
11 minute read
Alto Adige sotto attacco di Rodolfo de Mattei
by Radici Cristiane - Il mensile che si richiama ai valori perenni della Civiltà europea e occidentale
Alto Adige sotto attacco

Ma che succede nel cattolicissimo Alto Adige, terra di provata tradizione cattolica, patria delle Dolomiti, definite non a caso «cattedrali di roccia»? Diari filo-Lgbt, manuali “gender friendly”, “cattivi maestri” filomassoni in cattedra,… Eppure tutto fa parte di un preciso disegno, come è già stato precisato. Vediamo quale e perché.

Qualcosa pare esser drammaticamente cambiato nel cattolicissimo Alto Adige, trasformando velocemente la regione in uno dei centri più avanzati della sovversione morale e religiosa in Italia. L’Alto Adige è uno tra i luoghi più belli d’Italia ed una terra di provata tradizione cattolica, tanto che persino le Dolomiti sono state definite «cattedrali di roccia», ad indicare quanto qui la Fede sia radicata e sappia naturaliter informare di sé la vita quotidiana. Eppure, qualcosa pare esser drammaticamente cambiato, trasformando velocemente la regione in uno dei centri più avanzati della sovversione morale e religiosa nel Paese. I fatti parlano chiaro.
“Normalizzazione” Lgbt
Lo si è visto, per esempio, quando, all’inizio dell’anno scolastico, i genitori altoatesini sono insorti contro l’ennesima iniziativa tesa alla “normalizzazione” Lgbt: la nuova edizione di un popolare diario, il «DAI»,pubblicato in tre lingue e destinato ai bambini, raffigurava infatti in copertina un bacio tra due uomini. All’interno, criticatissime dai lettori, c’erano domande chiaramente allusive come: «Da dove credi che venga la tua eterosessualità? Quando e perché hai deciso di diventare eterosessuale?». Massima l’indignazione delle famiglie a fronte dell’oscena trovata, così “spiegata” sul sito dell’editore Raetia di Bolzano: «Il DAI nasce ogni anno da una collaborazione con numerosi giovani: sono loro a creare
di Rodolfo de Mattei
non solo il concetto grafico della copertina, ma anche i contenuti e le illustrazioni».
Nello specifico, come riferito dal quotidiano on line Alto Adige, il bacio gay è un lavoro di gruppo, cui hanno collaborato, tra gli altri, il liceo Pascoli, il liceo artistico Cademia di Ortisei, Young Caritas, il campo profughi Ex casa del lavoratore di Merano e Centaurus, l’unione che rappresenta ufficialmente gay, lesbiche, bisessuali, transgender, queer ed intersessuali in Alto Adige.
Giovanna Arminio, consigliera a Europa Novacella, una delle cinque circoscrizioni cittadine di Bolzano, ha denunciato l’inaccettabile messaggio sbattuto in faccia ai giovani studenti, commentando così l’iniziativa: «Appare evidente l’intento, in particolare di Centaurus, non solo di promuovere surrettiziamente le serate a tema del circolo Arcigay, ma di fare proselitismo tra giovani e giovanissimi, infilando all’interno del diario scolastico, luogo intimo e personale dello studente, messaggi subdoli, domande pretestuose, allusive, invadenti, in totale spregio della volontà dei ragazzi, ignari».
Scuole nel mirino
Quella del diario non è stata un’iniziativa casuale, una tantum, né un banale incidente di percorso, tutt’altro: fa parte di una strategia

studiata e meditata, che qualcuno, da quelle parti, sta ponendo in essere, giorno dopo giorno. A dirlo senza reticenze, è stato Wladimiro Guadagno, in “arte” Luxuria, lo scorso 13 maggio a Bolzano: «Se vogliamo sensibilizzare la popolazione – ha dichiarato – dobbiamo entrare anche nelle scuole, con un’informazione intelligente, sensibile e delicata. Che coinvolga docenti e studenti e che parli chiaro ai genitori. Voi non sapete quanta sofferenza può essere evitata a chi si sente “diverso”. Non sapete quel che ho patito io tra le mura della mia classe. Non è più possibile che i ragazzi si suicidino perché vengono insultati, derisi e presi di mira. Non vogliamo più avere sulla coscienza giovani vittime di un certo tipo di bullismo». Guadagno ha inoltre comunicato la collaborazione tra l’associazione no-profit Propositiv, operante nel settore della prevenzione delle malattie infettive sessualmente trasmissibili, Anddos, impegnata nella lotta alle discriminazioni da orientamento sessuale, e il movimento Lgbt di Trento, per promuovere un ampio piano di “normalizzazione” dell’omosessualità su più livelli.
Le scuole rappresentano, dunque, il campo di battaglia decisivo per l’epocale scontro culturale in atto. In tale scenario è quanto mai importante e necessario che i genitori e le famiglie tengano la “guardia alta” per controbattere colpo su colpo l’avanzata omosessista. L’opuscolo “Gender friendly”
Sempre a questo scopo, è stato messo a punto un vero e proprio compendio sul gender, destinato alle giovanissime altoatesine, dai 14 anni in su. Il manuale, intitolato «info!girls», è a distribuzione gratuita: viene stampato fin dal 2003 con l’obiettivo di diffondere informazioni su tematiche quali «il diventare donna, il corpo, le relazioni, i sentimenti, l’amore e la sessualità, la contraccezione e la gravidanza». A questa edizione han fatto seguito altre due pubblicazioni, nel 2007 e nel 2013, pubblicate sempre da Südtiroler Jugendring e curate dagli operatori del servizio di consulenza per giovani Young+Direct.
L’opuscolo, stampato in oltre 20.000 copie, è composto da oltre 200 pagine, in doppia lingua, italiano e tedesco, e contiene anche un
L’Alto Adige è uno tra i luoghi più belli d’Italia ed una terra di provata tradizione cattolica, tanto che persino le Dolomiti sono state definite «cattedrali di roccia», ad indicare quanto qui la Fede sia radicata e sappia naturaliterinformare di sé la vita quotidiana.
All’inizio dell’anno scolastico, i genitori altoatesini sono insorti contro l’ennesima iniziativa tesa alla “normalizzazione” Lgbt: la nuova edizione di un popolare diario, il «DAI», pubblicato in tre lingue e destinato ai bambini, raffigurava infatti in copertina un bacio tra due uomini.

