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Ora legale o solare?

GABRIELE RADAELLI, 4C

L’ora solare è la convenzione di spostare di un’ora indietro gli orologi, mentre quella legale consiste nello spostamento di un’ora avanti. Il cambio avviene due volte l’anno, più precisamente ogni ultima domenica di marzo (da ora solare a ora legale) e ogni ultima domenica di ottobre (da ora legale a ora solare). (“Si dorme un’ora in più!”) Questa datazione vale per gli stati appartenenti all’Unione Europea e a poche altre nazioni, come la Svizzera, che per comodità adottò queste date a partire dal 1996 insieme agli altri membri e agli Stati dell’Europa dell’Est. (Un esempio è la Russia, che la mantenne fino al 2011, quando decise di sperimentare l’ora legale permanente, e successivamente l’ora solare in maniera continuativa). Il cambio d’ora è in atto, inconsciamente, fin dagli albori della società, quando i contadini, che si alzavano sempre all’alba, seguivano il ritardo del sorgere del sole. Successivamente, i romani chiamarono “ora prima” quella che seguiva la prima luce, così, di conseguenza vi era un involontario e progressivo spostamento, che continuò anche in età medievale. Successivamente, nel 1784, l’inventore del parafulmine, Benjamin Franklin, pubblicò una proposta sul “Journal de Paris”. Le sue considerazioni partivano dall’osservazione che i francesi si alzavano molto tardi la mattina e andavano a dormire molto tardi la sera, sprecando molti soldi per l’illuminazione stradale e casalinga. L’idea che l’americano ebbe per risparmiare fu quella di porre un cannone in ogni strada, per svegliare gli abitanti, idea seguita da molte altre proposte bizzarre, che ovviamente non ebbero un grande successo.

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Franklin, infatti, non propose di spostare l’ora ma di far diventare più mattiniere le persone. La prima persona a pensare a un cambio d’ora fu, invece, il neozelandese George Vernon Hudson, quando, nel 1895, affermò alla scuola filosofica di Wellington la sua idea di spostare l’orario avanti di due ore. La proposta di Hudson, inizialmente accantonata, fu, nel 1916, ripresa dal britannico William Willet, quando trovò “terreno fertile” a causa di esigenze economiche provocate dalla prima guerra mondiale, situazione in cui ogni penny era indispensabile. Così, nello stesso anno, la camera dei Comuni approvò il “british summer time”, che implicava lo spostamento delle lancette di un’ora nel periodo estivo. Dopo la grande guerra venne messo da parte il provvedimento, anche se durante la seconda guerra mondiale venne ripreso e, anzi, applicato da molte altre nazioni, più di prima. L’ora legale, tuttavia, venne adottata in forma stabile a partire dal 1966. Infine, dopo aver adeguato tutta l’Europa sotto un unico calendario di cambi nel 1996, la Commissione europea ha svolto una consultazione pubblica, tra il luglio e l’agosto del 2018, anche riguardo alla possibilità di mantenere solo l’ora legale o solo quella solare. Questa indagine raccolse il numero più alto di risposte mai ottenuto nella storia di tali consultazioni in Europa, come si evince dai dati pubblicati dalla stessa Commissione. La domanda che ci si pone ultimamente è: “cosa conviene maggiormente?” TERNA, la società responsabile della gestione dei flussi di energia elettrica sulla rete ad alta tensione in Italia, ogni anno stima il risparmio consentito dall’ora legale. Secondo i loro dati, nei 7 mesi di ora legale dell’anno 2022, il sistema elettrico italiano ha beneficiato di consumi inferiori di 420 milioni di kWh (kilowatt/ora), con un conseguente risparmio di 190 milioni di euro. Dal 2004 al 2022, secondo l’analisi della società, il consumo minore totale è stato di 10,9 miliardi di kWh, con un conseguente risparmio di 2 miliardi di euro per i cittadini. Il risparmio non è solo in questioni economiche, ma anche ambientali: solo quest’anno sono stati risparmiate circa 200 mila di tonnellate di CO2, dovuto principalmente alla produzione di corrente.

Se, però, da una parte il risparmio in termini energetici, ambientali ed economici è considerevole, dall’altra numerosi studi hanno esposto le possibili conseguenze sulla nostra salute. Uno dei principali problemi verterebbe nella alterazione del ritmo circadiano del nostro corpo, una specie di orologio naturale che viene scombussolato dal cambio dell’ora, facendoci sentire stanchi e assonnati specialmente nel primo giorno del nuovo orario, mentre altri studi hanno riportato un nesso tra ora legale e numero, crescente, di infarti e di suicidi. Nel 2018 il sondaggio indotto nella popolazione portò a 4.6 milioni di risposte totali, dove l’84% era favorevole all’abolizione del cambio dell’ora, mentre la votazione della commissione europea, che arrivò nel marzo 2019, ebbe un totale di 23 voti favorevoli e 11 contrari. Ad essere abolita non fu però l’ora legale in sé, ma il cambio dell’ora: ad ogni stato è stata infatti concessa la libertà di scegliere se utilizzare l’ora legale o solare per tutto l’arco dell’anno, o invece di poter cambiare. Alcuni Paesi hanno accettato con contrarietà questa scelta, in particolare quelli dell’Europa meridionale, dove il cambio d’orario impatta positivamente sull’economia. L’Italia è tra quegli stati che vorrebbero mantenere il cambio, soprattutto in vista del rincaro bollette che stiamo affrontando in questo periodo. Se, dunque, da un lato l’adozione dell’ora legale ha prodotto numerosi benefici in termini di risparmio economico ed è oramai radicata negli usi e costumi delle popolazione europee, le quali la ritengono a tutt’oggi una ciclica e storica convenzione, dall’altro gli studi dei comitati scientifici hanno rilevato come lo spostamento orario possa, a lungo termine, avere effetti nefasti sulla salute fisica e psichica dell’uomo. Adesso, alla luce della linde di condotta tracciata dalla UE, saranno i singoli stati a dover decidere tra ora solare e ora legale, secondo una scelta che in realtà ha di fatto già abolito la pratica dello spostamento delle lancette. Di certo c’è questo, che finalmente non dovremo più ricordarci di portare avanti (o indietro) tutti gli orologi di casa e che più nessuno ci annoierà ricordandoci che “stanotte si dorme un’ora in più”.