
7 minute read
Chiese “in dismissione” di Francesco Corradi
by Radici Cristiane - Il mensile che si richiama ai valori perenni della Civiltà europea e occidentale
Chiese “in dismissione”
Sono sempre più i casi di chiese “in dismissione”: a Grintorto di Agazzano, nel Piacentino, la chiesetta intitolata a San Michele Arcangelo, ancora consacrata, potrebbe andare ad un privato al prezzo di un monolocale. Negli ospedali romani, in virtù di un protocollo d’intesa tra l’Asl 1 ed il Tavolo Interreligioso, le cappelle potrebbero essere trasformate in sale di preghiera “polivalenti”. Ed anche dove gli edifici sacri restano tali, come a L’Aquila, le “novità” introdotte, arbitrariamente e senza motivo, ne compromettono gravemente la coerente linearità architettonica, decorativa,… e soprattutto spirituale.

di Francesco Corradi
Èaccaduto nel Piacentino, a Grintorto di Agazzano, al confine tra Valtidone e Valluretta: qui la chiesetta intitolata a san Michele Arcangelo, risalente al XII secolo ed ancora consacrata, potrebbe presto passare, così com’è, nelle mani di un privato «al prezzo di un monolocale di periferia», come lamentano i fedeli, contrarissimi. A decidere di venderla perché «inutilizzata», sarebbe stato proprio l’Ufficio diocesano per i Beni Culturali. L’acquirente, che sarebbe già in possesso delle chiavi, si sarebbe impegnato a non limitarne l’utilizzo liturgico ed a garantirne cura e manutenzione.
Tuttavia, immediata è stata la replica della comunità locale, che ha davvero mal digerito la notizia: circa cinquemila firme contro l’operazione (criticata, anche perché – si lamenta – «avvenuta in silenzio»)sono state raccolte, depositate in Curia ed inviate al Vescovo della Diocesi competente, quella di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio. Inoltre, ci si è rivolti alla stampa ed è stato aperto un profilo Facebook «Chiesa di Grintorto Comunità». Tutto questo, per spiegare come l’edificio sacro, dichiarato di interesse storico-artistico dieci anni fa, si trovi in un ottimo stato di conservazione, sia tutt’altro che abbandonato e venga ancora utilizzato per matrimoni, funerali e Messe di suffragio. Ogni primo sabato del mese, alle ore 18, vi ha inoltre luogo una celebrazione liturgica. La stessa organizzazione cattolica dei Templari di San Bernardo si è detta disponibile a prestare servizio nella struttura (come già ha fatto a Borgotrebbia), assicurandone il presidio e
èaccaduto nel Piacentino, a Grintorto di Agazzano, al confine tra Valtidone e Valluretta: qui la chiesetta intitolata a san Michele Arcangelo (nella foto), risalente al XII secolo ed ancora consacrata, potrebbe presto passare, così com’è, nelle mani di un privato «al prezzo di un monolocale di periferia», come lamentano i fedeli, contrarissimi.

L’Ufficio diocesano per i Beni Culturali avrebbe deciso di vendere la chiesetta di Grintorto, perché «inutilizzata». A giudicare dalla foto, non si direbbe…
Immediata è stata la replica della comunità locale alla notizia della messa in vendita della chiesetta di Grintorto: circa cinquemila firme sono state raccolte contro l’operazione, depositate in Curia ed inviate al Vescovo della Diocesi competente, quella di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio. l’utilizzo, a patto però ch’essa resti diocesana e non divenga proprietà privata.
La diffidenza dei fedeli parte da lontano: nel 2008 allo stesso privato, che ora vorrebbe la chiesetta, fu già venduta la canonica con alcune prescrizioni: una della Sovrintendenza, che ne chiedeva un sollecito restauro, e due della Curia, che voleva la realizzazione dei servizi igienici e di un ripostiglio. Però la comunità locale osserva come nulla di tutto questo sia stato fatto, evidenziando anzi tutt’attorno uno stato di degrado con erbacce alte, rovi e canne di bambù mai potate. Senza che alcuno, al momento, abbia mosso osservazioni. Ora la gente teme, tra l’altro, che un privato possa concedere l’uso della chiesa anche ad altre confessioni, oltre a quella cattolica, o destinarla a fini non propri. Perché procedere all’acquisto senza limitarsi piuttosto, com’è consuetudine, ad una donazione di pari o anche inferiore importo, come tanti han fatto, anche in passato, pretendendo al massimo d’esser ricordati su di una lapide o di una targa?
Tanti gli interrogativi rimasti senza risposta ed è questo ad impensierire: il timore che Grintorto possa rivelarsi il prototipo di una serie di iniziative analoghe anche oltre i confini della Diocesi di Piacenza-Bobbio… Le sale di preghiera “polivalente”
Ma non basta: l’edizione romana del quotidiano Repubblica lo scorso luglio ha diffuso una notizia non meno inquietante. èstato firmato un protocollo d’intesa tra l’Asl 1 ed il Tavolo Interreligioso di Roma, per promuovere negli ospedali uno spazio «modulabile» multiculturale e multireligioso. Le cappelle sarebbero destinate a sparire, per far posto a questo luogo di preghiera “polivalente”, per così dire, utilizzabile indifferentemente da cattolici o ebrei, musulmani o buddhisti, ortodossi e protestanti o induisti. A settembre è stato emesso un bando per un concorso

