rivista della fondazione cassa di risparmio di lucca
rivista della fondazione cassa di risparmio di lucca
Maria Teresa Perelli direttore
Andrea Salani
direttore responsabile
Comitato di redazione
Maria Teresa Perelli, Andrea Salani
consulenza editoriale
Publied – Editore in Lucca
progetto grafico e impaginazione
Marco Riccucci
hanno collaborato a questo numero
Enrico Alberigi, Giulia Alberigi, Barbara Argentieri, Paola Betti, Paolo Bolpagni, Alessandra Delle Fave, Barbara Ghiselli, Andrea Mazzi, Maria Pia Mencacci, Valeria Nanni, Eva Nuti, Valentina Picchi, Silvia Poli, Giulia Prete, Andrea Salani
speciale Nuove GENERAZIONI
4 Confronto e dialogo: coi giovani per crescere insieme
6 Adesso tocca a te
7 Giovani e cultura: un ponte verso il futuro
12 Giovani e sociale: la freschezza delle idee, la concretezza del lavoro
16 Benessere, legami, crescita, in una parola: sport
21 Destinazione: ‘futuro’, prima tappa: ‘presente’
Mondo FONDAZIONE
24 Con i bambini… e non solo cultura aNcora CULTURA
28 “Qual occhio al mondo”. Puccini fotografo
35 Radici, promozione, futuro. Gli interventi sui ‘luoghi pucciniani’
44 I giorni di Puccini nell’anno di Puccini
47 Puccini fa 100, il Pucciniano fa 70 con un’edizione speciale
51 La musica, un bene da restituire. I sessanta anni dell’Associazione Musicale Lucchese
63 Angeli, demoni, musica e parole
67 Il calcio a Lucca, una storia secolare nell’opera di Camillo Ciai un noMe uN volto UNA STORIA
70 Il mondo mascherero di Beppe Domenici piccolo è BELLO
76 Cascio riabbraccia la sua Incoronata ieri oggi DOMANI
88 Calore ‘sostenibile’ per gli impianti sportivi di Castelnuovo ricerca & INNOVAZIONE
94 IMT e Lucca Comics ‘together’ tra ricerca e gaming segnaLIBRO
Iscrizione al registro stampa del Tribunale di Lucca n. 1/20 del 17 gennaio 2020
La primavera ha portato in Fondazione le buone notizie di un Bilancio 2023 chiuso con risultati decisamente positivi: quasi 30 milioni di risorse distribuite sul territorio, un avanzo di esercizio di oltre 44 milioni e un patrimonio che continua il suo incremento raggiungendo quota 1.228 milioni.
Non sono solo cifre ma tre istantanee che raccontano molto di più. Numeri che di fatto certificano come la Fondazione, nel presente e nell’immediato futuro, possa continuare a distribuire risorse importanti a sostegno del territorio anche grazie agli ottimi risultati finanziari che fanno ben sperare per il domani e consentono di consolidare il patrimonio, il cui valore di mercato è adesso in linea con le aspettative. Buona notizia, lo ripetiamo, perché dopo un periodo di inflazione incontrollabile, appariva come una missione difficile consegnare alle generazioni a venire una Fondazione dotata di un patrimonio paragonabile a quello odierno. Un‘idea di sostenibilità affinché anche la società di domani possa interloquire con un Ente ‘in salute’ e capace di interventi in grado di risolvere emergenze, generare benessere, costruire opportunità per tutte le comunità della provincia di Lucca. Quelle opportunità, quei circuiti virtuosi che troviamo spesso narrati tra le pagine di questo Magazine, che vede un largo spazio dedicato appunto al futuro, inteso come ‘nuove generazioni’.
La nascita della prima Commissione giovani imponeva, infatti, un focus sull’argomento: i ragazzi e le ragazze devono essere considerati come protagonisti del presente per costruire il domani, senza quindi rimandare ad un imprecisato futuro l’avvento del loro contributo, il loro ‘momento’.
Si tratta dell’unica maniera per condividere un percorso in cui la Fondazione possa potenziare la propria capacità di ascolto arrivando ad intercettare le esigenze di ogni comunità, intesa come realtà geografica, come generazione, come appartenenza sociale.
L’apertura di questo numero del Magazine vuol appunto raccontare un approccio ad un mondo in continua evoluzione, frammentato in numerosi altri mondi con i loro sogni, le loro aspettative e i loro linguaggi. Non è la Fondazione che ‘si fa giovane’ ma la Fondazione che pensa a nuovi strumenti per rendere ancora più efficace e capillare la propria azione, in un’ottica che vede la nostra società come un organismo unico ma composito. Che necessita di attenzione, cura, bellezza. Una nuova avventura che si unisce ad altre in diversi ambiti. Non resta che partire.
Maria Teresa Perelli
Confronto e dialogo: coi giovani per crescere insieme
Maria Pia Mencacci
Da molti anni la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca progetta e sostiene iniziative importanti a favore del mondo dei giovani e, da qualche anno, per rispondere con sempre maggior efficacia ed efficienza alle necessità del territorio, ha posto al centro della propria progettualità la cosiddetta strategia dell’ascolto, organizzando incontri con gli amministratori locali, gli enti del terzo settore e, più in generale, con chi fosse portatore degli interessi di un gruppo o una comunità.
La voce dei più giovani, però, non era stata mai ascoltata direttamente.
Per questo è sorta l’esigenza di selezionare un gruppo di ragazzi provenienti da tutto il territorio della Provincia, di una fascia di età definita (18-30 anni), ma con situazioni personali varie (studenti, lavoratori giovani in cerca di occupazione etc.) al fine di avere un campione il più rappresentativo possibile.
Con la commissione Giovani si apre dunque un nuovo canale di ascolto per aprirsi a punti di vista diversi e, magari, trovare risposte nuove a problematiche note.
Ci si aspetta molto dalla collaborazione con i nove ragazzi: una comunicazione agevole con questa fascia di cittadini fino a ora poco coinvolta, una conoscenza più capillare dei bisogni dei più giovani, la circolazione corretta di informazioni sui progetti e le attività della Fondazione, pareri, proposte e progetti elaborati direttamente dalla Commissione.
Questo è il primo passo di un percorso che immaginiamo possa portare alla creazione di una vera e propria ‘community’, utile per la crescita armoniosa del nostro territorio.
Per i ragazzi si è organizzato un percorso di formazione, in larga parte concordato con loro; ma sarà importante dar loro l’opportunità di fare esperienze sul campo per contribuire, attraverso l’esercizio della cittadinanza attiva, allo sviluppo del nostro territorio. Molti di loro non hanno alcuna esperienza lavorativa: la partecipazione alla commissione può diventare un primo approccio importante al mondo del lavoro e un’opportunità per mettere meglio a fuoco le proprie inclinazioni e capacità.
Gli stimoli più interessanti nascono sempre dal confronto e dal dialogo; sarà il lavoro collettivo a contribuire al potenziamento di competenze sociali e allo sviluppo di leadership collaborativa.
Ai ragazzi saranno richiesti contributi, suggerimenti e pareri; potranno organizzare incontri con i giovani delle aree territoriali della Provincia, in coerenza con la metodologia dell’ascolto strategica per la Fondazione.
Avranno la possibilità di proporre conferenze, incontri, spettacoli nell’ambito della progettazione eventi della Fondazione stessa.
Sono certa che ci stupiranno e cresceremo con loro.
Maria Pia Mencacci è membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione CRL
Sono nove e hanno esperienze presenti e passate differenti. Attualmente alcuni studiano, altri lavorano, altri stanno cercando la strada giusta; tutti hanno progetti, sogni e aspettative, ma soprattutto idee su cosa serve alle loro comunità e su quali siano le esigenze delle nuove generazioni.
Sono le ragazze e i ragazzi della Commissione giovani che la Fondazione ha recentemente istituito dopo una selezione che ha visto la partecipazione del numero monstre di oltre cento candidature, vera prima ‘bella sorpresa’ di quest’avventura.
I componenti, tutti compresi nella fascia di età tra i 18 e i 30 anni sono stati selezionati in base alla provenienza geografica, per rappresentare tutte le aree della provincia, tenendo conto di un rapporto di genere paritario e, ovviamente, valutandone percorsi, attitudini, interessi: in una parola, il loro potenziale apporto a definire le esigenze del mondo giovanile, e non solo.
Da Lucca e Piana provengono Tommaso Ariani (25 anni, laureato in biotecnologie), Gaia Bernardini (26 anni, laureata in Scienze politiche), Giada Giusti (26 anni, studente Scuola italiana del Turismo) e Pietro Isaia Scanavacca (26 anni, studente in Economia Aziendale). Da Mediavalle e Garfagnana arrivano invece Agnese Benedetti (24 anni, laureata in Conservazione dei Beni Culturali), Elena Bonini (21 anni, studente di discipline umanistiche) e Matteo Marcalli (26 anni, professore d’orchestra). Per la Versilia infine completano il gruppo Giulia Gemignani (30 anni, medico di Medicina generale) e Leonardo Guerra Silicani (19 anni, frequenta l’ultimo anno del Liceo Scientifico e studia clarinetto).
A questo punto si apre un canale ‘a doppio senso di percorrenza’. Cosa si aspetta la Fondazione da loro? Cosa si aspettano loro da questa esperienza?
Cerchiamo di capirlo, per poi dedicarci ad una full immersion tra i progetti e le strategie che negli anni la Fondazione ha già sostenuto e perseguito a favore del mondo dei giovani.
Giulia Alberigi
Giovani e cultura: un ponte verso il futuro
La nuova generazione di oggi si trova ad affrontare un mondo in costante mutamento, caratterizzato da sfide, opportunità, cambiamenti, tecnologie e anche difficoltà. In un mondo sempre più complesso e interconnesso, è infatti fondamentale investire nelle nuove generazioni e fornire loro gli strumenti e le opportunità necessarie per crescere e svilupparsi pienamente. La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ha compreso ormai da anni che attraverso la musica, l’arte e la cultura, i giovani possono esplorare il mondo che li circonda, esprimere le proprie identità e contribuire alla costruzione di una società più inclusiva e consapevole in una realtà che sembra basarsi sull’interazione rapida, superficiale e mai profonda. Per questo non fa mancare il proprio sostegno a realtà di vario tipo, alcune già consolidate, altre emergenti.
Sono molte quelle che agiscono sul territorio coinvolgendo i giovani in prima persona. In un presente che sembra limitarsi al dispositivo digitale, è sempre più difficile riuscire a trovare degli spazi e dei contesti dove poter coinvolgere i membri della nuova generazione in modo diretto e continuativo, riuscendo così a mettere a contatto i ragazzi e le ragazze con la realtà nelle sue svariate forme, mettendoli alla prova in modo pratico e concreto.
Tra le altre, sul territorio lucchese prendiamo in considerazione sei realtà culturali che, giorno dopo giorno anche grazie al sostegno della Fondazione, si impegnano a realizzare progetti e iniziative che coinvolgono la nuova generazione: S.O.F.A., WOM, Scuola di Musica Sinfonia, H-Demia, 9 Muse e V.A.G.A. Enti e associazioni che si confrontano con i giovani, ascoltandoli, spronandoli, facendoli mettere in gioco, in un mondo dove si tende sempre di più a limitarsi alla protezione della confort zone, un senso di
tutela che instaura sempre di più la paura e il timore di andare oltre, di mettersi alla prova e, soprattutto, di sbagliare. Sbagliare, ormai sembra impossibile poterlo fare. Per i giovani l’idea di mettersi alla prova concentrandosi e dedicandosi a un determinato progetto, per poi trovarsi di fronte a un ipotetico, e plausibilissimo, fallimento è un’idea spaventosa. Ciò che queste sei realtà insegnano ai giovani è proprio il mettersi in gioco: fare, provare, impegnarsi, rischiare e, nel caso, fallire. Sentiamo la loro testimonianza diretta.
Massimo Salotti, direttore della Scuola di Musica Sinfonia, sottolinea l’importanza di riportare la musica e la cultura al centro dell’attenzione giovanile. Il progetto «La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca per la musica nelle scuole» è un esempio tangibile di come la musica possa essere un veicolo di inclusione e arricchimento culturale. Questo progetto coinvolge quasi 5 mila bambini e ragazzi degli istituti della provincia di Lucca, diffondendo l’amore per la musica tra le nuove generazioni direttamente nel contesto scolastico. La Scuola parallelamente porta avanti corsi di strumento e formazione, organizzando con i migliori allievi anche una serie di concerti aperti alla città, attraendo studenti e insegnanti da tutta Europa. «È importante riconoscere che il mondo e l’approccio alla musica stanno cambiando rapidamente – dice Salotti –. Infatti, per stare al passo con i tempi, ascoltiamo e accogliamo le esigenze giovanili. Un esempio, in questa prospettiva: abbiamo recentemente introdotto un laboratorio di musica elettronica, molto apprezzato dai ragazzi. Uno strumento tecnologico che ci avvicina alla loro sensibilità permettendoci di insegnare con modalità più immersive e originali. Questo approccio mira a rendere la musica più accessibile e coinvolgente, creando un ponte tra le generazioni e mantenen-
1. S.O.F.A. Shared Office For the Arts APS, Lucca
2. Associazione WØM, Lucca
3. Scuola di Musica Sinfonia, Lucca
4. H-Demia di Musica, Lucca
do viva la passione per la musica nel tempo».
Stefano Picchi di H-Demia enfatizza l’importanza di spronare i giovani a esibirsi e a confrontarsi con la realtà, superando la solitudine spesso generata dalla tecnologia e dai social media. Progetti come le «Borse di studio live – Lucca Leggera» offrono agli studenti esperienze pratiche e la possibilità di esprimere le proprie emozioni attraverso la musica: ed è proprio questo che H-Demia fa ogni giorno. La scuola di musica diventa così non solo un luogo di apprendimento, ma un punto di partenza per i ragazzi, dove possono esplorare il loro talento e confrontarsi con il mondo reale. «L’obiettivo è quello di stimolare una partecipazione attiva e diretta, incoraggiando i giovani a riappropriarsi delle azioni pratiche e manuali, e a utilizzare la tecnologia in modo consapevole, senza esserne dominati –commenta Picchi –. Le borse di studio offerte, che spesso riescono a coinvolgere anche ragazzi e ragazze in difficoltà economica, terminano con l’esibizione dal vivo, incoraggiando gli studenti a presentare brani originali o personalizzati. Questo approccio li rende protagonisti attivi della loro realtà, spingendoli a comunicare e ad esprimersi in modi unici. È un invito a far emergere le proprie voci e le proprie emozioni, superando la paura del giudizio».
David Martinelli di WØM mette in luce il ruolo fondamentale della cultura nel fornire spazi alternativi di espressione per i giovani artisti. Il WØM FEST è infatti un luogo di incontro e confronto dove emergono nuove voci e prospettive, alimentando un dibattito culturale diversificato e inclusivo. Dal 2016, l’Associazione WØM si impegna attivamente nella promozione della musica dal vivo nel proprio territorio, concentrandosi soprattutto su progetti originali e innovativi e ospitando numerosi artisti di fama nazio-
nale, tra cui Gazzelle, La Rappresentante di Lista, POP X, Fast Animals and Slow Kids e altri. Il WØM FEST dedica uno spazio speciale ai progetti musicali emergenti e inediti, con particolare attenzione alle proposte locali: l’obiettivo è quello di offrire ai nuovi talenti delle concrete opportunità di visibilità in un contesto professionale e stimolante.
Irene Panzani di S.o.f.a. ci parla invece dell’importanza di connettere i giovani con l’arte contemporanea, creando un ambiente in cui possono esprimere liberamente le proprie idee ed emozioni.
