & Climate Health, https:// hsph.harvard.edu/topic/environment-climate-health (Ultima consultazione 05/05/2025).
[5] Di Perna, S., Remia, G., Dall’efficientamento energetico alla decarbonizzazione degli edifici, la 4° versione dell’EPBD, Costruire in Laterizio, 196 (2024), 66-71.
[6] M. D’Orazio, E. Di Giuseppe, Strategie per nZEB “salutari”, Costruire in Laterizio 175 (2018), 76–83.
[7] A. Di Fusco, Il contributo dei laterizi nei nuovi CAM Edilizia, Costruire in Laterizio, 192 (2023), 76-83.
Nota
1. nZEB “nearly Zero Energy Building”: l’“edificio a energia quasi zero” viene definito come “edificio ad altissima prestazione energetica […]. Il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta all’interno del confine del sistema (in situ)”.
bene è un diritto, ma anche una scelta. Una scelta che inizia con un gesto semplice come aprire una finestra o far entrare nelle nostre case un po’ di natura.
L e piante indoor, appunto, non solo sono eccellenti alleati per combattere l’inquinamento dell’aria negli spazi chiusi, ma ci aiutano anche a ristabilire un legame profondo con l’ambiente naturale che ci circonda. La biofilia, come concetto, ci insegna che l’integrazione della natura negli spazi abitativi o lavorativi ha effetti positivi sulla nostra salute mentale e fisica, riducendo lo stress, migliorando la concentrazione e stimolando il benessere emotivo. Adottare una connessione più stretta con la natura, anche attraverso la semplice presenza di piante, contribuisce così a un ambiente più sano e armonioso, promuovendo il nostro equilibrio e la nostra qualità di vita.
Costruito a Milano nella zona del Naviglio Grande, un complesso di edifici residenziali si caratterizza per l’uso di mattoni pieni della Fornace di Fosdondo, scelti in un mix di rossi intensi, che rendono molto espressivo il paramento murario
Francesca
Pierucci, Architetto, libero professionista, PhD Student, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
KEYWORDS
Mattoni pieni
Corte
Edilizia residenziale
Progettazione partecipata
Mattoni rossi
Solid bricks
Courtyard
Residential housing
Architecture of participation
Red bricks
Ticinese 87 è un complesso residenziale realizzato dallo studio milanese BEMaa – Bruno Egger Mazzoleni Architetti Associati, su incarico di CCL - Consorzio Cooperative Lavoratori. Costruito tra il 2015 e il 2021, l’intervento nasce da un processo di progettazione partecipata che ha coinvolto fin dalle fasi iniziali i soci della cooperativa, i quali coincidono con i reali committenti e fruitori finali dell’opera.
Attivo sin dal 1974, il Consorzio Cooperative Lavoratori rappresenta una realtà consolidata nel settore dell’edilizia residenziale in proprietà e in affitto a canone moderato o sociale.
Il Consorzio offre ai propri soci un servizio integrato che comprende vari servizi fra cui: l’individuazione delle aree edificabili, la selezione dei progettisti, la costituzione della cooperativa responsabile dell’intervento, la gestione e lo sviluppo del progetto, l’assistenza nella scelta delle imprese esecutrici, il supporto nelle pratiche amministrative e burocratiche, fino alla gestione condominiale post-intervento.
Lo studio BEMaa è invece uno studio di architettura milanese da sempre molto interessato al progetto della residenza, affrontato alle varie scale.
La sinergia tra CCL, i progettisti e i futuri abitanti ha dato forma a Ticinese 87 : un intervento di edilizia residenziale che è l’esito
concreto di un continuo confronto tra gli attori in gioco citati, durante tutte le fasi progettuali.
Il progetto e il contesto
L’area in cui si attesta l’opera è quella del Naviglio Grande, a Milano, un’area centrale molto vitale, a pochi minuti dalla stazione di Porta Genova.
Lo stretto lotto su cui insiste l’intervento confina a nord con la Ripa di Porta Ticinese, lungo il Naviglio Grande, a sud e ad est con il parco Baden Powell.
La doppia anima del lotto, una più vivace in prossimità dei Navigli e una più riservata in prossimità del parco, ha suggerito ai progettisti la scelta compositiva: due edifici in linea che si fronteggiano a formare una lunga corte aperta sui due lati minori, che fungono da duplice accesso al complesso edilizio da nord e da sud.
La scelta della corte è un riferimento tipologico alle “casere”, case di ringhiera con corte passante tipiche della zona, sorte a partire dalla fine del ‘700, storicamente destinate alla produzione del formaggio e alla residenza degli artigiani.
Nelle immediate vicinanze si trova ad esempio la casera di Ripa Ticinese: due lunghi caseggiati a ballatoio che corrono paralleli ad una corte interna pavimentata.
