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È nato il nuovo ostello per i pellegrini

È nato il nuovo ostello per i pellegrini della Francigena

Nadia Davini

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Da immobile abbandonato e degradato a nuova, spaziosa e funzionale foresteria con 21 posti letto. È questa la storia di Hostal Badia, il nuovo approdo per i pellegrini situato all’interno di uno dei siti archeologici più interessanti e importanti d’italia. Una storia di rinascita e riqualificazione, condotta dal Comune di altopascio, dalla Fondazione Cassa di risparmio di lucca e dalla regione toscana,

Una foresteria negli scavi archeologici di Badia Pozzeveri

grazie a quello che può essere definito un gioco di squadra tra enti che ha permesso alla cittadina del tau di raddoppiare la propria capacità ricettiva per chi decide di intraprendere il cammino, a piedi o in bici, verso roma.

la nuova foresteria sorge infatti proprio lungo l’antico tracciato della Francigena andando ad aggiungersi all’ospitale già attivo nel centro storico di altopascio ed è gestita da iniziativa turistica, ente del terzo settore dedicato al turismo sostenibile, sociale e solidale. È una struttura pensata in primo luogo per i pellegrini, ma l’idea del Comune e dell’associazione che gestisce l’immobile è quella di

1 foto Lucio Ghilardi

1-3. Hostal Badia, Badia Pozzaveri, altopascio 4. inaugurazione del nuovo ostello, settembre 2019 5. l’abbazia camaldolese di San Pietro 6-9. i locali dell’Hostal Badia

farla diventare un luogo di ritrovo e di aggregazione anche per i cittadini, perché si presta, soprattutto in alcuni momenti dell’anno, per l’organizzazione di iniziative e manifestazioni. l’ospitale è uno spazio di accoglienza, di incontro e di socializzazione: un luogo che serve ad altopascio, perché i numeri dei pellegrini sono in continua crescita e sono sempre di più anche i pellegrini e i turisti che decidono di sostare nella cittadina. nelle intenzioni di iniziativa turistica, inoltre, la gestione della foresteria potrà diventare anche un modo per formare i propri volontari, sperimentare nuove possibilità di crescita e sviluppo, proprio attraverso il turismo e la cultura, oltre che un modo per valorizzare la comunità, il territorio di riferimento. Badia Pozzeveri, gli scavi archeologici e l’antica abbazia rappresentano un patrimonio unico, sia per la bellezza dell’area sia per la peculiarità degli scavi stessi, che si concentrano soprattutto sui resti umani dai quali ricavare informazioni fondamentali per la ricostruzione dello stile di vita della popolazione medievale

3 toscana. adesso l’obiettivo è di valorizzare l’area in modo permanente: si pensa alla creazione di un museo con i resti emersi in questi nove anni di scavi archeologici e, successivamente, al restauro e alla riapertura dell’antica abbazia camaldolese.

i PeLLeGRiNi Sono numeri costantemente in crescita quelli relativi ai pellegrini che decidono di sostare ad altopascio. Solo nel 2019, prima del Covid19, dunque, le persone che hanno dormito

nella foresteria del centro storico hanno superato le 1500 unità. Sono pellegrini provenienti prevalentemente dall’italia, ma tanti anche dalla Francia, dalla Germania, dall’olanda e dalla Spagna.

GLi uLtiMi RitRoVaMeNti Quello che resta della battaglia di altopascio del 1325 ci viene consegnato oggi sotto forma di piccola spada costituita da un blocco unico di metallo, una specie di pugnale chiamato baselardo, caratteristica dell’armamento medievale del XiV secolo. l’oggetto è solo uno degli ultimi interessanti ritrovamenti dello scavo bioarcheologico di Badia Pozzeveri, tra i più importanti d’europa, che a distanza di nove anni dalla sua apertura continua a rivelare storie e notizie, grazie alle quali è possibile ricostruire gli avvenimenti storici a cavallo di più secoli e tracciare l’identikit sociale e culturale delle popolazioni che sono transitate da quelle zone. Secondo i ricercatori, il baselardo ritrovato nelle scorse settimane potrebbe rappresentare proprio una delle tracce più tangibili della battaglia che vide protagonista la Badia di Pozzeveri, l’antico monastero costruito intorno al Mille vicino al centro di altopascio e tappa importante della via Francigena. Un monastero che dopo un periodo di grande sviluppo grazie ai frati camaldolesi, nel settembre del 1325 viene occupato dagli accampamenti dell’esercito guelfo fiorentino guidato da raimondo di Cardona: qui si svolgeranno le operazioni militari della celebre battaglia di altopascio, che vide il trionfo delle truppe lucchesi ghibelline di Castruccio Castracani. Ma non solo: nella stessa area in cui è stata ritrovata l’arma sono emersi anche una fornace per la gettata di una campana e un piccolo laboratorio dedicato all’attività metallurgica. e ancora i resti di ceramiche di importazione, provenienti dal nord africa, testimoni di un’attività commerciale molto vivace e continuativa, che ancora una volta trovava il suo fulcro proprio nell’antica abbazia, strategica per vitalità economica grazie al passaggio della Via Francigena e alla vicinanza con il lago