L’Associazione S.o.f.a. si dedica alla promozione della cultura e dell’arte nel territorio e non solo, con un’attenzione particolare alla conservazione della memoria locale e alla valorizzazione delle storie del passato. Collaborando con il Comune di Capannori, l’associazione ha lavorato su progetti di rigenerazione urbana, tra cui il festival «Start Graffiti –Arte Urbana», che ha visto la realizzazione di graffiti in luoghi del territorio, coinvolgendo anche laboratori per i giovani. Il loro progetto «Giungla» indaga invece il concetto di natura e ha ospitato installazioni audiovisive nel territorio, affrontando temi contemporanei e di interesse giovanile. Un obiettivo chiave dell’associazione è la promozione dell’arte contemporanea, con un’enfasi particolare sulla produzione artistica emergente. Hanno collaborato con artisti internazionali e si prefissano di incentivare la creatività giovanile attraverso laboratori e iniziative culturali. Inoltre, l’associazione cerca di rafforzare il legame tra i giovani e l’identità culturale del territorio, promuovendo la partecipazione attiva alla vita artistica e culturale locale. Federica Moretti di 9 Muse evidenzia il ruolo dell’impresa sociale nel fornire agli studenti le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro nel settore artistico e cinematografico. Attraverso
5. 9 Muse - Casa di produzione culturale, Lucca
6. V.A.G.A. (Visioni Atipiche Giovani Artisti)
produzioni cinematografiche e spettacoli musicali, i giovani hanno l’opportunità di esprimere la propria creatività e visione del mondo. 9 Muse nel 2014 ha dato vita all’Accademia Cinema Toscana e all’Accademia Recitazione Toscana coinvolgendo giovani provenienti da tutto il mondo, con circa 50 produzioni annuali che spaziano da documentari a cortometraggi personali. La missione è quella di creare una rete di relazioni che permetta ai giovani di far conoscere le loro creazioni al mondo, uscendo dall’ambiente didattico e mettendosi alla prova nel mondo reale. Inoltre, con iniziative come «9 Muse Films», che produce opere sia proprie che degli studenti, la realtà sociale offre ai ragazzi una varietà di esperienze nel mondo dell’arte e dello spettacolo, cercando di rendere i giovani più poliedrici e preparati ad affrontare il mondo del lavoro. Fiore all’occhiello di 9 Muse è «Lucca Biennale Cartasia», che celebra quest’anno i suoi venti anni: un evento di arte contemporanea che riflette i temi dell’inclusione, della sostenibilità e della crescita personale, offrendo mostre, workshop ed eventi rivolti a diverse fasce d’età e classi sociali.
Infine, Gianmarco Caselli di V.A.G.A. (Visioni Atipiche Giovani Artisti) sottolinea l’importanza di creare luoghi fisici di incontro e confronto per i giovani, dove possono esprimere liberamente le proprie idee e riflessioni. Il «Lucca Capannori Underground Festival» è un esempio di come la cultura alternativa possa fornire una piattaforma per il dialogo e la condivisione tra giovani di diverse provenienze e background culturali. Il Festival, audace e innovativo, si distingue per la sua proposta culturale al di là degli schemi convenzionali. Attraverso una variegata gamma di artisti e forme d’arte, il festival ha introdotto a Lucca una realtà culturale precedentemente inesplorata, fungendo da catalizzatore per l’arte alter-
nativa, accoglie anche artisti di fama nazionale e un pubblico proveniente da tutta Italia. Nel corso degli anni, è diventato un punto di riferimento imprescindibile per la cultura underground, promuovendo un dialogo aperto e inclusivo su argomenti spesso trascurati dai media tradizionali. Qui gli artisti alternativi del territorio possono far conoscere le proprie opere, conoscersi e interagire. In un’epoca in cui la tecnologia può talvolta alienare, i giovani hanno bisogno di spazi fisici in cui condividere idee, confrontarsi e costruire un dialogo costruttivo. Questi luoghi non solo favoriscono la crescita culturale, ma rappresentano anche un antidoto al distanziamento sociale, consentendo alle persone di riconnettersi con la realtà e di esprimere le proprie emozioni e aspirazioni attraverso l’arte e il confronto faccia a faccia. Le organizzazioni intervistate rappresentano solo una parte del panorama variegato delle iniziative rivolte ai giovani. Tuttavia, mostrano un impegno comune nel fornire spazi e risorse che incoraggiano la creatività, la partecipazione attiva e la costruzione di comunità inclusive. Oltre alle sfide esterne, i giovani devono affrontare anche questioni interne legate alla salute mentale, all’identità e alla ricerca di uno scopo nella vita. Quindi, la partecipazione attiva dei giovani nell’arte e nella cultura contemporanea non solo arricchisce le loro vite individuali, ma contribuisce anche a plasmare il tessuto sociale e culturale delle comunità in cui vivono. Investire nelle passioni e nel talento dei giovani non è solo un atto di fiducia nel loro potenziale, ma anche un investimento nel futuro di una società più inclusiva, equa e creativa.
Barbara Ghiselli
Giovani e sociale: la freschezza delle idee, la concretezza del lavoro
Promuovere nell’ambito del Sociale, della Cultura, del Volontariato che possano rendere protagonisti i giovani e siano per loro motivo di stimolo per esprimere i loro interessi, le loro passioni e ambizioni. È stata questa la spinta che ha portato la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca a sostenere numerosi progetti che vedono ragazze e ragazzi impegnati in iniziative che aiutano le comunità, sostengono le persone in difficoltà, aumentano la coesione sociale. Un altro aspetto di un’attenzione al mondo dei giovani che non li vuole solo beneficiari di un’attenzione, ma dotati degli strumenti minimi necessari per essere protagonisti della propria attualità, per fare la differenza nel migliorare la qualità della vita della propria comunità.
Ecco alcune testimonianze di come il mondo del Sociale, grazie all’attivismo e alla capacità creativa dei giovani, si intreccia con altri ambiti. Producendo benessere, cultura, condivisione.
Partiamo dal progetto «Cantiere delle Differenze» che rappresenta l’integrazione di un disegno più ampio, gestito dall’associazione AEDO in sinergia con l’associazione di promozione sociale «Animali celesti – teatro d’arte civile». Si tratta infatti di un presidio di arte contemporanea che promuove sul territorio toscano attività teatrali, artistiche e culturali valorizzando l’espressione creativa e l’integrazione di persone e gruppi che manifestano specifiche identità e bisogni; una particolare attenzione è rivolta infatti agli adolescenti, a chi ha una disabilità fisica o psichica e a chi appartiene a una diversa cultura.
I suoi obiettivi? Identificare un marchio di qualità per il teatro di impegno sociale e comunitario, che valorizzi le qualità individuali attraverso processi che potenzino le abilità di ciascun individuo. Cercare di raggiungere e coinvolgere i giovani, favorendo processi di inclusione rivolti a persone a rischio di emarginazione sociale, svolgendo funzioni di formazione per la cittadinanza attiva e la mediazione culturale, contrastando così l’emarginazione tra persone provenienti da contesti etnici e religiosi potenzialmente conflittuali e promuovendo la risoluzione non violenta di eventuali contrasti e il rispetto delle regole e dei principi di civiltà in vari paesi del mondo.
Sempre di teatro si occupa il progetto dell’associazione culturale dello Scompiglio. «La rassegna di Teatro Ragazzi», che viene organizzata dal 2012, offre una visione più ampia possibile della produzione contemporanea teatrale per i più giovani, ospitando compagnie riconosciute a livello internazionale. Nel corso della stagione teatrale sono soliti accogliere circa dieci spettacoli la domenica per il pubblico delle famiglie e altret-
tante matinée con la partecipazione di oltre mille bambini ogni anno, provenienti dai territori di Lucca e Capannori.
Uno degli obiettivi è di permettere ai più piccoli, indipendentemente dalla loro esperienza e dal contesto familiare di provenienza, di entrare in contatto con un’offerta artistica di livello nazionale e internazionale. «Sentieri di favole» e il campo estivo dello Scompiglio completano le iniziative dedicate ai più giovani: la prima è una rassegna, rivolta ai ragazzi e alle loro famiglie, di eventi all’aperto come laboratori, letture, itinerari, attività naturalistiche, spettacoli e molto altro mentre il campo estivo offre ai bambini della scuola primaria la possibilità di sperimentare momenti di gioco immersi nella natura per tre settimane dopo la fine della scuola, imparando a rispettare e accogliere ‘l’altro’ nella sua diversità.
«To be different, towards best experiences against discrimination» è invece il nome del progetto promosso dall’associazione «Amani Nyayo», che ha visto la partecipazione di 40 allievi del Liceo scientifico linguistico Majorana di Capannori e dell’istituto tecnico Agrario Busdraghi di Mutigliano con la finalità di orientare i giovani al mondo del volontariato attuando azioni positive di contrasto alla discriminazione.
Ad una prima fase di formazione è seguito uno stage presso associazioni del terzo settore, in seguito è stata data la possibilità a tre alunni, grazie a un viaggio ad Atene di quattro giorni a settembre 2023, di ascoltare le testimonianze dei migranti e comprendere cosa significhi vivere in un centro di prima accoglienza dopo essere sfuggiti a guerre, persecuzioni, carestie. Ad accompagnare i ragazzi ad Atene erano presenti una docente del liceo Majorana, una counselor, una tutor dell’associazione e un videomaker che ha potuto così riprendere le fasi salienti di questa esperienza. Al ritorno i giovani hanno poi contribuito alla realizzazione dei video finali e all’ela-
1. Associazione «AEDO» – Cantiere delle Differenze
2. Associazione culturale dello Scompiglio – Rassegna di Teatro Ragazzi
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borazione di una infografica per spiegare nel dettaglio il valore del volontariato e sostenere la comprensione profonda delle implicazioni etiche e sociali di tali attività.
La musica può essere un momento di condivisione come dimostra il progetto «LOL (Laboratorio Orchestrale Lucchese)» che ha portato nel 2015 alla creazione di un’orchestra formata da bambini e ragazzi su iniziativa dell’associazione «Tempo di Musica» e dell’Ufficio pastorale Caritas Diocesana. L’Orchestra è accessibile a bambini e ragazzi dai 4 ai 16 anni, che ne facciano richiesta, di qualsiasi nazionalità ed estrazione sociale, con precedenza rivolta ai bambini che altrimenti non avrebbero la possibilità di ricevere una formazione musicale alternativa. L’aspetto distintivo di questa orchestra è che si tratta di un gruppo multiculturale che proprio per questa caratteristica favorisce, grazie al potere della musica, una vera integrazione per contrastare in modo fattivo ogni discriminazione, in particolare quella sociale. La formazione musicale viene svolta in forma collettiva, dato che si basa sul Sistema Abreu che sostiene la filosofia dell’importanza di apprendere in gruppo. Gli obiettivi principali sono quindi la convivenza e la cooperazione per il raggiungimento di uno scopo comune: suonare in armonia tutti gli strumenti musicali tra quelli a fiato, a corda e ad arco che vengono insegnati.
È possibile costruire un mondo migliore grazie ad un’economia diversa e sostenibile in grado di vivere in modo solidale e più attento all’ambiente?
Certo, come testimonia l’associazione «Lillero» nata a gennaio 2019 proprio con questo scopo. La diversa economia che ruota intorno all’associazione e che punta sulla sostenibilità si basa infatti sul baratto: viene infatti data nuova vita agli oggetti grazie al riuso e si compra solo con la moneta alternativa: il Lillero appunto.
Associazione «Amani Nyayo» – Viaggio in Grecia
Associazione «Tempo di Musica» – LOL (Laboratorio Orchestrale Lucchese)
Associazione «Lillero» – Progetto «Lillero App»
Associazione di promozione sociale «Oikos» – Progetto «Club Job»
È proprio con questo spirito che è stato pensato di ideare il progetto «Lillero App» cioè coinvolgendo dei giovani con lo scopo di creare un’applicazione in grado di garantire un servizio più efficiente per i clienti. Alla realizzazione di tale app ha partecipato quindi un gruppo di giovani professionisti, fra cui un programmatore, studente di ingegneria informatica, e tre ragazze appassionate di grafica e disegno che si sono potuti mettere alla prova nel mondo del lavoro. L’associazione è rimasta soddisfatta per i risultati raggiunti, sia da un punto di vista tecnico-esperienziale (per il team di sviluppo che potrà riportare l’esperienza nel proprio curriculum), che da un punto di vista sociale, poiché ha avuto l’occasione di vivere un’opportunità di incontro.
Concludiamo poi con il progetto «Club Job» che dal 2006 offre percorsi di orientamento, di sostegno scolastico e di inserimento lavorativo di giovani e adolescenti, residenti nei sette comuni della piana, grazie alla supervisione e all’organizzazione dell’associazione di promozione sociale «Oikos». I destinatari dell’attività formativa di questo progetto sono gli studenti della scuola dell’obbligo a rischio di dispersione che in base a una convenzione tra Oikos, Comune di Lucca (capofila dei comuni della piana) e gli istituti scolastici, vengono accolti un giorno a settimana nei laboratori durante il normale orario scolastico seguendo un piano didattico concordato con i consigli di classe dei singoli istituti. Lo scorso anno sono stati attivati i laboratori di falegnameria, graphic design e riciclo-officina. L’offerta del «Club Job» è stata poi estesa con successo durante il periodo estivo a tutti gli studenti interessati, ricevendo un’adesione di 80 partecipanti che hanno potuto usufruire di un insegnamento in grado di valorizzare l’attività pratica come completamento della formazione e offrendo ai ragazzi l’opportunità di avvicinarsi al mondo del lavoro.
Andrea Salani
Benessere, legami, crescita, in una parola: sport
Partecipare, vincere, apprendere, condividere, sfidarsi, conoscere e conoscersi. Lo sport non è solo un veicolo di emozioni e ricordi, ma uno strumento concreto col quale migliorare la qualità della vita delle persone di ogni età, con abilità e attitudini tra le più disparate. È però quanto mai assodato che nei giovani e nei giovanissimi la pratica sportiva diventa, se realizzata nel perimetro di valori sani e condivisi, un insostituibile strumento di crescita, certamente fisica e motoria, ma soprattutto nello sviluppo delle capacità di concentrazione, di relazione con gli altri, stimolando le attitudini al ‘gioco di squadra’ e al problem solving. La Fondazione ha da sempre un occhio di riguardo verso la pratica dello sport nelle nuove generazioni. Un’attenzione che negli anni si è configurata in azioni più o meno dirette, ma che di fatto hanno sempre consentito di migliorare le condizioni della pratica dello sport per le ragazze e i ragazzi della provincia di Lucca.
All’interno del bando dedicato al welfare era presente il sostegno a numerose società sportive a favore delle attività rivolte ai più giovani. Un impegno che si è recentemente tradotto nella realizzazione del bando «Sport e socializzazione» appositamente dedicato, col quale non a caso si sostengono anche interventi per la creazione o recupero di luoghi di aggregazione, a conferma del potere ‘connettivo’ che si attribuisce al regolare svolgimento di certe attività. Anche il grande impiego di risorse con cui la Fondazione negli scorsi anni ha consentito la ristrutturazione di numerosi impianti sportivi va di certo in questo senso, ma sicuramente il costante sostegno alle associazioni sportive rappresenta la forma più capillare con cui si sostanzia un’attenzione al quotidiano, all’affermazione di prassi che portano benessere e opportunità nella vita dei giovani atleti.
È di certo il caso de Le Mura Spring che, sopravvissuta alla scomparsa della società
‘madre’, per la prima volta dopo anni non iscritta al campionato di serie A1 femminile, ha rimodulato i propri obiettivi portando avanti il movimento cestistico al femminile, «cercando – come ha affermato la presidente Rachele Settesoldi al principio della stagione – di avviare alla pallacanestro bambine e ragazze a partire dai cinque anni, anche se il nuovo contesto ha imposto un non semplice salto organizzativo e strutturale, ancora in divenire, con un occhio di attenzione al campionato di serie B, ora massima serie femminile a Lucca».
Sudore e dedizione sono le caratteristiche dei giovani schermidori della Associazione schermistica Oreste Puliti, che propone corsi a partire dai sei anni con il gruppo dei Cuccioli, per poi proseguire con i Principianti che iniziano l’attività pre-agonistica all’età di 8/9 anni. Poi abbiamo l’attività agonistica Under 14, con gare interregionali e nazionali, con la possibilità di diventare campioni di categoria.
Crescendo di età i ragazzi saranno inscritti alla categoria Cadetti (Under 17) e successivamente Giovani (Under 20) per poi approdare nella categoria Assoluti o addirittura Master. Un bel percorso di accompagnamento per uno sport che purtroppo trova la sua auge spesso solo durante i giochi olimpici ma che si caratterizza per un impegno costante e notevole dei praticanti, a tutte le età.