I nuovi edifici di Ticinese 87, di 3 e 5 piani,
Ticinese 87: un mélange di rossi per un paramento murario di forte impatto
evocano sottilmente questa tipologia di impianto, consentendo di alloggiare 86 famiglie su una superficie totale SLP a destinazione residenziale di 7.147 metri quadri. Fa parte dell’intervento anche il risanamento di un edificio preesistente di 2 piani ubicato lungo Ripa di Porta Ticinese, destinato ad uffici ed attività commerciali, per il quale, a differenza degli edifici di nuova costruzione, è stato scelto di mantenere la finitura esterna delle pareti ad intonaco. La corte di Ticinese 87 costituisce il fulcro del progetto: un lungo spazio aperto su cui si affacciano gli edifici, deputato alla socialità dei condòmini e al gioco dei bambini. Funge da canocchiale visivo tra i due accessi ma anche da “polmone” del lotto, essendo dotata tanto di spazi verdi alberati comuni, tanto di piccoli giardini privati di pertinenza degli appartamenti ubicati al pian terreno. Interessante ed efficace la scelta dei progettisti di rimarcare la permeabilità della corte attraverso un piccolo canale d’acqua, che corre parallelamente al percorso pedonale nella sua intera lunghezza da un accesso all’altro, richiamando al contempo simbolicamente alla memoria tanto il Navi-
Oggetto Complesso residenziale denominato Ticinese 87
Località Milano
Committente Cooperativa Solidarnosc Ripa Ticinese Soc. Coop, associata al Consorzio Cooperative Lavoratori - CCL
Progetto architettonico BEMaa – Bruno Egger Mazzoleni architetti associati
Team di progetto Ombra Bruno, Christiane Egger e Paolo Mazzoleni con: Paolo Bargna, Marco Venturini, Marta Signorelli, Valentina Barabani, Elisa Francioso, Valeria Colosetti, Miriam Pistocchi, Chiara Torregrossa, Valerio Bottalico, Camilla Bolognesi, Andrea Persico, Michela Prandi
Progetto strutture ing. Vittorio Brambilla
Progetto impianti elettrici Studio Manfredini Galimberti
Progetto impianti meccanici PI Paolo Micheletti. ISIT Srl
Imprese di costruzione Società Cooperativa muratori “La Solidarietà di Gussola”
Fornitore mattoni Fornace di Fosdondo
Cronologia 2015-2018 (progettazione), 2018-2021 (costruzione)
Superficie complessiva 7.942 m2
SLP residenziale 7.147 m2
Superficie attività compatibili 795 m2
Classe energetica A
Fotografie © Michele Nastas
glio Grande quanto il vicino Vicolo dei Lavandai, non molto distante dal lotto, il cui toponimo si deve ad un antico lavatoio pubblico.
Gli appartamenti, disponibili in vari tagli abitativi che vanno dal bilocale al quadrilocale, sono dotati di terrazze esterne che in corrispondenza del soggiorno diventano più profonde, così da poter essere vissute come un’estensione all’aperto delle abitazioni.
Grande attenzione è stata data dai progettisti alla distribuzione planimetrica degli appartamenti, frutto di ricerche e riflessioni interne allo studio sulla flessibilità dello spazio domestico, che hanno dato luogo alla “casa molteplice”, un’idea di abitazione che si presta ad usi più liberi e meno standardizzati, di cui si può vedere un’applicazione in alcuni quadrilocali di Ticinese 87
Ticinese
Si tratta di un impianto planimetrico che attribuisce grande importanza alla fluidità di movimento da un ambiente all’altro. Cucina e soggiorno sono poste in contatto visivo diretto e la particolare conformazione “passante” della cucina agevola una percorribilità circolare fra i due ambienti, oltre ad aumentare la dimensione dello spazio percepito.
Nella zona notte, oltre alla camera padronale dotata di un suo bagno dedicato, questo taglio abitativo prevede un secondo bagno e due camere che possono essere rese comunicanti fra di loro aumentando le possibilità di fruizione e personalizzazione.
La scelta del mattone pieno in laterizio faccia a vista
La zona in cui insiste l’intervento è nota storicamente per la presenza di edilizia artigianale, alla quale i progettisti alludono attraverso la scelta del mattone pieno fatto a mano come elemento principale e caratterizzante delle facciate, risolte con un paramento esterno dello spessore di una testa.
Afferma a tal proposito l’architetto Paolo Mazzoleni, dello studio BEEMa: “il mattone a vista è un materiale che ha caratterizzato molto questa zona nel passato, le architetture industriali e quelle residenziali, ma è anche un materiale storicamente legato alla cooperazione”.
L’azienda scelta per la fornitura dei mattoni è la Fornace di Fosdondo, storica società emiliana di produzione di laterizi con un’anima e una storia cooperative.
Gli edifici sono serviti da corpi scala che servono 2-3 appartamenti per piano, con una variabilità planimetrica ottenuta tramite arretramenti di facciata, operazioni di scavo e alternanza di materiali - il mattone pieno per il volume edilizio e il trattamento ad intonaco per le pareti arretrate - che arricchiscono la percezione del complesso residenziale attraverso un sapiente gioco di luci ed ombre.
Il mattone pieno fatto a mano, inoltre, che si distingue dall’estruso proprio per il suo aspetto più artigianale e per la forma meno regolare, esalta il modo in cui la luce entra in contatto con la muratura, vivificandola e in-
tensificandone l’effetto percettivo.
I progettisti di BEMaa hanno usato per Ticinese 87 il mattone pieno H 7 cm scegliendo, fra le varie finiture prodotte dalla Fornace di Fosdondo, 4 nuances di colore differenti tutte a base rossa: il rosso, il brunito, il rustico e il granato, sapientemente mescolati in fase di posa così da avere una texture il più possibile eterogenea.
Si tratta di una scelta estetico-compositiva che, mediante sottili variazioni e modulazioni cromatiche, enfatizza la matericità del paramento in laterizio, rendendone più vibrante la percezione.
I mattoni pieni costituiscono l’ultimo strato esterno di un pacchetto murario con alte pre-
Collezioni
Linea Style, Linea Chromtech
Colori utilizzati rosso, brunito, rustico, granato
Nome prodotto
Configurazione laterizio
LunghezzaxLarghezzaxAltezza
Bastonetto a mano
Mattone pieno
250x120x70 mm
Densità 1750 Kg/m3
Densità, tolleranza D1 – EN 771-1
Resistenza a compressione, categoria II
Resistenza a compressione, valore medio 32 N/mm2
Resistenza a compressione, valore caratteristico 25 N/mm2
Resistenza a compressione, direzione del carico perpendicolare alla faccia di posa
Contenuto di sali solubili 52
Assorbimento di acqua 15,5 %
Permeabilità al vapore d’acqua 5/10
Conducibilità termica equivalente 0,514 W/(mK)
Resistenza al gelo/disgelo F2
Sostanze pericolose NPD
Reazione al fuoco A1 – rif. 2000/605/EC
stazioni energetiche, che contribuisce a collocare l’intervento in classe energetica A.
