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Lorenzo Lotto di Sara Magister
by Radici Cristiane - Il mensile che si richiama ai valori perenni della Civiltà europea e occidentale
Lorenzo Lotto
Èconsiderata uno dei capolavori di Lorenzo Lotto, la tela Nozze mistiche di santa Caterina con il donatore Niccolò Bonghi. Il culmine dell’evento sacro è nel gesto cerimoniale della mistica unione nuziale e il blu intenso e prezioso delle maniche di Maria e della Santa accompagna l’occhio in profondità nel centro della composizione, verso quell’anello che è il vero punto di fuga dell’intera costruzione prospettica ed il segno mistico su cui lo spettatore è invitato a meditare.
di Sara Magister
Tra tutte le opere compiute da Lorenzo Lotto a Bergamo ve n’è una, considerata da molti il suo vero capolavoro. Curiosamente non è una pala di un pubblico altare, un contesto in cui l’artista veneziano si era sempre espresso più che bene, ma una tela a destinazione privata. Le circostanze della sua realizzazione però la dicono lunga sulle difficoltà economiche in cui l’artista si era trovato in una città, che pur nell’entroterra della Serenissima, evidentemente non lo aveva del tutto compreso. La tela, infatti, fu commissionata dal padrone di casa del Lotto, il mercante Niccolò Bonghi, raffigurato a sinistra, in cambio di un intero anno di rate d’affitto non pagate.
Lo sposalizio mistico
Il tema raffigurato, lo sposalizio mistico della bella principessa Caterina d’Alessandria con il Bambino Gesù, si era sviluppato nel Medioevo ed era particolarmente caro al mondo delle corti trecentesche, per il lignaggio aristocratico della Santa. Ma in questa tela, firmata e datata 1523, Lorenzo Lotto controbilancia l’opulenza delle vesti e dei gio-


ielli della Santa con un contesto d’insieme sobrio, quasi privo di colore, ma non per questo meno raffinato.
In verità la parte superiore della tela è stata decurtata di un paesaggio, raffigurante quel monte Sinai dove riposa il corpo della Santa, che si vedeva un tempo attraverso il profilo della finestra. Rimangono invece sul davanzale due di quei tappeti turchi, che solo Venezia poteva facilmente ottenere, grazie ai suoi traffici con l’Oriente. La causa della perdita è raccontata dal Ridolfi nelle sue Vite dei pittori veneti (1648): durante l’occupazione francese di Bergamo, tra il 1527 e il 1528, la tela a destinazione privata fu portata nella chiesa di S. Michele per proteggerla, ma, incurante del luogo sacro, un soldato francese, che si era invaghito del paesaggio sullo sfondo, lo recise e se lo portò via. L’evento sacrilego non dovette intaccare di molto l’evidente qualità dell’opera, se, nonostante il pezzo mancante, ancora nel 1793 viene lodata da un altro biografo degli artisti veneziani, il Tassi, come «fra le più perfette» del Lotto, per l’esattezza del disegno, le forme aggraziate e soprattutto per la «viva espressione de’ volti».
Dal serioso donatore, rigido e statico per la sua posizione frontale, si sviluppa una serie concatenata di movimenti in diagonale discendente, che culminano nel gesto legato alla consegna dell’anello, per poi sciogliersi nei vortici delle vesti della Santa inginocchiata. I gesti del Bonghi, di stupore di fronte al Mistero che si rivela, sono controbilanciati dalle braccia conserte dell’angelo in contemplazione, quello stesso che aiuterà la Santa in varie occasioni della sua vita.
Il vero fulcro
I toni grigi, quasi monocromi, dell’ambiente e dei due personaggi laterali, servono in realtà a portare alla ribalta il gruppo centrale, vero fulcro della narrazione e del significato della scena. Ed è proprio qui che


trionfa il colore, talmente vivo da portare nel presente del mondo reale l’evento raffigurato. Nelle figure di Maria, del Bambino e della Santa il Lotto esprime al meglio la sua vivacissima tavolozza, tutta giocata su colori intensi, vellutati, saturi e smaltati, accostati sapientemente nei toni caldi e freddi in maniera da non causare fastidiosi stridori ma un dinamico equilibrio di continui rimandi, che servono a creare un elegante ordine compositivo, ma soprattutto a costruire la profondità dello spazio. Perché l’ambiente ove sono affastellati i personaggi è in realtà angusto, stretto, spinto in avanti dalla parete di fondo, ma è proprio per contrasto con questo che sembrano ancor più vive le figure presenti, secondo una strategia visivo-compositiva di cui un secolo dopo farà tesoro il grande Caravaggio.
Il culmine dell’evento sacro è nel gesto cerimoniale della mistica unione nuziale e il blu intenso e prezioso delle maniche di Maria e della Santa accompagna l’occhio in profondità nel centro della composizione, verso quell’anello che è il vero punto di fuga dell’intera costruzione prospettica ed il segno mistico su cui lo spettatore è invitato a meditare. Da buon veneziano, il Lotto non struttura la spazialità prospettica con il rigore del disegno geometrico, bensì con la potenza visiva, plastica ed emotiva del colore. A corona del gesto sacro, muovono invece verso l’esterno gli intensi toni caldi dei gialli e dei rossi, che fanno risaltare le figure dallo sfondo in tutta la loro volumetria, spingendole verso lo spazio dello spettatore.
Questi è coinvolto direttamente nella scena, da quegli sguardi intensi e diretti del donatore, della Vergine e della Santa principessa, a cui è impossibile sottrarsi. Siamo di fronte a una vera e propria Sacra Rappresentazione in presa diretta, i cui protagonisti sono persone vere, non idealizzate, ma che la potenza visiva ed emotiva del colore esalta in tutta la loro dignità sacrale.