Ci sono poi le ragazze e i ragazzi del Galaxy Baskin Porcari, impegnati in una nuova disciplina sportiva che si ispira al basket ma ha caratteristiche particolari ed innovative. Un nuovo sport pensato per permettere a giovani normodotati e giovani disabili di giocare nella stessa squadra, senza alcuna distinzione di abilità, attitudini o genere. Uno sport a dir poco inclusivo, in cui il successo dipende realmente da tutti. Un percorso intrapreso dando una responsabilità ad ogni giocatore durante la partita e così superando positivamente la tendenza
spontanea ad un atteggiamento «assistenziale» che spesso si incontra nelle proposte di attività fisiche per persone disabili.
C’è poi il felice incontro tra sport e scuola: lo dimostra il progetto «Tau per tutti» in cui la storica società calcistica di Altopascio, in alleanza con Fiore di Loto ETS ha collaborato con l’Istituto Comprensivo di Altopascio per dar vita ad un percorso di attività ludico motorie inclusive per alunni e alunne in diverse condizioni di fragilità: si parte da una lezione ‘0’, ossia il primo incontro degli istruttori con i vari gruppi di alunni, in modo da costruire un rapporto di relazione così da impostare il lavoro per le prossime lezioni e poi si prosegue sempre in continuo confronto per valutare attitudini, sogni e possibilità.
Progetti significativi, che possono cambiare la via di singoli individui o di intere comunità, in cui i giovani, anche attraverso lo sport possono diventare elementi catalizzatori di circuiti virtuosi e iniziative che agiscono in maniera incisiva sulla società.
7-8. Tau Calcio Atopascio – Progetto «Tau per tutti»
Valeria Nanni
Destinazione: ‘futuro’, prima tappa: ‘presente’
il primo bando della Fondazione a sostegno del protagonismo giovanile.
La Fondazione scende in campo per i giovani. Lo fa, dopo la costituzione della Commissione Giovani (organismo di consultazione recentemente istituito per ‘dare voce’ ai ragazzi e alle ragazze del territorio), emanando il suo primo bando a sostegno del protagonismo giovanile.
Si tratta del bando 2024 «Scelta di campo», una iniziativa che permette ai giovani di presentare ed essere accompagnati nella realizzazione di idee progettuali legate ad attività che reputano utili per le comunità a cui appartengono e che ha quindi l’obiettivo di rendere protagonisti ragazze e ragazzi nella promozione di idee e di progetti di utilità sociale per la propria comunità locale. In questo percorso a due fasi i ragazzi saranno affiancati dalle realtà del Terzo settore presenti sul territorio lucchese, in particolare quelle operanti nell’ambito delle politiche giovanili.
TAPPA 0 - Pubblicazione Call for ideas: 3/4/2024
TAPPA 1 - Scadenza Call for ideas: 17/5/2024
TAPPA 2 - Pubblicazione bando con la Chiamata agli enti: 1/7/2024
TAPPA 3 - Scadenza bando con la Chiamata agli enti: 13/9/2024
Di fatti, in una prima fase (tramite lo strumento della call for ideas), si propone di migliorare la condizione giovanile in provincia di Lucca attraverso progettualità che mirino all’empowerment dei giovani, alla valorizzazione di loro abilità e caratteristiche per rafforzare le loro competenze, così stimolando dinamiche di autonomia e protagonismo che portino all’assunzione di responsabilità da parte dei giovani favorendo la creazione del loro stesso benessere e di quello dell’intera collettività.
I giovani saranno quindi chiamati a presentare un’idea di progetto volto a risolvere un particolare bisogno sociale, ambientale o culturale o a promuovere una specifica opportunità individuata sul territorio.
Le proposte presentante dovranno mostrare sensibilità e attenzione agli aspetti della sostenibilità ambientale, ispirandosi all’ormai noto principio del Do No Significant Harm e minimizzando in tal modo l’impatto sull’ambiente delle proprie attività, oltre a promuovere la parità e il rispetto dei diritti contro ogni forma di discriminazione. Le iniziative dovranno inoltre prevedere ricadute positive sulla provincia di Lucca e favorire la partecipazione attiva giovanile.
La strategia dell’Unione europea per la gioventù 2019-2027 1 include l’incoraggiare infatti «la partecipazione dei/delle giovani alla vita democratica», sostenerne «l’impegno sociale e civico» e il «garantire che tutti loro dispongano delle risorse necessarie per prendere parte alla società». La partecipazione è dunque uno dei princìpi guida che dovrebbero essere applicati in tutte le politiche che li riguardano; riconoscendo che i giovani costituiscono un bene per la collettività, tutte le attività che li riguardano dovrebbero difendere il loro diritto a partecipare all’elaborazione, all’attuazione e al follow-up delle politiche che incidono su di essi attraverso una partecipazione significativa loro e delle organizzazioni giovanili, dunque una partecipazione informata, consapevole e attiva. La Fondazione quindi, con questo nuovo bando, intende sostenere percorsi che permettano agli under 30 di agire quali cittadini attivi e responsabili e dunque a essere vere risorse di sviluppo per l’intera collettività, favorendone la coesione sociale.
Se tema guida della prima fase del bando è quello della partecipazione e del protagonismo giovanile, la seconda fase di Scelta di campo vuole accendere un riflettore sull’importanza e la ricchezza del Terzo settore toscano e, in particolare, lucchese. La seconda fase esplicita, infatti, una vera e propria ‘chiamata agli enti’ prevedendo l’incontro tra le idee che sono state selezionate nella call for ideas e gli enti non profit che, partecipando al bando, si propongono come partner a questi gruppi di giovani, al fine di pervenire ad una co-progettazione condivisa e alla realizzazione delle suddette idee. Tali gruppi di giovani dovranno infatti essere supportati da un soggetto accompagnatore, ossia un ente non profit, con esperienza nelle politiche giovanili, operante nel territorio della provincia di Lucca. Il compito dell’organizzazione accompagnatrice è quello di sostenere il gruppo dei giovani in ogni fase di attuazione del progetto.
L’obiettivo è quello di un incontro di idee, di esperienze e di storie, di un incontro generativo, quindi, tra mondo giovanile e Terzo settore locale, che possa far fiorire le nostre comunità di pratiche e progetti ideati e animati da chi per troppo tempo non ha avuto la parola, i giovani. E, perché no, dare nuovo dinamismo e linfa vitale
1 La strategia dell’Unione Europea per la gioventù costituisce il quadro di riferimento per la collaborazione a livello europeo sulle politiche giovanili nel periodo 2019-2027 e si fonda sulla risoluzione del Consiglio del 26 novembre 2018. La strategia si concentra su tre settori d’intervento fondamentali, che si possono riassumere con i seguenti termini: mobilitare, collegare, responsabilizzare, promuovendone un’attuazione trasversale coordinata. Per ulteriori informazioni, è possibile visitare la piattaforma della strategia dell’UE per la gioventù, che agevola la governance partecipativa e il coordinamento della fase operativa della strategia: https://youth.europa.eu/strategy_it.
ad un Terzo settore che, come riportano le statistiche a carattere nazionale e regionale, soffre sempre più la mancanza di volontari, in particolar modo di giovani volontari. Come noto, la mancanza di volontari è infatti una spina nel fianco del Terzo settore. Soprattutto in una regione come la Toscana, storicamente vocata al volontariato. È un argomento che sta diventando cruciale, non solo per gli ETS della nostra Regione, ma per la tenuta e la salute dell’intera società.
In Toscana sono 28.000 le istituzioni non profit e 53.709 i dipendenti di enti non profit (fonte Istat, 2020). Gli enti attualmente censiti dalla banca dati CESVOT sono 11.665 di cui: 3.207 ODV, 5.773 APS, 973 imprese sociali, 1.299 Onlus, 19 enti filantropici, 391 altri ETS e 3 società mutuo soccorso. Firenze, Lucca, Pisa e Arezzo le province con il più alto numero di organizzazioni del Terzo settore. Dai dati del Quaderno CESVOT La differenza dei potenziali. Come cambia la propensione dei cittadini toscani al volontariato la stima della popolazione regionale che svolge attività di volontariato in enti di Terzo settore corrisponde a 262.017 cittadini, mentre quella che svolge attività di volontariato ma non in ETS corrisponde a 144.476 cittadini, per un totale di 406.493 persone coinvolte in attività di volontariato. Promuovere e qualificare il ruolo dei giovani nell’associazionismo lucchese, dare forza e ruolo a una nuova generazione perché possa rinnovare la proposta del Terzo settore, la sua capacità di radicamento sul territorio, nonché facilitare il ricambio generazionale all’interno delle organizzazioni, è anche questo l’obiettivo di Scelta di campo.
Un tentativo, quindi, di rendere i giovani protagonisti del territorio e del presente, promuovendo percorsi di cittadinanza attiva e valorizzando la storia, il pluralismo e la ricchezza del tessuto associativo locale, facendo incontrare esperienza, nuove idee e risorse. Perché nulla vada perduto.
Enrico
Alberigi
Con i bambini…
e non solo
Save the Children nel 2022 ha pubblicato un rapporto sulla povertà educativa minorile: in estrema sintesi sappiamo che in Italia il 67,6% dei minori di 17 anni non è mai andato a teatro, il 62,8% non ha mai visitato un sito archeologico e il 49,9% non è mai entrato in un museo. Il 22% non ha praticato sport e attività fisica e solo il 13,5% dei bambini e delle bambine sotto i tre anni ha frequentato un asilo nido.
Ma cosa si intende esattamente con povertà educativa? Di fatto è una negazione di opportunità eque, la privazione della possibilità per i più giovani di apprendere, sperimentare e sviluppare liberamente capacità, talenti e aspirazioni di bambini, bambine e adolescenti.
La mancanza di risorse economiche influisce direttamente e indirettamente sulle facoltà cognitive e culturali limitando di fatto la piena espressione del potenziale di un singolo individuo o di intere comunità.
Un fenomeno che ha un’onda lunga nella vita di un ragazzo, con riverberi sulle future possibilità di inserimento lavorativo, favorendo quindi l’incremento dei casi di cosiddetti NEET (Not [engaged] in Education, Employment or Training) ovvero giovani che non lavorano e non cercano un’occupazione, che in Italia, secondo le rilevazioni ISTAT, sono rappresentati, a marzo 2023 da una ‘popolazione’ di oltre 5,7 milioni di persone tra i 15 e i 34 anni (triste record a livello europeo).
La casistica è disomogenea nel paese, per questo ACRI, assieme al Consiglio dei Ministri, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha avviato nel 2016, un’iniziativa di sistema che ha visto da subito coinvolta la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca: la creazione di un fondo nazionale di contrasto alla povertà educativa gestito da un’impresa sociale, chiamata Con i Bambini, che utilizzasse importanti risorse mediante l’emanazione di bandi specifici.
Ad oggi sono stati selezionati complessivamente circa 700 progetti in tutta Italia, con un contributo complessivo di oltre 425 milioni di euro. Gli interventi coinvolgono oltre mezzo milione di bambini e ragazzi insieme alle loro famiglie. Attraverso i progetti sono state messe in rete oltre 9.000 organizzazioni, tra Terzo settore, scuole, enti pubblici e privati rafforzando le ‘comunità educanti’ dei territori.
Numeri veramente importanti per un contrasto alla povertà educativa minorile in tutte le sue sfaccettature: carenza di asili nido e servizi per l’infanzia, dispersione scolastica, devianza minorile, maltrattamento dei minori, disagio giovanile, orfani di vittime di femminicidio, inclusione dei minori stranieri non accompagnati, supporto alle famiglie in difficoltà, miglioramento dei servizi per bambini e ragazzi nelle periferie e nelle aree del Paese con più esigenze.
L’ora di lezione non basta Infanzia accudita Manchi solo tu
In Versilia il progetto realizzato dalla C.RE.A società cooperativa sociale si è concentrato sulla prevenzione e il contrasto della povertà educativa minorile e della dispersione scolastica degli adolescenti, soprattutto nella fase di passaggio dalla terza media alla prima superiore, attraverso laboratori, workshop ed eventi con gruppi classe e/o gruppi eterogenei. Sul territorio sono stati creati dei presidi (centri di aggregazione) ad alta intensità educativa al fine di realizzare costanti azioni nei confronti della fascia adolescenziale e delle loro famiglie. Per i minori in situazione di vulnerabilità e svantaggio sociale sono previste specifiche attività educative individuali e di gruppo.
Sono più di mille gli adolescenti interessati, di età compresa fra gli 11 e i 17 anni, che risiedono in tutti i comuni della Versilia.
Altro progetto finanziato grazie ai bandi del fondo è ‘Infanzia accudita’, nato dall’idea del Consorzio di cooperative sociali So. & Co. per aumentare i servizi a supporto delle famiglie con bambini di età 0-6 anni in sette comuni montani dell’Appennino toscano, al confine tra le province di Pistoia e Lucca. Ovvero il potenziamento di quattro asili nido, a San Marcello Piteglio (PT), a Gallicano, a San Romano in Garfagnana e a Borgo a Mozzano (LU), per un totale di 23 nuovi posti autorizzati. Per l’accesso priorità ai minori segnalati dai servizi sociali e alle famiglie con ISEE inferiore ai 12.000 euro. Ma non solo: si intende, inoltre, attivare due ludoteche itineranti che raggiungeranno le località più remote una volta a settimana. Sono altresì previsti servizi integrativi quali attività di outdoor education e tre campi estivi all’anno. Per supportare i genitori viene attivato uno sportello di aiuto e organizzati fine settimana presso la sede del partner Dynamo per le famiglie con bambini diversamente abili.
Si tratta di un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, nel Bando Nuove generazioni (per la fascia di età 5-14 anni) ed è realizzato dall’Associazione Senza Zaino – Per una scuola comunità, con sede a Lucca.
Partecipano 15 istituti scolastici della Rete nazionale delle scuole Senza Zaino distribuiti su 8 regioni e 15 partner a carattere nazionale, ciascuno con una competenza specialistica necessaria per lo sviluppo di una comunità educante con focus sulle tematiche del bullismo, delle pratiche riparative, della didattica musicale, ma anche gamification e strumenti digitali. Il presupposto è che la comunità locale trova nella scuola il punto di riferimento principale per connettere i diversi attori che svolgono funzioni culturali, sociali, educative, sanitarie, economiche, amministrative. In questo contesto le scuole progettano l’intero ambiente formativo, non solo le attività didattiche: gli spazi, gli arredi, gli strumenti didattici, la tecnologia, ma anche i valori, le strategie, gli obiettivi, i metodi, la valutazione. Il tutto coinvolgendo nella progettazione le famiglie e i partner territoriali.
Tre modelli educativi proposti: l’artigiano (apprendimento per imitazione), il drammaturgico (modi di impiego della voce, uso appropriato del corpo e della gestualità, sintesi tra ragione ed emozioni), il gioco (sfida, immersività, simulazione).
Puccini fotografo rivelato nella mostra della Fondazione Ragghianti
Paolo Bolpagni
Nel 2018 la Fondazione Ragghianti aveva realizzato una grande mostra, ‘Per sogni e per chimere’. Giacomo Puccini e le arti visive, che si può affermare abbia fatto epoca. Finì addirittura nell’Enciclopedia Treccani. A quell’esperienza, davvero storica, nella quale era indagato, per la prima volta in maniera organica e complessiva, il ruolo del sommo compositore lucchese come collezionista, committente, ‘compagno di strada’ e ispiratore di pittori, scultori e grafici, e si metteva a fuoco la sua originale produzione di disegni e caricature, ha fatto seguito, dal 16 febbraio al 1° aprile 2024, la mostra ‘Qual occhio al mondo’, che è stata una sorta di continuazione e completamento di ‘Per sogni e per chimere’: alle altre arti visive, infatti, si è aggiunta la fotografia, un mezzo d’espressione che s’ignorava, fino a oggi, Puccini avesse praticato con tanta capacità, entusiasmo e intensità. Dunque, seguendo sempre la linea della Fondazione Ragghianti, un’impresa scientifica e di ricerca, che ha portato elementi di rilevante novità nell’àmbito degli studi, contribuendo all’ampliamento delle conoscenze. L’obiettivo di noi curatori, affiancati da un prestigioso comitato scientifico e dalla sapienza allestitiva di Lucia Maffei, era di svelare e analizzare la meno nota fra le molte passioni artistiche di Giacomo Puccini, inserendo tale sforzo d’indagine nell’intento di delineare un profilo del grande compositore lontano da scontati clichés. Le sue fotografie, quasi tutte inedite, documentano i luoghi da lui frequentati, da Torre del Lago a Chiatri, da Viareggio all’Abetone, con speciale riferimento alle dimore che abitò, ma anche i viaggi in Europa, nelle Americhe e in Egitto, con un’attenzione particolare ai panorami, alle popolazioni e alle traversate in mare. La scelta è stata di presentare soltanto stampe originali, vintage. L’iniziativa è nata dalla collaborazione della Fondazione Ragghianti con la Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini di
Torre del Lago, che ha generosamente messo a disposizione i materiali esposti (nella quasi interezza di sua proprietà), e con il Centro studi Giacomo Puccini di Lucca. Vanno però ricordati anche gli enti che hanno garantito la loro partnership, ossia la Fondazione Giacomo Puccini e Puccini Museum – Casa natale di Lucca (che ha peraltro prestato sei fotografie), la Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago e l’Associazione Lucchesi nel Mondo, ente gestore del Museo Pucciniano di Celle. Senza dimenticare, beninteso, le istituzioni patrocinatrici (Regione, Provincia e Comune) e la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, grazie al cui contributo è stato possibile dar vita alla mostra, e che ha anche messo gratuitamente a disposizione della Fondazione Ragghianti, per la prima volta, la Sala dell’affresco del Complesso monumentale di San Micheletto.