La stratigrafia della muratura a doppio strato è composta verso l’interno da blocchi termici da tamponamento in laterizio allineati alla struttura principale in calcestruzzo armato, uno strato intermedio isolante e il paramento esterno in mattoni pieni faccia a vista.
La Fornace di Fosdondo ha fornito anche le mensole metalliche controventanti necessarie al sostegno delle pareti in mattoni, le quali sono state fissate in corrispondenza delle travi di bordo di ogni impalcato.
Le mensole metalliche sono progettate in modo da generare un’intercapedine di alcuni centimetri tra la struttura portante dell’edificio – a cui vengono ancorate – e il paramento esterno in mattoni.
Tale spazio consente, anche in corrispondenza degli impalcati, l’inserimento dello stesso isolante termico utilizzato per l’involucro, garantendo così la continuità della coibentazione e l’eliminazione dei ponti termici.
Le pareti in mattoni pieni sono state anche opportunamente legate al paramento interno mediante barre elicoidali di graffaggio in acciaio inox con funzione di contrasto all’azione orizzontale di vento e sisma.
Si tratta di un sistema di graffaggio prodotto dalla stessa Fornace di Fosdondo e
disponibile in varie lunghezze, a seconda dello spessore del pacchetto murario per il quale si renda necessario.
La scelta del mattone pieno non ha solo una sua valenza estetica, ma anche qualitativa: contribuisce ad aumentare la durata della vita media dell’edificio ritardando e diminuendo le spese di manutenzione della facciata, resiste bene alla “patina del tempo” acquisendo con il passare degli anni una maggiore vitalità e inoltre, aumentando lo spessore del pacchetto murario, contribuisce al comfort interno dell’edificio, specialmente nei mesi estivi.
Le tonalità calde del paramento murario sono riprese dal rivestimento in rame del manto di copertura, mentre per le balaustre in acciaio dei terrazzi e per gli scuri scorrevoli i progettisti hanno optato per un colore a contrasto, un grigio azzurro che ben si integra con i colori del contesto. Tanto le balaustre, composte da profili piatti verticali, quanto gli scuri scorrevoli, rappre-
sentano una rilettura in chiave contemporanea di elementi architettonici appartenenti alla tradizione.
Le prime reinterpretano le storiche ringhiere delle case a ballatoio milanesi, mentre i secondi si ispirano alle persiane tradizionali, declinate tuttavia in una versione essenziale e priva di nostalgie stilistiche o citazioni mimetiche. Entrambi gli elementi concorrono, insieme alle strutture metalliche pensate per incorniciare o caratterizzare alcuni terrazzi, a definire una struttura di facciata leggera, aerea, in cui il riferimento al passato si traduce in linguaggio progettuale attuale ma sobrio, che si inserisce con discrezione nell’edilizia dei Navigli.
• http://www.bemaa.it/it/project/a083
• https://www.theplan.it/architettura/ticinese-87milano-bemaa
• https://www.fornacefosdondo.it/
Il contributo illustra le caratteristiche e i vantaggi della soluzione costruttiva in muratura armata con laterizi Normablok Più, di Fornaci Laterizi Danesi, attraverso la descrizione di un intervento di nuova costruzione di una casa monofamiliare a Gavardo, in provincia di Brescia
KEYWORDS
Muratura armata, Edificio residenziale
Resistenza sismica
Laterizio alleggerito in pasta
Isolamento diffuso
Reinforced masonry
Residential building
Seismic resistance
Clay lightweight block
Diffuse insulation
Muratura armata
La muratura armata è un sistema costruttivo che prevede l’impiego congiunto di blocchi in laterizio legati con malta M10 e armature verticali e orizzontali in acciaio. In particolare, il laterizio, grazie all'ottima resistenza a compressione, è in grado di sostenere gli effetti dei carichi verticali, mentre l'acciaio, grazie alla sua duttilità, lavora efficientemente a trazione e taglio e quindi risponde all'azione dei carichi orizzontali. Le strutture portanti in muratura armata risultano infatti un’ottima opzione per la realizzazione di edifici in zone ad alto rischio sismico, in quanto in caso di terremoto queste riescono a dissipare l’energia e a resistete oltre al limite elastico alle sollecitazioni a cui vengono sottoposte [1].
Non è infatti un caso che il progettista dell’intervento analizzato abbia scelto questo tipo di soluzione tecnologica per l’edificio residenziale in via Franco Salvi, considerando che il territorio del Comune di Gavardo (BS) è inserito nella Zona Sismica 2 ovvero una “zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi forti terremoti” 1
La normativa di riferimento, le NTC 2018 (Norme Tecniche per le Costruzioni), al Paragrafo 4.5.7. definisce la muratura armata come una soluzione “costituita da elementi resistenti artificiali pieni e semipieni idonei alla realizzazione di pareti murarie incorporanti apposite ar-
mature metalliche verticali e orizzontali, annegate nella malta o nel conglomerato cementizio”. Allo stesso Paragrafo della norma sono riportate tutte le caratteristiche specifiche che devono avere i componenti del sistema tecnologico, dal laterizio, alle armature fino alla malta cementizia. Per quanto riguarda i Criteri di Progetto, questi vengono definiti al Capitolo 7 (Resistenza Sismica) dove viene esplicitato che gli elementi in muratura armata devono avere “un comportamento di tipo globale, al quale contribuisce soltanto la resistenza delle pareti nel loro piano”.
