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PRIMO PIANO
ALIMENTAZIONE E COVID
Come sono cambiate le nostre abitudini alimentari
Advertisement
di Tiziana Stallone
Biologa nutrizionista, Presidente Enpab
di Serena Capurso
Biologa nutrizionista, Vice-presidente Enpab
Tra i tanti cambiamenti in epoca Covid ci sono anche lo stile di vita e le scelte alimentari. Siamo tutti stati in qualche modo costretti bruscamente a cambiare il nostro assetto per ritrovare un nuovo equilibrio. Se questo nuovo stato sia migliorativo o meno del nostro modo di nutrirci dipende anche dalla nostra serenità e dal nostro stato psichico.
Famiglie che prima si incontravano poche ore al giorno, hanno dovuto rieducarsi alla convivialità. Hanno dovuto riorganizzare spazi e tempi per il “nuovo nucleo” che condivide il quotidiano. Diametralmente opposta la condizione di individui che si sono trovati soli nella quotidianità. Coloro che per scelta o condizione vivono da single. Per loro gli spazi e probabilmente anche i tempi si sono dilatati.
Tra le poche concessioni di questi mesi di domiciliazione forzata, di fatto il cibo ha costituito l’unica deroga. I supermercati e gli alimentari, distributori di generi di prima necessità, l’unica via di uscita necessaria. Di qui, dimostrato dalla scomparsa dagli scaffali di lievito e farina divenuti ad un certo punto introvabili, la necessita e la voglia di ristoro attraverso il cibo. L’atto nutritivo per tanto è divenuto un riempitivo, un passatempo, un modo per consolarsi e gratificarsi, per ritrovarsi e per evadere.
Il tempo dedicato in casa alla cucina è aumentato e con questo la complessità della preparazione dei pasti. Si sperimentano ricette e si attinge alla tradizione. Diminuisce l’utilizzo di cibo precotto a favore del fatto in casa.
Anche il modo in cui si fa la spesa è mediamente più abbondante, con maxi-scorte di fatto ingiustificate. L’immagine di ritorno è quello di un nuovo equilibrio ritrovato con un ef-
Il tempo dedicato in casa alla cucina è aumentato e con questo la complessità della preparazione dei pasti. Si sperimentano ricette e si attinge alla tradizione. Diminuisce l’utilizzo di cibo precotto a favore del fatto in casa. fetto boomerang importante. L’incremento di sovrappeso e obesità indotto da iperalimentazione e ridotto accesso alle strutture sportive e talvolta agli stessi parchi.
Non va tuttavia trascurata anche la maggiore cura che alcune persone hanno riposto nel loro stile di vita. Per loro il freno imposto ai ritmi incalzanti è stato occasione di miglioramento della loro alimentazione. In questi casi i centri sportivi chiusi sono stati rimpiazzati da sedute on line con personal trainer o da pacchetti per l’allenamento acquistati attraverso i social o in rete. Si tratta di persone che solitamente hanno ritmi di vita frenetici, pranzano spesso fuori, non potendo quindi gestire al meglio porzioni e condimenti, quando sono a casa hanno poco tempo per cucinare o per fare una spesa sana, e non riescono a ritagliarsi il giusto tempo per fare attività fisica. Ora, con più ore a disposizione decidono di avere una vita più attiva, e dedicano più tempo alla preparazione dei pasti, magari organizzando un menù settimanale vario e bilanciato. Lo scenario descritto, fatto di farina lievitata, di ricette scoperte o ritrovate o di maggior cura dello stile di vita, di fatto, è un aspetto dell’alimentazione in epoca Covid, che rischia di coprire un sommerso di comportamenti in disequilibrio più severi.
Le difficoltà economiche legate alla crisi, hanno probabilmente influenzato l’acquisto di prodotti palatabili, e contestualmente hanno accentuato il craving di alimenti ricchi in zuccheri, grassi e sale che sono stati utilizzati forse anche per anestetizzare le forti emozioni negative scatenate dalla pandemia: ansia, stress, depressione, paura, solitudine. Preoccupa inoltre il fenomeno in crescita dei disturbi del comportamento alimentare nei giovanissimi.
Diamo ora uno sguardo di sintesi a quanto ritrovato in letteratura sul cambiamento delle abitudini alimentari nell’epoca Covid nel panorama internazionale.
Siamo certi che la piena ripresa dalla pandemia da Covid 19 in termini di miglioramento dello stato di salute globale dipenderà anche dal miglioramento dello stato nutrizionale.
Martinez-Ferran M, et al Nutrients 2020
Una condizione spesso riscontrata durante questi mesi di pandemia riguarda la riduzione dell’attività fisica e il peggioramento delle abitudini alimentari. L’impatto sulla salute di questo bilancio energetico positivo riguarda l’insorgenza di sindrome metabolica con comparsa o peggioramento di insulino-resistenza, un aumento del grasso corporeo totale e del grasso viscerale e delle citochine pro-infiammatorie. Tutte condizioni che aumentano il rischio di patologie croniche come ipertensione, diabete e malattie cardiovascolari, che sono a loro volta identificati come potenziali fattori di rischio per i pazienti gravi covid positivi.
Per questo motivo un controllo adeguato dei disordini metabolici dovrebbe essere auspicabile come conditio sine qua non per ridurre il rischio di affezione particolarmente grave di covid-19.

Mattioli et al Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2020
La quarantena imposta da diversi governi per contrastare la pandemia globale è associata a stress e depressione che portano ad una dieta malsana e a una ridotta attività fisica. Durante l’isolamento si riscontra spesso una dieta povera di frutta e di verdura, con conseguente basso apporto di antiossidanti e vitamine, micronutrienti con azione protettiva nel contrastare le infezioni virali. Proprio per questo motivo l’OMS ha elaborato una guida per le persone in quarantena, con consigli pratici su come rimanere attivi durante questa pandemia. Allo stesso modo si renderà necessaria un’azione globale a sostegno di una dieta sana e dell’attività fisica per incoraggiare le persone ad orientarsi nuovamente verso un corretto stile di vita.