Con quest’iniziativa, che ha riscosso un grande successo di pubblico (con una media di cento visitatori al giorno, che, in rapporto alle limitate dimensioni dello spazio espositivo, costituiscono un primato storico) e di critica, si è riusciti a delineare un profilo inaspettato di Giacomo Puccini, attraverso la selezione di fotografie particolari e significative, e privilegiando il criterio della novità dei materiali. La gratuità del biglietto d’ingresso, una tantum, è stata intesa come dono offerto alla città in occasione del centenario.
L’argomento era inedito. La scoperta ha aggiunto un tassello tutt’altro che irrilevante alla conoscenza di Puccini, per vari motivi: la massiccia quantità della produzione emersa, iniziata all’incirca nel 1894; l’originalità delle scelte compositive e dei tagli (basti pensare all’insolita frequenza di formati panoramici orientati in senso verticale); la perizia tecnica; la particolare congiuntura storica in cui quest’attività fotografica andò a inserirsi.
Erano anni nei quali proliferava la pratica di appassionati dilettanti, nascevano circo-
in apertura: Studio Schemboche di Roma, Ritratto multiplo di Giacomo Puccini, s.d., fotomontaggio, Archivio Puccini, Torre del Lago
1. Giacomo Puccini, Dintorni di Chiatri, con l’ombra dell’autore in basso a destra, s.d., Archivio Puccini, Torre del Lago
2. Giacomo Puccini, Ai bagni di Viareggio, s.d., Archivio Puccini, Torre del Lago
3. Giacomo Puccini, Canale della Bufalina a Torre del Lago, s.d., Archivio Puccini, Torre del Lago
3. Giacomo Puccini, Automobile parcheggiato davanti a Villa Puccini a Boscolungo all’Abetone, con paesaggio innevato, 1903-1909, Archivio Puccini, Torre del Lago
5. Giacomo Puccini, In Egitto sulle rive del Nilo, con un gruppo di persone del luogo su un ponte, febbraio 1908, Archivio Puccini, Torre del Lago
6. Giacomo Puccini, Il ponte di Brooklyn a New York, 1910, Archivio Puccini, Torre del Lago
7. Giacomo Puccini, Veduta marina da una nave, s.d., Archivio Puccini, Torre del Lago
8. La macchina Kodak No. 4 Panorama Camera Model B appartenuta a Giacomo Puccini, post 1899, Archivio Puccini, Torre del Lago 9-11. Immagini dell’allestimento
li, riviste specializzate, si diffondeva ampiamente l’aristotipia, che presuppone l’uso di carte di fabbricazione industriale, e si svolgevano mostre che segnarono la storia, affermando il valore estetico della fotografia, che cominciava ad assurgere a vera forma d’arte.
Fu un fermento che via via contagiò anche Puccini, forse per il tramite del cólto amico Alfredo Caselli, raffinato intenditore di pittura e letteratura contemporanee, figlio del proprietario della drogheria-caffè di via Fillungo a Lucca e suo assiduo intermediario con le personalità che frequentavano il locale.
Nella produzione di Puccini ci sono esiti fotografici di suggestivo lirismo, là dove la natura è protagonista assoluta, e la figura umana si riduce spesso a una piccola sagoma nella vastità del paesaggio, o è assente. Che si tratti del porticciolo di Torre del Lago con le anatre al centro della scena, della calma distesa acquatica di Massaciuccoli con le barche, di un cacciatore tra i falaschi, di una strada di montagna con un carretto fra le nevi dell’Abetone, di una veduta della Tagliata ad Ansedonia in Maremma, di una pineta della Versilia o del panorama di Chiatri, a dominare è un sentimento autentico della natura. Sono composizioni visive ben calibrate, in certi casi avvicinabili a modelli della fotografia pittorialista all’epoca in voga, in altri a opere degli amici artisti Ferruccio Pagni e Francesco Fanelli, ma sempre con un tratto personale. A colpire è il carattere non ‘generico’ di queste immagini, che denunciano una padronanza sicura del mezzo e uno stile riconoscibile. Quando si trova lontano dall’Italia, Puccini sembra sedotto dai luoghi visitati, ma con una lucidità che non è da turista in cerca della foto-ricordo: a New York è colpito dalle architetture, dall’urbanistica, dalle stazioni e soprattutto dai grandi ponti; in Egitto, nel 1908, dai paesaggi e dalle persone, assai più che dai monumenti. È la
quotidianità a coinvolgerlo e incuriosirlo. In Argentina lo affascinano i cavalli al trotto nelle vaste pianure; lungo le traversate dell’Atlantico è ammaliato dall’immensità dell’oceano còlto dalla nave.
Non sono poche le fotografie in cui Puccini riprende la propria ombra, inserita nelle composizioni stagliandola con evidenza di solito in basso a destra. Non una silhouette qualsiasi, ma quella poi passata alla storia, riconoscibilissima, di lui con l’immancabile cappello un po’ di sguincio: una dimostrazione perfetta di quanto egli fosse attento nel costruire e consolidare la sua immagine, della quale era del tutto cosciente, avendo compreso precocemente le straordinarie capacità della fotografia come mezzo rapido ed economico per incrementare la propria popolarità.
Mentre scriviamo queste righe giunge una notizia entusiasmante, che proietta Lucca sulla scena internazionale: la mostra della Fondazione Ragghianti dal 1° al 22 luglio sarà riproposta al Teatro Real di Madrid, nell’àmbito di PHotoEspaña, la più importante rassegna spagnola di fotografia. A cura del sottoscritto, di Gabriella Biagi Ravenni e di Patrizia Mavilla, l’esposizione Puccini fotógrafo sarà realizzata con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura in uno dei templi della lirica mondiale, in concomitanza con una produzione di Madama Butterfly diretta dal nostro illustre conterraneo Nicola Luisotti, straordinario direttore d’orchestra tra i migliori del mondo.
Radici, promozione, futuro. Gli interventi sui ‘luoghi pucciniani’
Raramente un personaggio storico di così alto profilo si è legato al proprio territorio di origine quanto riuscì a fare Giacomo Puccini con Lucca e le sue terre. Per questo numerosi sono i ‘luoghi pucciniani’ disseminati letteralmente in ogni angolo del territorio, da entrambi i versanti delle Alpi Apuane.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca si era da sempre dichiarata disponibile a fare la propria parte di fronte a un impegno significativo del Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario dalla morte per il recupero di strutture e infrastrutture legate alla figura del Maestro. E proprio le importanti recentemente risorse destinate dal Comitato a queste iniziative, hanno indotto la Fondazione a stanziare 1,5 milioni per contribuire concretamente alla realizzazione di progetti, tutti individuati nelle aree della Versilia, che, da un lato risultano funzionali alle celebrazioni del Centenario, ma nel contempo consentono di dar vita interventi necessari e a lungo attesi, destinati a rimanere nel tempo, nell’interesse delle comunità locali di oggi e di domani.
Il sostegno della Fondazione per opere durature e fondamentali
Uno dei quattro interventi riguarderà il Villino Puccini di Viareggio, di proprietà della Fondazione Giacomo Puccini di Lucca, che da tempo attendeva importanti lavori di adeguamento e restauro propedeutici ad una sua valorizzazione turistica e culturale. Un ulteriore contributo consentirà l’efficientamento energetico del Gran Teatro di Torre del Lago, a beneficio della Fondazione Festival Puccini che si appresta a celebrare il centenario con una stagione memorabile.
La Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini ha poi ottenuto sostegno per un intervento di restauro del giardino della Villa Puccini, sempre a Torre del Lago, col quale si intende ricostruirne filologicamente l’aspetto originario; mentre l’ultimo contributo consentirà di implementare i percorsi ciclabili e pedonali, lungo il lago di Massaciuccoli, dedicati alla presenza del Maestro, in particolare nel tratto che collega Massarosa alla frazione di Bozzano.
Si tratta di risorse decisive, grazie alle quali la figura di Giacomo Puccini viene ricordata e celebrata consentendo la realizzazione di opere fondamentali per raggiungere obiettivi duraturi e di fondamentale importanza per il territorio della Versilia.
Villino Puccini a Viareggio
Gran Teatro Giacomo Puccini a Torre del Lago
Villa Puccini a Torre del Lago
Percorso ciclo-pedonabile a Massarosa
Silvia Poli
I giorni di Puccini nell’anno di Puccini
Il Lucca Puccini Days, Festival che il Teatro del Giglio e il Comune di Lucca, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, dedicano a Giacomo Puccini, nel 2024 vedrà un’edizione ampia e strutturata, costruita in occasione del centenario della morte del Maestro. Tre mesi, da ottobre a dicembre, durante i quali l’universo pucciniano sarà esplorato sotto tanti punti di vista, da quello biografico a quello musicale, fino ad arrivare ad una narrazione del nostro grande concittadino che restituirà al pubblico un’immagine fuori dai canoni tradizionali. Al centro dell’edizione 2024 dei LPD sta Puccini uomo di teatro, indagato in maniera trasversale e coraggiosa.
Il Teatro del Giglio ha programmato questa speciale edizione del Festival in una prospettiva di dialogo tra varie discipline artistiche, progettando e ospitando spettacoli che vogliono aprirsi a pubblici diversi, nella convinzione che Giacomo Puccini non sia soltanto quello che conosciamo e che siamo abituati ad ascoltare, ma possa diventare ispirazione per eventi che vadano incontro a nuovi spettatori, con l’intento programmatico di sviluppare curiosità per il mondo dell’opera lirica. Ad aprire la rassegna sarà un grande spettacolo teatrale, appositamente creato per il Festival, una nuova produzione del Teatro del Giglio dal titolo PUCCINI, in cui la vita del Maestro sarà messa in scena attraverso la narrazione di un importante attore e la performance di un grande musicista. Evento clou dell’edizione 2024 del Festival sarà
1. Maria Agresta, soprano - Lucca Puccini Days 2019
2. Corrado Augias narra Tosca - Lucca Puccini Days 2019
la nuova produzione di Tosca, che debutterà il 29 novembre, giorno della ricorrenza dei 100 anni dalla scomparsa del Maestro Puccini. Il Teatro del Giglio ha voluto realizzare una produzione nella quale il punto centrale sarà il teatro inteso come quel microcosmo di artigianalità e di passione, quella stessa passione che caratterizzava Puccini come uomo di teatro. Al Giglio, il 29 novembre, andrà in scena una Tosca materica, scenograficamente importante, che parte dal lavoro del Teatro del Giglio e delle sue maestranze. Tra i protagonisti di quest’opera, nel ruolo di Scarpia, ci sarà il baritono lucchese Massimo Cavalletti, ormai ospite indiscusso dei più prestigiosi teatri d’opera e festival internazionali, fra cui il Metropolitan Opera di New York, il Teatro alla Scala, il Royal Opera House Covent Garden, La Bastille Opera di Parigi, la
Staatsoper di Vienna, la Staatsoper di Berlino, l’Opera di Zurigo, il Festival di Salisburgo e il teatro Bolshoi di Mosca. Una particolare attenzione è stata rivolta alle nuove generazioni, con progetti speciali tra i quali Turandot – Enigmi al museo di As.Li.Co., uno spettacolo di teatro musicale per giovanissimi dal 6 ai 14 anni da Turandot di Giacomo Puccini: Calaf, suo padre Timur e l’amica Liù sono visitatori di un museo dove, nella sezione delle antiche arti cinesi, è in preparazione una mostra dedicata alla principessa Turandot. La guida del museo legge un’antica pergamena in cui si decretava che per sposare Turandot il suo pretendente dovesse risolvere tre difficili indovinelli… Altro imperdibile appuntamento per grandi e piccini è quello con la Microband, celebre duo di musicisti comici formato da
Luca Domenicali e Danilo Maggio, che la «Frankfurter Allgemeine» definisce «I fratelli Marx della clownerie musicale». Lanciati negli anni Ottanta da Pupi Avati, Maurizio Nichetti e Renzo Arbore, le loro invenzioni geniali hanno presto percorso tutto il mondo, dalla Germania al Giappone: il loro talento di polistrumentisti, la loro solida preparazione musicale e l’irresistibile inventiva, li ha portati persino ad essere ospiti a sorpresa di uno dei più prestigiosi festival europei dedicato alla musica barocca, il Musikfestspiele di Arolsen. Non può mancare, nel centenario pucciniano, l’omaggio della Microband al Maestro con il nuovissimo spettacolo Puccini per Piccini, che il nostro Festival è orgoglioso di ospitare.
Puccini Days ospita anche Nessun dorma, la creazione pucciniana di Kinkaleri, gruppo tra teatro, suono e danza che nasce come collettivo e compagnia a Firenze nel 1995. Oggi il gruppo, che trova sede a Prato presso lo spazioK, è formato da Massimo Conti, Marco Mazzoni e Gina Monaco. Nella loro pratica artistica, il corpo è sempre stato percepito come il luogo delle trasformazioni, un modo per sperimentare consapevolezze percettive e organizzare pratiche che cercano di raccontare, fuori dalle luci delle evidenze, i piani in ombra della contemporaneità.
Novità assoluta dell’edizione 2024 del LPD è il rapporto con il circo: il Festival accoglierà un originale spettacolo circense, Puccini Opera Circus, ispirato dalle musiche di Giacomo Puccini e realizzato dall’Orchestra della Toscana.
Uno spazio importante sarà dato ai giovani compositori, che avranno l’occasione di mostrare il loro talento facendo ascoltare al pubblico inedite composizioni ispirate a frammenti delle celebri partiture del Maestro Puccini.
3. Angela Gheorghiu, soprano - Lucca Puccini Days 2022
Alessandra Delle Fave
Puccini fa 100, il Pucciniano fa 70 con un’edizione speciale
È Pier Luigi Pizzi a firmare il cartellone 2024 del Festival Puccini, direttore artistico per questa edizione speciale del Festival di Torre del Lago che celebra la sua Settantesima edizione e l’anniversario della scomparsa di Giacomo Puccini. «A un secolo dalla scomparsa – ha detto lo stesso Pizzi – la popolarità di Giacomo Puccini non è mai diminuita, semmai è cresciuta. A renderlo attuale sta il fatto, che nel suo teatro e nella profonda umanità delle sue creature si continua a riconoscersi. Il suo teatro parla a tutti, è universale. An-
cora oggi credo sia un modello, per chi voglia scrivere per l’opera lirica. Abbiamo voluto che il Festival del Centenario fosse una sintesi del suo genio creativo. Un progetto, concepito come unico, prevede la rappresentazione delle sue opere in ordine cronologico secondo la loro nascita, seguendo il percorso del compositore e la sua crescita artistica, dagli inizi e fino all’ultima opera, Turandot, rimasta incompiuta e da noi proposta come lui ce l’ha lasciata». Un cartellone molto atteso che tratteggia il percorso artistico di Puccini, dall’opera d’esordio Le Willis (1884) del ventiseienne Giacomo, scritta su suggerimento del suo
1. Bozzetto di Massimo Gasparon per La bohème
2. Pier Luigi Pizzi, direttore artistico del Festival Puccini
3. Bozzetto di Pier Luigi Pizzi per Tosca
4. Madama Butterfly scene di Kan Yasuda
insegnante di conservatorio Amilcare Ponchielli e con la quale il pur giovane musicista si fece notare per la forza della scrittura sinfonica.