La tecnologia della muratura armata si differenzia in due tipologie che variano a seconda della modalità di inserimento dell’armatura all’interno della muratura in presenza di: 1. un’armatura concentrata (denominata anche muratura confinata) se questa è inserita in punti localizzati della muratura; 2. un’armatura diffusa se invece le barre di acciaio sono distribuire uniformemente nella muratura.
La prima tipologia, anche se presente nelle NTC 2018, al Paragrafo 4.5.8, viene utilizzata raramente nel nostro Paese. La soluzione più comune, e anche quella utilizzata per l’intervento edilizio descritto in questo contributo, è quella dell’armatura diffusa in cui il sistema armato collabora con i blocchi in laterizio, garantendo all’intero involucro maggiore duttilità e resi-
stenza alle scosse sismiche. Per far sì che questa soluzione funzioni, l’armatura viene inserita sia orizzontalmente, annegata nei giunti di malta lungo tutta la lunghezza del paramento murario, e sia verticalmente, in fori predisposti all’interno di cavità generate dall’accostamento di blocchi sagomati in modo tale da generare un cavedio, poi riempito di malta cementizia [2]. La riduzione dei tempi di realizzazione, la semplicità del sistema costruttivo e il costo piuttosto contenuto [3] sono solo alcuni dei vantaggi che la muratura armata può garantire rispetto ad altre tecnologie costruttive.
Il progetto
L’edificio residenziale è situato nel Comune di Gavardo, un paese collinare a un’altitudine di circa 200 metri sopra il livello del mare, collocato nell’area della bassa Valle Sabbia, a nordest di Brescia. Il Comune, di oltre 12.000 abitanti [4], è attraversato dal Fiume Chiese, distante poco più di 600 metri dall’edificio residenziale. L’area di progetto si inserisce in un’area pianeggiante con destinazione principalmente residenziale ma caratterizza dalla presenza di numerosi spazi per le attività sportive (come campi da calcio, campi da tennis, palestre, ecc.) e ampie aree verdi. Il lotto di forma rettangolare è facilmente raggiungibile dal centro (distante 1,3 km) e confina con un piccolo parco cittadino dedicato ad Alcide De Gasperi (fig.1).
Il nuovo edificio residenziale è ben integrato nel contesto residenziale esistente caratterizzato per la maggior parte da edifici mono e bifamiliari che superano difficilmente i due piani in alzato. La nuova costruzione si articola in due volumi, separati mediante giunto sismico di spessore 5 cm: il volume principale si sviluppa su due livelli fuori terra, quello secondario si affianca al primo e si eleva di un solo piano. La planimetria del volume principale ha una morfologia iscrivibile in un rettangolo di dimensioni 12,96 m x 13,40 m, mentre il secondario ha una base di forma rettangolare e misura 6,45 m x 7 m. La copertura a due falde del volume principale raggiunge un’altezza alla gronda di 6,54 m e in colmo di 8,40 m, mentre quella del secondario è piana e raggiunge un’altezza di 3,15 m.
3. Pianta primo piano dell’edificio (Ago Consulting Srl).
Oggetto Unità residenziale privata
Località Comune di Gavardo, Brescia
Classificazione sismica area Zona sismica 2
Piano di Governo del Territorio (PGT)
“Ambiti residenziali consolidati classe 1” - Articolo 4.10 Norme Tecniche Attuazione
Classe di sensibilità paesaggistica PGT Classe 2 (Bassa)
Progetto architettonico e strutturale Ago Consulting Srl – Architettura e Ingegneria
Superficie lotto 588,25 m2 (lotto) - 163 m2 (totale)
Certificazione Energetica Classe A nZEB
Produttore laterizi Fornaci Laterizi Danesi
4. Particolare costruttivo delle armature orizzontali nelle murature ad angolo e nelle intersezioni murarie (Ago Consulting Srl).
Lo schema funzionale è organizzato, come tipicamente avviene per gli edifici residenziali di due piani, con la zona giorno al piano terra e la zona notte al piano primo. Al piano terra si trova un soggiorno di 54 metri quadri, uno studio di quasi 10, una lavanderia di 12 e un piccolo bagno di 4. Nel volume secondario separato internamente (al quale si accede dal fronte nord) si trova il locale della taverna, un bagno e un ripostiglio accessibile solo dall’esterno. Una scala ad angolo addossata alle pareti est e nord del soggiorno permette di raggiungere il piano superiore. La zona notte al piano primo, smistata da un atrio , si compone di una camera matrimoniale con bagno privato e balcone , una seconda camera doppia provvista anch’essa di un balcone, una camera singola, un ulteriore bagno e un ripostiglio (fig. 3).
L’accesso all’edificio residenziale avviene sul lato sud da via Franco Salvi. La zona di ingresso è collocata in uno spazio ad angolo riparato da una piccola pensilina, che raggiunge l’altezza del primo solaio grazie all’ausilio di un pilastro rettangolare in cemento armato di 80x30
cm. Sul fronte nord due pilastri con le medesime dimensioni in pianta si elevano fino alla linea di gronda del volume principale per sorreggere il prolungamento della sua copertura, costituendo un elemento porticato a doppia altezza caratterizzante del progetto. Il porticato offre ombreggiamento e protezione a uno dei due balconi presenti sulla facciata, l’altro, il più piccolo, che si trova in adiacenza è invece esposto alla luce naturale (Tab. I). Altri elementi caratterizzanti dell’edificio residenziale, visibili negli elaborati di progetto ma ancora in stato di realizzazione, sono la copertura verde del blocco rettangolare, il pergolato con vegetazione rampicante per l’ombreggiamento dei due posti auto sul lato sud e una piscina a forma di “L” sul lato nord-est (fig. 2).
