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L’anello di Giovanna d’Arco di Anne Bernet
by Radici Cristiane - Il mensile che si richiama ai valori perenni della Civiltà europea e occidentale
Storia L’anello di Giovanna d’Arco
Fondata da Philippe de Villiers nel 1978 nel cuore della Vandea militare, la “Cinéscénie” del parco di Puy-du-Fou ha suscitato al contempo un vasto interesse tra il pubblico e l’irritazione degli ambienti intellettuali e politici, poco desiderosi di veder glorificata l’epopea controrivoluzionaria. L’aver recuperato, nel marzo scorso, l’anello di santa Giovanna d’Arco ha rinfocolato vivaci polemiche, ma anche suscitato grandi speranze.

di Anne Bernet
Tutto ebbe inizio alla fine degli Anni Settanta, allorché Philippe de Villiers acquisì, nel Comune vandeano di Épesses, i resti del castello di Puy-du-Fou, dimora rinascimentale in stile italiano, un tempo proprietà dell’omonima famiglia, incendiato nel 1794 dalle «colonne infernali», che batterono la regione palmo a palmo, bruciando tutto e compiendo massacri al proprio passaggio. Del maniero restano parti di mura maestose, le cui finestre si spalancano sul vuoto, ricordo delle atrocità commesse in Vandea dall’esercito repubblicano e delle devastazioni che le accompagnarono.
La storia della Vandea
Legato alla sua terra ed al suo passato, ad un tempo terribile e glorioso, il visconte de Villiers ambiva a farne rivivere la storiamediante uno spettacolo di genere inedito in Francia, spettacolo di suoni e di luci, sfruttando tecnologie avanzate ed effetti cinematografici per dare al pubblico l’impressione d’assistere veramente agli eventi storici qui avvenuti, sino al culmine, l’incendio che divorò la dimora, opportunamente ricostruito. L’intera storia della Vandea viene qui narrata attraverso le sorti di una famiglia di contadini della zona, i Maupillier, dal Medioevo alla guerra del 1914, ponendo l’accento – ciò che non è mai stato fatto – sulla rivolta del 1793, sulle sue vittorie, poi sulla sua spietata repressione. A tal scopo, mancando all’epoca i mezzi economici, la Cinéscénie, sorta di rappresentazione cinematografica su grande scala, si affidò alla buona volontà dei volontari del posto. A centinaia, anzi a migliaia
Alla fine degli Anni Settanta, Philippe de Villiers acquisì, a Épesses, i resti del castello di Puy-du-Fou, incendiato nel 1794 dalle «colonne infernali». Del maniero restano parti di mura maestose, ricordo delle atrocità commesse in Vandea dall’esercito repubblicano e delle devastazioni che le accompagnarono.
L’intera storia della Vandea viene narrata a Puy-du-Fou, raccontando le sorti di una famiglia di contadini della zona, i Maupillier, dal Medioevo (nella foto sopra) al XX secolo. La ricostruzione storica proposta a Puy-du-Fou pone l’accento sulla rivolta della Vandea cattolica del 1793, sulle sue vittorie e sulla sua spietata repressione. si presentarono i candidati, disposti a far rivivere il glorioso calvario dei loro antenati: oggi sono 3.600 i protagonisti di quest’avventura. Grazie al loro coinvolgimento ed alla loro dedizione, essi ogni estate danno tosto vita a spettacoli notturni di grandezza e splendore senza eguali, in grado di conquistarsi fama prima nazionale, poi internazionale. Le folle sono accorse a Puy-du-Fou.
L’impegnodi Philippe de Villiers sulla scena politica contribuisce alla notorietà del luogo. Dopo aver fatto rumore, presentando le dimissioni dalla Prefettura nel 1981 con l’ascesa al potere di Mitterrand, de Villiers è divenuto una figura emblematica per un’opposizione di Destra di matrice cattolica, che non si riconosce né nel Front National demonizzato e marginalizzato, né in una minoranza parlamentare troppo disposta al compromesso ed a connivenze coi socialisti, in particolare sulle questioni sociali.

Il fondatore
Candidatosi pervicacemente ad ogni elezione presidenziale, Villiers non ottiene risultati significativi, né abbastanza deputati per influire sugli orientamenti politici della Francia. Accusato talvolta di fare il gioco del sistema, dividendo l’elettorato della “vera” Destra, Villiers non è meno attaccato dalla Sinistra e caricaturizzato dai media come aristocratico fanatico e bigotto, nostalgico di un ridicolo ancien régime… Tali campagne astiose e calunniose, talvolta davvero odiose, sino all’eccesso, provano come i suoi successi, locali ma incontestabili, distur-

