sociale, salute con la meditazione migliora il dialogo tra aree cerebrali e si contiene lo stress Professor Pietrini, la Scuola IMT ha recentemente pubblicato sulla rivista internazionale «Brain e Cognition» uno studio che rivela i benefici della meditazione sul cervello. Perché le neuroscienze sono interessate a studiare le varie tecniche di meditazione? Per decenni la Psichiatria ha vissuto una dicotomia tra terapie cosiddette biologiche – la psicofarmacologia – e la psicoterapia, con le prime considerate spesso solo come agenti chimici in azione sul cervello con effetti collaterali negativi e la seconda osservata esclusivamente come parole che fanno bene, prive di qualsivoglia effetto collaterale. oggi sappiamo che questa dicotomia non ha ragione di esistere. così come un farmaco non è soltanto un agente chimico – il suo effetto, infatti, è direttamente proporzionale, ad esempio, alla fiducia che il paziente nutre nel medico – anche la psicoterapia, attraverso le parole del terapeuta, ha un effetto sul cervello a livello molecolare. Direi di più: come mostriamo con questo studio, le neuroscienze stanno andando anche oltre il superamento di questa dicotomia, indagando gli effetti molecolari che la mente è in grado di produrre sul suo stesso substrato: il suo cervello. con la meditazione, infatti, è il soggetto a compiere un’azione su se stesso producendo autonomamente modifiche a livello morfo-funzionale cerebrale. l’aspetto più innovativo del nostro studio consiste nell’aver dimostrato effetti a breve termine della pratica meditativa. abbiamo visto che in soli tre mesi la meditazione trascendentale è in grado di modificare il modo in cui diverse aree cerebrali importanti per la modulazione dello stato interno dialogano fra loro. Questi cambiamenti sottendono i benefici ormai conclamati e conosciuti come il miglioramento della percezione dell’esistenza stessa. Quindi, le Neuroscienze permettono oggi di rispondere a vecchie domande con strumenti senza precedenti.
FCRLMagaziNe 16 | 2020
Angela Cammarota
Intervista a Pietro Pietrini, direttore della Scuola IMT: «Un’ottima tecnica per il controllo del disagio quotidiano, i disturbi d’ansia e l’equilibrio della persona»
Qual è la peculiarità del nuovo studio della Scuola IMT all’interno di quelli già effettuati in questo ambito? Questo nuovo studio non si inserisce soltanto nell’alveo di una letteratura scientifica sempre più prolifica sull’argomento, ma anche in una tradizione ormai consolidata nel Molecular Mind lab (MoMilab) – il laboratorio che ho fondato molti anni fa e che oggi dirigo alla scuola iMt – che è quella dello studio dei correlati cerebrali della percezione del mondo e della relazione con esso. Possiamo dire che il nostro è uno studio di frontiera perché indaga in maniera fine il dialogo – tecnicamente, la connettività funzionale – tra le diverse aree del cervello. un dialogo importantissimo che può essere alterato da tutto ciò che facciamo. ad esempio, come abbiamo dimostrato in uno studio di qualche anno fa sul cervello dei piloti di Formula uno, l’expertise è sottesa da un diverso correlato cerebrale: i piloti hanno un dialogo cerebrale diverso da quello dei comuni guidatori perché processano le informazioni visuospaziali e motorie nel loro cervello in maniera diversa da quella che usano le persone comuni. Quindi i modi di comunicazione tra le diverse aree del cervello sono fondamentali: oggi ad esempio sappiamo che nella malattia di alzheimer prima ancora che ci siano delle alterazioni di singole regioni cerebrali, cioè prima che si veda atrofia o una disfunzione specifica in alcune regioni cerebrali, osserviamo il venir meno di questo dialogo, quindi il primum movens, la prima cosa che accade nella demenza di alzheimer è lo sfilacciarsi del dialogo cerebrale e questo ci aiuta a comprendere quanto sia importante questo dialogo. sapere che la meditazione modifica, favorendola e rendendola più efficace, questa attività fondamentale per il nostro cervello, è certamente un contributo che rafforza il ruolo di queste pratiche.
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