Analizzando l’intera struttura, partendo dal basso verso l’alto, la fondazione che si estende per la superficie totale dell’edificio (al di sotto dei due volumi) è una platea in cemento armato con spessore 35. La platea, che poggia su uno strato di ghiaia compattata (spessore 45 cm), funziona da solaio controterra e da si-
stema ripartitore degli sforzi orizzontali generati in caso di scossa sismica. Tra lo strato di ghiaia e la platea in cemento armato è stato inserito uno strato di magrone con spessore 10 cm. La scelta di questo tipo di fondazione ottimizza la struttura in elevazione e i danni strutturali di origine geotecnica. Proseguendo agli strati superiori la platea è stata isolata con un pannello di 10 cm, successivamente coperto dal massetto in calcestruzzo alleggerito porta impianti e lo strato di pavimentazione in gres porcellanato per uno spessore totale di 20 cm. La muratura armata è stata utilizzata per realizzare le pareti portanti dell’edificio, in modo tale da migliorare il comportamento meccanico dell’intera struttura. La tecnologia costruttiva adottata prevede l’utilizzo di blocchi in laterizio porizzato alleggerito in pasta. Per la sua realizzazione gli elementi di alleggerimento sono stati aggiunti prima della fase di formatura del blocco direttamente all’argilla cruda, generando degli alveoli di aria ben visibili. I blocchi in laterizio porizzato, caratterizzati da una buona capacità di isolamento termico, sono stati successivamente legati tra loro con giunti verticali e orizzontali di malta termica di Classe M10 (Danesi MTM 10). Le armature orizzontali e verticali sono costituite da barre di acciaio ad aderenza migliorata di tipo B450C (realizzate con laminazione a caldo), inserite all’interno dei blocchi appositamente predisposti per il loro alloggiamento e per il successivo getto di riempimento (fig. 4). Il diametro minimo delle armature verticali che, da normativa, devono essere continue dalla fondazione alla sommità del fabbricato, è di Ø16 mm. Per quanto riguarda l’armatura orizzontale, lo spessore minimo utilizzato in questo progetto è di Ø6 mm ogni due corsi di blocchi di muratura. Le staffe collocate nei giunti orizzontali di malta sono disposte in modo da avvolgere le armature verticali poste ai bordi dei setti murari. In corrispondenza di angoli o incroci tra setti portanti, le staffe vengono sfalsate nei diversi corsi di muratura, con lo scopo di evitare interferenze o sovrapposizioni tra gli elementi di armatura (fig. 6).
Per realizzare la muratura armata degli ele-
Normablok Più 30.19.21 M.A. - Fornaci Laterizi Danesi
Caratteristiche dimensionali
LunghezzaxLarghezzaxAltezza 21x30x19 cm
Percentuale di foratura ≤ 45%
Pezzi per pacco 60
Peso dell’elemento 11,0
Caratteristiche strutturali
Resistenza media a compressione nella direzione dei carichi verticali 15 N/mm2
Resistenza media a compressione nella direzione ortogonale ai carichi verticali 3 N/mm2
Campo di impiego
Muratura portante armata o ordinaria in zona sismica –Muratura di tamponamento
CARATTERISTICHE TECNICHE
Conducibilità termica parete con malta tradizionale
Trasmittanza parete con malta e intonaco tradizionale
W/mK
W/m2K
Conducibilità termica parete con malta termica Danesi MTMT10 0,101 W/mK
Trasmittanza parete con malta termica Danesi MTMT10 e intonaco tradizionale
W/m2K
Sfasamento (malta tradizionale - parete intonacata) 18,32 ore
Attenuazione (malta tradizionale - parete intonacata) 0,060
Trasmittanza termica periodica (malta tradizionale – parete intonacata)
Massa superficiale al netto degli intonaci
specifico
di diffusione del vapore acqueo
al fuoco
W/m2K
J/KgK
REI Potere fonoisolante (calcolato con la legge della massa)
5. Blocco a isolamento diffuso Normablok Più 30.21.19 MA di Fornaci Laterizi Danesi (Fornaci Laterizi Danesi).
6. Posa della prima fascia di laterizi con inserimento dell'armatura e del getto in calcestruzzo per la realizzazione delle pareti portanti.
7. Realizzazione degli elementi di elevazione fino al primo solaio.
menti in elevazione esterna, il progettista ha utilizzato i blocchi POROTON® a isolamento diffuso Normablok Più 30.21.19 MA con dimensioni 30x21x19, con percentuale di foratura non superiore al 45% e tutti i fori saturati con polistirene additivato di grafite Neopor® di BASF [6] (fig. 5).
L’utilizzo dei blocchi a isolamento diffuso sopradescritti di spessore 30 cm per la muratura portante ha garantito prestazioni termiche molto elevate (a regime stazionario è stata calcolata una resistenza termica totale della parete pari a R tot = 5,414 m2K/W, una trasmittanza termica pari a U = 0,185 W/m2K e una condut-
tanza pari a C = 0,191 W/m2K). La malta termica Classe M10 permette di eliminare i ponti termici generati dai giunti della malta tradizionale migliorando del 15% la prestazione termica globale della parete. Grazie all’associazione del laterizio con il materiale isolante, il progettista ha potuto inoltre ridurre lo strato di isolamento in lana di roccia (7,5 cm), diminuendo di conseguenza lo spessore murario complessivo che raggiunge i 42 cm totali. I laterizi con isolamento diffuso hanno ottime prestazioni sia in regime invernale sia estivo, grazie alla capacità di regolazione delle temperature interne. In particolare, la massa superficiale, della parete portante di muratura armata in oggetto risulta pari a 353,3 kg/m 2 (requisito previsto dai “Criteri Ambientali Minimi” del D.M. 26/06/2022).
