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Lucca e il suo piccolo ‘paradiso’ barocco

e futuro

Lucca e il suo piccolo ‘paradiso’ barocco

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Andrea Salani

Il Barocco lucchese spesso si presenta così: ‘contenitori’ anonimi che introducono ad ambienti di sfolgorante bellezza. Nascosti, inaspettati, decisamente sorprendenti. in pochi, infatti, passando da via dell’angelo Custode, potrebbero immaginare cosa nasconda l’anonima parete che si trova più o meno di fronte all’abside della chiesa dei Santi Simone e Giuda.

Ultimato il restauro dell’Oratorio degli Angeli Custodi, pronto alla sua nuova vita

L’oratorio degli angeli custodi fu, tra Seicento e Settecento, al centro di uno dei più coerenti e uniformi programmi decorativi mai realizzati a Lucca, in cui le suggestioni del Barocco europeo si espressero secondo i toni eleganti e pacati di una città che ha sempre fatto del garbo e della moderazione una scelta di vita e, di conseguenza, una predilezione stilistica. un gioiello di arte e architettura nascosto ai più, dimenticato da molti e rimasto sconosciuto anche ai grandi flussi turistici che negli ultimi vent’anni hanno invaso pacificamente il centro storico. L’oratorio non versava certo in condizioni disperate, ma le infiltrazioni d’acqua piovana e il naturale ammaloramento delle superfici pit-

1. L’ingresso dell’oratorio in via dell’angelo Custode 2-6. Vedute degli interni e particolari dell’oratorio degli angeli Custodi

toriche reclamavano un intervento, orientato anche a prevenire ulteriori complicazioni. intervento realizzato dalla fondazione Cassa di risparmio di Lucca che a partire dal 2017 ha aperto un cantiere a trecentosessanta gradi, recuperando la struttura in ogni suo elemento e avvalendosi anche del supporto di azimut Holding Spa, che ha sostenuto direttamente il restauro di sette delle nove tele presenti.

LA CONGREGAZIONE DEGLI ANGELI CUSTODI La Congregazione nasce nel 1627 per volere del lucchese Bonaventura Guasparini (1579-

2 1659), un «religioso secolare» che dedicò il proprio impegno agli ultimi e ai più sfortunati. Le sue attività ebbero inizio tra 1613 e 1631 tra la casa – posta dove oggi sorge l’oratorio – resa disponibile da Carlo Guinigi e l’adiacente chiesa dei Santi Simone e Giuda. Qui Bonaventura impartiva ‘lezioni’ ai fanciulli meno abbienti della città, insegnando a leggere e a far di conto, senza trascurare la dimensione ludica che, da visionario anticipatore, considerava utile e «virtuosa». La Congregazione prende dunque vita per alimentare con sempre maggiore solidità e nuove risorse l’impegno verso gli ultimi e si ‘rivolge’ all’angelo

foto Andrea Vierucci

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Custode in un periodo di grande fortuna devozionale per il suo culto che, dal 1570, veniva festeggiato il 2 ottobre. Dopo quasi due secoli di attività, nel 1808, la congregazione viene soppressa, come molti altri istituti religiosi lucchesi, e l’oratorio viene riaperto al culto nell’aprile del 1814 dopo la partenza di elisa, che decreta la fine del principato napoleonico dei Baciocchi a Lucca.

L’ORATORIO Guasparini, grazie ad alcune donazioni, acquista l’immobile del Guinigi e, con una spesa di seimila scudi, fa erigere, su progetto di Vincenzo Paoli, l’edificio che ospita la Congregazione, iniziato nel 1638 e ben presto ultimato. La struttura è ‘orientata’, ovvero presenta l’area absidale a est, come da canoni costruttivi, e il fronte sormontato da un timpano e da una copertura a capanna. L’anonima parete intonacata, cui già abbiamo accennato, costituisce la facciata, ‘abbondante’ sul lato sinistro rispetto allo sviluppo longitudinale degli ambienti interni. Da quest’area spostata a lato si accede infatti all’oratorio grazie a un portale incorniciato da pietra serena e dominato, fino a qualche decennio fa, da un grande affresco, conservato ora all’interno (oggi

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foto Andrea Vierucci troviamo una riproduzione in facciata): un leggiadro Angelo custode indica a un fanciullo, tenuto per mano, la via della salvezza, proponendosi come guida e protettore. Si impone quindi fin da subito il tema fondamentale delle decorazioni pittoriche: gli angeli come intermediari tra l’uomo e Dio.

