AMMINISTRAZIONE
Amministrare al tempo del Covid 19 Guardavamo con un certo distacco quanto stava accadendo in Cina e, in seguito, con un po’ di preoccupazione l’istituzione delle prime zone rosse nella provincia di Lodi. Quando è arrivata la notizia della chiusura delle scuole in tutta la Lombardia era ormai chiaro che sarebbe stato l’inizio di un periodo che non dimenticheremo. Ricordo ancora i miei figli che gioivano per una inaspettata vacanza extra, mentre cercavo di mettere a fuoco le incombenze che da lì a poco si sarebbero materializzate. È stato tutto molto veloce, non c’è stato tempo di pianificare. I problemi si paravano davanti senza preavviso e bisognava risolverli trovando in fretta delle soluzioni. Per fare qualche esempio, si doveva supportare l’Istituto Comprensivo nell’organizzare la didattica a distanza per gli alunni che non potevano più frequentare le lezioni; era necessario erogare i servizi comunali senza la presenza dei dipendenti attivando il cosiddetto smart working; bisognava riorganizzare il poliambulatorio, il Centro Civico e far rispettare le ordinanze con le poche risorse a disposizione. La rete creata negli anni con gli altri amministratori della zona è stata sicuramente di grande aiuto per prendere delle decisioni coerenti e in tempi brevi. Ad un certo punto arrivò da ATS la notizia della prima persona di Tavernerio positiva al COVID-19. Ricordo l’ansia e la paura delle persone che avevano realizzato che ormai il virus era entrato nelle nostre case e non era più una notizia sentita alla televisione. Nei giorni seguenti iniziarono a pervenire i bollettini della prefettura con l’elenco delle persone positive e dei familiari messi in quarantena. Ogni bollettino di ATS portava con sé una serie di attività mai svolte prima: si doveva recuperare il recapito telefonico degli ammalati tramite i medici di famiglia, chiamare le persone per avere notizie sulla loro salute, capire come poterle aiutare e sostenerle psicologicamente. Perché in realtà nessuno conosceva questo virus, nemmeno gli operatori sanitari, e tutti avevano negli occhi le immagini strazianti trasmesse dai telegiornali dalle terapie intensive degli ospedali al collasso. E mentre arrivavano i dati ufficiali dall’ATS, i medici di base del territorio ci segnalavano le persone ammalate a casa a cui non era possibile fare il tampone perché gli ospedali non erano in grado di accoglierli. Queste persone e queste famiglie, anche se non finivano negli elenchi ufficiali, avevano le stesse difficoltà delle persone positive al COVID-19. Decidemmo quindi, supportati anche dal gruppo di Protezione Civile, di creare una rete di volontari per aiutare, nelle necessità quotidiane come la spesa e il reperimento dei medicinali, le persone ammalate, 4 Il Paese
quelle in quarantena, le persone fragili e gli anziani. Non volevamo che le persone anziane, quelle più a rischio, uscissero di casa, volevamo proteggerli da questo maledetto virus. La risposta della comunità di Tavernerio è stata straordinaria. Tanti volevano dare una mano mettendosi al servizio del prossimo. Avviammo anche il numero comunale dedicato all’emergenza COVID-19 che al momento in cui sto scrivendo è ancora attivo. Ha funzionato senza interruzioni dal 12 marzo al 8 maggio dalle 8.30 alle 18, tutti i giorni, compreso il giorno di Pasqua, il 25 Aprile e il Primo di Maggio. Fu attivato nel momento in cui i numeri nazionali dell’emergenza, il 112 e le sedi locali della Croce Rossa facevano fatica a rispondere alle richieste delle persone sempre più spaesate e in preda allo sconforto. Per molti giorni ha rappresentato un punto di riferimento a cui chiedere un aiuto o solamente una parola di conforto. E intanto, quasi ogni giorno, arrivavano le ordinanze, sempre più complesse, dal governo e dalla regione. Come Amministrazione Comunale dovevamo dare una comunicazione efficace ai cittadini, ma anche strumenti di protezione individuale, affinché si potessero rispettare le regole che imposte. Anche in questo caso la rete dei volontari ha gestito la distribuzione di migliaia di mascherine in modo impeccabile riuscendo a raggiungere tutta la popolazione. Poi, purtroppo, sono arrivati anche i decessi. Ed è stato il momento più triste. Soprattutto perché i parenti non hanno avuto la possibilità di stare vicino ai propri cari nell’ultima parte della loro vita. E anche in questo caso la nostra comunità si è stretta attorno a queste famiglie, in un momento così tragico, cercando di infondere quel calore che solo l’umanità delle persone può dare. Ricordi di questo periodo ce ne sono molti altri, ma non voglio dilungarmi ulteriormente se non per rivolgere un sincero ringraziamento a tutte le persone che si sono adoperate in questo periodo per rendere la vita della nostra comunità meno complicata. Mirko Paulon, Sindaco di Tavernerio