Per eliminare i ponti termici localizzati in corrispondenza dei balconi, sono stati inseriti dei dispositivi isolatori, opportunamente dimensionati, e caratterizzati dalla presenza di armature a taglio integrate.
La stratigrafia della parete è stata completata internamente con uno strato di barriera al vapore in fogli di polietilene ad alta densità, una controparete interna in lana di roccia e due pannelli di rivestimento in cartongesso per consentire il passaggio degli impianti elettrici. La finitura delle pareti esterne e delle gronde è
stata realizzata, infine, con intonaco colorato. Le pareti in elevazione (fig. 7) sono coronate da un cordolo in cemento armato, che oltre a connettere gli elementi e ripartire i carichi, garantisce l’ancoraggio al solaio a piastra del primo piano, con spessore 20+5 cm. Superiormente è stato inserito il massetto porta impianti e una pavimentazione in gres porcellanato, per un totale di 15 cm di spessore. La copertura piana del blocco secondario è stata realizzata con un solaio in latero-cemento con spessore 26+4 cm (fig.8), poi coperta da uno strato isolante di spessore 18 cm, la membrana impermeabilizzante e infine uno strato di ghiaia a protezione della guaina. Il progetto prevede in conclusione la realizzazione di una copertura vegetale.
La copertura inclinata (fig.9), invece, è realizzata con una struttura lignea composto da una trave di colmo di 24x60 cm e travetti di 14x24 cm intervallati con pannelli predalles. Il getto di completamento termina il solaio e conferisce maggior rigidezza alla copertura.
La finitura esterna della copertura a due falde si compone di uno strato di isolante termico, la guaina impermeabilizzate e un manto di copertura in tegole piane di colore grigio antracite opaco, per un totale di 30 cm. Infine, sulla falda di copertura rivolta a est è stato installato un impianto fotovoltaico della potenza di 10 Kw per la produzione di energia elettrica rinnovabile. Lo sporto di gronda è stato realizzato in cemento armato. Internamente è stato realizzato il controsoffitto in cartongesso così da consentire il passaggio degli impianti sia nel solaio di copertura che in quello del primo piano (fig.10).
Le aperture sono state allineate verticalmente lungo tutte le pareti perimetrali permettendo la realizzazione di maschi murari continui e ben confinati dalla fondazione alla copertura. I serramenti sono in alluminio a profilo sottile, mentre i parapetti dei due balconi sono in vetro. Le pavimentazioni esterne e interne sono state realizzate in gres porcellanato. Internamente le piastrelle in gres di spessore sottile consentono un’ottima trasmissione del sistema radiante a pavimento, predisposto sia per il riscalamento
9. Copertura inclinata dell’edificio in muratura armata.
10. Edificio intonacato e provvisto di pannelli fotovoltaici in copertura.
che per il raffreddamento attraverso un unico generatore in pompa di calore. Quest’ultima viene utilizzata anche per la produzione di acqua calda sanitaria. Ogni stanza è servita da un impianto di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC) e un impianto di deumidificazione.
La nuova costruzione, in linea con le normative vigenti, risulta un involucro edilizio con ottime prestazioni sia dal punto di vista strutturale che energetico raggiungendo la classe energetica A e le caratteristiche di edificio nZEB.
Nota
1. La zona 2 è indicata nell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta Regionale della Lombardia dell’11 luglio 2014 n. 2129 entrata in vigore il 10 aprile 2016
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Bibliografia
[1] M. C. Torricelli; R. Del Nord; P. Felli. Materiali e tecnologie per l’architettura, Editori Laterza, Bari, 2001.
[2] NTC 2018, Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni.
[3] L. Trulli. La muratura armata: requisiti e prestazioni di una tecnica costruttiva. Costruire in laterizio, 187 (2023), pp. 74-81.
[4] A. Baratta; L. Calcagnini; A. Magarò; C. Piferi. Manufatti in laterizio con isolamento diffuso ad alte prestazioni termo-acustiche, Costruire in Laterizio, 175 (2018), pp.68-75.
Sitografia
[5] Istat 2025. Popolazione Comune di Gavardo (BS) (Dati estratti il 12 aprile 2025)http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=18548
[6] Caratteristiche tecniche del Normablok Più 30.19.21 MA di Fornaci Laterizi Danesi https://www.danesilaterizi.it/product/normablok-piu-30-19-21-mablocchi-polistirolo-muratura-armata-in-zona-sismica/
La collocazione sulle colline parmensi porta gli architetti a ideare un volume minimalista, capace di inserirsi armoniosamente, grazie all’uso di materiali semplici e minerali, impreziositi dalla convessità dei mattoni e dalla tessitura che connota sia il rivestimento sia la schermatura
Monica Lavagna, Professore Associato, Dipartimento ABC Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito, Politecnico di Milano
KEYWORDS
Faccia a vista
Paesaggio
Edificio residenziale
Matericità minerale
Facing brick
Landscape
Residential building
Mineral materiality
L'abitazione unifamiliare è collocata nel territorio parmense, in appoggio su un rilievo collinare. Il volume, parzialmente in aggetto, si affaccia sul paesaggio campestre. Si conforma come un elemento monolitico, un volume puro in parte scavato a configurare delle stanze aperte in rapporto diretto con il contesto circostante. Questi spazi ancora interni, in quanto perimetrati dalla cornice strutturale del volume, ma di fatto esterni, in quanto aperti e privi di involucro perimetrale, connotano la mediazione tra costruzione e natura, favorendo un dialogo diretto e una permeabilità della soglia.