LA DECORAZIONE PITTORICA «Non ti accadrà niente di male, e nessuna piaga si avvicinerà alla tua tenda. egli darà ai suoi angeli un comando riguardo a te, perché ti custodiscano lungo tutto il tuo cammino», recita il Salmo 91, illustrando in modo chiaro la funzione degli angeli, creature mandate a protezione dell’uomo e in grado metterlo in contatto con Dio stesso. È sostanzialmente questo il concetto cardine che ispira la decorazione pittorica dell’oratorio, declinata in un’esplosione di colori e di armonia, in cui l’impianto, dichiaratamente barocco, è guidato da una regìa garbata e razionale, che non mitiga lo sfarzo tipico del Seicento ma lo indirizza verso soluzioni eleganti e coerenti, facendo convivere, come in un’unica melodia, l’apparato decorativo parietale con il ciclo di tele. Queste occuparono praticamente da subito gli spazi dell’oratorio, durante la seconda metà del Seicento, mentre l’imponente progetto decorativo risale al Settecento. Bonaventura Guasparini era infatti noto per la sua semplicità e la totale dedizione alla causa dell’ordine; un concerto di sfarzo e di colore così altisonante non può che essere stato concepito dopo la morte del fondatore, e infatti è oramai attribuito con certezza al genio e all’abilità di Giovan Domenico Lombardi (1682-1751). Già alla fine del Settecento l’erudito tommaso francesco Bernardi nel manoscritto Lucca pittrice nelle sue chiese, attribuisce al Lombardi la «pittura del coretto sopra l’altar maggiore», ma non c’è ragione di dubitare che tutto l’impianto, quanto mai coerente, sia uscito dai medesimi pennelli intorno al secondo decennio del XViii secolo, in sostituzione di precedenti decorazioni della volta, eseguite nel

1639 da matteo Boselli, e della tribuna, realizzate dal fondagna. maturato nell’ammirazione per i veneti tiziano, Veronese e tintoretto, Lombardi raggiunge nell’oratorio l’apice della sua parabola attraverso una composizione armoniosa, tessuta attraverso tonalità nitide e luminose. Si guardi la grazia degli angeli, dipinti a monocromo, a imitazione di statue, oppure vistosi e sgargianti, avvolti in vorticosi panneggi. Nel presbiterio il pittore propone un sottile gioco prospettico composto da piani sfalsati che vanno dall’arco trionfale alla parete di fondo, dimostrando di sapersi muovere con disinvoltura anche tra prospettive di suggestione e ambienti illusionistici.

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7. Girolamo Scaglia, Agar e l’angelo, 1660 8. Pier filippo mannucci, San Michele Arcangelo abbatte il demonio, 1661 9-11. Vedute degli interni e particolari dell’oratorio degli angeli Custodi

foto Lucio Ghilardi

7 Proprio l’illusione e la commistione tra elementi dipinti e realizzazioni in stucco e a rilievo è un leitmotiv di tutto l’apparato, secondo un crescendo tutto baroccheggiante che culmina nella statua dell’angelo, al centro dell’arco, scolpita nel legno e pitturata ad imitazione del marmo, ‘custodita’ in una nicchia e svelata da una coppia di grandi angeli; altra piccola grande illusione nell’illusione. tutto è avvolgente e coinvolgente, come Barocco comanda, al contempo superbamente autonomo e felicemente funzionale a integrare le tele che compongono il ciclo.

