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La donna nel mondo

JACOPO PIEMONTI, 4C

Ciao a tutti majorani. Come saprete tutti venerdì prossimo sarà il 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ho deciso quindi di scrivere questo articolo facendo una sorta di intervista ad alcune ragazze provenienti da diverse parti del nostro pianeta, con lo scopo di tracciare un quadro generale sulla condizione della donna nel mondo, tenendo conto delle differenze culturali e sociali tra i vari paesi. Sarebbe inutile ammorbarvi con altre parole, lascio piuttosto la parola alle intervistate.

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1. Credi che nel tuo paese ci sia la parità dei sessi?

No, penso invece che sia abbastanza evidente quanto le donne, nonostante la situazione stia migliorando lentamente, siano svantaggiate su molti fronti. In ambito lavorativo, ad esempio, i posti di lavoro ai quali le donne possono aspirare sono spesso di importanza minore, mentre a parità di titoli di studio ricevono proposte di lavoro meno allettanti e soprattutto più incerte, a causa di una possibile futura maternità.

(Emma, 17 anni, Italia)

Essendo una ragazza che vive in Romania, posso dire che il genere femminile è svantaggiato, sia in ambito sociale che lavorativo, con stipendi più bassi e minor considerazione sociale. Le donne devono combattere maggiormente per ottenere la parità tra i generi: anche se la maggior parte delle persone sono a favore di un cambiamento, credo che desiderarlo senza impegnarsi nel concreto non sia abbastanza per far sparire la disuguaglianza. Ritengo dunque che in quanto nazione si debba lavorare

molto di più su questo aspetto.

(Savina, 18 anni, Romania)

No, la donna e l’uomo non sono sullo stesso piano, hanno infatti diverse opportunità lavorative e gli stipendi sono nettamente differenti. Tradizionalmente la donna è ancora considerata come colei che deve occuparsi della casa e dei figli, mentre l’uomo deve lavorare e sostenere economicamente la famiglia. Tuttavia ultimamente il mondo del lavoro si è aperto anche al genere femminile, anche se più per motivi di crisi economica che di uguaglianza sociale.

(Carolina, 30 anni, Argentina)

Decisamente no, le donne vengono giornalmente discriminate: ricordo ancora che, appena arrivata, Twitter Giappone era intasato dalla news “l’università di medicina a Tokyo ha manipolato i risultati degli esami in modo da far rimanere la percentuale di studentesse minore al 30%”, insieme al hashtag “私たちは女性差別に怒って いい” (letteralmente, “possiamo arrabbiarci per la discriminazione contro le donne”).

(Martina, 26, Nata in Italia, vive in Giappone da 4 anni) 2. Ritieni che il tuo paese stia facendo abbastanza per raggiungere una vera parità?

Sì e no: mentre da un lato si nota la maggior attenzione che viene data alla parità dei sessi negli ultimi anni, ed è innegabile il fatto che ci siano stati dei notevoli progressi ultimamente, da un altro lato sono convinta che il vero cambiamento da attuare sia culturale. Finché non si modifica la percezione che la società ha nei confronti delle donne i provvedimenti presi non saranno mai completamente efficaci.

(Emma, 17 anni, Italia)

Credo proprio che il Canada si rapporti bene con la gender equality: sicuramente il governo sta facendo un ottimo lavoro per appianare tutte le disuguaglianze, anche se nel mondo dello sport sono ancora abbastanza presenti. In confronto ad altri paesi, però, siamo sicuramente più avanzati: ci sono molti luoghi dove per una donna si presentano molti e gravi problemi, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento.

(Aki, 17 anni, Canada)

Credo che la situazione non sia male come in altri paesi latinoamericani, ma abbiamo ancora molta strada da fare. A riguardo non credo che lo stato stia prendendo la questione seriamente quanto dovrebbe: nonostante ci siano dei rappresentanti al governo, questi sono più di facciata che altro.

(Yosefa, 17 anni, Cile)

3.Credi che in altri paesi la condizione della donna sia migliore?

Non so bene cosa dire riguardo a questo, poiché parlando a livello politico ogni paese ha i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza. Per quanto riguarda il modo in cui vengono trattate le donne, sono convinta che ci siano nazioni in cui la situazione è sicuramente migliore rispetto alla Romania.

(Savina, 18 anni, Romania)

Storicamente, in Argentina ci sono stati, e ci sono tutt’ora, molti movimenti femministi. Questo ci ha portati ad essere il paese con la migliore condizione della donna in sud America, visto che, ad esempio, qui la maternità è assicurata, e il rientro dopo di questa è garantito. Penso che, però, si possa fare ancora molto a riguardo, e sicuramente alcuni paesi nel mondo sono decisamente più avanzati rispetto a noi.

(Carolina, 30 anni, Argentina)

Ovviamente se compariamo il Cile all’Europa le differenze ci sono; essendo io in Italia da un paio di mesi posso dire che qui la donna gode di migliori condizioni, anche se le differenze non sono così abissali.

