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Invito alla lettura L. Luisi
from Alternativa 02_2022
ALPINISTI CIABATTONI
Laura Luisi
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Anni fa, mentre visitavo una delle prime edizioni del festival “Lago Maggiore LetterAltura”, mi sono imbattuta in questo libretto, appena 176 pagine in formato tascabile, “Alpinisti ciabattoni”. Il titolo ossimoro mi ha attirata perché preannunciava un contenuto umoristi‐co … e in effetti il libro si è subito rivelato un piccolo gioiello di comicità! Il suo autore, Achille Giovanni Cagna, (Vercelli 1847-1931), ha giocato molto non solo sull’estrema carat‐terizzazione dei personaggi, facendone quasi delle macchiette, ma anche sul linguaggio, divenuto esso stesso protagonista, perché ricco di creatività e di estro, di ispira‐zioni dialettali, strumento perfetto per rendere memorabili i due protagonisti. Il libro, scritto nel 1888, fu rieditato e pubblicato nel 1925. La prima, e forse unica, vacanza sul Lago d’Orta dei coniugi Gibella, Gaudenzio e Martina, da sempre vissuti nel perimetro di Sannazzaro Lomellina (VC), tra casa e bottega, sembra sin dall’inizio un percorso ad ostacoli. Piccolo-borghesi dell’epoca, ingenui ma anche diffidenti, goffi e ignoranti, impreparati ad affrontare le novità che inevitabilmente una vacanza presenta, convinti che poco di ciò che incontrano sia adeguato alla loro malintesa posi‐zione sociale, iniziano a lamentarsi di tutto: dei viaggi in treno e in battello, delle scomodità degli alberghi, del cibo, del clima impietoso, vivendo così la loro vacanza come una vera sofferenza. E cercando di fuggire dalle noie e dai fastidi della villeggiatura, passano da un pranzo ad una cena per ingannare il tempo. Non riuscendo a mettersi in relazione con i luoghi che fanno da sfondo al loro passaggio e alle novità che li atten‐dono, tutte le bellezze delle tappe che percorrono passano inosservate e ai loro occhi scompare l’incanto del lago, dei suoi colori e dei suoi tramonti, nulla significano la vivacità di un ambiente di vacanza e le atmosfere festose. “I Gibella dalla finestra pigliavano l’aria fresca senza pen‐siero del ridente panorama che sfavillava svolgendosi in una gamma trionfale di colori”. Martina a Gaudenzio prendono vita grazie alle proprie debolezze e meschinità, ai pochi e brevi dialoghi in dialet‐to, agli incontri sfortunati e alle sventure che li sopraffanno. Insomma, tutto sembra congiurare contro il loro benessere. In cammino verso il Sacro monte di Orta, dopo aver arran‐cato verso la cima, «la signora Martina, stanca, sudata, si era buttata sopra uno dei sedili del belvedere, voltando le spalle al panorama ed al sole molesto». Dopo un sofferto percorso della Via crucis, guidati da “Una specie di prete, ibrido, fra scagnozzo e sagrestano; impaludato in una cappa sbrendolata di lustrina che gli scendeva fin quasi alle caviglie, lasciandogli allo scoperto un tratto di calzoni e le scarpacce fruste insafardate. Occhi balogi e scerpellini, naso famiolesco, la faccia grinza, chiazzata di màcule e sporca di barba disfatta da un mese”, […] infine “Eccoli dunque: erano ben lì su quel paradiso sospirato da lontano; proprio nel bel mezzo dì quei boschetti tanto decantati! Oh com'è che si annoiavano scel‐leratamente, cosı da parergli cento anni che erano lontani dalla loro casetta?”. Ma è soprattutto durante l’ascensione all’Alpe Giumello, che succederà il peggio! Il titolo del capitolo “Alla ricerca del latte” preannuncia il
desiderio di Martina che «si ricordò che ella era venuta via da Sannazzaro con l’uzzolo di bere il latte fresco, appena munto, nelle capanne montanine [...]». Tuttavia la passeggiata, prevista breve ed agevole, con lo scopo di bere del buon latte e poi rientrare, si trasforma in un vero incubo. Fatica, sudore, il sole che non dà tregua, la perdita dell’orientamento, cadute e la certezza di essersi persi su “quella strada da briganti”, li riportano al pensiero del loro piccolo mondo, “… Sannazzaro! … dov’era mai adesso quel benedetto paesello così allegro e pieno di comodità?” Poi l’incontro con un abitante del luogo, che nel loro immaginario si trasforma in un malintenzionato e infine un colpo di fortuna mette sulla loro strada il profes‐sor Augustini, unico personaggio positivo del contesto, che fa da contrappeso ai coniugi Gibella, “con la sua faccia da evangelista! E “…l’aureola radiosa dei santi”, Anche l’ultima notte prima del ritorno è funestata da altri tormenti: un feroce mal di denti e un’ancora più disgraziata esperienza con il dentista, con sorpresa finale. E poiché l’obiettivo dell’autore è rendere comico lo smar‐rimento dei protagonisti, la narrazione, fluida nella descrizione di certi paesaggi, quando incontra i personaggi si sbizzarrisce e mostra tutta la sua vena umoristica, esplo‐dendo in quei mille dettagli che costruiscono figure esilaranti e indimenticabili.
ILLIB RO IL LIB RO
Autore:
Titolo:
Achille Giovanni Cagna Alpinisti Ciabattoni
Editore: Baldini & Castoldi, Milano Anno edizione: 2000 Pagine: 176 In commercio ci sono anche edizioni più recenti
Personaggi grotteschi, rumorosi o cialtroni come il seccatore Jacopo Noretti; “Testa lunga, occhi scimieschi, ravvicinati, piccini, dardeggianti di bessaggine; orecchie che sgocciolavano giù sotto la gola, un naso che pareva d’imprestito, messo giù a casaccio tanto per avene uno”. Oppure come la famiglia Segezzi, madre, padre, figlia e genero “Mamma Segezzi non sapeva che piangere di consolazione, abbracciava la figlia, il marito, il genero, e tutti e quattro aggruppati in un mucchio, ricominciarono a scoccar baci, facendo accorrere tutti i gatti della locanda e del vicinato”. Oppure ancora le tavolate di avventori nell’Al‐bergo della Posta di Omegna “Le finestre alte, claustrali, chiazzavano di colore scialbo le teste dei tavolanti; teste di ogni genere, incappellate; tipi e figure da ripieno, che parevano schizzate con tratti sciabolati da un pittore allucinato e fan‐tasioso. Barbette e barbacce incolte, ballonzolanti in su, in giù e di traverso, secondo i movimenti delle ganasce; bocche nere che sempre inghiotti‐vano, baffi unti di sugo che si tuffavano risciacquandosi nei bicchieri; occhi desiosi, pascolanti a tutta presa sulle nuove portate, e da ogni parte brancicamenti, incrociarsi di mani che brandivano bottiglie, e colmavano bicchieri”. Una variopinta e curiosa umanità in vacanza che nasce dalle parole di Cagna e sfila davanti ai nostri occhi. Questa storia bizzarra rivela però anche un segre‐to della famiglia Gibella, un segreto nel racconto appena sussurrato che, soltanto nel finale, viene chiamato con il suo nome.