LE TELE Le pareti laterali ospitano infatti tele realizzate durante la seconda metà del Seicento: un percorso narrativo di avvicinamento all’altare marmoreo, centro della liturgia e fulcro visivo della decorazione, che fino a qualche decennio fa ospitava un dipinto ovale eseguito da Pietro De Servi (1830-1907), padre del più celebre Luigi, raffigurante il Sacro Cuore di Gesù e di Maria. Sopra l’altare è tuttora in loco l’ottocentesco crocifisso ligneo con raggi dorati, mentre sul paliotto sotto la mensa dell’altare emerge il tondo su tavola raffigurante l’Angelo custode, ‘nume tutelare’ della Congregazione. alle tele è affidato il compito di esaltare, mediante esempi narrativi e più complesse simbologie, il ruolo degli angeli quali protettori dell’uomo e suoi intermediari con Dio. un ruolo, lo raccontano molti testi agiografici e teologici, condiviso con la figura della Vergine maria, ma, nel caso della madonna, più riferito all’ascolto delle preghiere, delle richieste dell’umanità. L’angelo è più un protettore, uno scudo incaricato di salvaguardare la salvezza dell’uomo e a tal fine connetterlo con Dio. e proprio un angelo è di fatto il vero protagonista della prima tela sulla sinistra, di autore ignoto, che raffigura San Girolamo. il santo quasi lascia la scena alla creatura celeste, fulcro geometrico della composizione che, con il gesto del braccio, genera il movimento e il dinamismo dell’opera. Sulla destra invece ab-

biamo una bella prova, datata 1660, di Girolamo Scaglia (1620ca-1686) che riportando l’episodio di Agar e l’Angelo, lascia sulle pareti dell’oratorio un brano di pacata sensualità e raffinatezza, grazie ai toni morbidi del suo pennello. Di nuovo, quindi, il tema del ruolo angelico nell’episodio biblico, che narra di ismaele, nato dall’unione di abramo e la schiava egiziana agar. abbandonato nel deserto con la madre per volere di Sara, che aveva dato finalmente ad abramo il tanto desiderato figlio – legittimo – isacco, fu condotto per giorni nel deserto da agar, che si era risolta a vederlo morire di sete. Solo allora un angelo, esecutore in terra della volontà celeste, le mostra un pozzo d’acqua salvandoli. Gli esempi di ‘mediazione’ angelica proseguono nella tela di filippo Dinelli, con Un angelo presenta alla Sacra Famiglia un fanciullo, del 1704, e con Angeli custodi affidano fanciulli alla protezione del Volto Santo, realizzato prima del 1657 da matteo Boselli (15931668ca), opere liberamente ispirate al libro di tobia dell’antico testamento. Particolarmente iconico il San Michele Arcangelo che abbatte il demonio del 1661, in cui riconosciamo il linguaggio semplice e trasparente di Pier filippo mannucci (1601-1669), un pittore mai sopra le righe, che qui celebra l’angelo-guerriero dell’apocalisse, di fatto rappresentando un’allegoria del trionfo della Chiesa cattolica sull’eresia, tema molto ‘visitato’ in quei periodi di Controriforma. ma l’angelo è soprattutto un tramite, non dimentichiamolo, e a ricordarlo abbiamo un’altra grande prova dello Scaglia che nel 1679 realizzò questo Sogno di Giacobbe. Calando la scena in un ‘clima’ ovattato, Scaglia ricorda le atmosfere di Pietro da Cortona, qui interpretate anche con abili effetti di dissolvenza, con colori delicati e grazie a una stesura a pennellate dolci, ideali per suggerire la natura immateriale delle creature angeliche e sottolineare il tema onirico della rappresentazione. Più simboliche le tele commissionate ad antonio franchi (1638-1709). La prima, del 1664, è una complessa rappresentazione del

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Santissimo Sacramento; di fatto un’allegoria della fede concretizzata nella raffigurazione dell’eucaristia. La figura femminile è ricca di attributi, seduta su un trono aureo tra le nubi, coperta da un raffinato piviale, porta un triregno e tra le mani un ostensorio, contenente la particola consacrata. anche questo è un Trionfo della Chiesa, fondato sulla sacralità del culto dell’eucaristia nella dottrina cristiana e nelle liturgie della Confraternita, celebrato qui da angeli chiamati a suonare le tube. i confratelli rimasero decisamente ammirati dall’opera del franchi tanto da commissionargli immediatamente il Cristo servito dagli Angeli dopo i quaranta giorni di deserto, simbolica prefigurazione dell’istituzione dell’eucaristia che testimonia la coerenza con cui i committenti vollero impostare il ciclo di opere, ottenuta nonostante l’intervento di tanti protagonisti della scena pittorica lucchese tra Seicento e primo Settecento, ognuno portatore di una propria sensibilità e di uno specifico e unico bagaglio culturale.

