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Lotta contro la mafia, la storia di Piersanti Mattarella
ATTUALITÀ LOTTA CONTRO LA MAFIA LA STORIA DI PIERSANTI MATTARELLA
SOFIA MARCANTONI, 2H Il 6 gennaio di quarantuno anni fa, in via Libertà a Palermo, un colpo di pistola pone fine alla vita di Piersanti Mattarella, l’allora presidente della regione Sicilia: un assassinio che lascia dietro di sé una scia di sangue destinata a prolungarsi nel tempo. Piersanti nasce nel 1935 a Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani. È figlio di Bernardo Mattarella, esponente di spicco del partito popolare, e fratello maggiore di Sergio Mattarella, futuro presidente della repubblica nel 2015. Dopo gli Studi Giuridici, entra a far parte del Consiglio comunale a Palermo nel 1964, e viene eletto deputato regionale tre anni dopo, cercando fin da subito di riformare la burocrazia, di rendere il sistema ammini-
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GIORGIO TIRALONGO, 2aa strativo al passo coi tempi, ritenendo un’ottima scelta l’alleanza con i socialisti. Tuttavia, deve guardarsi le spalle da molti nemici, uno fra tutti Vito Ciancimino, in buoni rapporti con Cosa Nostra. Nel 1971 diventa assessore regionale e nel 1978 viene eletto presidente della regione Sicilia: è l’anno segnato dall’omicidio di Peppino Impastato, che porta Mattarella a tenere un durissimo discorso contro Cosa Nostra. Inizia così una lunga lotta contro il sottosviluppo ma soprattutto contro la mafia e la corruzione, che in quel periodo erano all’ordine del giorno. Cerca appoggi non solo all’interno dell’isola, ma anche a livello internazionale e riesce a far approvare la legge sulla programmazione economica e quella urbanistica, a ridimensionare il numero degli assessori regionali e ad imporre nuovi controlli sugli appalti. Tuttavia, pagherà con la sua stessa vita questi provvedimenti e il progetto di una Sicilia libera dal giogo della mafia e dell’illegalità. Infatti, nonostante ancora oggigiorno le indagini non abbiano portato a scoprire il vero colpevole, l’omicidio sembrerebbe stato meditato da un probabile accordo tra Cosa Nostra e i NAR, ‘’Nuclei Armati Rivoluzionari’’, già accusati della strage alla stazione di Bologna. Fu Falcone il primo a puntare il dito contro i membri dei NAR Gilberto Cavallini e Giuseppe Valerio Fioravanti; ma, dopo la morte dello stesso, la mafia divenne il
principale sospettato. Nel 1995, i boss mafiosi Riina, Greco, Brusca e altri loro collaboratori vennero arrestati come mandanti dell’omicidio, mentre Cavallini e Fioravanti, il quale la moglie di Mattarella affermò di aver visto chiaramente come uno degli esecutori, furono assolti. Solo nel 2018 il caso venne riaperto, a seguito di alcuni sviluppi nelle indagini: una metà della targa dell’auto degli omicidi, infatti, fu ritrovata nel covo dei Nuclei Armati Rivoluzionari.
Fioravanti definisce la riapertura del caso Mattarella “aria fritta” e la vicenda della targa “penosa”: un chiaro tentativo di tenere lontane da lui le accuse. Proprio in merito ai recenti sviluppi dell’inchiesta, il nipote Piersanti Mattarella Jr. porta avanti l’ipotesi di una collaborazione di un altro gruppo, probabilmente i NAR, con l’organizzazione di Cosa Nostra; una supposizione a cui nessuno avrebbe mai potuto pensare prima, in tempi in cui tutto sembrava essere messo in atto proprio dalla mafia. Piersanti Mattarella è stato uno dei soldati più valorosi nella guerra contro la mafia, durante la quale molti altri eroi hanno perso la vita, come Peppino Impastato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Pio La Torre e tanti altri. Nonostante il loro sacrificio, però, la mafia esiste ancora e se non vogliamo vanificare le loro azioni, e considerando la nostra impotenza, dobbiamo tenere vivo il loro ricordo attraverso le loro storie.