EtCetera Majorana
VII | Maggio 2020
Attualità 3
Giacomo Longoni, 4bb
Su paralleli opposti Care majorane, cari majorani Eccoci qui. Ci siamo lasciati il 22 febbraio scorso. Chi poteva pensare che quel sabato sarebbe stata l’ultima volta che i nostri amici di quinta avrebbero messo piede al Majo prima della “matura”? Chi avrebbe predetto un distacco così prolungato, un’emergenza sanitaria così forte, una crisi socio-economica così grave? Sono passati quasi tre mesi. A dir la verità nessuno può dirlo con certezza. Come possiamo essere certi che sono solo tre mesi? Già, quanto tempo è passato? In qualche modo ci poniamo quella stessa domanda che si pose prima di noi Agostino nelle Confessioni a proposito del tempo: “Misuro il tempo, lo so; ma non misuro il futuro che non esiste ancora; non misuro il presente che non ha estensione, non misuro il passato che ormai non esiste più. Che cosa misuro dunque?”. Come misuriamo noi questo periodo? Anzi, cosa misuriamo? Una leggenda metropolitana che vaga nelle nostre città e che intasa i commenti dei buonisti su Facebook, Twitter e Instagram attribuisce la misura del tempo ad uno strumento del tutto particolare: la bontà.
“Diventeremo più buoni”, e ancora, “Ne usciremo migliori” - scrivono - come se il raggiungimento della bontà decretasse l’avvenuto passaggio dal coma alla nuova vita. Se abbassiamo lo sguardo sullo schermo si notano decine e decine di altri commenti che sono una risposta forte, brutale e irriverente alla leggenda sopracitata. Pare evidente ai miei occhi che usciremo diversi da come ne siamo entrati. Ma non migliori. Non più buoni. Dopo il sogno infranto pare normale cercare il colpevole. Chi è costui che ha il potere di sottrarmi la terra promessa della bontà? Chi il maledetto che mi deruba della bontà meritata? La risposta non ce l’ho e potrei finire qui l’articolo. Saluti e statemi bene! Poi rifletto. No, dai, non posso fare scena muta; una risposta la devo dare. Ripercorro in quattro nanosecondi il periodo della quarantena. Non riesco a trovare un colpevole. Deluso della mia ignoranza sblocco il cellulare e mi rifugio nel porto sicuro, nell’evergreen in cui imbattersi quando non si hanno alternative migliori: Instagram. Mi compaiono un po’ di meme, un video di indiani che fanno cose, la notifica dell’hacker che