L’impianto volumetrico è semplice, a pianta quadrata e a un solo piano, e ospita due unità abitative tra loro comunicanti e integrate, ad uso dello stesso committente, con una innovativa fluidità tra i vari ambienti domestici, pur in una concezione potenzialmente separabile. Le stanze interne vengono integrate dalle stanze aperte sul paesaggio.
Questo tema dello scavo connota in modi molteplici il progetto, dalla configurazione degli spazi fino al dettaglio dei mattoni.
A livello di involucro, mentre il perimetro solido del volume è in calcestruzzo armato liscio e lineare, quando viene “svestito” dalle sottrazioni e arretramenti presenta una raffinata tessitura
The location on the Parma hills leads the architects to create a minimalist volume, capable of fitting in harmoniously, thanks to the use of simple and mineral materials, embellished by the convexity of the bricks and the texture that characterises both the covering and the screening
muraria in mattoni faccia a vista lavorati a mano. La conformazione artigianale differenziata dei mattoni è enfatizzata e adornata da motivi decorativi dettati dalla particolare forma scavata, che sotto l’incidenza del sole, disegna la faccia con una porzione concava, lasciando in evidenza una trama regolare quasi filigranata e alleggerendo così l’impatto della continuità delle superfici perimetrali.
In particolare, tale tema di scavo e alleggerimento risulta ancor più enfatizzato nello sviluppo dell’involucro quando i mattoni faccia a vista, che connotano il rivestimento esterno delle pareti opache, diventano elemento di schermatura delle superfici trasparenti. Infatti, la trama dei mattoni faccia a vista in alcune porzioni ha una tessitura compatta, con accostamento dei mattoni pieni a giunti verticali allineati, per definire il rivestimento delle pareti opache. In altre porzioni la trama dei mattoni diventa elemento ritmico che alterna pieni e vuoti, conformando un sistema schermante, sempre mutevole nella tessitura. Questa peculiarità non solo svolge una efficace protezione solare delle finestrature, ma crea anche un alleggerimento progressivo della massa muraria e del volume.
Ne deriva una architettura misurata, non invasiva rispetto al contesto naturalistico in cui si colloca, ben integrata grazie a una matericità minerale in continuità con il terreno su cui si appoggia, e rispettosa del luogo in cui si insedia.
I disegni e le immagini sono stati gentilmente messi a disposizione dall’arch. Emilio Caravatti. I disegni dei Dettagli sono stati rielaborati dall’arch. Matteo Fasciolo.
HARQUITECTES , Cantina Clos Pachem, Gratallops, 2019
6. blocco termico in laterizio caravatti_caravatti architetti, casa sulla collina, Salsomaggiore Terme, Parma, 2015
Dettaglio 1
Sezione verticale della schermatura del fronte ovest a sbalzo
La facciata ovest, in affaccio sul paesaggio collinare, è costituita da ampie superfici vetrate protette da una schermatura fissa in mattoni faccia a vista. La tessitura dei mattoni, orditi principalmente di costa per creare gli elementi verticali e in parte di piatto orizzontale come motivo decorativo, presentano un distanziamento regolare pari alla dimensione del mattone.
Legenda
1. scossalina
2. isolante
3. solaio in laterocemento
4. serramento scorrevole
5. mattoni faccia a vista
Planimetria dell’abitazione.
caravatti_caravatti architetti, casa sulla collina, Salsomaggiore Terme, Parma, 2015
Sezione verticale della parete opaca del fronte ovest a sbalzo.
I solai, realizzati in laterocemento, sporgono rispetto all’involucro in modo da creare la cornice perimetrale in calcestruzzo intonacato. La chiusura perimetrale opaca è costituita da una doppia parete con paramento interno in blocchi in laterizio alleggerito e paramento esterno di mattoni faccia a vista. I mattoni presentano una sezione particolare, realizzata tramite scavatura di una faccia.
Legenda
1. scossalina metallica
2. solaio in laterocemento
3. blocchi in laterizio alleggerito
4. isolante
5. mattoni faccia a vista
6. blocco termico in laterizio
Sezioni verticali dell’edificio lungo l’asse est-ovest.
HARQUITECTES , Cantina Clos Pachem, Gratallops, 2019
caravatti_caravatti architetti, casa sulla collina, Salsomaggiore Terme, Parma, 2015
Dettaglio 3
Sezione orizzontale del fronte ovest.
Il mattone faccia a vista scavato connota sia il rivestimento della parete opaca, con una tessitura a giunti verticali allineati, sia l’elemento di schermatura. Diverse tessiture si alternano, con un numero differente di file raccordate tra loro dai mattoni di piatto orizzontale. Tali porzioni rimangono distanziate da porzioni non raccordate di distanza variabile.
Legenda
1. blocchi in laterizio allegerito
2. isolante
3. mattoni faccia a vista di rivestimento
4. mattoni faccia a vista di schermatura
5. serramento scorrevole
Nel libro, l’autore – docente all’Università Vanvitelli della Campania - analizza le stanze che compongono un’abitazione, certo che ogni lettore “abbia stanze in cui tornare in sogno”; arricchendo la trattazione, senza immagini, con citazioni artistiche, letterarie e bibliografiche.
Sono pensieri utilizzati nella scrittura del programma “Nove stanze”, Rai Radio 3 del 2023.