d’idee rivolto agli architetti e c’è chi ha già pensato al «Santo Spirito» o al «San Filippo Neri» quali strutture ospedaliere pioniere del sincretismo spinto, per poi estendere questa sorta di supermercato dello spirito anche ad altre strutture.
In ogni caso sarà una delle tante commissioni di valutazione, composta da esperti e da esponenti delle varie religioni, a valutare le varie proposte ed anche ad attivare «forme di collaborazione con università, associazioni e ordini professionali interessati a realizzare e diffondere le finalità del protocollo». I fautori del “politicamente corretto” non intendono insomma perdere tempo in quest’ansia da egualitarismo religioso, dove tutto appare indistinto, assolutamente uguale, informe, indifferente e, dunque, privo di identità, irrilevante.
“Novità” non richieste
Che tuttavia non si possa modificare una chiesa a proprio piacimento pare che in molti se lo stiano scordando. Specie quando di mezzo vi sia una Basilica. E specie quando l’edificio sacro sia vincolato e posto sotto la tutela del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Ciò che di per sé dovrebbe essere evidente, benché pare che qualcuno, a volte, tenda a dimenticarsene.
Così vasto e vibrato sconcerto han suscitato a L’Aquila le “novità” introdotte all’interno della Basilica di San Bernardino, monumento nazionale di proprietà del Fondo Edifici di Culto: molti fedeli han fatto notare come gli interventi qui effettuati ne compromettano gravemente la coerente linearità architettonica e decorativa, tipicamente barocca. Un avvocato ha inviato addirittura in merito una segnalazione scritta alla Procura della Repubblica.
Cosa fa problema? Ad esempio, il nuovo, ingombrante altare e l’ambone, entrambi in pietra bianca, il primo posto proprio al centro del presbiterio, il secondo sistemato ad incastro sulla scalinata del medesimo. Questi sono di tale impatto visivo ed estetico, da alterarne e peggiorarne la prospettiva. Di per sé, per interventi del genere, serve l’autorizzazione della Sovrintendenza; la quale a sua volta non può però concedere gli scempi…
Dimensioni e peso di queste aggiunte, benché posticce, le rendono pressoché inamovibili, quindi definitive, così da modificare sostanzialmente e permanentemente l’assetto del

Vasto e vibrato sconcerto han suscitato a L’Aquila le “novità” introdotte all’interno della Basilica di San Bernardino (nella foto su licenza Creative Commons). A far problema sono l’altare e l’ambone, di tale impatto visivo ed estetico, da alterarne la prospettiva.
Nella foto, l’interno della Basilica di San Bernardino a L’Aquila (su licenza Creative Commons). Sono stati letteralmente smontati ed asportati anche i cancelli lignei settecenteschi, posti in corrispondenza alle aperture della balaustrata, che ne è risultata così spogliata ed impoverita. bene sottoposto a vincolo di tutela. Non solo: sono stati letteralmente smontati ed asportati anche i cancelli lignei settecenteschi, posti in corrispondenza alle aperture della balaustrata, che ne è risultata così spogliata ed impoverita.
Un urgente ripensamento
Si tratta di provvedimenti oltre tutto inutili, poiché da anni v’era già l’arredo sacro necessario per celebrare secondo le esigenze post-conciliari, arredo non invasivo e molto più discreto. Non era necessario rimpiazzarlo con questo, ingombrante e decisamente “impegnativo”. èdel tutto infondato, pertanto, parlare di un “adeguamento liturgico”, argomentazione in ogni caso irrilevante anche per la tutela dei beni culturali, cui interessa solo che non venga in alcun modo alterato l’edificio posto sotto vincolo. Anche nella Chiesa lo scorso 5 luglio il card. Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nel corso della conferenza sulla «Sacra Liturgia» da lui tenuta a Londra, ha autorevolmente invitato a cambiar registro: ha precisato esser «di primaria importanza ritornare al più presto possibile ad un orientamento comune dei preti e dei fedeli, rivolti insieme nella stessa direzione – verso Est o per lo meno verso l’abside –verso il Signore che viene, in tutte le parti del rito in cui ci si rivolge al Signore. Questa pratica è permessa dalle regole liturgiche attuali. Essa è perfettamente legittima nel nuovo rito. In effetti, penso che una tappa cruciale è di fare in modo che il Signore sia al centro delle celebrazioni». Parole chiarissime. Ancor più, dunque, tanto zelo nel far a L’Aquila l’esatto contrario appare del tutto ingiustificato.
Tutto questo, a detta di molti, rende urgente un ripensamento e la conseguente rimozione delle modifiche introdotte, ripristinando la situazione preesistente. Al più presto possibile. Ma pare che, contro ogni ragionevolezza, il vento tiri in direzione opposta…