Il compendio gender intitolato «info!girls» è destinato alle giovanissime dai 14 anni in su e rappresenta un autentico inno all’omosessualità, alla contraccezione, all’aborto ed alla pillola RU486.

L’opuscolo «info!girls» è stato realizzato col sostegno economico degli enti pubblici, quindi coi soldi di tutti: in particolare, dall’Ufficio Giovani in lingua tedesca, dell’Ufficio Famiglia, Donna e Gioventùdella città di Bolzano, dell’assessorato ai Giovani del Comune di Brunico e del Comune di Merano. glossario con termini e definizioni in ladino. La sua realizzazione è stata resa possibile col sostegno economico degli enti pubblici, quindi coi soldi di tutti: in particolare, dall’Ufficio Giovani in lingua tedesca, dell’Ufficio Famiglia, Donna e Gioventù della città di Bolzano, dell’assessorato ai Giovani del Comune di Brunico e del Comune di Merano.
«Info!girls» è un autentico inno all’omosessualità (che, si legge, «non è una malattia né tantomeno un reato. L’amore è un sentimento che spetta a tutti e che tutti hanno il diritto di provare»), alla contraccezione (definita un diritto anche per le minorenni, così da consentir loro di avere rapporti sessuali «senza pensieri»), all’aborto ed alla pillola RU486.
L’errore in cattedra
Purtroppo l’Alto Adige oggi non è sotto attacco solo nelle aule. Lo è anche nelle chiese, persino durante le celebrazioni liturgiche, dove pare sempre più diffuso un autentico abuso, quello di negare l’Eucarestia in bocca. Quanto alla dottrina cattolica, i “cattivi maestri” non mancano, neanche qui. èdocente di Questioni di teologia morale e pratica presso la sede di Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. èil prof. don Paul Renner, che insegna presso una struttura convenzionata col prestigioso ateneo, la Scuola Superiore di Sanità Claudiana di Bolzano. Il personaggio, 58enne, raramente è vestito da prete, preferisce abiti spesso sgargianti oppure tipici altoatesini: molto noto nella regione, lo è poco invece nel resto d’Italia. A casa propria riveste cariche autorevoli: insegna Scienze della Religione e di Teologia Fondamentale presso lo Studio Teologico Accademico di Bressanone; è direttore dell’Istituto di Scienze Religiose diocesano ed è incaricato della formazione degli insegnanti di religione per tutto l’Alto Adige; inoltre, è responsabile dell’Ufficio diocesano Cultura ed Educazione permanente. Da una figura così, con tutte queste responsabilità, ci si aspetterebbe quanto meno una dottrina salda, anzi granitica. Stupisce prender atto che non sia così. E addolora doverlo aggiungere al pur triste eppure affollato novero di quanti siano pronti a cavalcare i peggiori luoghi comuni contro la Chiesa e contro il Catechismo. A partire –come dubitarne? – dalla questione Lgbt. Non da oggi. Già in un’intervista rilasciata al quo-