L’opera fu bocciata al Concorso bandito da Sonzogno e Puccini non ammesso; ma, dopo la sua prima rappresentazione al Teatro dal Verme di Milano (31 maggio 1884) il giudizio fu unanime nel riconoscere le qualità di questo giovane musicista. Le Willis sarà in scena in dittico con Edgar, titolo che rappresenta una rarità sul palcoscenico operistico nazionale ed internazionale – sono trascorsi sedici anni dalla sua ultima presentazione al Festival Puccini. È la seconda opera di Giacomo Puccini, che ebbe la sua prima al Teatro alla Scala di Milano la sera del 21 aprile 1889, una partitura che non dava ancora la misura del suo talento ma che non mancò di raccogliere giudizi positivi e di apprezzamento dal pubblico e dalla critica. L’opera della maturità artistica di Giacomo Puccini Manon Lescaut, (1893) con cui esplose e si impose il genio pucciniano sarà presentata in due serate. Il programma prosegue poi con due nuovi allestimenti, La bohème (1896) e Tosca (1900). In ordine di presentazione al pubblico il Festival Puccini propone in agosto per quattro rappresentazioni l’opera senza finale Turandot (1926) con cui Puccini concluse prematuramente la sua carriera di grande operista. Un lavoro incompiuto rispetto al quale sono molti a credere alle difficoltà del compositore a trovare un lieto fine dopo la pagina musicale di assoluta intensità per la morte di Liù. Le rappresentazioni a Torre del Lago si concluderanno sulle note dell’ottavino che
fermarono per sempre il genio pucciniano consacrando questo titolo tra le pietre miliari della modernità musicale. A questo cartellone di opere si aggiungeranno numerosi altri eventi e iniziative musicali che andranno a completare il programma straordinario del 2024 tra cui non mancheranno quelle per celebrare i 120 anni di Madama Butterfly che coinvolgeranno tutto il territorio di Viareggio e Torre del Lago, la Versilia, la Toscana e che non mancheranno di portare il Festival Puccini all’estero.
il cartellone
LE WILLIS / EDGAR
Massimo Zanetti direttore
Pier Luigi Pizzi regista
MANON LESCAUT
Beatrice Venezi direttore
Massimo Gasparon regista
LA BOHÈME
Michelangelo Mazza direttore
Massimo Gasparon regista
TOSCA
Daniele Callegari direttore
Pier Luigi Pizzi regista
TURANDOT
Renato Palumbo direttore
Pier Luigi Pizzi regista
MADAMA BUTTERFLY
Jacopo Sipari di Pescasseroli direttore Vivien Hewitt regista
Barbara Argentieri
La musica, un bene da restituire
I sessanta anni di attività dell’Associazione Musicale Lucchese
Il 12 novembre del 1964 l’Associazione Musicale Lucchese organizzò il suo primo concerto nella sala di Rappresentanza di Palazzo Ducale, allora conosciuto come Palazzo Provinciale. Al pubblico vennero proposte pagine di Cristofano Malvezzi, Francesco Barsanti, Francesco Geminiani, Giacomo Puccini senior, Domenico Puccini e Luigi Boccherini. Oggi, a Lucca, per chi è appassionato di musica ma anche per chi semplicemente conosce qualcosa della storia della città, questi sono nomi familiari e significativi ma in quel tempo erano davvero poche le persone che li conoscevano e in numero ancora minore quelle che si sarebbero potute dire orgogliose di tali concittadini.
Il merito di questa consapevolezza e delle tante occasioni create da lì in avanti per studiare e far conoscere – anche a livello internazionale – le radici e i frutti della tradizione musicale della città vanno senza ombra di dubbio a un importante tenore americano che, trasferitosi a Lucca con la moglie, nei primi anni Sessanta scoprì questo tesoro, ne comprese il valore e seppe metterlo in luce. Si trattava di Herbert Handt, musicista e musicologo a cui si deve l’impulso per la nascita dell’Associazione Musicale Lucchese e di fatto la creazione di un importante spartiacque nella storia culturale della città. Nel volume dedicato ai primi 25 anni di attività dell’Associazione, il critico musicale Leonardo Pinzauti, attento osservatore 1
1. Dal programma di sala del primo concerto dell’AML, 12 novembre 1964
2. 1964, primo Consiglio dell’Associazione: (in piedi) Augusto Mancini, Bruno Vangelisti, Arrigo Benedetti, Luigi Borella, Giuliano Dell’ovo, (seduti) Herbert Handt, Rolando Anzilotti, Carol Mac Andrew, Robert Symon, Vezio Moriconi
3. Herbert Handt a Villa Oliva (2007)
4. Marco Cattani, Marcello Parducci, Simone Soldati (2019)
5. Manifesto «Estate musicale» del 1971
dei primi decenni di vita dell’AML, scriveva «Ci voleva insomma molto coraggio, nel 1964, per affrontare – nel clima un po’ pigro e scettico della Lucca di sempre – l’iniziativa di dare concerti sinfonici e da camera che valorizzassero prima di tutto gli enormi patrimoni musicali degli archivi lucchesi […]. Di fatto, nella vita della Lucca del Novecento, esiste un ‘prima’ e un ‘dopo’ il 1964».
Oggi l’Associazione Musicale Lucchese taglia il traguardo dei 60 anni di attività. In questo arco di tempo – grazie al lavoro appassionato e responsabile di tante persone – ha continuato a custodire e valorizzare l’eredità che viene dalla storia (la sua e quella di Lucca) e a lavorare per dare alla città un’identità culturale coerente ma sempre nuova, capace anche di quel carattere internazionale che gli impresse inizialmente il Maestro Handt. Anche grazie all’attuale presidente, l’avvocato Marco Cattani che la guida dal 2016, questo importante anniversario trova l’Associazione vitale e attenta a quanto si muove sul piano culturale in Italia e nel mondo, impegnata a diffondere la cultura musicale e farla dialogare con un presente in cui la musica cosiddetta ‘classica’ può e deve ancora dire la sua.
A partire da quel lontano 1964, l’AML si è fatta promotrice di migliaia di concerti, spettacoli e conferenze e il nome della città oggi brilla nel panorama nazionale e internazionale per la vivacità di cui è capace. Nei primi due decenni, la direzione impressa da Handt fu quella di valorizzare l’immenso patrimonio custodito (e quasi dimenticato) in archivi e biblioteche ma ben presto l’attenzione si rivolse anche alla possibilità di portare la musica in luoghi di grande bellezza, in città e nel territorio circostante, e – coraggiosamente, non senza una certa diffidenza iniziale –verso la musica contemporanea e i giovani musicisti. Il lavoro di ricerca e revisione portò all’esecuzione di pagine di Domenico Puccini, alla riscoperta della musica
composta per le Tasche (‘cantate politiche’ composte ed eseguite in occasione delle elezioni del Consiglio degli anziani della Serenissima Repubblica di Lucca), dell’Arminio di Giacomo Puccini senior, degli oratori di Luigi Boccherini e dell’Amleto di Francesco Gasparini, solo per citarne alcune tra le prime.
In quegli anni le chiese, i palazzi storici, le piazze ospitarono concerti e iniziative, grazie all’intuizione di unire la musica con la promozione del territorio. Le «Estati Musicali Lucchesi» nei sotterranei delle Mura, i concerti a Palazzo Mansi, Villa Guinigi e, fuori città, quelli a Villa Oliva, Villa Mansi e addirittura alla Villa Arciducale a Viareggio (oggi Villa Borbone) rappresentarono una novità assoluta e di fatto traghettarono l’AML verso il «Festival di Marlia», manifestazione che si tenne dal 1979 al 1988 e che comprendeva due o tre spettacoli lirici, almeno uno spettacolo di prosa, concerti sinfonici, proiezioni e conferenze a tema. In Italia al tempo esistevano solo due iniziative di questo spessore: il Festival dei Due Mondi di Spoleto e il Maggio Musicale Fiorentino.
La musica contemporanea e i giovani musicisti sono sempre stati oggetto di attenzione da parte dell’AML. Verso la fine degli anni Settanta nacque un ciclo dedicato ai compositori contemporanei e Lucca ospitò personaggi come Luciano Berio, Sylvano Bussotti, Goffredo Petrassi, Salvatore Sciarrino e Gaetano Giani Luporini. Al contempo si valorizzavano anche i giovani interpreti locali, spesso protagonisti di concerti e performance. Questa attenzione prosegue anche oggi e l’Associazione propone ogni anno prime esecuzioni assolute e commissiona opere ad autori contemporanei. Negli anni Novanta l’Associazione conobbe un’importante fase di transizione e di rinnovamento, necessaria per adeguarsi alle nuove necessità del pubblico e ai cambiamenti in atto nel mondo della cultura, a livello locale e nazionale. Furono quelli gli
anni delle prime importanti collaborazioni con altre realtà del territorio, prima maglia di una rete che nel tempo è cresciuta e si è rinforzata e rappresenta ancora oggi uno dei punti di forza dell’AML e della vita culturale della città stessa. Nel 1994 l’AML assunse la gestione dei «Concerti di Pieve a Elici», fino ad allora promossi dal Comune di Massarosa e curati dal compianto Marcello Parducci, che se ne è occupato con passione e professionalità fino all’estate 2023.
Negli anni Duemila l’Associazione si è ulteriormente evoluta ed è arrivata a proporre circa 50 appuntamenti all’anno, organizzati in cicli e stagioni diverse. In quel tempo, per l’esattezza nel 2006, nasce «Musica Ragazzi», una stagione dedicata ai bambini e ai ragazzi delle scuole ideata da Carla Nolledi che ancora oggi ne è la curatrice. Sempre nel 2006 si tiene la prima edizione del «Concerto per San Michele», realizzato in collaborazione con la Polifonica Lucchese e curato da Egisto Matteucci. Quelli sono anche gli anni di «Lucca in Musica», importante stagione sinfonica voluta dall’allora presidente Parducci e realizzata in collaborazione con il Teatro del Giglio, nata nel 2003 e nel 2010 divenuta una sorta di festival. Tra i protagonisti, l’Orchestra Filarmonica della Scala e quella del Maggio Musicale Fiorentino, direttori come Riccardo Muti e Vladimir Ashkenazy, solisti del calibro di Christian Zimermann e Yuri Bashmet. A suggellare il successo dei primi 50 anni di attività, nel 2014 l’Associazione ha ricevuto la targa della Presidenza della Repubblica Italiana.
Coinvolgere un pubblico sempre più vasto, formare le nuove generazioni all’ascolto e dialogare con il presente restano i pilastri su cui si fonda oggi l’attività dell’AML. La «Stagione dei concerti» continua ad animare i mesi invernali della città con appuntamenti di altissimo livello. «Musica ragazzi» negli anni ha accompagnato migliaia di bambini e di giovanissimi a conoscere la 6 7
musica classica ma anche il jazz, la lirica e la poesia dei grandi cantautori italiani. Nel 2015 l’AML compie un altro passo in avanti e dà vita a una manifestazione di respiro internazionale, il «Lucca Classica Music Festival», che già dopo le primissime edizioni si è ritagliato un posto importante nel panorama culturale italiano ed europeo grazie alla capacità di proporre progetti originali e protagonisti di altissimo livello. Un festival vero e proprio che in pochi giorni tra la fine di aprile e i primi di maggio porta la musica (in media sono più di 50 gli appuntamenti di ogni edizione) in palazzi, musei, piazze e chiese della città coinvolgendo migliaia di spettatori –tra cui un numero sempre maggiore di turisti – e centinaia di ospiti, anche grazie alle collaborazioni attivate nel tempo. Il progetto, ideato e curato da Simone Soldati, ha tagliato quest’anno il traguardo della decima edizione, confermando la straordinaria capacità di valorizzare la bellezza e il ricco patrimonio culturale lucchese (materiale e immateriale), facendoli dialogare con realtà di respiro internazionale e con i grandi temi del presente.
Nel segno ‘dei’ Puccini
La storia dell’Associazione Musicale Lucchese da sempre si intreccia con la musica di Giacomo Puccini e dei suoi avi e lo fa ovviamente anche in questo anno, in occasione del centenario della sua morte, sia nella stagione dei concerti che all’interno del Lucca Classica Music Festival. Storicamente, i primi contatti sono legati all’opera di valorizzazione compiuta da Herbert Handt nei confronti degli avi di Puccini e la prima traccia risale proprio al primo concerto dell’AML, nel novembre 1964. Nelle note di sala Handt scriveva: «Quanti penserebbero che di Giacomo Puccini ve ne furono due, ambedue compositori e musicisti stimatissimi nel loro ambito e nel loro tempo? Se fra di noi le musiche del più rinomato compositore lucchese dei
6. 1984, Piazza San Michele, Orfeo dalla dolce lira ovvero Historia et Favola de Orpheo
7. Villa Oliva, agosto 2002
8. Pieve a Elici (Massarosa), luglio 2014, Quartetto di archi della Scala
9. Pieve a Elici (Massarosa), agosto 2015 Lorenza Borrani, Mario Brunello, Andrea Lucchesini
10. Complesso di San Micheletto, Sala dell’affresco, Un Peer Gynt da camera con Luigi Maio e Bruno Canino (marzo 2012)
11. Complesso di San Micheletto, Sala dell’affresco, Trio Jean Paul (gennaio 2013)
12. Auditorium del Suffragio, Musica ragazzi con Anna Maria Castelli (febbraio 2013)
13. Mura urbane, Musica ragazzi – Boccherini sulle mura, maggio 2014
tempi moderni sono ben conosciute, pochi sanno ch’egli era l’ultimo boccio di una lunga e fiorente famiglia di musicisti, il cui capostipite si chiamò, pure egli, Giacomo. Oltre due secoli di musicisti eccellenti in una famiglia che tramandava le sue tradizioni e i segreti dell’arte di padre in figlio, dal primo Giacomo (nato a Lucca nel 1712), Domenico, Michele e infine all’ultimo Giacomo (morto nel 1924) […]». In occasione di quel concerto, venne proposta in prima ripresa moderna Pensa che ti son padre tratta da L’Arminio di Giacomo Puccini senior.
Il nome di Puccini compare spesso nei programmi e nelle note di sala dei concerti dell’AML negli anni Sessanta e Settanta, principalmente assieme ai suoi avi, come omaggio alla dinastia che tanto ha dato alla musica lucchese, oppure con compositori suoi coevi, alla ricerca delle influenze e delle radici della musica del grande operista. Senza pretesa di esaustività, si segnalano qui alcune esecuzioni presenti nella programmazione dell’Associazione di quegli anni e nei successivi.
Nel 1973, al Teatro dei Rassicurati a Montecarlo, andò in scena Il Ciarlatano o sia I finti Savoiardi, commedia in musica di Leonardo Guglielmo Buonavoglia con musica di Domenico Puccini e le scene di Marco Pasega. Sempre nel 1973, l’AML propose –presumibilmente in prima esecuzione pubblica – il Requiem per coro, organo e viola di Giacomo Puccini, composto nel 1905 per commemorare la morte di Giuseppe Verdi ed eseguito, prima di allora, solo a Milano nella Casa di riposo per musicisti. Un omaggio struggente che il maestro non volle mai pubblicare in vita, per mantenerne la natura intima e personale.
Nel 1974, nell’anno del 50° anniversario della morte, l’AML presentò un concerto con brani vocali dall’esplicito titolo Nel cinquantenario della morte: Puccini misconosciuto le cui note di sala, a firma del direttore artistico Handt, si aprivano così:
14. Basilica di San Frediano, Lucca in musica, Orchestra Filarmonica della Scala con Enrico Dindo, Omer Meyr Wellber direttore (marzo 2012)
15. Basilica di San Frediano, Lucca in musica, Vladimir Ashkenazy (aprile 2013)
16. Basilica di San Frediano, Lucca in musica, EUYO – European Union Youth Orchestra diretta da Vladimir Ashkenazy (aprile 2013)
17. Basilica di San Frediano, Lucca in musica, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e Alexander Lonquich (maggio 2014)
18. Lucca Classica Music Festival, Teatro San Girolamo, il pianista robot Teo Tronico (aprile 2016)
19. Lucca Classica Music Festival, Piazza del Giglio, Cento Cellos (aprile 2017)
«Sembra un paradosso: proprio nella città dove è nato si stenta di più a riconoscere i meriti di uno dei più grandi e geniali artisti degli ultimi cent’anni». In quell’anno venne eseguita anche la Messa a 4 voci con orchestra che l’AML ha riproposto quest’anno all’interno di Lucca Classica.
