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L’INTERVISTA
LA SALUTE MENTALE È DA CONSIDERARE UN INVESTIMENTO, NON UNA SPESA
Lazzari (presidente Ordine Psicologi): «Bene l’appello della Fondazione BRF. Per anni sottovalutata l’importanza dei servizi psichiatrici e psicologici»
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di Carmine Gazzanni
Servizi di psicologia scolastica; specialisti presenti anche nelle cure primarie «per affiancare i medici e pediatri di famiglia»; esperti di salute mentale anche «nei servizi sociali, dove le tematiche di interesse psicologico sono enormemente aumentate». Poi ovviamente «occorre ristrutturare i servizi sanitari e potenziare il territorio, quasi abbandonato in questi anni». Si potrebbe partire da qui per ridare forza vitale e priorità alla categoria degli psicologi, specie in un periodo - quello della pandemia - che ha mostrato come fondamentale debba essere l’attenzione alla salute mentale per il benessere del singolo e della comunità tutta. A illustrare le priorità a Professione Sanità per affrontare quella che potrebbe presto trasformarsi in una seconda emergenza, è David Lazzari, presidente dell’Ordine degli Psicologi.
Partiamo da principio, presidente. A più di un anno dalla pandemia quali sono i rischi psicologici cui la popolazione, nelle sue diverse sfaccettature, potrebbe andare incontro?
Sono molti anni che la ricerca scientifica ha documentato gli effetti dello
stress psicologico prolungato. A partire dagli anni ’70 del 900 abbiamo studi sia di laboratorio che dati epidemiologici su milioni di persone. Io mi sono occupato di questa letteratura scientifica in diversi libri, il primo dei quali è Mente & Salute del 2007 e l’ultimo La Psiche tra Salute e Malattia: evidenze ed epidemiologia del 2020. Sappiamo che un disagio psicologico prolungato altera in vario modo i processi fisiologici dell’organismo, anche mediante l’azione epigenetica del DNA e l’attività dei mitocondri del nucleo cellulare. In sostanza l’equilibrio corporeo e mentale si sposta dalla salute al malessere e alla malattia. Sappiamo che aumenta di molto il rischio di ammalarsi, sia di patologie fisiche che mentali. Inoltre lo stress psicologico impatta sui comportamenti, le relazioni, le capacità lavorative, compromettendo la performance delle persone. In sostanza lo stress psicologico prolungato ha dei costi enormi per gli individui e la società nel suo complesso.
Cosa crede che le istituzioni debbano ancora fare per evitare una seconda emergenza, questa volta di tipo psichiatrico-psicologica?
Ci sono due tipi di azioni: una è imperniata sulla filiera prevenzione/ promozione/sostegno ed è di tipo psicologico. Attivare reti e programmi, che facciamo perno sui servizi sanitari, la scuola, il welfare e il mondo del lavoro, per azioni collettive e individuali in grado di dare risposte efficaci al disagio e potenziare la resilienza delle persone, dei gruppi e delle organizza-
“L’equilibrio corporeo e mentale si sposta dalla salute al malessere e alla malattia. Sappiamo che aumenta di molto il rischio di ammalarsi, sia di patologie fisiche che mentali. Inoltre lo stress psicologico impatta sui comportamenti, le relazioni, le capacità lavorative, compromettendo la performance delle persone”.
David Lazzari.
“L’appello della Fondazione BRF è assolutamente condivisibile. In Italia abbiamo due gravi problemi: un uso solo privatistico della Psicologia, mentre serve un uso sociale e pubblico come negli altri Paesi europei, e non solo in campo strettamente sanitario; e una sottovalutazione dei servizi di salute mentale per l’infanzia e gli adulti”. zioni. Il secondo livello è più clinico, ed è destinato alle situazioni più gravi, i disturbi psichici più severi, ed è imperniata sui servizi sanitari specialistici. Quindi va di fatto creata la rete psicologica di primo livello e potenziata quella multiprofessionale (psichiatrica e psicologica) di secondo livello.
Lei ha firmato anche la lettera che la Fondazione ha promosso. Crede che possa essere un buon punto di partenza per cominciare a ragionare su dei punti concreti di intervento?
Penso che ogni iniziativa sia utile e significativa. Questo appello è assolutamente condivisibile. In Italia abbiamo due gravi problemi: un uso solo privatistico della Psicologia, mentre serve un uso sociale e pubblico come negli altri Paesi europei, e non solo in campo strettamente sanitario; e una sottovalutazione dei servizi di salute mentale per l’infanzia e gli adulti. La mancanza di una rete psicologica ingolfa questi servizi di secondo livello che non riescono a seguire come meritano le situazioni più gravi, che finiscono per avere una contenzione soprattutto farmacologica anziché un intervento psichiatrico ma anche psicologico/psicoterapico e sociale.
Quali sono secondo lei le categorie più a rischio in questa fase?
È problematico dare delle priorità perché, in vario modo, tutte le fasce d’età sono a rischio. Si pensi all’infanzia e all’adolescenza e alla mancanza della scuola. Ai sopravvissuti al Covid, ai tanti in lutto complicato per aver perso delle persone care senza aver avuto la possibilità di salutarle, a coloro che sommano la sofferenza psicologica a cambiamenti importanti di tipo sociale ed economico.
Quali sono, invece, le azioni a suo modo di vedere prioritarie di intervento?
Il fatto di avere pochissimi psicologi, che sono anche psicoterapeuti, nel pubblico – ricordo che sono 5 mila in tutta Italia e devono occuparsi di un fronte vasto di situazioni non solo nella salute mentale – mi ha portato un anno fa a lanciare la proposta dei voucher psicologici, per dare un aiuto immediato alle situazioni più fragili. Il Governo preferì attivare un Numero verde per il sostegno psicologico, ma è durato solo tre mesi e ora siamo completamente scoperti. Le nostre proposte sono quelle di attivare subito i servizi di psicologia scolastica, gli psicologi nelle cure primarie per affiancare i medici e pediatri di famiglia e inserire gli psicologi nei servizi sociali, dove le tematiche di interesse psicologico sono enormemente aumentate. Poi ovviamente, occorre ristrutturare i servizi sanitari e potenziare il territorio, quasi abbandonato in questi anni. La salute è stata vista come una spesa e non un investimento.
Ultima domanda: qual è il ruolo che potrebbero svolgere oggi gli psicologi per evitare appunto di vivere una nuova emergenza?
Gli ambiti della Psicologia sono molti, perché noi ci occupiamo di sostegno e terapia ma soprattutto di prevenzione, sviluppo e promozione delle risorse e competenze di vita, di relazione, di buon adattamento di autorealizzazione. Ecco perché la società ha bisogno di un uso pubblico della Psicologia, è necessario per lo sviluppo del capitale umano e dell’economia. Le emergenze, di vario tipo, sono ormai strutturali, viviamo un mondo complesso e interconnesso. Per affrontarlo adeguatamente c’è bisogno di una psiche aperta e accesa.