IL RESTAURO utilizzato per lo svolgimento dei servizi religiosi del ricovero artigianelli, istituito nel 1914 per fornire un’educazione morale e civile ai ragazzi cresciuti in situazioni disagiate, l’oratorio svolge poi la funzione di auditorium dell’istituto musicale Diocesano raffaello Baralli e giunge in uno stato di conservazione precario ma non drammatico agli inizi del nostro secolo. La fondazione Cassa di risparmio di Lucca, nell’intento conservare e recuperare questo raro gioiello di arte barocca e di restituirlo ad una pubblica fruizione ed utilità, ha ottenuto dall’ente Diocesano, detentore del complesso, un comodato d’uso gratuito e quindi avviato nel 2017 un’intensa campagna di recupero anche grazie al supporto di azimut Holding Spa, che ha contribuito al restauro di sette tele, consentendo una lettura completa di tutto l’apparato decorativo. Le operazioni di restauro hanno consentito un generale risanamento della struttura che ha

9 visto la messa in sicurezza di affreschi, cornicioni e paraste e il completo recupero di tutti gli elementi lignei e lapidei che compongo con gli affreschi il complesso e affascinante dialogo tra elementi dipinti e decorazioni materiali. Sono diciannove, tra ditte e artigiani, gli specialisti coinvolti nelle varie operazioni di risanamento degli ambienti, consolidamento strutturale e recupero artistico. un team composito che ha consentito una minuziosa campagna di restauro che ha reso l’edificio uno spettacolo da ammirare, ma soprattutto un contesto da vivere. Sono infatti state apportate numerose migliorie per garantire la conservazione degli elementi artistici e tanti accorgimenti funzionali, cruciali per fare dell’oratorio un luogo di vita, di cultura e di condivisione, dove svolgere incontri a tema musicale, storico e divulgativo, nonché permettere a turisti e cittadini di fruire di questa meraviglia nascosta riportata a nuova luce.

un restauro a 360 gradi

‘Co.Re’ di Carolina Cannizzaro restauro della policromia, collaboratore Leonardo Falcone; Enrico Modena restauro strutturale delle due cantorie; Giuliano Delle Monache restauro strutturale dei cornicioni e delle lesene

La cantoria della tribuna si caratterizza per una struttura architettonica mossa e profonda che si sviluppa in modo da avvolgere dall’alto l’intera tribuna. trattasi di una struttura articolata e paragonabile per certi versi a un vero e proprio matroneo. il palco dei cantori occupa lo spazio in contro-facciata e insiste sopra l’ampio portico a tre archi: entrambe le strutture sono caratterizzate dai medesimi elementi architettonico-decorativi. Si tratta di sistemi complessi, costituiti da un ballatoio ancorato alle pareti e chiusi sul fronte da balaustre contenenti pannelli mobili riccamente decorati. L’essenza lignea costruttiva è il pioppo. Le superfici interessate dalla finitura pittorica sono costituite da uno spesso strato preparatorio e da una stesura pittorica avorio marmorizzata in verde eseguita a tempera a colla. Le dorature sono realizzate con tecnica a guazzo e a conchiglia. i danni che la struttura presentava sono stati causati principalmente da fattori climaticoambientali sfavorevoli e da infiltrazioni meteoriche dal tetto e dalle pareti quali: disancoraggi di elementi strutturali; fessurazioni tra le assi e deformazioni delle stesse; distacchi di materiale ligneo; attacco xilofago; localizzati fenomeni di carie del legno con conseguente polverizzazione del corpo ligneo e formazione di muffe, funghi e attacco xilofago. Dal punto di vista della sicurezza, le balaustre presentavano instabilità alle sollecitazioni in appoggio sul corrimano. Per quanto riguarda la policromia, un intervento di ‘ridipintura’ di tutte le superfici conferiva alle cantorie una uniforme colorazione grigia,

