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Regolamentazione e governo del territorio R. Ripamonti

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Il film A. Magrì

Il film A. Magrì

REGOLAMENTAZIONE E GOVERNO DEL TERRITORIO

Pianificazione come strumento strategico di valorizzazione e sviluppo sostenibile del VCO Roberto Ripamonti

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Da qualche tempo ci stiamo ponendo molte domande su ciò che ci riserverà il terzo millennio, ogni giorno consta‐tiamo l'apparire di nuovi scenari (spesso inattesi) e tentiamo di predire la futura realtà. Per limitarci a qualche considerazione sull'attività di piani‐ficazione del territorio la riflessione più preoccupata riguarda il permanere del suo possibile valore, della sua utilità proiettati nel futuro che si va manifestando. La pianificazione del territorio ha significato per lungo tempo prefigurare gli eventi futuri (sviluppo di forme di economia, bisogno di servizi, domanda di residenza, evo‐luzione della mobilità, tutela di ambienti e risorse, ecc.) al fine di organizzare al meglio (o secondo ciò che determina‐te forme di cultura e di pensiero consideravano il meglio) lo spazio dove questi eventi si sarebbero concretamente localizzati. Tale modo di pensare e di agire presupponeva la certezza della possibilità di prevedere gli assetti futuri, di operare delle scelte e, conseguentemente, di regolamentare i pro‐cessi; questo è accaduto fin dalle più antiche forme di organizzazione delle società. Per semplificare si potrebbe considerare il periodo storico più recente, dalla "rivoluzione industriale" in poi, quello in cui si sono concretizzati, in modo ampio e rapido, gli orientamenti operativi che riconosciamo nelle applicazioni della disciplina della pianificazione, che spesso è stata semplicemente definita "urbanistica" tradendo forse la pre‐valenza dell'interesse verso il territorio urbano rispetto a quello rurale e naturale. La novità attuale, rispetto al modus operandi del passato, consiste, per usare una semplificazione estrema, nel fatto che si è venuta affermando una condizione generale secon‐do cui prevalgono cambiamenti continui, repentini e spesso inattesi (negli eventi economici, sociali, culturali). Ciò mette in affanno l'attività di una disciplina della piani‐ficazione che opera in via preventiva e si occupa del contesto generale, una cultura disciplinare che si trova messa in discussione e superata talvolta prima ancora di essere definita e tanto più applicata. Per dirla con una battuta, il metodo Von Klausewitz appare superato dal metodo Sun Tzu. Tutte le riflessioni sulla realtà odierna, quindi, fanno insor‐gere dubbi sull'utilità e sulla necessità di strumenti di pianificazione del territorio del tipo finora utilizzato; a che serve programmare azioni su un determinato contesto ter‐ritoriale che si modifica mentre stiamo ancora cercando di interpretarlo? Non è forse meglio prendere decisioni istan‐tanee e circoscritte sul singolo caso nel momento in cui si manifesta, magari valutando positivamente soprattutto il tempismo, visto che la velocità di scelta e di cambiamento sembrano essere il paradigma di ogni cosa? I dubbi sull'utilità e sull'efficacia della pianificazione terri‐toriale trovano sostegno anche nel permanere di una visione esclusivamente o prevalentemente "regolamenta‐re" degli strumenti di pianificazione. Non si tratta tuttavia, una volta presa coscienza di questo stato delle cose, di sposare acriticamente le tesi (e le prati‐che) più oltranziste della "deregulation". Qualsiasi forma di organizzazione sociale per funzionare richiede di stabi‐lire (e applicare) delle regole. Tuttavia, occorre riflettere se un "piano regolatore" tradi‐zionale, che si limiti a dettare norme (regole) su usi e vincoli del suolo, sia efficace per governare i processi che riguardano lo spazio dove viviamo e agiamo. Da tempo si è affermato un concetto di pianificazione più ampio della semplice regolamentazione che è stato defini‐to come "governo del territorio". Con governo del territorio si intende l'organizzazione, complessa, coordinata, complementare e dinamica, di un insieme di contenuti e di azioni che hanno come oggetto il territorio e, per usare un termine più completo, l'ambiente nel significato onnicomprensivo del termine. Esercitare il governo del territorio assume la valenza di sapere rispondere a scelte quotidiane sulla base di una visione strategica di medio e lungo periodo che può, o per meglio dire deve, essere modificabile nel tempo per ade‐guarsi al cambiamento di scenari economici, socioculturali e ambientali, ma non in modo estemporaneo e subalterno. E' necessario che tale visione del territorio non sia esclusi‐vamente attenta agli aspetti funzionali, ma valuti costantemente la "sostenibilità" ambientale, economica e sociale delle scelte e delle azioni. E' ulteriormente necessario che il governo del territorio si eserciti attraverso la partecipazione reale, non formale, dei cittadini. Ciò si può realizzare attraverso lo strumento della "pianifi‐cazione strategica", un'esperienza disciplinare ormai diffusa e affermata che si fonda su una forma di partecipa‐zione "strutturata" degli attori del territorio, ovvero con un processo che si concretizza in forme organizzate con l'ana‐lisi, la valutazione e la condivisione dello stato di fatto di criticità e opportunità, con la definizione di previsioni con‐