bino il microcosmo benpensante parigino, che aspira ad imporre ai Francesi esclusivamente il proprio modo di vedere.
In effetti, a livello locale, per lui prodigioso trampolino verso quello internazionale, Villiers passa di trionfo in trionfo. Eletto nel 1988 presidente del Consiglio Generale della Vandea, in modo estremamente simbolico alla vigilia del bicentenario della Rivoluzione, resta in carica sino al 2010, quando problemi di salute lo indussero a ritirarsi dalla vita politica. Durante questo lungo periodo, ha dato al suo Dipartimento uno splendore ed una visibilità inediti. Puntando con audacia sull’ingresso nella modernità e sulle innovazioni di punta – scelta proficua sul piano economico e turistico –, egli si dà come missione quella di rivelare alla Francia ed al mondo cosa sia stata la guerra di Vandea che la Storia ufficiale, per due secoli, s’ingegnava di nascondere oppure di presentarne gli eroi ed i martiri come “briganti” ignominiosamente insorti contro la Patria e contro i Lumi della repubblica e della Rivoluzione. Non riuscendo a vincere alle urne, Villiers sposta la lotta sul terreno culturale e svela all’opinione pubblica quanto estese siano state le menzogne storiche propinatele. Poco a poco, la cappa di plumbeo silenzio comincia a presentare delle crepe e permette di raccontare come il periodo del Terrore, in Vandea, sia stato l’origine di tutti i totalitarismi e genocidi moderni. èstato questo, in sostanza, il tenore del discorso dagli spunti profetici, pronunciato nel 1993 da Solženicyn a Lucs-sur-Boulogne, villaggio emblematico per i martirii, in occasione dell’inaugurazione del Memoriale della Vandea. Anche altre realizzazioni – il Museo della Vandea, il Centro vandeano di ricerca storica, il Rifugio di Grasla, la dimora di La Chabotterie –han fatto e fanno conoscere il dramma di questa regione.

La «Cinéscénie»
Contemporaneamente, Puy-du-Fou si è trasformato. Se la Cinéscénie, rinnovata ogni anno, riscuote sempre il medesimo successo, dal 1989 fa parte del Grande Parco, un insieme di attrazioni storiche spettacolari, che vanno dal martirio
Il Grande Parco, di cui fa parte la Cinéscénie, è un insieme di attrazioni storiche spettacolari, che vanno dal martirio dei primi cristiani alla vita quotidiana in un villaggio del 1900, passando attraverso un attacco vichingo (nella foto).
Si succedono giostre medioevali, numeri di falconeria, ristoranti ed hotel a tema, negozi di souvenir. Per ben due volte, il complesso è stato riconosciuto come il miglior parco d’attrazione al mondo.

dei primi cristiani alla vita quotidiana in un villaggio del 1900, passando attraverso un attacco vichingo. Si succedono giostre medioevali, numeri di falconeria, ristoranti ed hotel a tema, negozi di souvenir. Per ben due volte, il complesso è stato riconosciuto come il miglior parco d’attrazione al mondo. Al di là dei positivi riscontri economici, esso rappresenta un nuovo tipo di approccio al «dovere della memoria», privilegiato dal signor de Villiers ma assolutamente lontano dal «politicamente corretto». Il caso dell’anello di Giovanna d’Arco ne è un caso evidente.
L’anello
Catturata a Compiègne nell’autunno del 1430, Giovanna d’Arco, venduta agli Inglesi, venne privata dei suoi beni, tra i quali un anello d’ottone con incise le iniziali di Gesù e di Maria, dono dei suoi genitori, un dono cui lei era molto legata. Ripetute volte durante il processo il Vescovo Cauchon evoca quest’anello per farlo credere un oggetto magico e presentare così Giovanna come una strega. Questo dettaglio, che rivela la strategia seguita dall’accusa, ha catturato l’attenzione di Jacques Trémolet de Villers, grande avvocato penalista, recente autore di un Procès de Rouen, letto e commentato.
Pertanto si mette subito in moto quando, nel febbraio scorso, apprende della vendita all’asta di quest’anello a Londra. La reliquia, bottino di guerra, si trova dal 1431 in Inghilterra. L’occasione di recuperarla è troppo ghiotta. Lo Stato francese, che promuove volentieri la figura di Giovanna d’Arco per non abbandonarla all’«estrema destra», non sembra in questo caso così smanioso di acquisirla. Philippe de Villiers decide che sia Puy-du-Fou a compensare le carenze del governo. Una raccolta fondi permette di raccogliere la somma necessaria e di acquistarla. L’anello, da marzo, torna in Francia, nonostante le furiose reazioni delle autorità britanniche che tentano, in violazione del diritto, di far invalidare la vendita e di ottenere la sua restituzione. è richiesto un intervento personale della regina Elisabetta per bloccare l’operazione e lasciare la reliquia ai Francesi, cui venne già trafugata una volta e che hanno legalmente riacquisito a prezzo d’oro.
Il 20 marzo 2016 –in assenza dei rappresentanti dello Stato e della Chiesa, allo stesso modo indifferenti all’immenso valore di questo autentico simbolo –, l’anello di santa Giovanna d’Arco, con gran concorso di folla, circondato dai cadetti del Saint-Cyr Coëtquidan giunti spontaneamente a svolgere servizio come guardie d’onore, è stato per la prima volta presentato al pubblico. Una volta garantitane la sicurezza, verrà esposto all’esterno del Grande Parco, ad accesso libero. Questa vicenda è un richiamo prezioso dei mi-