VI - Gennaio 2021

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L ’E D I T O R I A L E

R IC O R D A R E O NASCO ND ERE? G IU L IA B U R IG O T T O , 5 b b

Istituita nel novembre 2005 e celebrata in tutto il mondo, la Giornata della Memoria comporta ormai una chiara condanna da parte dei paesi occidentali riguardo la politica razziale adottata dalla Germania nazista e in parte dall’Italia fascista. Pur essendo un episodio certamente meritevole di essere ricordato non solo per la sua tragicità ma anche per la sua centralità nel dibattito storiografico e filosofico, tuttavia spesso mi sono chiesta quale fosse il fine di questo giorno, quale fosse il significato del suo nome e che ruolo avessi io, in quanto cittadina italiana, in tutto ciò. L’ Olocausto non è l’unico episodio di genocidio finora registrato (basti ricordare lo sterminio degli Indios in America latina, nel Nord America e in Australia o al cruento genocidio in Cambogia, in Armenia e in Ruanda, per non citare quelli avvenuti in Congo, Grecia e Ucraina) ma è l’unico a cui è stata dedicata una giornata internazi-

E t C e t e r a M a jo r a n a

onale. Come mai? La risposta più plausibile mi sembra essere legata allo stretto rapporto politico ed economico che si venne a creare a partire dal secondo dopoguerra tra il nuovo Stato di Israele e altre potenze mondiali come gli Stati Uniti, e che portò quindi inevitabilmente a riconoscere la grave ingiustizia subita da questo popolo e commessa dal mondo occidentale. Comunque sia, a prescindere da quale fosse il motivo, non è tanto l’istituzione di questa ricorrenza a dover essere problematizzata quanto il suo uso. É ormai divenuta motto comune l’espressione “affinché non si ripeta mai più” ma il suo significato non pare tanto chiaro: cosa non deve riaccadere? Un episodio di genocidio o solo quello degli ebrei? Se nel secondo caso possiamo tranquillamente nasconderci dietro le nostre coscienze pulite, garanti dell’assoluta mancanza in noi di ogni seme di antisemitismo di massa, nel primo caso

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risulta più complicato. Mentre io scrivo questo articolo e voi lo leggete, probabilmente a migliaia di chilometri, nella regione asiatica dello Xinjiang, lo stato cinese starà decimando la popolazione degli Uiguri, minoranza turcofona e prevalentemente musulmana, tramite sterilizzazione forzata delle donne, internamento in campi di concentramento, torture e uccisioni, godendo della non interferenza da parte di organizzazioni internazionali, limitatesi solo alla semplice accusa. Risulta dunque chiara la necessità di astrarre il concetto di genocidio (culturale o demografico che sia), separandolo dalla tradizionale immagine del cancello di Auschwitz e allargandolo ad una visione mondiale, che riesca a contenere in sé il dolore straziante di ogni più piccola minoranza, di ogni uomo, di ogni donna, di ogni bambino affinché questa fantomatica “Memoria” non sia riferibile ad un solo evento storico, non sia un ricordo,

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VI - Gennaio 2021 by Redazione di EtCetera - Issuu