
10 minute read
Un po’ di storia: la cooperativa di Ponzate
La Società, connotata da forti caratteristiche di cooperazione e di mutualità, nacque all’inizio del ‘900 e si sviluppò grazie alla partecipazione alle sue attività di tutte le famiglie del paese. Dagli elenchi del ‘dazio’ dell’antico Comune di Ponzate (autonomo fino al 1928) si rileva che in paese, già nel 1909, c’era uno spaccio di generi alimentari denominato ‘Cooperativa’: infatti la comunità aveva rilevato la gestione dell’unico negozio esistente (attuale Via Volta 4), che il proprietario, deciso a emigrare in Sud America, aveva ceduto. Nel 1911 Ponzate contava 350 abitanti, per la maggior parte dediti alla magra agricoltura della nostra zona. Un gruppo di 27 capifamiglia decise di formalizzare la costituzione di una società per gli acquisti e la vendita di prodotti alimentari, di generi vari neces- sari per il minuto lavoro agricolo e la gestione diretta dello spaccio vino. Nacque così la ‘Società Anonima Cooperativa di Consumo ed Agricola di Ponzate’ Anche allora c’erano i problemi presenti oggi: burocrazia, licenze, tasse, controlli, truffatori, ricerca dei fornitori e trattative sui prezzi, difficoltà di finanzia- mento e iniziative per i soci/clienti con pochi mezzi e che non pagano regolarmente, ecc. Ma la Cooperativa era nata anche per questo! Il primo Presidente fu Trombetta Salvatore di Gio- vanni; il primo segretario/contabile il parroco protempore don Domenico Clerici. Nel 1914 l’assemblea dei soci decise di acquistare il terreno contraddistinto dai mappali 11 e 12 di mq. 380 (in piazza Garibaldi), al prezzo di lire 1850,00. Del 1915 è la costruzione della ‘Casa sociale della Cooperativa di Consumo di Ponzate’. Per il lavoro fu redatto un capitolato d’appalto a licitazione privata, molto dettagliato sia nelle modalità tecniche di esecuzione, sia nei prezzi dei materiali e delle prestazioni. I soci si occuparono di- rettamente dei lavori di manovalanza e di trasporto: fra altre clausole il capitolato prevedeva che: ‘… tutti i materiali verranno forniti dalla Cooperativa a piè d’opera, restando all’impresa la sola prestazione di mano d’opera’, e che ‘… restano a carico della Coo- perativa l’esecuzione di tutti gli scavi e la demolizione della vecchia casa’, e ancora ‘…per quelli che lavorano per conto della Cooperativa, la Società pagherà all’impresa la percentuale di assicurazione sulla mano d’opera, restando a carico dell’impresa l’obbligo dell’assicurazione di tutti gli operai…’. L’appalto della costruzione fu aggiudicato al capomastro Trombet- ta Pompeo (nato a Ponzate e abitante a Solzago), con una scrittura privata sottoscritta il 14 febbraio 1915, per un importo di lire 3316,33. A completamento dei lavori, l’impresa richiese lire 470.00 per prestazioni extra preventivo. Lo stabile verrà poi ristrutturato e ampliato nel 1967. I verbali societari evidenziano le tante problematiche
La sede della cooperativa di gestione affrontate e superate con buona volontà e con la partecipazione dei soci, ad esempio: aiuti alle famiglie bisognose con congiunti emigrati o lontani per le guerre, nuove attività per le necessità della co- munità... e ancora: nel 1915 l’acquisto di attrezzi agricoli, nel 1920 l’acquisto del torchio per la spremitura delle vinacce, nel 1922 il punto di conferimento per la vendita dei bozzoli del baco da seta prodotti in paese, ‘il ricavato della mediazione dei bozzoli di seta viene destinato per lire 100 all’asilo e il resto, per un terzo, alla cassa della Chiesa’, nel 1925 l’acquisto di un cavallo per il trasporto del latte dei soci a Como, nel 1929 la costruzione del locale per la macellazione dei suini, e ‘acquisto di una braga per le vacche pregne, di cui il paese è privo, (per i soci che ne hanno neces- sità)’, nel 1937 l’acquisto di un terreno contiguo (con prestito da due soci) e lo scavo di un cunicolo per lo scarico delle acque dalla cantina allagata, ecc... Accaddero anche fatti improvvisi e imprevedibili: un dipendente/dispensiere infedele causò un notevole disavanzo ed allora un socio (volontario… per un anno) dovette sostituirlo immediatamente (e gratuitamente); un creditore impaziente pretese il saldo istantaneo delle spettanze... e alcuni soci dovettero mettere mano al portafoglio.Passarono gli anni difficili della