mentre per le dorature ampie zone avevano subito gravi danni in conseguenza del prolungato contatto con la muratura bagnata fino a giungere a totale caduta; erano diffuse zone di distacchi degli strati preparatori-foglia d’oro. Si notavano inoltre diffuse abrasioni con affioramento del bolo e dello strato preparatorio a gesso e colla. il restauro ha riguardato la struttura con una preliminare spolveratura superficiale seguita da trattamento antiparassitario e dalla messa in sicurezza delle balaustre tramite barre registrate di acciaio ancorate all’assito del ballatoio; è seguito il consolidamento ligneo e di riassetto strutturale delle lesioni con inserti lignei di essenze omologhe stagionate, distacco, imperniature e ricollocazione dei pezzi pericolanti, ricostruzione, integrazione e messa in opera di intagli mancanti, integrazione di cornici e modanature. Per quanto riguarda le finiture pittoriche, è stata verificata la presenza di una stesura pittorica originale nascosta al di sotto della stesura grigia. Dopo aver eseguito vari test, è stata messa a punto una soluzione addensata a base di acido citrico per permettere la solubilizzazione della ridipintura senza compromettere la finitura originale. Si è trattato di un intervento molto delicato per l’affinità materica dei due strati sovrapposti. La ricostruzione plastica di piccole parti lignee è stata eseguita tramite Balsite, le lacune superficiali sono state stuccate tramite gesso e colla e gli elementi decorativi mancanti o parzialmente ricostruiti sono stati gessati. il ritocco pittorico è stato eseguito con stesure a tempera e con colori a vernice. Come protezione finale è stata usata una stesura di regalrex matt a pennello. Sulla doratura il consolidamento delle porzioni staccate o a rischio di caduta è stato eseguito con adesivo acrilico. La pulitura tramite emulsione grassa a PH acido. Le abrasioni dell’oro che lasciavano trasparire la preparazione bianca sono state accordate cromaticamente a velatura sulle tonalità del bolo rosso originale invecchiato. anche l’integrazione cromatica delle parti ricostruite e delle mancanze di doratura di maggior disturbo è stata eseguita ricreando un tessuto di raccordo a puntinato o a velatura, vicino ai valori cromatici dell’oro e dei suoi strati preparatori. relativamente ai cornicioni perimetrali e alle paraste, questi elementi corrono lungo le pareti laterali dell’oratorio e contribuiscono a scandire lo spazio architettonico creato dal Lombardi. L’essenza lignea utilizzata è il pioppo e il larice. La tecnica pittorica della decorazione è quella della tempera a colla. i danni riscontrati sono stati causati in larga misura dalle infiltrazioni d’acqua dal tetto che hanno provocato gravi danni strutturali. a

causa della forte umidità che ha contribuito allo sviluppo di muffe, si evidenziava sia ‘carie del legno’ che un consistente attacco di insetti xilofagi. Sono andate perdute parti di cornici e delle basi modanate. erano presenti, decoesioni, fratture e deformazioni della materia lignea (torsioni, ritiri, imbarcamenti), in alcune zone la struttura portante era instabile e con evidenti lacune. Particolarmente danneggiata è risultata essere la prima parasta della parete di destra che aveva subito gravi cedimenti strutturali. Per quanto riguarda gli strati pittorici, un generalizzato inscurimento da depositi carboniosi quali particellato atmosferico, nero fumo e smog ricopriva interamente le superfici. Particolarmente danneg-

giata risultava la prima parasta della parete di destra che aveva subito gravi cadute di ampie porzioni di pellicola pittorica e alterazioni cromatiche. Sempre sul lato destro erano presenti spugnature forse tentativi di pulitura e fermatura del colore. Sollevamenti della pellicola pittorica riguardavano gli elementi decorativi policromi. fra gli interventi di restauro eseguiti sulla struttura, si evidenziano: consolidamento ligneo con resina epossidica e acrilica dal 3 al 7% P.B72 con antiparassitario inglobato; inserimento di tasselli a sezione triangolare e rettangolare, adesione riallineamento di zone non coese e fratturate, ricostruzione di parti mancanti di alcune basi e di circa 6 metri di cornici;