cordate e coordinate, con l'attuazione di azioni coordinate e complementari, con il monitoraggio costante degli effet‐ti per dare vita a un processo circolare di rigenerazione continua dell'azione di governo del territorio. Questi, in estrema sintesi, i temi, complessi e preoccupan‐ti, che coinvolgono in generale la pianificazione del territorio, ormai coinvolta anch'essa in una dimensione strutturale "globale". In che relazione si pone con tali temi generali della pianifi‐cazione una lettura del limitato ambito territoriale del VCO? Il VCO ha caratteri riconoscibili e comuni in molte aree alpine e prealpine: le caratteristiche degli ambienti e dei paesaggi (diversi ma complementari), la vicinanza e le relazioni con Paesi stranieri, l'essere storicamente territori di passaggio tra Mediterraneo e Centro Europa, l'evoluzio‐ne insediativa nel corso del tempo (agricola, industriale ed estrattiva, turistica), ecc. Si è sempre considerato questo territorio "tripolare", fino a determinarne la denominazione particolare di VerbanoCusio-Ossola. La lettura e l'analisi territoriale, a differenza di motivazioni "socio-politiche", sollevano qualche giustificato dubbio in proposito. Di fatto nel VCO sono presenti due aree effettivamente a carattere urbano e amministrativamente intercomunali, entrambe di forma insediativa lineare e su cui gravitano i territori più prossimi: la conurbazione dell'Ossola (estesa dall'altezza di Pieve Vergonte fino a Crevoladossola) e la conurbazione "dei laghi" (da Omegna a Verbania); questa "bipolarità" è stata riconosciuta anche alla scala del Piano Territoriale Regionale. La restante parte di territorio è formata essenzialmente dalle valli, con insediamenti diffusi e differenti caratteri territoriali e socioeconomici: dall'urbanizzazione presente nei luoghi turistici all'abbandono degli insediamenti nei nuclei più marginali. Sia per le conurbazioni, sia per gli "ambiti omogenei" delle valli, viene subito in evidenza una domanda: lo strumento di pianificazione di scala comunale è in grado di assolvere al compito di avere una visione complessiva e costruire azioni strategiche per il territorio? La risposta non può che essere negativa. Ci suggerisce questa risposta l'esperienza quotidiana di ciascuno e vale che si tratti delle relazioni casa-lavoro, dell'accesso a servizi pubblici, del coordinamento di politi‐che ambientali, dell'uso di reti commerciali, ecc. A fornire indicazioni interessanti e oggettive possono esse‐re d'aiuto le valutazioni presenti nelle teorie della pianificazione, come la "teoria delle soglie" che in passato ha elaborato metodologie scientifiche in grado di mettere in relazione dimensioni demografiche ed estensioni super‐

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