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La Basilica del Parmigianino di Lorenzo Benedetti

La Basilica del Parmigianino

Nella foto, la statua del Parmigianino in Piazza della Steccata, eretta nel 1879 da Giovanni Cherici: pare che osservi con sguardo estatico e sottilmente compiaciuto le possenti mura dell’antistante Basilica dedicata a Santa Maria, quasi incredulo dei capolavori con i quali ha adornato quel magnifico luogo di culto.

Incastonata come una gemma fra le case, la splendida Basilica di Santa Maria della Steccata sorse grazie ad un atto di devozione popolare e nel corso dei secoli acquisì una tale rilevanza da legare inestricabilmente il suo nome alla storia locale, italiana ed europea.

di Lorenzo Benedetti

Immortalato nel marmo della statua eretta in suo onore nel 1879 in piazza della Steccata a Parma, Girolamo Mazzola, meglio conosciuto come il Parmigianino, osserva con sguardo estatico e sottilmente compiaciuto le possenti mura dell’antistante Basilica dedicata a Santa Maria, quasi incredulo dei capolavori con i quali ha adornato quel magnifico luogo di culto. Incastonata come una gemma fra le case, la splendida chiesa nacque da un atto di devozione popolare e nel corso dei secoli acquisì una tale rilevanza da legare inestricabilmente il suo nome alla storia locale, italiana ed europea.

Tre vergini sagge e tre vergini stolte è un grande affresco del Parmigianino, databile al 15311539 e conservato nella volta del presbiterio della basilica di Santa Maria della Steccata

L’originario Oratorio

Anticamente, nel punto ove oggi sorge la Basilica, si trovava un oratorio dedicato a San Giovanni Battista, molto venerato in città. Questo oratorio, nel XIV secolo, divenne sede di una Confraternita con la missione di fornire una dote a giovani fanciulle appartenenti a nobili famiglie decadute e dunque impossibilitate a sposarsi ed entrare in società. Ogni anno veniva estratto a sorte il nome di una ragazza, alla quale sarebbe stato destinato il tesoro raccolto nel corso dell’anno attraverso offerte, donazioni ed oculati acquisti e ciò salvò molte giovani da una vita di stenti. Alla fine del secolo, sulla facciata dell’oratorio venne affrescato un dipinto di Maria Allattante: questa Madonna operò numerosi miracoli, tanto che i parmigiani accorrevano a frotte ogni giorno per toccarla e chiedere una grazia.

I congregati recintarono dunque il perimetro intorno all’immagine con uno steccato, ma l’afflusso devozionale non diminuì. Fu così che, acquistato il terreno, nel 1521 decisero di erigere un magnifico santuario per custodire ed esaltare il miracoloso dipinto: nasceva così la chiesa della Steccata.

La leggenda vuole che il progetto della chiesa fosse stato disegnato da Leonardo da Vinci in persona; altri, tra cui il Vasari, ritennero fosse stata edificata «con disegno ed ordine di Bramante»: certo è che i lavori iniziarono nel 1521 sotto gli architetti Zaccagni di Torrechiara. Partendo dal probabile progetto bramantesco, padre e figlio realizzarono una perfetta croce greca chiusa da quattro immensi absidi e sormontata dalla cupola ricoperta di bronzo. Nella costruzione intervennero famosi artisti, quali il Correggio ed Antonio da Sangallo il giovane, inviato a Parma da papa Clemente VII per controllarne le difese militari: curiosamente divenne architetto prediletto di Paolo III Farnese.

Nel 1527, Sangallo iniziò i lavori per l’innalzamento della maestosa cupola e così si diede contemporaneamente avvio alle decorazioni interne, che fanno della Steccata un autentico gioiello nel cuore di Parma.

L’incantevole interno

Lo stupore lascia spazio all’emozione ed alla riverenza appena si accede alla chiesa attraverso il portone ligneo, sovrastato da due angeli in rilievo sul marmo che recano la croce dell’Ordine Costantiniano, proprietario della Basilica: lo sguardo viene subito rapito e meravigliato dal presbiterio, trionfo del manierismo che racchiude la Madonna Allattante in un maestoso altar maggiore decorato con fregi monocromi, colonne tortili in marmo policromo, putti, volute e raggi, tripudio celebrativo della Vergine.

Nella foto, la Pietà di Tommaso Bandini, eretta dal duca Carlo III in memoria di Maria Luigia d’Austria nel 1851, a quattro anni dalla morte.

Nel tempo, la Basilica di Santa Maria della Steccata accrebbe il proprio prestigio e fu arricchita con una meravigliosa sagrestia in legno (nella foto).

Volgendo gli occhi attorno, la chiesa ospita ai lati dell’ingresso il sepolcro del conte di Neipperg, secondo marito morganatico di Maria Luisa d’Austria – molto amata dai parmigiani e nota come Maria Luigia –, duchessa della città e vedova di Napoleone. Specularmente si trova la candida Pietà di Tommaso Bandini, eretta dal duca Carlo III in memoria di Maria Luigia nel 1851, a quattro anni dalla morte.

Alzando gli occhi al cielo, sorprende la cupola bordata d’oro e circondata da dodici finestre che illuminano l’Assunzione di Maria, opera di Bernardino Gatti: attorniata da un vortice di santi fra le nuvole, Maria sale slanciata verso l’oro celeste da dove vigila sui suoi devoti.

Camminando lungo le pareti dipinte con immagini monocrome ed ornate di capitelli dorati, si giunge al magnifico presbiterio, coronato dal capolavoro del Parmigianino. La fama dell’artista resta legata infatti alla sua opera nella Steccata, di cui gli venne affidata l’intera decorazione pittorica. Nel sottarco sopra l’altare impiegò nove anni per dipingere Tre vergini savie e tre vergini stolte: la parabola di Matteo 25,13 allude certamente all’operato della Confraternita commissionante, in quanto le fanciulle che si fossero rivelate stolte violando la castità avrebbero trovato chiuse le porte.

Il lungo lavoro consumò il pittore, il quale realizzò anche quattro monocromi di Adamo, Eva, Mosè e Aronne, che sembrano vere statue pronte a muoversi; ma dopo il completamento con dieci rosoni dorati, Parmigianino fu accusato dai canonici di aver sottratto parte dell’oro e fu sostituito con Giulio Romano, allievo di Raffaello. Non appena appresa la notizia, dal carcere Parmigianino scrisse al rivale, intimandogli di non rubargli la sua opera e questi, intimorito, inviò solo i cartoni con i disegni per il nicchione del presbiterio, poi affidati a Michelangelo Anselmi.

Nel tempo, la chiesa accrebbe il proprio prestigio e fu arricchita con una meravigliosa sagrestia in legno e con due organi a canne, tra cui un Antegnati del 1547. Difficile, di fronte a tanta bellezza, non essere mossi a sincera devozione.

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