11 fissaggio di alcune parti mobili con nuovo ancoraggio tramite tasselli e viti in acciaio. Sulla pellicola pittorica, il primo intervento è stato quello della fermatura del colore tramite localizzate infiltrazioni di emulsione di resina foto Andrea Vierucci

acrilica, tamponando poi la superficie trattata per favorirne la riadesione. La pulitura è stata eseguita a secco tramite spugne Whishab morbide che permettevano la rimozione dei depositi carboniosi accumulati. Le stuccature profonde sono state trattate a Balsite mentre le lacune e le fessurazioni superficiali sono state chiuse tramite gesso e colla pigmentato. il ritocco pittorico è stato eseguito con colori a tempera e la stesura è avvenuta a velatura e a puntinato.

il restauro degli affreschi

Lorenzo Lanciani restauro affreschi e dipinti murali; con Chiara Spataro, Riccardo Maraccini, Isabella Pini, Nicola Pellicci, Leonello Bertolozzi

Prima dell’intervento di restauro degli affreschi dell’oratorio dell’angelo Custode era possibile distinguere tre diverse tipologie di stato conservativo riscontrabili rispettivamente nel presbiterio, nella parete sud, nella controfacciata e parete nord. Nell’area del presbiterio uno strato di pulviscolo e di sporco non particolarmente coeso ricopriva l’intera superficie e lesioni di piccole dimensioni interrompevano in maniera minima la lettura dell’opera. Sulla parete del lato sud invece (vicino alla quale era stato eretto il muro perimetrale di un altro edificio con interposta un’intercapedine di circa 15 cm), colpita per anni da infiltrazioni di acqua piovana, erano presenti lacune, distacchi e rigonfiamenti di intonaco e pellicola pittorica di grandi dimensioni. Qui i disegni e i colori erano nascosti da annerimenti ed efflorescenze saline. infine, lo studio della parete nord e della controfacciata ha rivelato la presenza di ridipinture eseguite in precedenti opere di restauro. Detti interventi hanno fatto sì che queste ultime due porzioni si presentassero complete ma caratterizzate in alcune parti da cromie troppo marcate rispetto al resto dei dipinti. Lo scopo che ci siamo prefissi in accordo con la Soprintendenza archeologia Belle arti e Paesaggio di Lucca sotto la direzione dei lavori della Dott.ssa ilaria Boncompagni, era quello di restituire equilibrio e armonia tra le varie parti così differenti tra loro. Per fare questo è stato necessario provvedere a indispensabili operazioni pre-

12. Angelo custode, affresco in origine sulla facciata dell’oratorio

liminari. in particolare è stata eseguita una lunga e delicata campagna di messa in sicurezza e consolidamento delle porzioni di intonaco e pellicola pittorica in pericolo di caduta tramite bendaggi con velina e colla animale, applicazione di resina acrilica e malte da iniezione. Carotaggi effettuati alla base della parete sud hanno consentito una buona circolazione di aria nell’intercapedine e la conseguente asciugatura dell’intera superficie. La pulitura è stata eseguita a secco con spugna Wishab mentre per le stuccature delle lacune di intonaco si è impiegata malta a base di calce, inerti silicei e polvere di marmo. Si è proceduto alla rimozione delle efflorescenze saline tramite lavaggi a base di acqua demineralizzata. È stato però il ritocco pittorico, differenziato a seconda della zona trattata, che ha permesso di raggiungere il desiderato equilibrio tra le parti. Sulle limitate lacune del presbiterio si sono eseguiti ritocchi ad acquarello mentre le ridipinture troppo marcate del lato nord sono state alleggerite e in alcuni casi rimosse e sostituite con ritocchi pittorici più attenuati. terminata questa fase si è proceduto con un’impegnativa campagna di attenuazione degli annerimenti e di ricostruzione delle porzioni mancanti del lato sud, usando come modello la parete opposta.

