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MES: di cosa si tratta?

Economia

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Giorgia Tiralongo, 1aa Sofia Marcantoni, 1H

MES: di cosa si tratta?

La quarantena e le misure di restrizio ne ci hanno costretto, negli ultimi due mesi, a vivere molto diversamente ri spetto alle nostre consuete abitudini: niente scuola, niente serate con gli amici e chiusura di tutti quei luoghi che frequentavamo abitualmente, come centri commerciali, librerie, parchi e molti altri. Questa drastica chiusura e questo re pentino cambiamento di abitudini ci hanno costretto a rimanere in casa e, come ben sappiamo, molti hanno sof ferto ancora di più, vedendo i propri negozi o luoghi di lavoro chiusi. A causa di questa terribile emergenza sanitaria, dunque, le conseguenze si rivelano al trettanto preoccupanti. Per far fronte, dunque, alle emergen ze sanitaria ed economica, il governo ha messo a frutto un piano che com prende il prestito di soldi proveniente dall’Europa. Nelle ultime settimane, però, tutti abbiamo sentito o letto i problemi che attanagliano i nostri ver tici in Europa: essa infatti si divideva in chi, come l’Italia, la Francia e la Spagna, voleva attuare l’utilizzo dei famosi “Eu

robond” o anche conosciuti nell’ultimo periodo come “Coronabond”, risalenti a molto prima dell’emergenza sanita ria, e in chi invece si vede più propen so ad utilizzare un altro strumento, il famoso MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), anche conosciuto come “Fondo salva Stati”. Ma di cosa si tratta esattamente? Tutti almeno una volta ne abbiamo sentito parlare al telegiornale, ma siamo dav vero sicuri di sapere che cosa sia?

Il MES, istituito grazie alle modifiche al Trattato di Lisbona, apportate dal Con siglio Europeo nel marzo del 2011, è entrato in vigore nel luglio del 2012 per far fronte ad una crisi di debito. È dun que un meccanismo volto a mantenere la stabilità finanziaria della zona euro e ha sede come istituzione a Lussem burgo. Il MES emette prestiti sulla base di condizioni molto rigide, per questo motivo paesi come l’Italia avrebbero preferito i famosi Eurobond, per l’occa sione ribattezzati “Coronabond”, stru mento finanziario emesso dai paesi dell’Unione Europea nel suo insieme

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che mette in comune il debito tra più paesi. Dunque i Coronabond sarebbero serviti per far fronte alle spese sanitarie ed economiche, legate alla diffusione del virus: l’acquisto di macchinari di terapia intensiva e di strumenti di protezione contro il contagio e fondi per rilanciare l’economia a seguito della chiusura delle attività.

Per l’Italia sarebbe stata vantaggiosa la scelta di questo strumento, ma in Europa non tutti erano d’accordo: i paesi del Nord, come la Germania e l’Olanda non avevano intenzione di emettere un nuovo debito comune con i paesi meno ingenti. Per questo, dopo settimane di indecisione, si è arrivati a un compromesso, ovvero il così detto “MES light”.

Questo tipo di Fondo salva Stati depotenziato, anche detto Pandemic crisis support, stanzia 240 miliardi per l’intera euro zona, quindi 36 miliardi per l’Italia, corrispondente al 2% del PIL. La somma è vincolata però solo alla spesa sanitaria, quindi per strumenti di protezione individuale, personale medico e strutture apposite per il Covid-19. La differenza con il MES originale sta nel fatto che non ci sono par

ticolari vincoli di bilancio ma si tratta sempre di un prestito e in 10/15 anni l’Italia dovrà restituire questa somma.

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