Di porte d’ingresso, portinerie, androni, corridoi, si descrivono tradizioni, materiali, memorie; delle scale, le sperimentazioni tecnologiche e dimensionali (scalologia); del soggiorno, gli arredi protagonisti della convivialità; della cucina, l’innovazione elettrodomestica; dello studiolo, luogo della libertà e dei libri, la simbolicità; del bagno, le intimità e le comodità funzionali; di boudoir e spogliatoio, filosofia e riservatezza; della camera da letto, lo spazio “compresso intorno alla semplice misura del letto”; di balcone, giardino e terrazza, passaggi tra casa e mondo esterno, gli utilizzi diversificati per luogo e stagione; di cantine e soffitte, le funzioni accessorie alla nostra vita; del monolocale, l’origine primordiale, l’Existenzminimum e i bisogni contemporanei di individualità; della stanza vuota per il futuro, il desiderio che si ha di forme e immaginari differenti.
Stanze. Abitare il desiderio ■ Luca Molinari
Edizioni Nottetempo (Milano), 2024 Pp. 180, € 16,50
a cura di Roberto Gamba
L’autore, docente di architettura e design all’Università di Ferrara, dedica il libro a Anna Maria, “compagna di vita e anima vivente della casa”. L’esposizione autobiografica, impostata secondo la sua visione tecnica, culturale e professionale, si basa sulle esperienze abitative vissute: ci sono i ricordi delle case dell’infanzia e quelle successive; c’è la permanenza dei valori trasmessi da tali esperienze; c’è la definizione della casa ideale, manifesto della concezione della vita, degli affetti, delle ambizioni. Al centro ci sono i libri, la loro collezione e collocazione nella casa, ritenuti sempre i protagonisti di ogni struttura abitativa; di conseguenza oggetti la cui selezione (o mancanza) è il segno che distingue la personalità di ogni abitante.
Nel volume, Acocella si focalizza sulla ricerca a Firenze della sua casa “definitiva” e sulla sua ristrutturazione per adattare gli spazi e gli arredi alle esigenze famigliari.
L’accuratissima trasformazione di questo alloggio, “sogno vagheggiato a lungo”, è descritta - (e corredata con le foto di Mauro Cenci) con citazioni classiche e espressioni progettuali e letterarie - nella sua composizione, nel dettaglio costruttivo e materico degli ambienti (il vestibolo, la sala delle colonne, lo studiolo).
La casa e le cose
■ Alfonso Acocella Media MD – Laboratorio material design (Ferrara), 2024 Pp.143,
In questa seconda monografia (la prima “Questioni di facciata” del 2012) Barreca (Genova, 1969 – già docente all’Università di Genova) e La Varra (Milano, 1967 – docente a Udine e alla Luiss di Roma) dissertano circa l’ambizione dei progetti di differenziarsi nella città e si domandano come l’elemento superfluo –ambito proprio dell’architettura, che tenta di mettere in gioco “intenzioni estetiche” - può insediarsi nel carattere del disegno. Presentano in 16 capitoli 76 progetti, (tra cui a Milano il Bosco Verticale, i Siemens HQ, la ICS Milan International School, il Nuovo Policlinico, ARIA Ex-Macello, a Tortona la Cittadella dello Sport, a Marsiglia la Villa Mediterranée). La raccolta ne privilegia le logiche relazionali, denominandoli: di sola facciata - che non si vedono - ambiziosi - eccessivamente ambiziosi - rifatti più volte - di housing sociale - pubblicati su riviste - illustri - smarriti - che rigenerano interi quartieri - lontani - che fanno spazio pubblico - con le logge - che rappresentano la sostenibilità - dalla BIC al BIM - in costruzione nel 2024 - non inclusi nella classificazione. Le considerazioni di principio che introducono ciascuna sezione sono riprodotte su fondo bianco e nero e si sovrappongono come lunghe didascalie a foto, schemi e disegni.
Il superfluo e il necessario. Architetture
di Barreca & La Varra
■ Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra
Maggioli Editore THE PLAN (Santarcangelo di Romagna), 2024 Pp. 172, Euro 29,00
Considerando storia, estetica, economicità e sostenibilità, il libro presenta apprezzabili esempi di architetture in mattoni.
Del laterizio, uno dei materiali da costruzione più antichi e sostenibili, è qui indicata la semplicità, versatilità, resistenza.
In numerosi saggi elogiativi, si sottolinea l’infinita varietà di forme, colori e tecnologie del materiale adoperato nei diversi continenti e le sue molteplici adattabilità climatiche. Con citazioni e immagini ne sono citati i diversi utilizzi, insieme a legno, metallo o cemento, l’uso negli interventi artistici, simbolici e come elemento di design negli interni abitativi.
Sono citate le terminologie che riassumono l’artigianato, le tecniche di lavorazione, i protagonisti dell’architettura.
Se ne ripercorrono gli impieghi e le modalità di applicazione attraverso i secoli, dalle prime civiltà, alla rivoluzione industriale e al futuro, nominando monumentali realizzazioni in ogni parte del mondo.
In particolare, sono illustrate 47 opere, edifici e interni residenziali della contemporaneità, in vari paesi europei, in Australia, Messico, India, Vietnam, Argentina, Canada, Iran, Cina, Usa, Sud Africa, tra cui, unica opera italiana, una casa sulle colline delle Langhe Piemontesi, vicino al Castello di Cigliè.
Brick by Brick. Architecture and Interiors Built With Bricks ■ Robert Klanten, Andrea Servert Editore Die Gestalten (Berlino), 2222 Pp. 294, € 49.90
ISBN:978-3-96704-001-2
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Hanno collaborato a questo fascicolo/ Contributors to This Edition
Alberto Ferraresi (curatore Architettura), Matteo Agnoletto, Laura Calcagnini, Roberto Gamba, Ernesto Maria Giuffrè, Monica Lavagna, Massimo Mariani, Alessandro Mian, Giulia Anna Milesi, Massimo Pica Ciamarra, Francesca Pierucci, Pasqualino Solomita, Valentina Spagnoli, Chiara Testoni
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