Nel 1994, per il 70° anniversario della morte del Maestro, l’AML si fece promotrice di alcuni interessanti concerti e nel 2008, in occasione del 150° anniversario della nascita, propose al pubblico ben cinque appuntamenti, inseriti nel cartellone del Comitato Nazionale. Tra questi, la messa in scena di Le Villi, al Teatro del Giglio.
Presenza costante di ogni stagione di concerti e di tutte quelle di «Musica Ragazzi», dal 2006 a oggi, con riduzioni e laboratori pensati per avvicinare i bambini e i giovanissimi all’opera, Giacomo Puccini torna a essere ‘ospite d’onore’ dell’AML negli anni Duemila in due edizioni del Lucca Classica Music Festival, con l’esecuzione di alcuni brani in prima assoluta o prima ripresa moderna, grazie al lavoro del Centro studi Giacomo Puccini. Nel 2017, nella chiesa di San Pietro Somaldi dove il giovane Puccini aveva svolto la funzione di organista, sono stati eseguiti 21 brani e frammenti di mu sica inedita per organo, recuperati grazie a un accurato lavoro di ricostruzione. Nel 2018 l’attenzione si è rivolta ai rari compo nimenti per pianoforte con l’esecuzione di quattro interessanti brani (Adagio, Piccolo valzer, Scossa elettrica, Calmo e molto lento e un inedito, Torre del Lago. Datato 1904, questo pezzo potrebbe essere stato scritto nel periodo intercorso fra gli allestimenti della prima e della seconda versione di Ma dama Butterfly, quando Puccini soggiornò a lungo nella sua casa sul Lago di Massa ciuccoli. Torre del Lago è stato suonato da Simone Soldati anche al Teatro alla Scala nel marzo 2022. Nell’occasione, il Quartet to di archi della Scala ha eseguito, grazie alla collaborazione con il Centro studi Gia
como Puccini, l’Edizione Nazionale delle opere di Giacomo Puccini e la Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini, la Gavotta e la Fuga prima in sol maggiore per quartetto d’archi in prima esecuzione assoluta in tempi moderni. Questi brani sono stati proposti dal Quartetto della Scala anche nell’edizione di Lucca Classica 2022 e 2024.
In questo 2024, Puccini è ancora protagonista nei programmi dell’AML. In Lucca Classica erano previsti tantissimi appuntamenti pucciniani: oltre al concerto del Quartetto della Scala, c’è stato un interessante itinerario per conoscere le dimore del compositore e dei suoi avi, tra Lucca, Celle
20. Lucca Classica Music Festival, Cattedrale di San Martino (2018)
21. Lucca Classica Music Festival, piazza San Martino (2019)
22. Lucca Classica Music Festival, Palazzo Orsetti (2019)
23. Lucca Classica Music Festival, Chiesa di San Francesco, Orchestra del Conservatorio «Luigi Boccherini» (2021)
24. Lucca Classica Music Festival, Villa Reale di Marlia (2022)
25. Lucca Classica Music Festival, Teatro del Giglio, Coro del Conservatorio «Luigi Boccherini» con Elio (aprile 2023)
di Pescaglia, Chiatri, Torre del Lago e Viareggio. Ma anche un appuntamento dedicato alle sue composizioni per pianoforte solo e alle liriche per voce e pianoforte, la musica dei suoi contemporanei, il rapporto con le arti visive, un concerto vocale con la musica della dinastia Puccini, da Giacomo senior a Michele, passando da Antonio e Domenico, e infine l’esecuzione della Messa a 4 voci come gran finale, con l’Orchestra e il Coro del Conservatorio «Luigi Boccherini». Da segnalare la presenza a Lucca dell’Associazione Nazionale Critici Musicali con cui l’AML ha collaborato per organizzare a Lucca la prima parte del convengo Puccini in scena, oggi.
26. Lucca Classica Music Festival, Palazzo Ducale, Sala Ademollo, Silvia Chiesa e Maurizio Baglini (aprile 2024)
27. Lucca Classica Music Festival, Villa Puccini a Chiatri (aprile 2024)
Angeli, demoni, musica e parole
Nuova edizione per Canone in verso la rassegna dedicata alla poesia, con la grande novità della location inedita: l’Oratorio degli Angeli Custodi.
«Torno a Lucca con il mio racconto più intimo e più vicino al cuore. Torno a Lucca in punta di piedi come se tornassi a casa. Una casa amica del teatro, della poesia e dell’incontro. Torno a Lucca per condividere le parole che ci aiutano a vivere ad occhi e cuori aperti. A viaggiare verso il mistero e la luce delle nostre vite. A tenerle per mano. “Su questa terra” senza mai dimenticarsi del cielo. Gli angeli custodi dell’oratorio sorridono e ci aspettano».
Le bellissime parole con cui Giuseppe Cederna ha annunciato il suo ritorno sulla scena a Lucca raccontano l’emozione di un artista genuino di fronte ad una cornice intima e commovente come quella dell’Oratorio. È qui che il grande attore, già protagonista a novembre in San Francesco con il suo Marcovaldo, ha infatti proposto per Canone in verso uno spettacolo personale, sentito e costruito in un corpo a corpo con i testi poetici da lui selezionati con cura. La vita, i viaggi, la spiritualità, la figura di un padre importante e mai banale, si sono intrecciati con le poesie, in un amalgama talvolta bizzarro, sempre credibile, spesso toccante. Basterà ricordare l’incipit dedicato a Giuseppe Ungaretti, ai suoi Fiumi, in cui l’esperienza della guerra, o meglio della specificità dell’individuo all’interno della guerra, ha aperto prospettive di grande attualità e abissi di profonda riflessione in tutto il pubblico.
L’Oratorio è stato anche la cornice di un evento tra musica e racconto biografico. Con Quello che ho capito di De André Federico Dragogna ha abbandonato momentaneamente la veste di frontman del gruppo rock I Ministri per proporre una full immersion nel mondo del grande Faber. Un lungo viaggio in cui l’ammirazione per il genio non ha mai ceduto alla vana glorificazione, raccontando anche i lati oscuri di questo gigante, i misunderstending legati all’interpretazione delle sue idee, le vicende di una vita al limite e la struggente attualità delle
sue parole, soprattutto quelle più intime e legate alle emozioni del quotidiano. «Durante uno spettacolo – ha raccontato Federico – ho incontrato dei ragazzi che probabilmente già mi seguivano, confessando che non si immaginavano ‘quel’ De André, così come l’ho rappresentato e raccontato. Mi sembra interessante e non di meno importante avvicinare anche i giovanissimi a Faber, farlo conoscere evidenziando particolari magari meno noti. I giovani dovrebbero sapere che De André aveva una grandissima paura di fallire, ed è la storia di un ragazzo che cerca la propria strada uscendo da quella di una famiglia senza dubbio performante».
Per il terzo e ultimo appuntamento la rassegna è tornata alle origini, con uno spettacolo allestito nella Chiesa di San Francesco e dedicato interamente alla ‘poeta’ –come amava essere definita – Patrizia Cavalli. Più che uno spettacolo un’inarrestabile sequenza, quasi onirica, di versi, suggestioni e canzoni con cui Patrizia è stata celebrata da due artiste, che ne hanno riprodotto sul palco una specie di flusso di coscienza… solo apparentemente sconclusionato e improvvisato. Iaia Forte e la musicista Diana Tejera hanno così reso omaggio ad un’amica, da poco scomparsa e ricordata in un turbinio di poesie, recitate e cantate, in cui la cifra più riconoscibile è quell’impalpabile e sottile gioco tra profondità e superficialità, tra riflessione e divertimento, perfettamente riconoscibile in alcuni suoi versi…
Ma per favore con leggerezza raccontami ogni cosa anche la tua tristezza.
1-2. Giuseppe Cederna, Non dimenticarti mai del cielo, Oratorio degli Angeli Custodi, 18-19 aprile 2024
3-5. Federico Dragogna, Quello che ho capito di De André, Oratorio degli Angeli Custodi, 10-11 maggio 2024
6-8. Iaia Forte e Diana Tejera, Vita meravigliosa – Omaggio
a Patrizia Cavalli, Chiesa di San Francesco, 24 maggio 2024
Paola Betti
Il calcio a Lucca, una storia secolare nell’opera di Camillo Ciai
Già si allungavano le prime ombre della sera in quella breve giornata invernale del 18 gennaio 1662 quando, vestiti di tutto punto, scendevano in campo i calciatori delle due squadre, pronte a sfidarsi di fronte all’illustre forestiero ospitato con tutti gli onori dal governo della Repubblica di Lucca. Il personaggio in questione è l’Arciduca Ferdinando Carlo d’Austria e d’Innsbruck (1628-1662), di passaggio in città insieme alla consorte Anna de’ Medici e alla figlioletta Claudia Felicita. Per accogliere degnamente l’Arciduca con il numeroso seguito – i documenti parlano di 343 persone tra dame, cavalieri e servitori – i membri dell’Offizio sui Ricevimenti di Principi, magistratura istituita a tale scopo dal governo, si attivano fin dal luglio dell’anno precedente per trovare un lussuoso alloggio per gli ospiti e pianificare feste e intrattenimenti vari. E per colpire favorevolmente Ferdinando cosa c’è di meglio di una scenografica, colorata, effervescente partita di pallone?
All’epoca a Lucca il gioco del calcio si svolgeva nella zona di Piaggia Romana, un’area di forma triangolare a ridosso delle mura rinascimentali, corrispondente più o meno all’attuale Orto Botanico, delimitata su due lati da alti palchi riservati alle autorità e ai cittadini di nobile lignaggio, mentre sulle mura, naturali tribune sopraelevate, si accalcavano i comuni spettatori. Le regole del gioco erano del tutto diverse rispetto a quelle odierne: basti dire che ogni squadra era formata da ben 150 elementi. Per segnare un punto il giocatore doveva lanciare la palla oltre il fondo del campo avversario usando i piedi o la mano serrata. Non è difficile immaginare i parapiglia, le zuffe, i contrasti più o meno accesi tra gli sfidanti che
si vedevano servire sul vassoio l’occasione ideale per riaccendere vecchi rancori e saldare debiti personali al punto che la legge vietava loro di tenere in mano chiavi, anelli, sassi o qualsiasi altro oggetto contundente. La vivacità dello spettacolo era accentuata dalle divise di diverso colore, comprendenti giubba, calzoni di seta, calzette ed elmo ornato di piume, nel caso del nostro match le une bianche e le altre rosse.
Ferdinando ne resta talmente colpito da chiedere in ricordo una tela con la fedele rappresentazione della partita, tela che, una volta eseguita a spese della Repubblica, gli sarebbe stata recapitata a domicilio. Il destino decise però diversamente. La precoce scomparsa dell’Arciduca, avvenuta sul finire del 1662, fece sì che il dipinto, proprio quello che qui presentiamo, rimanesse a Lucca entrando a far parte della quadreria della famiglia Baroni. Di recente la Fondazione Cassa di Risparmio ha acquisito l’opera all’asta Giovanni Pratesi. The Florentine Eye (Sotheby’s, Milano, 22 marzo 2023, lotto 28), dove l’antiquario fiorentino ha offerto parte della sua cospicua raccolta d’arte.
Tale successione di eventi ci permette oggi di unirci al folto pubblico che il 18 gennaio del 1662 ebbe modo di assistere in diretta a quella memorabile partita, cogliendone i più minuti dettagli. Come si vede oltre il drappo di damasco rosso aperto in guisa di sipario come sul proscenio di un teatro, a garanzia dell’ordine il campo è circondato da una corda e sorvegliato dai soldati. Alle estremità dell’area riservata alla gara le due tende militari sono attrezzate per accogliere i giocatori che qui, in totale riservatezza, possono scegliere le tattiche migliori per ottenere la vittoria. Sulla destra riconosciamo Ferdinando Carlo che, come riferiscono le cronache del tempo, eccitato e incuriosito non riesce a star seduto e passeggia lungo i palchi per osservare non solo la gara ma anche gli spettatori e in particolare le belle dame lucchesi. Ripreso a
volo d’uccello, sul fondo il campo appare delimitato dalla grande mole del Baluardo di San Regolo, mentre in primo piano si dispiega un corteo di varia umanità dove nobili e popolani si mischiano, gli uni per assistere al gioco e gli altri per svolgere le loro mansioni offrendoci una tranche de vie vivace e realistica. Partendo da sinistra un bambino rischia di essere investito da due cavalli bianchi, vicino alla tenda riservata al ristoro dei giocatori un uomo seduto a terra sta alzando il gomito indifferente alla rissa scoppiata tra due robusti popolani, mentre nella calca si distinguono venditori ambulanti, soldati, messaggeri, lavandaie con la cesta della biancheria, un inserviente che raccoglie gli escrementi dei cavalli, i cani impauriti dalla folla e dal rumore che cercano di sfuggire al caos imperante. Tutto questo mentre gli sfidanti se le danno di santa ragione. Dal centro del campo, dove si raccoglie il grosso delle due squadre, si distaccano sparuti ‘atleti’ colti nelle attitudini le più diverse. A quanto pare non è la palla - visibile grazie allo scintillio del riflesso luminoso che la colpisce, subito oltre il grumo di divise bianche e rosse - l’oggetto del desiderio dei giocatori, tutti concentrati in una lotta senza quartiere, che finiscono per trasformare la gara in una specie di partita di rugby ante litteram Ma chi è l’artista cui dobbiamo la possibilità di assistere, seppure in differita, a questo straordinario spettacolo? Si tratta di Camillo Ciai, pittore nativo di Firenze ma attivo a Lucca nella seconda metà del Seicento sia per le chiese della città – ricordo tra le altre sue opere il San Michele Arcangelo in San Frediano e i Santi Lodovico Beltran e Rosa da Lima in San Romano – che del contado, come la Madonna della cintola in San Michele a Coreglia e l’Ultima Cena in San Lorenzo a Pariana presso Villa Basilica. Accostabile per affinità di genere alla nostra tela è un paesaggio dal vasto orizzonte, firmato CAM CIAI, conservato in una collezione privata di Pescara.
Satira, allegoria, modernità
nelle opere del poliedrico artista
IL MONDO MASCHERERO
Andrea Mazzi
DI BEPPE DOMENICI
Scultore, ceramista, pittore, maestro della cartapesta, scenografo. Beppe Domenici è stato un artista completo che ha lasciato la sua impronta creativa con testimonianze importanti, sia nella storia del Carnevale, sia nella storia artistica di Viareggio, in cui è nato il 5 aprile 1924. E a cento anni dalla nascita il Carnevale lo celebra con una mostra personale di pittura, dal titolo Il mondo mascherero di Beppe Domenici, nelle splendide sale di Villa Paolina. Un percorso espositivo realizzato dalla Fondazione Carnevale con il Comune di Viareggio, l’Archivio Beppe Domenici ed il progetto di allestimento di Roberta Patalani. Secondo di quattro figli, Beppe Domenici nasce da una famiglia di commercianti. Il contatto con il mondo dell’arte avviene assai presto. Tra il 1933 e il 1936, per alcune estati, l’artista Norma Mascellani, allieva di Morandi, diventa la sua prima maestra artistica. La Galleria dei Vageri a Viareggio accoglie le sue prime opere nel 1940. Nel 1942 si diploma all’Istituto d’ Arte «Passaglia» di Lucca, che gli conferisce il primo premio. Ma è nell’immediato dopoguerra che Domenici inizia la sua poliedrica produzione artistica, entrando anche in contatto con il mondo magico e attraente del Carnevale di Viareggio. Diventa così «un protagonista autorevole della metà del Novecento – scrive Gionata Francesconi, artista e poetico maestro del Carnevale di Viareggio, nel catalogo che accompagna la mostra – in un tempo come quello del dopoguerra dove si cercava in tutti i modi di riprendersi la vita e la voglia di vivere». Dopo alcune esperienze nelle mascherate in gruppo e importanti collaborazioni con Alfredo Pardini, firma il suo primo carro di seconda categoria nel 1950. Si intitolava Dopo il veglione e lo realizzò insieme a Giuseppe Palmerini. L’anno successivo Loda lo mare e tienti alla terra è primo classificato dalla giuria. Il carro – dopo il successo sui Viali a Mare – sfila anche il 26 agosto, insieme ad altre costruzioni, in occasione di
1. Galli Arnaldo e Domenici Beppe, Tempi moderni, carro 4, Viareggio 1953
2. Servizio giornalistico del 1953
3-4. Domenici Beppe, Anche lassù…, 1969, bozzetto e realizzazione (8° classificato)
un Carnevale estivo a Lido di Camaiore, che lo stesso Beppe ha contribuito a organizzare.