(Yosefa, 17 anni, Cile)

Sicuramente, in Europa la donna è meno discriminata. In questo periodo storico il governo giapponese sta affrontando problematiche economiche e molto altro, quindi la parità dei sessi è passata in secondo piano.

(Martina, 26 anni, Nata in Italia, vive in Giappone da 4 anni)

4.Hai mai avuto l’impressione che le tue opinioni fossero screditate per il tuo essere donna?

Personalmente mi è capitato poche volte, ma credo che questa percezione sia influenzata molto dal contesto familiare in cui si cresce. Non si può

però mettere in dubbio che ciò accada abbastanza frequentemente, soprattutto quando ci si trova di fronte ad una persona molto più grande.

(Emma, 17 anni, Italia)

Sì, anche adesso, mi capita spesso in ogni progetto scolastico o, addirittura, in situazioni e discussioni importanti. Ciò dipende molto da persona a persona - non tutti sono uguali - ma, in contesti collettivi come la scuola o il lavoro, mi sento meno importante: qui un uomini è visto meglio che una donna. Per esempio, sto lavorando per diventare una product designer nel campo dell’automazione e delle macchine, ma mi sto accorgendo sempre più spesso di come le opinioni delle donne non siano così rilevanti dal punto di vista di alcuni impiegati uomini.

(Savina, 18 anni, Romania)

Capita, a volte, che le nostre opinioni non vengano considerate, anche se ciò dipende molto dall’ambiente e dagli argomenti trattati. Per esempio nelle riunioni di famiglia la parola dell’uomo è sicuramente più influente rispetto alla nostra.

(Carolina, 30 anni, Argentina) 5.Ultimamente si parla del fenomeno del cat calling, sai cosa sia? Come viene percepito nel tuo paese? (É la normalità, un qualcosa di malvisto…)

Sì sono a conoscenza di questo fenomeno, in Italia come in altri paesi se ne sta parlando sempre di più, ma non sono convinta che tutti lo percepiscano allo stesso modo. Che siano commenti o fischi fatti da persone più o meno giovani non sono mai apprezzati: capita che accada di giorno come di sera, alcuni rallentano alla guida e pensano di poter fare commenti di ogni tipo senza un minimo di ritegno e di rispetto per l’altra persona. Se si parla con una ragazza è quasi certo che si otterrà la medesima risposta: è raccapricciante e molto fastidioso trovarsi in situazioni del genere. Molti a parer mio prendono questo con leggerezza, senza tentare di immedesimarsi cercando di capire come ci si possa davvero sentire.

(Emma, 17 anni, Italia)

Sì, è così comune qui che mi ci sto abituando. Anche quando ero piccola, tra i cinque e gli otto anni, ricevevo fischi e commenti da alcuni uomini

che mi seguivano, sono stata persino molestata sessualmente da loro. Come possono testimoniare tutte le donne rumene gli uomini sono terribili nella maggior parte dei casi: la prima volta che sono stata in una discoteca sono stata toccata innumerevoli volte e ho ricevuto proposte indecenti o inappropriate da uomini di ogni età, alcuni dei quali avevano persino mogli e figli… Questo fenomeno non è praticamente più una sorpresa, e anzi è diventato qualcosa di normale, all’ordine del giorno.

(Savina, 18 anni, Romania)

Sì, so cosa sia il cat calling. Ora che la gente ha iniziato a considerarlo in modo serio, ed è visto negativamente, sono ancora presenti persone a cui non importa e che non ne vedono problema: continuano a praticarlo o semplicemente ne ignorano l’argomento.

(Yosefa, 17 anni, Cile)

Sì, so cosa sia. Qui in Giappone succede molto spesso, soprattutto in posti come Shibuya e Roppongi (quartieri della capitale). Io in particolare sono molto soggetta al fenomeno dato che, essendo straniera, credono che non sia in grado di capire le loro parole. I giapponesi, inoltre, hanno la brutta abitudine di non parlarne, quindi per loro questo comportamento è praticamente la normalità.

(Martina, 26 anni, Nata in Italia, vive in Giappone da 4 anni)

Come avete visto, dall’intervista emergono situazioni molto differenti. Ci sono paesi dove le donne vivono quasi al pari degli uomini, mentre in altri sono succubi di una società ancora troppo patriarcale; in alcuni stati il governo fa molto per raggiungere la parità di genere, mentre in altri è impiegato in problemi ritenuti più importanti. Ci viene raccontato come ci siano luoghi in cui le molestie verbali sono all’ordine del giorno, e altri dove invece sono totalmente inaccettabili. Insomma, il quadro mondiale è tutt’altro che semplice. Si può tuttavia identificare un aspetto comune a tutti: l’idea che si possa, e si debba, fare di più per eliminare le disuguaglianze che ancora affliggono il nostro mondo. Concludo qui il mio articolo, che spero vi sia servito come spunto di riflessione, sottolineando come, fino a che

non si raggiungerà l’uguaglianza di genere, sarà giusto e doveroso celebrale questa giornata.