Professione Sanità. Maggio 2021

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TITOLI DI CODA

Ai giovani: la donna non è un possesso di Pietro Pietrini

U

Professore Ordinario, Direttore Scuola IMT Alti Studi Lucca

n recente caso di cronaca ha suscitato grande clamore nell’opinione pubblica, data la notorietà - e il ruolo pubblico - del personaggio protagonista di un video-monologo in difesa del giovane figlio e di alcuni suoi coetanei accusati di violenza sessuale nei confronti di una ragazza conosciuta in vacanza. Premettiamo che non intendiamo minimamente affrontare qui i fatti contestati: cosa sia accaduto quella notte lo stabilirà il procedimento penale che si svolge in Tribunale e non sui mezzi di informazione, per quanto purtroppo televisione e stampa cerchino da tempo di convincerci del contrario. È bene infatti aver presente che i gradi di giudizio previsti dal nostro ordinamento penale sono tre, con buona pace di Quarti Gradi e consimili, avvezzi a catodico sentenziare frammisto a consigli per gli acquisti. Ma veniamo alla questione che ci interessa: il video. No, non quello paterno, ma quello realizzato dalla giovanil combriccola, che l’abbagliante fragore suscitato dal primo ha inopinatamente relegato nell’oscurità. Pare infatti essere sempre più comune tra i maschietti l’abitudine di immortalare

le proprie imprese sessuali, per poi condividerle con altri quando non addirittura con l’intero pianeta, in quella nobile arte che prende il nome di revenge porn, pubblicazione di immagini porno per ‘vendicarsi’ di un abbandono. Cosa sottende questo agire se non la convinzione, più o meno consapevole, che la donna è oggetto di possesso, è un bene che ci appartiene e del quale possiamo disporre come vogliamo? In che cosa è diverso dalle foto trofeo delle battute di caccia grossa che così tanta indignazione e unanime condanna oggi suscitano? Non è mai troppo presto per insegnare ai nostri figli che la propria dignità è inscindibile dal rispetto dell’altra persona, maschio o femmina che sia. Ne Il Segreto di Luca, immortale capolavoro di Ignazio Silone, il protagonista, incolpato di un omicidio che non ha commesso, viene liberato solo quaranta anni più tardi quando il vero assassino, in punto di morte, confessa la sua colpa. La notte dell’omicidio Luca era tra le braccia della donna che amava follemente, una donna sposata. Rivelare il suo alibi avrebbe significato disonorare la donna. Altro che video.


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