tidiano Alto Adige nel 2000, dichiarò: «È sostanzialmente vero quanto sostengono molti e cioè che forse in futuro la Chiesa dovrà chiedere perdono per le discriminazioni e le sofferenze inferte alle persone con tendenza omosessuale».
E da qui eccolo vomitare accuse infamanti: «Roma l’hanno già rovinata i cattolici ferventi, senza dover attendere i gay». Ha nostalgia dei primi cristiani, ma solo perché almeno loro «si accontentavano di rimanere defilati e scavavano catacombe», non come al giorno d’oggi, quando «l’incidenza ed a volte l’invadenza del Vaticano nella politica rimane fortissima», commenta sconsolato. Ancora nel 2004, in un’altra intervista sempre per l’Alto Adige, non esitò a mostrarsi favorevole al riconoscimento delle unioni civili, etero e omosessuali, sia pur distinguendole formalmente da quelle sposate.
«I massoni? Filantropi»
Di lui nel 2006 si è occupata anche GoiTv, la televisione della massoneria. L’occasione per un’intervista giunse dall’annuale Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia, svoltasi al Palacongressi di Rimini dal 31 marzo al 2 aprile 2006. Don Renner vi partecipò nella veste di oratore, definendo crocifisso e grembiulini compatibilissimi, al punto da ritenere superate divisioni e incomprensioni.
Posizione ribadita anche nel suo libro, Frontiere/Grenzen: Vita freelance di un prete felice (Il Margine, Trento 2006): «I massoni sono un’organizzazione (o una serie di organizzazioni) di persone votate al progresso culturale e spirituale, che si impegnano nella filantropia» e questo, secondo lui, basterebbe a rendere i contrasti con la Chiesa roba del passato. è voce comune che anch’egli sia affiliato alla confraternita, anche se lui, si limita a sostenere «la possibilità di una duplice appartenenza alla chiesa e alla massoneria» (op. cit., p. 204).
Don Renner pare “dimenticare” la Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 26 novembre 1983 con specifica approvazione di papa Giovanni Paolo II, tuttora in vigore. In essa si ribadiscono la condanna dell’appartenenza alle logge: «I loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la Dottrina della Chiesa – si legge – perciò l’iscrizione ad essa rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione».
«Gesù? Un laico»
Sconcertante è anche quanto dichiarato nella predetta circostanza alla tv della massoneria: «Gesù è un laico, non è mai diventato sacerdote, non ha mai esercitato il culto. Raduna intorno a sé altri laici, avvia un movimento laicale, che poi ha assunto anche una sua fisionomia clericale, ma la Chiesa è una realtà laica». Per questo non deve «fare proseliti».
Il prof. don Paul Renner, docente in Università Cattolica, presso l’Istituto di Scienze Religiose diocesano e responsabile dell’Ufficio Cultura ed Educazione permanente per la Diocesi di Bolzano, sulla questione Lgbt ha scelto di cavalcare i peggiori luoghi comuni contro la Chiesa e contro il Catechismo.

Don Renner auspica l’insegnamento della religione islamica nelle scuole, anzi sembra infastidirlo alquanto l’idea che una religione possa dirsi vera e, di conseguenza, le altre false, benché in questo le Sacre Scritture siano chiare: Gesù Cristo è «Via, Verità e Vita» (Gv14,6) e non altri.

Qui don Renner dimostra di non tenere in alcun conto l’istituzione dell’Eucaristia –, né san Tommaso (che, nel Commentarium in epistolam ad Hebraeos, scrisse: «Solo Cristo è il vero Sacerdote, mentre gli altri sono i suoi ministri» e nella Summa Theologiae precisò: «Cristo è la fonte di ogni sacerdozio»)–, Né il Catechismo della Chiesa Cattolica, che al n. 1544 afferma con chiarezza: «Tutte le prefigurazioni del sacerdozio dell’Antica Alleanza trovano il loro compimento in Cristo Gesù, unico mediatore tra Dio e gli uomini». Quanto al far proseliti, val la pena ricordare quanto scritto da Benedetto XVI nell’Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini al n. 91: «La Chiesa è missionaria nella sua essenza. Non possiamo tenere per noi le parole di vita eterna che ci sono date nell’incontro con Gesù Cristo». Ed ancora al n. 93: «La missione della Chiesa non può essere considerata come realtà facoltativa o aggiuntiva della vita ecclesiale. È necessario dunque riscoprire sempre più l’urgenza e la bellezza di annunciare la Parola per l’avvento del Regno di Dio, predicato da Cristo stesso».
Tutta colpa della Chiesa…
Ma questo probabilmente sfugge al sacerdote altoatesino, talmente infervorato dalla prospettiva del dialogo interreligioso da auspicare l’insegnamento della religione islamica nelle scuole, convinto che ciò possa costituire un «deterrente» contro il terrorismo anziché l’innesto di elementi totalmente estranei alla nostra cultura. Del resto, sembra infastidirlo alquanto l’idea che una religione possa dirsi vera e, di conseguenza, le altre false, benché in questo le Sacre Scritture siano chiare: Gesù Cristo è «Via, Verità e Vita» (Gv 14,6) e non altri. Ma don Renner rilancia in un’intervista per il quotidiano L’Adige: «I primi a scatenare l’odio religioso siamo stati noi cristiani», colpa nostra quindi, contro ogni evidenza storica, a partire dal sangue dei martiri, sgorgato copioso sin dalle origini ed ancora oggi versato in molte parti del mondo.
Che una persona con tali convinzioni sia stata posta ad insegnare agli studenti universitari, ai futuri insegnanti di religione, all’Istituto di Scienze Religiose e debba curare settori strategici come Cultura ed Educazione permanente nella propria Diocesi suscita più di una perplessità. Come è possibile? Che ne pensano il vescovo di Bolzano e la Congregazione per la Dottrina della Fede?
A fronte di tutto questo, è più che lecito chiedersi: che ne sarà del cattolicissimo Alto Adige?