SENZA PACE

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Bom Dia Senhor A New York erano contenti che sapessi un po' di portoghese. Ti aiuterà, mi dissero prima di partire. In realtà è un bluff comune, per chi parla la lingua spagnola, quello di vantare una conoscenza del portoghese. Si legge con una certa facilità, ma al momento di dialogare quel che viene fuori è spesso un misto d'italo-spagnolo di difficile comprensione, nella migliore delle ipotesi esce un dialetto parlato al confine tra Argentina e Brasile. Difficilmente comprensibile a Timor. Capire un portuguese-speaking è ancor più arduo. Non è la lingua facile che sembra. Ma a prescindere da questo, la diffusione del portoghese a Timor è un luogo comune. Lingua ufficiale secondo la costituzione, ma di fatto, gli under cinquanta non l'hanno mai parlato. La lingua in uso è il tetum, idioma locale infarcito di parole portoghesi. I giovanissimi si esprimono discretamente in inglese, la generazione di mezzo, cresciuta sotto il regime di Giacarta parla anche il bahasa, l'indonesiano. Insomma una babele. Anche gli sforzi di Lisbona con i 180 docenti del Programa de reintegraçào da lingua portuguesa non hanno dato finora i risultati sperati. Comunque fino al bom dia senhor ci arrivano tutti. Furono quelle frasi di rito che mi colpirono molto. Non che in altre parti del mondo non salutassero, ma quel pur semplice buongiorno denotava distintamente rispetto e buona educazione. Chissà, forse l'arretratezza, l'isolamento o le passate repressioni, sta di fatto che raramente mi era capitato di avere a che fare con un popolo così ben disposto con gli stranieri. Anche se spesso si comunicava ad intermittenza, quel feeling epidermico di vivere a contatto con persone amiche era palpabile nei rapporti con i timorensi. Non credo di ricordare persona che nei mesi lì trascorsi non mi abbia salutato con un cenno del braccio passando in auto o con un bom dia senhor, incontrandola per strada. Naturalmente, qualche screzio tra i locali e i membri della missione non poteva mancare. Furtarelli, scippi al più. Niente bombe o cecchini, si raccontava solo di qualche attacco ad auto UN in zone rurali con arco e frecce (non so se avvelenate). Anche il rancore nei confronti dell'ex potenza occupante era contenuto. La storia di Timor ha delle similitudini con quella del

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