Alternativa 02_2022

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A

ambienti territori

scenari contesti

REGOLAMENTAZIONE E GOVERNO DEL TERRITORIO

Pianificazione come strumento strategico di valorizzazione e sviluppo sostenibile del VCO Roberto Ripamonti

Da qualche tempo ci stiamo ponendo molte domande su ciò che ci riserverà il terzo millennio, ogni giorno consta‐ tiamo l'apparire di nuovi scenari (spesso inattesi) e tentiamo di predire la futura realtà. Per limitarci a qualche considerazione sull'attività di piani‐ ficazione del territorio la riflessione più preoccupata riguarda il permanere del suo possibile valore, della sua utilità proiettati nel futuro che si va manifestando. La pianificazione del territorio ha significato per lungo tempo prefigurare gli eventi futuri (sviluppo di forme di economia, bisogno di servizi, domanda di residenza, evo‐ luzione della mobilità, tutela di ambienti e risorse, ecc.) al fine di organizzare al meglio (o secondo ciò che determina‐ te forme di cultura e di pensiero consideravano il meglio) lo spazio dove questi eventi si sarebbero concretamente localizzati. Tale modo di pensare e di agire presupponeva la certezza della possibilità di prevedere gli assetti futuri, di operare delle scelte e, conseguentemente, di regolamentare i pro‐ cessi; questo è accaduto fin dalle più antiche forme di organizzazione delle società. Per semplificare si potrebbe considerare il periodo storico più recente, dalla "rivoluzione industriale" in poi, quello in cui si sono concretizzati, in modo ampio e rapido, gli orientamenti operativi che riconosciamo nelle applicazioni della disciplina della pianificazione, che spesso è stata semplicemente definita "urbanistica" tradendo forse la pre‐ valenza dell'interesse verso il territorio urbano rispetto a quello rurale e naturale. La novità attuale, rispetto al modus operandi del passato, consiste, per usare una semplificazione estrema, nel fatto che si è venuta affermando una condizione generale secon‐ do cui prevalgono cambiamenti continui, repentini e spesso inattesi (negli eventi economici, sociali, culturali). Ciò mette in affanno l'attività di una disciplina della piani‐ ficazione che opera in via preventiva e si occupa del contesto generale, una cultura disciplinare che si trova messa in discussione e superata talvolta prima ancora di essere definita e tanto più applicata. Per dirla con una battuta, il metodo Von Klausewitz appare superato dal metodo Sun Tzu. Tutte le riflessioni sulla realtà odierna, quindi, fanno insor‐ gere dubbi sull'utilità e sulla necessità di strumenti di pianificazione del territorio del tipo finora utilizzato; a che serve programmare azioni su un determinato contesto ter‐ ritoriale che si modifica mentre stiamo ancora cercando di

interpretarlo? Non è forse meglio prendere decisioni istan‐ tanee e circoscritte sul singolo caso nel momento in cui si manifesta, magari valutando positivamente soprattutto il tempismo, visto che la velocità di scelta e di cambiamento sembrano essere il paradigma di ogni cosa? I dubbi sull'utilità e sull'efficacia della pianificazione terri‐ toriale trovano sostegno anche nel permanere di una visione esclusivamente o prevalentemente "regolamenta‐ re" degli strumenti di pianificazione. Non si tratta tuttavia, una volta presa coscienza di questo stato delle cose, di sposare acriticamente le tesi (e le prati‐ che) più oltranziste della "deregulation". Qualsiasi forma di organizzazione sociale per funzionare richiede di stabi‐ lire (e applicare) delle regole. Tuttavia, occorre riflettere se un "piano regolatore" tradi‐ zionale, che si limiti a dettare norme (regole) su usi e vincoli del suolo, sia efficace per governare i processi che riguardano lo spazio dove viviamo e agiamo. Da tempo si è affermato un concetto di pianificazione più ampio della semplice regolamentazione che è stato defini‐ to come "governo del territorio". Con governo del territorio si intende l'organizzazione, complessa, coordinata, complementare e dinamica, di un insieme di contenuti e di azioni che hanno come oggetto il territorio e, per usare un termine più completo, l'ambiente nel significato onnicomprensivo del termine. Esercitare il governo del territorio assume la valenza di sapere rispondere a scelte quotidiane sulla base di una visione strategica di medio e lungo periodo che può, o per meglio dire deve, essere modificabile nel tempo per ade‐ guarsi al cambiamento di scenari economici, socioculturali e ambientali, ma non in modo estemporaneo e subalterno. E' necessario che tale visione del territorio non sia esclusi‐ vamente attenta agli aspetti funzionali, ma valuti costantemente la "sostenibilità" ambientale, economica e sociale delle scelte e delle azioni. E' ulteriormente necessario che il governo del territorio si eserciti attraverso la partecipazione reale, non formale, dei cittadini. Ciò si può realizzare attraverso lo strumento della "pianifi‐ cazione strategica", un'esperienza disciplinare ormai diffusa e affermata che si fonda su una forma di partecipa‐ zione "strutturata" degli attori del territorio, ovvero con un processo che si concretizza in forme organizzate con l'ana‐ lisi, la valutazione e la condivisione dello stato di fatto di criticità e opportunità, con la definizione di previsioni con‐


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