Quella vittoria è fondamentale nella carriera nella cartapesta di Beppe Domenici, perché gli consente di essere promosso alle costruzioni grandi, di prima categoria. E qui dimostra subito la sua creatività e la voglia di portare idee e nuovi linguaggi nel mondo del Carnevale, spesso concentrato su schemi tradizionali. Con Giuseppe Palmerini firma Follie del progresso, che entra di diritto nella storia del Carnevale, per l’ingegnosa soluzione tecnica che propone. La costruzione infatti viene fatta trainare, fin dal primo corso, da un trattore, anziché dai buoi che aveva trasportato le opere allegoriche fin dagli esordi. Una rivoluzione vera e propria che suggella il tema della costruzione: raccontare in modo allegorico e grottesco, con una modellatura diversa, originale, innovativa, la modernità ed il progresso tecnologico con le sue stravaganze. L’esperimento di Domenici e Palmerini ha un successo enorme che già dalla sfilata successiva tutti i carri vengono trainati da trattori.
Ma il tema del moderno, del nuovo, compresi i suoi risvolti tragicomici affascina ancora Beppe Domenici che, insieme al maestro Arnaldo Galli, firma nel 1953 Tempi moderni. Di questa costruzione Domenici realizza anche un tangibile ed immersivo ricordo: una grande tela, oggi esposta in modo permanente al Museo del Carnevale, in Cittadella, che fissa con colori, prospettive e simbologie il momento del Corso Mascherato con il grande carro dedicato al Charlot in primo piano. Dopo quel carro lascia – temporaneamente – il mondo del Carnevale per percorrere un nuovo filone artistico e produttivo. È l’occasione per coltivare una sua personale avventura nell’arte della ceramica, prima a Vallauris, poi ad Albisola, dove sviluppa un rapporto di amicizia con altri artisti come: Agenore Fabbri, Aligi Sassu, Lucio Fontana. Conosce Lele
Luzzati e «tra loro nasce un’amicizia e sti ma reciproca che continua nel tempo con preziosi scambi artistici», ricorda Gionata Francesconi. Molti suoi lavori vengono richiesti nelle Americhe e si trovano oggi tra Stati Uniti, Brasile, Venezuela. «Con la sua creatività e ricerca nella materia realizzerà molte ceramiche tra il Cinquanta ed il Settanta – ricorda Francesconi – esprimendo concetti plastici e cromatici moderni, innovando e rendendo fluido e piacevole il suo mondo visionario e fantasioso. Crea una sua fornace e da quel momento le sue opere spazieranno in diversi
campi: arrederà navi, spazi urbani ed indu striali, forgerà importanti bassorilievi, vasi, tavoli, pianoforti, anfore originali, grandi soli, satiri, sale convegni e chiese. Beppe ravviva la vita di tutti i giorni come una festa emozionante».
Sono gli anni in cui firma interessanti sculture. «Nel 1959 crea la magnifica fontana delle quattro stagioni che verrà installata come un gioiello sul lungomare di Viareggio dove scorrono migliaia di persone e poi i carri allegorici della sfilata carnevalesca che ogni anno salutano la meravigliosa ed innovativa opera – ricorda Francesconi –.
5-6. Le sale di Villa Paolina sede della mostra Il mondo mascherero di Beppe Domenici, 2024
La fontana si presenta con un’architettura originale grazie ai materiali che vanno dal marmo alla ceramica dai colori rigogliosi creando gioia per gli occhi di chi l’ammira». A Roma, a Cinecittà, per la Filmar costruisce un gigantesco mostro animato per il film: Goliah contro i giganti. Una pellicola italo-spagnola del 1961 distribuita da FILMAR. Il film è diretto da Guido Malatesta, con Manuel Arbó e Ángel Aranda. Ma è del 1964 l’inizio di un’avventura che lo affascinerà e lo ispirerà per gli anni a venire: il mondo del circo. «Grazie alla spiccata anima poliedrica – sottolinea ancora Gionata Francesconi nella sua introduzione al catalogo della mostra a cento anni dalla nascita di Domenici – si vede impegnato in dipinti del mondo circense che ha vissuto lui stesso decorando scenografie per Moira Orfei e l’importante florilegio scenografico per gli spettacoli di Darix Togni».
Un rapporto quello tra mondo del Carnevale e mondo del circo che affonda le sue radici lontano. Molti maestri si sono ispirati ai clown e alla loro arte per rappresentare quell’effimero che accomuna queste due realtà artistiche. Tra i primi a portare il circo sui carri del Carnevale fu Guido Baroni altro poliedrico personaggio del Carnevale del quale ricorrono i 150 anni della nascita. L’attività per il circo ed i viaggi di lavoro in giro per il mondo tengono lontano Beppe Domenici dal Carnevale di Viareggio, in cui rientra solo nel 1967. Il carro per il 1968, Qualcosa da salvare, viene portato avanti dalla moglie, anch’essa artista, Ivana Barsotti.
In Venezuela firma l’arredo del night club Hipocampo di Caracas. In Brasile, invitato dal Club Italiano di Rio de Janeiro, espone alla Galleria Gaucha. Il mondo lo affascina, ama viaggiare, scoprire, confrontarsi, e la sua arte diventa il suo passaporto. «Domenici ha una sua speciale personalità che riesce a comunicare un surrealismo poetico e un’autentica ironia anche grazie ai
riferimenti delle scene di maschere e personaggi vissuti dal Sud America all’Australia», sottolinea Francesconi.
Lavora per alcuni anni a Miami, poi si sposta in Brasile: prima a San Paolo, poi a Rio de Janeiro dove partecipa all’Exposition do Caixara. Torna al Carnevale con tre complessi mascherati tra il 1979 e il 1981. Negli anni Ottanta la Regione lo incarica di rappresentare la Toscana e l’Italia all’Art Italian Festival di Melbourne in Australia dove tiene conferenze sul Carnevale e la Storia delle origini delle maschere italiane Partecipa all’Italian Festival Puppet Show
di Fremantle. Qui, utilizzando elementi delle costruzioni allegoriche che hanno sfilato a Viareggio realizza una sorta di corso mascherato. «Beppe – conclude Francesconi –non era mai retorico ed aveva la capacità di comunicare ed esprimere sempre una leggerezza che coglieva il lato umoristico delle situazioni». E le sue opere, pittoriche o scultoree, sono il riflesso di uno sguardo sognatore, satirico, irriverente, grottesco, profondamente allegorico, metafisico e futurista allo stesso tempo.
Andrea Salani foto di Irene Taddei Cascio
riabbraccia la sua Incoronata
Cascio è piccolo. Ma è difficile anche solo immaginare quante iniziative e tradizioni siano protette e coltivate da questa comunità. Se poi un capolavoro dell’arte rinascimentale torna nella chiesa del paese, neanche a dirlo, è gran festa.
Se in una piccola frazione della Valle del Serchio un’opera d’arte torna protagonista dopo un accurato restauro, non c’è bisogno di dirlo, bisogna festeggiare. Ed è quello che è recentemente avvenuto a Cascio, nel comune di Molazzana, dove tutta la comunità ha potuto riabbracciare la scintillante Madonna incoronata col bambino che ora fa bella mostra di sé nella chiesa dei Santi Lorenzo e Stefano.
Non una rappresentazione qualunque, ma una preziosa terra invetriata attribuita a Benedetto Buglioni, realizzata alla fine del XV secolo. Un capolavoro che si inserisce nel filone delle maioliche rinascimentali di cui la Valle del Serchio vanta numerosi esemplari, in particolare nel territorio di Barga, all’epoca enclave di Firenze da cui importò cultura, know how e tradizioni. Un rapporto privilegiato con la capitale dell’umanesimo che, con intensità diverse, si irradiò a tanti centri della Valle, fino ad arrivare alla piccola Cascio. Un toponimo assai diffusione nell’area, che ha generato non a caso uno dei cognomi più frequenti in riva al Serchio, e che deriva dal latino Cassius, con riferimento ad un potente nome familiare della romanità. Una storia, quella di questo lembo di terra, che ha radici profonde nella Garfagnana longobarda, e che nel XIII secolo vedono Cascio come libero Comune assoggettato al solo Sacro Romano Impero per poi divenire pedina inerte nella contesa tra Pisa e Lucca e infine passare agli Estensi sino all’Unità d’Italia. Una comunità antica, dunque, come le molte testimonianze ci raccontano, segmenti diversi di una parte di tempo e di storia di un piccolo abitato montano.
Le mura seicentesche, col loro massiccio torrione quadrato, testimoniano il ruolo strategico del centro, posto proprio al confine della dominazione degli Este, ma sono i luoghi della fede a caratterizzare, come spesso capita, la morfologia culturale e architettonica del centro abitato e delle sue pertinenze.
Testimonianze sparse, come quella della chiesa di Santa Maria Maddalena, in località Castellaccio, che, attestata sin dal XIII secolo, appare oggi decisamente disastrata, pur conservando il fascino della rovina in cui il passato e la storia si leggono tra le crepe dei muri. O ancora l’Oratorio di San Rocco, fortemente voluto nel 1631 dalla stessa comunità di Cascio e nel quale si conserva un sorprendente olio su tela con la Beata Vergine della Concezione con vari santi.
Ma torniamo alla chiesa dei Santi Lorenzo e Stefano, dove si custodisce la terra del Buglioni. L’esistenza di questo istituto è certa almeno dal X secolo, quando probabilmente l’edificio dell’epoca fungeva in realtà da ‘chiesa privata’, ovvero di proprietà del Mo-
nastero di San Ponziano a Lucca. Di quella primissima struttura rimane probabilmente solo il bassorilievo di sapore longobardo, oggi alla base dell’altare maggiore, in cui nelle forme stilizzate così ricorrenti su capitelli e frontoni delle chiese dell’area, possiamo riconoscere una rappresentazione dell’Eucarestia.
Da segnalare il piccolo coro dietro all’altare, la cappella laterale con un Crocifisso in stucco e un’ancona con immagini di Santi e altri dettagli in cui il valore devozionale supera di certo quello del pregio artistico. Ma è di certo la terra invetriata la protagonista assoluta di questa chiesa. Il potere ‘esplosivo’ di questa rappresentazione sta nella capacità dell’autore di condensare in uno spazio ridotto una scena
ricca di pathos e dettagli senza per questo far trasparire forzature o eccessi. La Madonna è racchiusa in uno slanciato arco a tutto sesto i cui contorni sono decorati con festoni di frutta secondo un modulo ricorrente per questo genere di raffigurazioni. Inteso il gesto della Vergine che reclinando il collo verso il bambino da un lato intenerisce col gesto materno, ma dall’altro, in maniera contemporaneamente solenne, presta il capo ai due angeli che la stanno incoronando, deliziosamente incastonati nella scena dall’artista.
Decisamente un ‘pezzo pregiato’ che adesso troverà sempre più valorizzazione grazie a un restauro che ha riportato a vista i colori nitidi e potenti della maiolica, nel pieno rispetto dell’aderenza all’originale.
Benedetto Buglioni, ovvero lo ‘spionaggio industriale’ alla fine del Quattrocento
«Fu ne’ tempi d’Andrea Benedetto Buglioni, il quale da una donna che uscì di casa Andrea della Robbia ebbe il segreto degl’invetriati di terra, onde fece di quella maniera molte opere in Fiorenza e fuori»; così, in poche parole buttate in fondo alla biografia di Andrea del Verrocchio (Le Vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori, 1550 e 1568, a cura di R. Bettarini e P. Barocchi, S.P.E.S.-Sansoni, Firenze 1966-1987), Giorgio Vasari liquida la questione della divulgazione delle tecniche per realizzare le terre invetriate, invenzione ed esclusivo appannaggio della famiglia Della Robbia, tant’è che si parla anche di ‘terre robbiane’.
Benedetto Buglioni in realtà si forma proprio nella bottega di Andrea della Robbia ed è lì che apprende le tecniche di smaltatura della terracotta invetriata, tanto che, una volta abbandonata la bottega ‘madre’ riesce a proporne una versione più veloce, meno raffinata, ma anche decisamente più economica e competitiva su un mercato, quelle delle opere d’arte a Firenze e in Toscana, che a cavallo tra XV e XVI secolo viveva una fioritura unica nella storia dell’arte. Vasari contribuì quindi ad alimentare il mito – per carità gustoso – del furto di idee, grazie al quale Benedetto trasmise ai figli e soprattutto al nipote Santi, uno strumento di bellezza e di ricchezza.
Alla sua bottega sono attribuite anche le bellissime terre della chiesa di Santa Elisabetta a Barga.
Giulia Prete
Calore ‘sostenibile’ per gli impianti sportivi di Castelnuovo
ieri oggi DOMANI
foto di Irene Taddei
Sfruttare il calore in eccesso prodotto dalle macchine dello stabilimento Lucart per risparmiare sui consumi di gas metano e ridurre così anche le emissioni di CO2.
A Castelnuovo di Garfagnana il futuro è già realtà ed è tutto ‘green’: grazie al nuovo impianto di teleriscaldamento, infatti, si potrà utilizzare la preziosa aria calda fino ad ora inutilizzata dall’azienda per riscaldare gli impianti sportivi del Comune.
Questo speciale e ambizioso progetto antispreco, figlio dell’ingegnere Andrea Poli e realizzato da Siram-Veolia, è stato possibile anche grazie all’intervento della Regione Toscana e della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca con il suo bando «Sviluppo sostenibile» emanato nel 2022.
L’intero progetto vale 1,3 milioni di euro e, oltre all’energia, non si è mai nemmeno perso tempo: presentato nel settembre del 2022, il taglio del nastro è arrivato infatti poco dopo più di un anno.
Si tratta di uno studio ed un lavoro complesso che in realtà si possono riassumere in poche e semplici parole. Tutto parte da una centralina: dopo un percorso di circa 2 chilometri, l’aria in eccesso – recuperata praticamente a costo zero tramite delle tubazioni – arriva alla Cittadella dello sport dove viene utilizzata per riscaldare non solo l’acqua delle vasche delle piscine ma anche i servizi all’interno degli impianti sportivi. Tra questi lo stadio comunale Nardini, il palazzetto dello sport, i campi da tennis e il vecchio stadio comunale.
Grazie all’impianto, che garantisce l’elettricità, il vapore, e il calore necessari al ciclo produttivo dell’azienda, non sarà sprecato così nemmeno un soffio dell’energia prodotta e – per la prima volta in assoluto –potrà trarne beneficio anche tutta la cittadinanza.
Meno inquinamento ma anche molti meno sprechi: secondo quanto stimato, l’impianto porterà infatti a un risparmio di circa il 40% dei consumi di gas metano con una riduzione delle emissioni di ben 66 tonnellate all’anno di CO2
Il teleriscaldamento si è così rivelata un’ottima alternativa ai tradizionali metodi di riscaldamento a caldaia. Nelle centrali pos-
sono anche essere usati diversi tipi di combustibile a seconda delle disponibilità sul territorio e della disponibilità sul mercato.
Un ‘progetto pilota’ estremamente innovativo e sostenibile che ha tutte le carte in regola per diventare un vero e proprio punto di riferimento a livello toscano e, perchè no, anche nazionale.
Si tratta infatti di un esempio virtuoso di una sinergia tra il mondo imprenditoriale e la pubblica amministrazione sull’importante tema del risparmio energetico. Una bella triplete, vinta con tre maglie diverse,
che ha portato a casa una maggiore fruibilità degli impianti cittadini, un notevole risparmio economico la sostenibilità ambientale. Una risposta concreta anche alla crisi climatica che purtroppo sta diventando sempre più presente e spietata ed esige quindi una rapida inversione di rotta.
La dimostrazione che quando le realtà del territorio dialogano tra loro in modo costruttivo si possono fare davvero grandi cose. La speranza, adesso, è che questo progetto faccia da apripista per molte altre iniziative simili.