il restauro dei dipinti

Lo Studiolo di Colombini, Lazzareschi e Ricciarelli restauro dipinti

i dipinti su tela dell’oratorio degli angeli Custodi appartengono a un complesso decorativo organico alla struttura architettonica che le accoglie. Sono riconducibili a un periodo storico e integrati nelle decorazioni ad affresco delle pareti. otto dipinti sono identici per misura e tecnica, trattandosi di olio su tela, un dipinto invece differisce per dimensione e per tecnica pittorica trattandosi di tempera ‘magra’ su tela. Per gli otto dipinti è stato possibile mantenerli in prima tela, recuperando con adeguato consolidamento la tenacia e l’elasticità della tela originale. e solo con delle strisce perimetrali di rinforzo in tela lungo i bordi è stato possibile ricollocare i dipinti sui propri telai. Per le precarie condizioni conservative e la forte acidità della tela originale solo il dipinto di antoni franchi raffigurante l’Allegoria della Fede è stato rinforzato con l’adesione sul retro di una nuova tela. Su tutte le tele originali, prima dell’intervento di consolidamento con la tecnica del sottovuoto degli strati pittorici, sono stati rilevati i livelli di acidità del tessuto, quindi sul retro di ogni dipinto è stato diffuso con nebulizzazione un prodotto deacidificante, al fine di ritardare l’invecchiamento delle fibre del tessuto antico. il consolidamento ha permesso di fissare il colore alla tela e consentire successivamente la pulitura della superficie dipinta in sicurezza. La tecnica del sottovuoto ha permesso anche di consolidare la tempera facendo penetrare colla proteica opportunamente dosata dal retro attraverso la tela di supporto. La pulitura su tutti i dipinti a olio è stata condotta a seguito di test di solubilità delle sostanze depositate nel tempo sul colore come polvere, nerofumo e cera. e più specificamente delle sostanze frutto di restauri passati, ormai alterati, come vernici ingiallite e ossidate e ridipinture, spesso eseguite per mascherare cadute di colore originale e patine alterate, non rimosse. Su alcuni dipinti come L’Angelo appare a Agar, Cristo servito dagli angeli e Il sogno di Giacobbe, ‘l’aridità’ e l’ossidazione di alcuni colori (verdi, blu, a base di rame) richiedevano accorgimenti specifici per metodologie di pulitura, vista la delicatezza delle campiture di colore originale. Sulla tempera raffigurante L’ultima cena, per la particolare tecnica pittorica impiegata, sono state eseguite tecniche di pulitura per assorbimento in ambiente acquoso a base di agar-agar, al fine di poter rimuovere nerofumo, polvere adesa e aloni, recuperando maggiore contrasto e vividezza fra i colori. Gli strappi del tessuto e le lacune di tela originale sono stati integrate con fili e frammenti di tela antica, incollati ai bordi dei fori e dei tagli con colla specifica reversibile. Le lacune di colore sono state stuccate con gesso di Bologna, quindi rasate e modellate riprendendo l’andamento della superficie del colore originale, così da mimetizzarne la presenza. il ritocco pittorico delle lacune stuccate è stato condotto con colori di base a tempera, e successivi interventi di finitura con colori a vernice, quindi le superfici dei dipinti a olio sono stati verniciati sia a pennello che per nebulizzazione. mentre per quanto riguarda L’ultima cena il ritocco pittorico è stato eseguito con pigmenti in polvere mischiati a colla proteica per riprendere la tecnica originale. Le nove cornici di fattura quasi identica con fascia dorata esterna e interna e laccate a imitazione del marmo, sono state trattate contro i tarli, quindi risanate nelle carpenterie. Le superfici laccate e dorate sono state pulite da ridipinture e da nerofumo applicando gel a base acquosa, quindi stuccate le lacune di superficie colorata con gesso di Bologna e colla proteica poi integrate con colori a tempera e successivamente lucidate con cera microcristallina.

foto Lucio Ghilardi

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