Radici Cristiane n. 119

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Editoriale

Dall’invasione migratoria alla guerra civile C’è un piano organizzato per destabilizzare l’Europa con l’invasione migratoria. Consiste nel distruggere gli Stati nazionali e le loro radici cristiane, per lasciar posto al “nulla armato”. Tra i responsabili, la classe dirigente postcomunista e sessantottina, le lobby, le massonerie ed i potentati finanziari. Ma la Divina Provvidenza non abbandonerà coloro che si oppongono a questi progetti demolitori. di Roberto de Mattei rmai anche i più riluttanti cominciano ad aprire gli occhi. Esiste un piano organizzato per destabilizzare l’Europa attraverso l’invasione migratoria. Questo progetto viene da lontano. Fin dagli anni Novanta, nel libro 1900-2000. Due sogni si succedono: la costruzione, la distruzione (Fiducia, Roma 1990), descrivevo questo progetto attraverso le parole di alcuni suoi “apostoli”, come lo scrittore Umberto Eco e il cardinale Carlo Maria Martini. Eco scriveva: «Oggi in Europa non ci troviamo di fronte ad un fenomeno di immigrazione. Ci troviamo di fronte a un fenomeno migratorio (…) e come tutte le grandi migrazioni avrà come risultato finale un riassetto etnico delle terre di destinazione, un inesorabile cambiamento dei costumi, una inarrestabile ibridazione che muterà statisticamente il colore della pelle, dei capelli, degli occhi delle popolazioni». Il cardinale Martini, da parte sua, riteneva necessaria «una scelta profetica» per comprendere che «il processo migratorio in atto dal Sud sempre più povero verso il Nord sempre più ricco è una grande occasione etica e civile per un rinnovamento, per invertire la rotta della decadenza del consumismo in atto nell’Europa occidentale». In questa prospettiva di “distruzione creatrice”, commentavo, «non sarebbero gli immigrati a doversi integrare nella civiltà europea, ma sarebbe al contrario l’Europa a doversi dis-integrare e rigenerare grazie all’influenza delle etnie che la occupano (...) è

O

«Siamo sull’orlo di una guerra civile», ha dichiarato Patrick Calvar (nella foto), capo della DGSI, la Direzione Generale della Sicurezza interna francese.

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il sogno di un disordine creatore, di una scossa simile a quella che diede nuova vita all’Occidente all’epoca delle invasioni barbariche per generare la società policulturale del futuro». Il piano era, e resta, quello di distruggere gli Stati nazionali e le loro radici cristiane, non per costruire un super-Stato, ma per creare un nonStato, un orrido vuoto, in cui tutto ciò che ha la parvenza di vero, di buono, di giusto, venga inghiottito nell’abisso del caos. La postmodernità è questa: non un progetto di “costruzione”, come era stata la pseudo-civiltà nata dall’umanesimo e dall’illuminismo e poi sfociata nei totalitarismi del XX secolo, ma una nuova e diversa utopia: quella della decostruzione e della tribalizzazione dell’Europa. Il fine del processo rivoluzionario che da molti secoli aggredisce la nostra civiltà è il nichilismo; il “nulla armato”, secondo una felice espressione di mons. Jean-Joseph Gaume (1802-1879). Gli anni sono passati e l’utopia del caos si è trasformata nell’incubo che stiamo vivendo. Ieri chi denunciava questo progetto veniva definito “profeta di sventura”. Oggi sentiamo dirci che si tratta di un processo inarrestabile, che deve essere “governato”, ma non può essere frenato. Lo stesso si diceva negli Settanta e Ottanta del ’900 del comunismo, finché non arrivò la caduta del muro di Berlino, a dimostrare che nulla è irreversibile nella storia, tranne forse la cecità degli “utili idioti”. Tra questi utili idioti sono sicuramente da annoverare i sindaci di New York, Parigi e Londra, Bill de Blasio, Anne Hidalgo e Sadiq Khan, che il 20 settembre, in occasione R A D I C I

C R I S T I A N E


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