Una straordinaria convergenza tra passione, ricerca scientifica e professionalità. In occasione di ‘Together’, la 57esima edizione del Lucca Comics and Games, la Scuola IMT Alti Studi Lucca ha messo a disposizione i quasi mille metri quadrati della biblioteca in San Ponziano, trasformandola in un vero e proprio padiglione. Un team di esperti in materia ha offerto ad un pubblico entusiasta momenti di gioco e di approfondimento dedicato alla scienza, alla cultura, all’alta formazione e alla promozione del cambiamento sociale. Il tutto sotto la direzione di Lucca Crea, con la collaborazione del progetto-rete Giocaruolando e la supervisione scientifica del Game Science Research Center, il centro di ricerca interuniversitario sul gioco e il giocare con sede alla Scuola IMT.
Per i cinque giorni del festival, i silenziosi spazi a luci soffuse e suoni ovattati solitamente dedicati alla lettura e allo studio personale sono stati trasformati in un’area colorata, vivace e brulicante dedicata ai ‘games’, all’influenza delle pratiche ludiche e della cultura del gaming sulla società moderna.
Un programma ambizioso: una vasta gamma di giochi da tavolo, giochi digitali e giochi di ruolo. Inoltre, una escape room a tema cybersecurity, prototipi di giochi incentrati su science diplomacy, sostenibilità e coesione sociale. A fianco di tutto questo, una ‘Area Talk’: un fitto calendario di seminari e workshop che hanno coinvolto accademici, esperti del settore, formatori e game designers, anche dalla prestigiosa scuola di game design DE:HIVE della HTW di Berlino, per raccontare le proprie ricerche e per condividere proposte e riflessioni, dibattiti per parlare di gioco e creatività, cooperazione, donazione, inclusione sociale, apprendimento e processi educativi.
Una formula che ha saputo evidentemente centrare l’obiettivo: con un totale di 6.280 ingressi, l’evento ha registrato una partecipazione significativa, confermando l’interesse e l’entusiasmo del pubblico nei confronti della cultura dei giochi e della ricerca scientifica. I seminari hanno visto invece la presenza di 641 persone, segno dell’interesse del pubblico per i temi trattati e dell’efficacia delle sessioni proposte.
Variegata la tipologia di pubblico, giovani di ogni età ma anche molti bambini con le loro famiglie pronti ad affrontare le sfide dell’escape room, semplici appassionati oppure veri esperti di games, specialisti del settore ma anche persone incuriosite da un approccio scientifico, ma al contempo ludico, utilizzato per affrontare i grandi temi della società contemporanea, come ad esempio la donazione di sangue o il risparmio energetico, oppure tutto ciò che ruota intorno alla ‘teoria dei giochi’ e al concetto di gioco come ‘interazione strategica’ cioè quelle situazioni in cui le nostre decisioni dipendono non solo da noi, ma anche da quello che gli altri decidono di fare.
«L’iniziativa – commenta Ennio Bilancini, direttore del Game Science Research Center alla Scuola IMT – è frutto di una straordinaria convergenza tra passione, ricerca e professionalità, in perfetta continuità con l’accordo di collaborazione con Lucca Crea che, cinque anni fa, ha dato il via alle attività del Game Science Research Center e che ha creato le basi per fare di Lucca la città non solo dei Games ma anche della Game Science. L’entusiasmo dei partecipanti, degli esperti e dei dimostratori ci spinge a investire per rinnovare l’iniziativa per le edizioni future del Festival, con l’obiettivo di aiutare il pubblico ad acquisire sempre maggiore consapevolezza dell’intimo legame che intercorre tra gioco, scienza e cultura, e al tempo stesso valorizzare il prezioso patrimonio di conoscenze e di luoghi custoditi dalla Scuola IMT e dalla città di Lucca».
Diffondere la conoscenza verso il grande pubblico e verso platee non accademiche è una delle missioni principali dell’Università accanto alla didattica e alla ricerca scientifica. Il fine è quello di contribuire a creare cittadini più informati, più consapevoli e, di conseguenza, avere un impatto positivo sulla qualità del pensiero, del dialogo e del dibattito pubblico.
Tutto questo si inserisce perfettamente nella missione del Game Science Research Center, che mira a promuovere, sostenere e diffondere la ricerca nel campo della Game Science. Il centro, infatti, si concentra su quattro obiettivi principali: Networking: favorire connessioni tra ricercatori nazionali e internazionali nel campo della Game Science, promuovendo lo scambio di idee in una prospettiva multidisciplinare.
Game science for society: promuovere e sostenere attività legate alla ‘terza missione’ dell’Università (coinvolgimento del pubblico, citizen science, divulgazione scientifica) che comprendono l’uso dei giochi. Knowledge transfer: creare un ponte con i settori produttivi della società che utilizzano i giochi come strumenti di produzione o prodotti stessi, con particolare attenzione all’intrattenimento, alla formazione delle risorse umane, agli strumenti educativi, al pensiero strategico e alla soddisfazione lavorativa.
Certification: sviluppare procedure standard per la valutazione dei sistemi e delle regole rilevanti per le attività legate ai giochi (per il coinvolgimento del pubblico, scopi educativi o cambiamento sociale), al fine di formare una base di conoscenze adeguata utilizzabile per la definizione di protocolli di certificazione di qualità dedicati.
Adesso si guarda al futuro, con tutto l’entusiasmo, la passione e la voglia di condividere la scienza che la Scuola IMT e il Game Science Research Center sono pronti a mettere in campo.
Quando a Maggiano si cantava
Sono gli anni ‘d’oro’ del manicomio lucchese, quelli che vanno dalla metà degli anni Cinquanta alla fine del decennio successivo, nel corso dei quali, ben prima della Legge 180 del 1978, nel nosocomio di Maggiano si vive una fase di folgorante operatività riabilitativa che, tra le prime in Italia, stava trasformando la vita manicomiale in qualcosa di più accettabile sul piano umano e di più plausibile su quello scientifico.
In quel periodo, oltre alle prime terapie con gli psicofarmaci, iniziano le esperienze dei laboratori artistico-artigianali, la pubblicazione del quindicinale «La Pantera», rivista interna a cura di pazienti, medici e infermieri, e il manicomio, progressivamente, si apre verso l’esterno. Il paziente, il ‘matto’, diventa una persona la cui umanità deve essere posta al centro del percorso di cura.
È in questo contesto che, tra il 1964 e il 1969, a Maggiano si organizza annualmente il Festival della Canzone, una vera e propria kermesse musicale che, al suo culmine, vede la partecipazione di pazienti provenienti da altri 15 ospedali psichiatrici e un pubblico di oltre tremila persone, addirittura più ampio di quello del Teatro Ariston di Sanremo.
Questa esperienza straordinaria viene ricostruita dal giornalista Marco Amerigo Innocenti e dallo psichiatra Enrico Marchi, a lungo direttore dei Servizi di Salute Mentale Adulti della Asl di Lucca, nel volume Leggera cura. Quando Maggiano cantava, edito da Maria Pacini Fazzi.
Gli autori ripercorrono le tappe di quell’esperienza di arteterapia attingendo ai ricordi di pazienti, medici e operatori. Le canzoni in gara erano composte ed eseguite dai pazienti che si esibivano sul palco davanti a centinaia di spettatori, un pubblico misto, fatto di degenti e persone esterne, amici, familiari, ma anche personalità della vita politica e culturale. Una manifestazione di grande successo, che trovava grande spazio sugli organi di stampa locali e attirava anche l’attenzione dei media nazionali, tra cui la RAI, che ne documentano lo straordinario e benefico effetto sui pazienti.
Marchi e Innocenti ci raccontano una stagione rivoluzionaria della psichiatria contemporanea, arricchendo la loro pubblicazione con documenti, immagini, filmati e audio (fruibili attraverso QRCode) riscoperti nei locali dell’ex ospedale psichiatrico grazie a un attento e amoroso lavoro di ricerca.
Marco Amerigo Innocenti, Enrico Marchi, Leggera cura. Quando Maggiano cantava. Il Festival della Canzone nell’ospedale psichiatrico (1964-1969), Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 2023
Un fumetto a spasso nel tempo
Un viaggio a fumetti fresco e divertente attraverso la storia e le leggende lucchesi.
Prima uscita della collana ‘Italia a fumetti’ della giovane Rider Comics, prima realtà editoriale lucchese dedicata al fumetto, il volume, scritto e disegnato da Antonio De Rosa e Riccardo Pieruccini, introduce i personaggi dei fratelli Nico e Alice (detta Cice), che, dopo la morte del nonno, trovano una lettera con cui ricevono in eredità i suoi diari di viaggio. Sarà a partire da questa lettera che i due ragazzi decideranno di ripercorrere le tappe del nonno per scoprire qualcosa in più sul suo conto. Arrivati davanti alle mura della città di Lucca, un piccolo problema alla macchina li costringerà a fermarsi. Ma, soprattutto, i diari si animeranno e Nico e Cice si ritroveranno al loro interno. Ha inizio così un viaggio dentro al viaggio, nel corso del quale i ragazzi scopriranno le affascinanti storie, i personaggi e le leggende della città ‘dall’arborato cerchio’: dalla storia di Lucida Mansi e della sua ossessione per la bellezza ai personaggi e alle vicende legati alla costruzione delle mura e della Torre delle Ore, dalla Torre Guinigi, con il suo giardino ‘aereo’, alla storia di Lucrezia Buonvisi, la ‘monaca di Monza’ lucchese, senza dimenticare il Volto Santo, l’antichissimo crocefisso ligneo conservato da più di un millennio nella cattedrale di San Martino e simbolo della città.
Attraverso gli appunti e i ricordi del nonno, che mescolano vicende storiche e frammenti di storia personale, i due protagonisti scoprono la storia della nostra città e svelano un mistero familiare.
La storia viene raccontata attraverso un sapiente alternarsi di vignette e pagine di diario di viaggio, le quali presentano e approfondiscono i fatti principali e le vicende narrate.
Una struttura narrativa equilibrata e organica che riesce a raccontare le vicende e le curiosità storiche in modo vivace e gradevole.
Un’opera che permette di (ri)scoprire la città di Lucca e la sua storia e un ottimo strumento per avvicinare i più giovani al fumetto e alla storia e alle peculiarità delle città italiane.
Antonio De Rosa, Riccardo Pieruccini, Nico & Cice. Diari di Viaggio: Lucca, Rider Comics, Lucca 2023
L’orizzonte della memoria
L’editore Maria Pacini Fazzi ha ristampato in occasione del Giorno della Memoria 2024 il saggio di Silvia Q. Angelini, Oscar Guidi e Paola Lemmi L’orizzonte chiuso. L’internamento ebraico a Castelnuovo di Garfagnana 1941-1943, pubblicato nei primi anni Duemila. L’occasione della nuova edizione del saggio si è avuta con la messa in onda del docufilm realizzato proprio a partire da questo libro e da queste fonti, Per un nuovo domani, diretto da Luca Brignone e prodotto da Rai Fiction e Alfea Cinematografica con Neri Marcorè nel ruolo di protagonista. Nella Castelnuovo dei primi anni Quaranta vengono internate alcune decine di ebrei provenienti per la maggior parte dalla Germania e dalla Polonia. La lunga permanenza nella piccola cittadina consentì lo svilupparsi di relazioni di vario tipo tra questo gruppo esogeno e la popolazione locale. Lo studio di Angelini, Guidi e Lemmi, fondato su un’abbondante e rilevantissima memoria orale, sul ricco materiale conservato presso l’Archivio storico del Comune di Castelnuovo di Garfagnana e su altri fonti reperite presso varie istituzioni, porta in luce, oltre alle vicende prettamente storiche, il vivere quotidiano, le occupazioni, le ansie, gli atteggiamenti di queste persone, per molte delle quali il futuro preparava l’annientamento nei campi di sterminio nazisti, mentre poche altre trovarono in Garfagnana la strada per la salvezza.
Il saggio dedica ampio spazio alla descrizione della sofferta quotidianità delle famiglie internate e delle relazioni che queste riescono a intessere con gli abitanti di Castelnuovo: la figura centrale di Israel Meier, il medico pediatra che, coadiuvato da altri capifamiglia, cercò di tenere la colonia stretta attorno a un progetto di vita e alla speranza, l’allestimento di una sinagoga presso la ‘Barchetta’, le richieste al podestà per aprire una scuola per i bambini, la cura per tenere viva la propria identità culturale e religiosa.
Un saggio prezioso che, a distanza di vent’anni, rafforza le memorie di episodi poco conosciuti, rinnovando la possibilità di consultarle e mettendole a disposizione, in particolare, dei lettori più giovani.
Silvia Q. Angelini, Oscar Guidi, Paola Lemmi, L’orizzonte chiuso.
L’internamento ebraico a Castelnuovo di Garfagnana 1941-1943, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 2024
Due anni nelle sabbie bituminose
Nel 2005 la ventunenne Kate Beaton, fresca di laurea, decide di lasciare la natia Isola del Capo Bretone, bellissima ma economicamente depressa regione della Nuova Scozia, in Canada, per andare a lavorare negli impianti di estrazione delle cosiddette sabbie bituminose di Athabasca, nell’Alberta del Nord. Spera così di guadagnare abbastanza denaro per ripagare il debito universitario contratto per i suoi studi.
Il risultato è il graphic novel Ducks. Due anni nelle sabbie bituminose, un memoir di 400 pagine, pubblicato in Italia da Bao Publishing, in cui Beaton racconta la sua esperienza di lavoro lontana da casa, in una realtà particolarmente dura e sessista.
Ducks, primo graphic novel di Beaton, una delle più influenti e apprezzate fumettiste nordamericane, è una potente storia di lavoro e dignità raccontata dalla voce dell’autrice e dai ricordi di tanti uomini e donne che, nei primi anni Duemila, si sono trovati a lavorare come lei negli impianti petroliferi del Canada dell’Ovest.
La giovane Katie, convinta che «qualsiasi lavoro è un buon lavoro. Anche un brutto lavoro è un buon lavoro, sei fortunato ad averlo», viene assunta nello stabilimento Syncrude e deve immediatamente confrontarsi con una realtà difficile e complessa: la disumanizzazione, la misoginia, le violenze – più o meno gravi – e l’omertà che caratterizzano un luogo di lavoro in cui il rapporto maschi-femmine è di circa 50 a 1.
Ducks, tuttavia, non si limita a esplorare le difficoltà personali della sua autrice ma riesce a essere anche una critica più ampia, a tutto tondo, alle disuguaglianze di genere, alla mancanza di sicurezza sul lavoro e alla scarsa considerazione per l’ambiente attraverso una narrazione sì ironica, ma anche piena di malinconia e disillusione.
Un memoir che mette al centro lo sradicamento di chi è costretto a emigrare, la distruzione dell’ambiente generata dalla bramosia di profitto, il sessismo interiorizzato e la cultura dello stupro e che racconta, con delicatezza, umanità e onestà, la storia terribilmente attuale e universale di tutti coloro che, inseguendo il sogno di una ‘buona vita’, proprio quel sogno hanno visto svanire.
Kate Beaton, Ducks. Due anni nelle sabbie bituminose, traduzione di Michele Foschini, Bao Publishing, Milano 2023
Periodico della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
Referenze fotografiche (con riferimento alle pagine della rivista)
Associazione Musicale Lucchese, Archivio fotografico: 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57 – Marco Attano, Adobe Stock (Ai): 4-5 – Fondazione Carnevale di Viareggio, Archivio fotografico: 70-71, 72, 73 – Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago, Archivio fotografico: 38-39, 48, 49 – Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini di Torre del Lago, Archivio Puccini: 28-29, 30, 31, 32 –Foto Alcide, Lucca: 33, 34, 46, 58, 59, 60, 61, 62 (26), 65 – Luca Giorgi: 66 – Paolo Mazzei: 74, 75 – Marco Moscato: 62 (27) – OneLineStock, Adobe Stock: 21 –Matteo Ortili: copertina, 6, 63, 64 – SaroStock, Adobe Stock (Ai): 23 – Scuola IMT Alti Studi di Lucca, Archivio fotografico: 94-95, 97, 98, 99 – Andrea Simi: 45 – StudioX180, Adobe Stock (Ai): 24-25 – Irene Taddei: 3637, 40-41, 42-43, 67, 68-69, 76-87, 88-93
Le foto che illustrano gli articoli da p. 7 a p. 19 sono state fornite dalle rispettive associazioni
Le illustrazioni alle pagine 2, 76, 94, 100 sono state realizzate da Diletta Impresario
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Finito di stampare nel mese di giugno 2024 da Tipografia Tommasi