SENZA PACE

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Di nuovo al fronte

Tornai da Timor con il volo non-stop più lungo del mondo, Singapore-New York, 18 ore filate. Fa un certo effetto rivedere i grattacieli di Manhattan dopo mesi di foreste equatoriali. Sapevo tuttavia che sarebbe durata poco. Il dispiegamento nel Darfur procedeva spedito e nel giro di settimane, avrei preso anch'io la via del Sudan. Non avevo smanie di nuove avventure: semplicemente non avevo scelta. Poco dopo il ritorno a New York mi chiamò la portavoce UE Cristina Gallach. Hola Andrea, sono venuta con Mr. Solana per alcune riunioni, vieni domani per il breakfast al Palace se puoi. Il giorno successivo, di buon mattino, andai all'hotel sulla Madison con discreto anticipo. Ero assai curioso di sapere cosa aveva da dirmi, probabilmente un incontro di cortesia, ma forse qualcosa di più. Durante le visite di Solana, di tempo per incontri privati ce n'era sempre poco. Queridisimo - iniziò davanti al caffè americano, che feci finta di bere anch'io - tenemos que hablar de Afghanistan. Innanzitutto mi disse che la missione di polizia europea, lanciata pochi mesi prima - denominata EUPOL e simile a quella di Skopje - aveva avuto un inizio stentato. Il primo comandante, un generale delle forze speciali tedesche GSG9, stava per lasciare e sarebbe stato rimpiazzato da Ji.irgen Scholz, lo stesso con cui avevo lavorato in Macedonia. Buona parte del personale dirigente sarà azzerata - mi disse - e c'è una posizione che potresti ricoprire, se te la senti. Sarebbe bene che andassi - aggiunse - non solo perché hai già lavorato con il nuovo capomissione, ma anche per il fatto che proprio un italiano potrebbe essere nominato come rappresentante speciale dell'Unione a Kabul. Mi raccontò un retroscena di poche settimane prima. L'Italia aveva perso due nomine UE su cui aveva 57


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