seconda guerra mondiale e del dopoguerra fra alterne vicen- de, tempi più o meno bui, nuove iniziative e carenze finanziarie ricorrenti (dovute anche alle difficoltà economiche delle famiglie clienti). Per le difficoltà finanziarie, nel 1952, il Consiglio della Società decise di affittare la gestione ad un privato, gestione che si protrasse fino al 1962. L’assemblea straordinaria dell’11 novembre 1961, presieduta dal Presidente della Federazione delle Cooperative di Como, aveva all’ordine del giorno la comunicazione ministeriale che richiedeva la ripresa dell’esercizio in gestione diretta o, in alternativa, lo scioglimento della Società. Alla riunione erano presenti 55 soci (votanti 53). Venne deciso di riprendere la gestione diretta sia dello spaccio alimentari sia dell’osteria, e di affiancare agli amministratori in carica un comitato di supporto per aiutare a organizzare in pochissimo tempo una “nuova avventura” (la ricerca del dispensiere, l’acquisto della merce, la sensibilizzazione e il coinvolgimento della popolazione, l’acquisizione di nuovi soci, la burocrazia infinita da affrontare, ecc.). Il primo gennaio 1962 lo spaccio alimentari e l’esercizio di osteria furono nuovamente attivi in “gestione diretta” con un dipendente: il “dispensiere”, che era l’unico dipendente remunerato che si occupava della vendita sia di alimentari sia della gestione dell’osteria. Nell’assemblea del 10/3/1962 è stato evidenziato il lavoro fatto per organizzare il tutto e l’opera di sensibilizzazione della popolazione con interventi presso le famiglie di tutto il paese per la raccolta di un prestito fra i soci al 4% necessario per finanziare le attività della ‘nuova Cooperativa’. I principali lavori riguar- davano il nuovo arredamento del negozio alimentari, la sistemazione del campo per il gioco delle bocce, l’acquisto della macchina per il caffè espresso al bar, l’acquisto di un apparecchio TV, il ripristino di un’antica usanza del ristorno ai soci dell’1% sugli acquisti annuali, il rinnovo del libro soci. Di quell’anno sono da ricordare anche il prezzo di vendita del vino (di 13° alcoolici) a Lire 180/litro per vendita al banco e lire 130/litro per quello venduto al sabato sera in cantina dal socio/cantiniere, e la partecipazione con una squadra al torneo di calcio estivo indetto fra i bar del nostro comune e l’organizzazione di una festa popolare del paese per il 19 agosto. Durante questo periodo di “rinascita”, grazie alla straordinaria partecipazione dei soci e di tutta la popolazione, fu ristrutturato e ampliato lo stabile con l’aggiunta del locale del negozio attuale e dei locali soprastanti. Passarono gli anni, cambiarono gli stili di vita e le abitudini, aumentarono i costi di gestione e nel 1976 il Consiglio di amministrazione decise di cedere in affitto a privati il comparto osteria/bar. Nel 1978 venne ceduto in affitto a privati anche il negozio alimentari. Scorrendo l’elenco delle persone che, dedicando tempo e capacità, hanno contribuito alla gestione della Coop è evidente la partecipazione, in tempi diversi, di tutte le famiglie del paese. È forse questo ‘vissuto diffuso’ di problematiche che ha permesso la sopravvivenza di questa realtà fino al 1994, anno della fusione della società con la “Cooperativa Unione di Tavernerio’, che ha ripreso la gestio- ne diretta del negozio alimentari fino al 2005, quando anche quest’ultimo è stato affittato a privati. Siamo ai giorni attuali... Ermanno Trombetta
Advertisement
Dall’atto Costitutivo della Società
Il giorno 24 settembre 1911, domenica, nella casa di proprietà di Trombetta Giovanni in via per Como al n. 13 alla presenza del notaio
Dott. Evangelista Binda e dei testimoni Casar- telli Pietro di Tavernerio, fabbro e Pontiggia
Basilio di Ponzate, agricoltore, è costituita la
‘Società Anonima Cooperativa di Consumo ed
Agricola di Ponzate’.
L’art. 2 dello statuto recita: ‘Essa ha per isco- po di acquistare all’ingrosso derrate alimentari ed agricole, vino, commestibili, combustibili ed altri generi ed arnesi di uso domestico ed agricolo per poi distribuirli ai soci ed al pubblico a prezzo minimo...’
Il Capitale Sociale, rappresentato da 65 quote del valore di Lire 10,00 cadauna, è sottoscritto dagli intervenuti, soci fondatori, tutti residenti a Ponzate.

C’era una volta... il derby!
