civilian representative, un'entità per anni a ranghi ridotti e cresciuta notevolmente nel 201 O, fino a contare un team di 25 funzionari dell'Alleanza (tra cui l'italiano Nicola Orlando). Una piccola ONU, se vogliamo, fatta in casa dagli angloamericani. Non è chiaro fin dove si sarebbe voluta spingere la potenziata struttura. Ci ha pensato il neo comandante Petraeus, con cui Staffan ha lavorato a gomito in Iraq, a ribadire le competenze e fissare paletti a casa propria. Il cammino per la normalizzazione dello scacchiere afghano rimane ancora lungo ed irto di difficoltà. Ma è un'impresa che per Staffan valeva la pena di essere tentata. Provarci ancora, appunto.
Il Caso Emergency Il mio incarico afghano volgeva al termine - sarei rimasto a Kabul pochi mesi ancora, fino all'accorpamento dell'ufficio speciale con quello della Commissione - quando accadde un evento grave e, soprattutto, inaspettato. Tre operatori italiani dell'ospedale Emergency Tiziano Terzani di Lashkar Gah erano stati arrestati. Nella tarda mattinata del 10 aprile, la polizia afghana, accompagnata da unità britanniche, aveva fatto irruzione nella struttura sanitaria portandosi via Marco Garatti, Matteo Dell'Aira, Matteo Pagani Guazzugli e sei infermieri locali. Pesantissime le accuse: detenzione di armi ed esplosivi al fine di compiere attentati e, se non fosse stato abbastanza, anche legami con al-Qaeda. Stando a quanto diceva il portavoce del governatorato di Helmand, Daud Ahmadi, gli arresti sarebbero stati compiuti per sventare un attacco suicida al mercato e al palazzo dell'autorità provinciale. Nel mirino - secondo l'accusa - lo stesso governatore Gulab Mangal. Un vero e proprio complotto per ucciderlo, affermava Ahmadi. Fonti governative facevano anche filtrare l' indiscrezione secondo cui Garatti sarebbe stato ricompensato con mezzo milione di dollari, a titolo di complicità nell'eliminazione di Adjmal Nashqbandi, interprete dell'inviato di «la Repubblica» Mastrogiacomo. La notizia, come spesso accade nei posti difficili, giunse in maniera frammentaria. Si parlava di tre medici italiani, nel sud del Paese. Anche due mesi prima, quando fu barbaramente ucciso l'agente 157