4 foto Lucio Ghilardi

foto Lucio Ghilardi

6 foto Lucio Ghilardi di Bientina, naturale collegamento con il fiume arno e quindi con Pisa e Firenze. il tutto arricchito dagli ultimi rinvenimenti di antiche sepolture, che nei nove anni di scavo hanno delineato una stratificazione cimiteriale importantissima e perfettamente conservata, trasformando di fatto l’area archeologica di Badia Pozzeveri in una delle necropoli più interessanti d’europa, capace di svelare usi, costumi, malattie e stato sociale dalla metà dell’ottocento e a ritroso fino a prima dell’anno Mille.

iL Sito aRCHeoLoGiCo il sito archeologico ha rivelato negli anni una storia molto complessa: alle tracce di un villaggio altomedievale si succedono nell’Xi secolo i resti di un complesso religioso incentrato su una canonica che si trasforma agli inizi del 1100 in una grande abbazia camaldolese. Gli scavi nelle ultime due campagne si sono soffermati proprio sui livelli più antichi della canonica e dell’abbazia e in particolare sulle sepolture legate a queste due importanti istituzioni. negli anni precedenti invece sono stati portati alla luce parti cospicue della chiesa di Xi secolo che precedette il monastero, del chiostro dell’abbazia e di un grande ambiente adibito a foresteria. la frequentazione del sito continuò in età moderna, quando dopo la soppressione dell’abbazia la chiesa venne ridotta a un semplice edificio parrocchiale, a cui comunque si accompagnarono nei secoli notevoli fasi cimiteriali fino alla metà dell’ottocento. Grazie alla continuità dell’uso cimiteriale dell’area circostante la chiesa di San Pietro è stato possibile acquisire un campione scheletrico notevolissimo, che senza soluzione di continuità spazia dall’Xi al XiX secolo, un caso più unico che raro a livello europeo. i reperti umani rinvenuti costituiscono infatti un vero e proprio archivio biologico che è possibile interrogare applicando i moderni metodi bioarcheologici e biomedici. abbiamo ritrovato tombe di livello sociale diverso, in semplici

fosse e in muratura di pietra, che in molti casi rivelano anche l’ottimo livello di alimentazione, confermato dal fatto che gli individui erano mediamente di alta statura.

Due PRoGetti Di iNteReSSe iNteRNaZioNaLe tra gli studi d’avanguardia che hanno coinvolto gli individui provenienti dallo scavo di Badia Pozzeveri si segnalano, in particolare, due progetti internazionali: il primo riguarda lo studio del patrimonio genetico orale di un campione di individui datati dall’Xi al XX secolo, ricostruito partendo da frammenti di tartaro dentario. Ciò ha permesso di riconoscere e tipizzare i batteri ospitati nel cavo orale della popolazione medievale e postmedievale, giungendo a risultati innovativi che mostrano, tra l’altro, una presenza di numerosi batteri ma anche di alcuni ceppi rari che in genere si associano a fenomeni di immunodepressione e alla presenza di malattie respiratorie. in un monaco camaldolese sepolto nel chiostro abbaziale è stato identificato un batterio che in genere si rinviene in bevande fermentate, come il vino, e che non è stato invece rinvenuto nel patrimonio genetico dei laici. Un’altra ricerca d’avanguardia è stata svolta in collaborazione con l’Università danese di aarhus: dalle analisi sul campione medievale è risultato che gli abitanti della zona avevano un’ottima alimentazione, con un notevolissimo apporto proteico. Segno che la carne era molto presente sulla loro tavola. Si tratta pertanto di individui appartenenti a classi sociali benestanti ed elevate, probabilmente ricchi benefattori del cenobio, che avevano ricevuto il privilegio di essere sepolti nel cimitero della grande chiesa. adesso si sta lavorando sugli scheletri per individuare anche altre eventuali malattie. i ricercatori si aspettano di trovare casi di tubercolosi, frequenti tra il Xiii e il XiV secolo: attraverso le indagini sull’ambiente orale e sulle ossa si potrà capire come si siano sviluppate le malattie e ricostruire l’andamento delle stesse.

8 foto Lucio Ghilardi

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