No. Non mi riferisco certo al der- by della Madonnina a San Siro, quando si scontrano Milan e Inter, neanche a quello della Mole, i cui protagonisti sono la Iuve e il Toro, e neppure a Genoa-Samp, o Roma-Lazio, o magari a ComoLecco, quando le due squadre lariane si trovavano, per caso, nella medesima serie. No! Mi riferisco al derby fra due delle frazioni che componevano e compongono il nostro amato (a volte magari poco) paese. Sì, perché c’è stato un tempo in cui le due frazioni di Solzago e Tavernerio (decisamente in ordine alfabetico) si gloriavano di avere ognuna una squadra di calcio, entrambe arma- te di sana e gloriosa rivalità, che tenevano vivace la vita tra le due frazioni, anche se talvolta sfociava in una incontrollata maleducazio- ne, quando qualche compagnia di giovani si incrociava per caso sul ponte della Piattellina, che segnava lo spartiacque tra le due frazioni, e allora non si contavano gli epiteti, le invettive e le male parole. E ci scappava pure qualche sassaNella foto qui sopra un’infuocata azione durante uno di quei derbies. Nelle altre foto alcune delle formazione che diedero vita alle partite seguite da un numeroso pubblico. iola (benevola, dicono adesso), solo che qualcuno ancora adesso si ricorda di qualche occhio nero. Erano gli anni spensierati del boom economico, ed allora si viveva una vita di maggiore serenità e di maggior solidarietà... nonostante gli occhi neri. Ma in campo era un’altra cosa, ci si batteva con grande ardore finoalla fine. Ma poi si ritornava negli spogliatoi amici come prima, a volte, più di prima, felici se le cose erano andate bene, o col broncio se erano andate male. Ed in questo caso la colpa ricadeva sempre sulle spalle dell’arbitro reo di non aver fischia- to un rigore sacrosanto od una punizione su un fallo commesso dagli avversari, nell’azione in cui questi avevano segnato un goal. E le discussioni, a dire il vero poco serene, si protraevano fino alla do- menica successiva, quando scoccava l’ora fatale dello scontro, in cui si riaccendevano le rivalità mai sopite, tranne l’aplomb dei due



presidenti, che, dall’alto delle loro cariche, si scambiavano gentilez- ze, forse poco sentite, tanto che quando arrivavano negli spogliatoi le incitazioni a ‘Stavolta “dovete fargliela ingoiare” non potevano mancare mai. Ma veniamo alla storia! Nel 1971 nasce l’U. S. Solzago, su ispirazione dell’indimenticato Mario Ganzetti, allenatore, factotum instancabile. Tra i cofondato- ri ricordiamo i fratelli Trombetta, Gianni, Vittorio, Mario e Giulio. Primo presidente fu Antonio Bu- snelli, primo segretario Renato

Pozzoli. La sede fu scelta al Risto- rante Terme. Nel 1959 fu fondato il G. S. Tavernerio, il cui primo presidente fu Domenico Meroni. Due formazioni in uno stesso comune sono inevitabilmente alla base di un campanilismo sano (a volte mica troppo), ma comunque sfrenato. Il campo però è uno solo, il “Borella” di Solzago, inaugurato nel 1932 con la partita Como-Brescia (per la cronaca vinta dai lariani 1-0 e l’ingresso al costo di 5 lire). Alla presidenza del Solzago ven- ne eletto successivamente il dottor Carlo Bordoli, cui seguirà il dottor Pieradolfo Noseda e poi Giancarlo Livio. Alla presidenza del Taverne- rio si susseguirono i presidenti Ca- sati, Spinelli, Arturo Ceruti e Gildo Posca. Nella stagione 1963-64 il Taver- nerio passò in Prima Categoria, mentre il Solzago venne promosso in Seconda Categoria. In que- sti anni capitò di giocare per due volte all’anno i famosi derby di cui parliamo. A questo punto viene alla memoria un sacco di gente che questi “derbyes” li ha vissuti sul campo o dalla tribuna e che comunque hanno caratterizzato questi momenti che ho potuto vivere in prima persona, avendo per alcuni anni giocato nel Solzago, dove ho trovato tante per- sone che ancora porto nel cuore. Tra quelli non citati sin qui viene poi alla memoria il signor Alfredo Sozzi, titolare del Ristorante Terme, che ogni domenica imman- cabilmente ci rifocillava durante l’intervallo con un tè impagabile. E poi il silenzioso e correttissimo segnalinee Giuseppe Ganzetti, sempre presente e preciso nelle sue decisioni. Non possiamo dimenticare le frotte di ragazzi che nei vari anni anno fatto parte delle formazioni che hanno costituito l’ossatura delle squadre qui riprodotte in varie fo- tografie dell’epoca. Romano Meroni

