VI - Gennaio 2021

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T E R R IT O R IO

V IL L A R E A L E

M O N U M E N T O A L L A N O S T R A ID E N T ITÀ C U LT U R A L E REBECC A M ARASCO , 4bb

È la sera del 19 luglio 1900. I destini di due uomini stanno per incrociarsi in via Matteo da Campione, Monza. Il primo è un cinquantaseienne di Torino, coinvolto nella vita militare e da poco sostenitore di una politica autoritaria; il secondo è un trentunenne nato a Prato ma che vive ormai da alcuni anni in New Jersey. Quella sera le strade della cittadina milanese sono popolate da una moltitudine di persone che ha appena finito di assistere a delle competizioni sportive, quando all’improvviso nell’aria risuonano quattro colpi. Nello scompiglio generale si scorge il trentunenne di Prato con una rivoltella in mano. Tre dei proiettili raggiungono il torinese mentre si sta dirigendo a casa in carrozza. Il 30 luglio esce il E t C e t e r a M a jo r a n a

primo comunicato stampa a riguardo: re Umberto I è stato assassinato dall’anarchico Gaetano Bresci. Inutili furono i tentativi di trasportare il sovrano, fatalmente ferito al collo e al petto, nella sua residenza di villeggiatura preferita, la Villa Reale. Il regno, che aveva già cominciato ad accusare i primi sintomi del disordine sociale, sprofonda nel caos totale: l’attentato avrebbe potuto aprire la strada ad irrimediabili sconvolgimenti politici e sociali, quindi si preferisce non diffondere subito la notizia della morte del re. Il suo cadavere viene deposto su un letto di uno degli appartamenti privati della reggia, dove rimane svariati giorni quasi a ricordare che debba essere presa alla svelta una decisione. Basta con i temporeggia33

menti. Nel chiarore di quella sera tumultuosa, in controluce, si stagliavano le forme della Villa Reale, sfondo suggestivo ad un evento storico di tale portata quale un regicidio. Progettato dall’architetto Giuseppe Piermarini su commissione dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo, penultimo figlio dell’imperatrice Maria Teresa, l’edificio in stile neoclassico adempì alla funzione di residenza di villeggiatura fino all’arrivo delle truppe napoleoniche nel nord Italia, quando Bonaparte lo occupò e donò a Eugenio di Beauharnais, figlio della moglie. Con il ritorno degli Austriaci fu lasciato in stato di relativo abbandono e infine acquisito dalla casa regnante dei Savoia. Compiendo un cospicuo G e n n a io 2 0 2 1 - N ° 6


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VI - Gennaio 2021 by Redazione di EtCetera - Issuu