Laura Di Renzo et al J Transl Med. 2020
Italiano è lo studio preliminare che ha indagato l’impatto immediato della pandemia sulle abitudini alimentari e sui cambiamenti dello stile di vita tra la popolazione italiana di età superiore ai 12 anni. La percezione dell’aumento di peso è stata osservata nel 48,6% della popolazione; il 3,3% dei fumatori ha deciso di smettere di fumare; il 38,3% degli intervistati ha segnalato un lieve aumento dell’attività fisica soprattutto a corpo libero; il 15% si è rivolto ad agricoltori o a produttori biologici, acquistando frutta e verdura, soprattutto al Nord e centro Italia, dove i valori di bmi erano più bassi.
Ruiz-Roso et al. Nutrients. 2020
Il confinamento dovuto alla pandemia può influenzare le abitudini dietetiche in particolare degli adolescenti, decisamente più suscettibili all’acquisizione di cattive abitudini alimentari, che possono aumentare il successivo rischio di malattie degenerative come obesità, diabete e patologie cardiovascolari.
Uno studio sulle nuove abitudini di vita condotto in Italia, Spagna, Cile, Colombia e Brasile, ha mostrato come a causa della reclusione forzata, le famiglie abbiano avuto più tempo per cucinare e prestato maggiore attenzione all’assunzione di legumi, frutta e verdura, anche se questo, a quanto pare, non abbia migliorato la qualità generale della dieta. Gli adolescenti hanno mostrato un maggior consumo di cibi dolci, probabilmente a causa della noia e dello stress prodotti dal confinamento.
Sidor et al Nutrients. 2020
Un sondaggio polacco su poco più di mille individui ha mostrato come siano cambiate le abitudini alimentari della popolazione durante la quarantena.
Il 43% dei soggetti intervistati ha riferito di mangiare di più e il 52% di fare più spuntini; il 30% ha evidenziato un aumento di peso, con una buona associazione ad un consumo meno frequente di verdura, frutta e legumi a favore di un maggior consumo di carne, latticini e cibi da fast food. Solo il 18% ha invece riscontrato una perdita di peso; questa tendenza alla diminuzione di peso nei soggetti sottopeso deve comunque essere presa in considerazione e ulteriormente approfondita, in quanto preoccupante e probabilmente significativa di un disagio interiore. Il 14,6% degli intervistati ha consumato più alcol e il 45% ha fumato di più.
Tra le poche concessioni di questi mesi di domiciliazione forzata, di fatto il cibo ha costituito l’unica deroga. I supermercati e gli alimentari, distributori di generi di prima necessità, l’unica via di uscita necessaria.

Uno studio spagnolo ha evidenziato come il confinamento legato alla quarantena in questa fase pandemica abbia portato la popolazione all’adozione di abitudini alimentari più sane, correlate ad una maggiore aderenza alla Dieta Mediterranea: meno cibi fritti, snack, pasti precotti, carni rosse, dolci e bevande zuccherate e un aumento di alimenti caratteristici della dieta mediterranea come olio di oliva, verdura, frutta e legumi. Ingram et al Front Psychol. 2020
Situazioni stressanti e stile di vita malsano (maggior consumo di alcol, dieta sbilanciata, peggiore qualità del sonno, sedentarietà) sono spesso collegati a una cattiva “salute mentale”. Lo studio britannico ha esaminato i cambiamenti nei comportamenti in relazione all’umore durante questa pandemia.
Una dieta più povera è stata collegata a un umore peggiore e ai cambiamenti nell’attività lavorativa. Una cattiva qualità del sonno risulta essere collegata sia ad un umore peggiore che a un abbassamento delle difese immunitarie. Anche la riduzione dell’attività fisica risulta essere collegata ad un peggioramento del tono dell’umore. Invece un aumento del consumo di alcol risulta legato alla convivenza con i bambini invece che allo stato emotivo.
Rodríguez-Pérez et al Nutrients. 2020 Uno studio spagnolo ha evidenziato come il confinamento legato alla quarantena in questa fase pandemica abbia portato la popolazione all’adozione di abitudini alimentari più sane, correlate ad una maggiore aderenza alla Dieta Mediterranea: meno cibi fritti, snack, pasti precotti, carni rosse, dolci e bevande zuccherate e un aumento di alimenti caratteristici della dieta mediterranea come olio di oliva, verdura, frutta e legumi. Questo miglioramento nelle abitudini di vita, se sostenuto a lungo termine, potrebbe avere un impatto positivo sulla prevenzione delle malattie croniche e delle complicanze legate al Covid-19.
Marty et al. Appetit. 2021
La quarantena in Francia è stata correlata a una diminuzione della qualità della dieta, che potrebbe in parte essere spiegata dai cambiamenti legati alle motivazioni con cui è stata fatta la spesa o sono stati scelti alcuni alimenti invece che altri. Il prezzo e la convenienza hanno perso di importanza, mentre il 48% degli intervistati hanno dichiarato di aver correlato l’assunzione di cibo ai cambiamenti nel tono dell’umore, il 26% ha fatto scelte alimentari legate al miglioramento della salute, il 21% per motivi etici, suggerendo anche una crescente consapevolezza dell’importanza di scelte alimentari sostenibili in alcuni partecipanti.
Butler et al. Brain Behav Immun. 2020
L’elevato consumo di grassi saturi, zuccheri e carboidrati raffinati contribuisce in tutto il mondo alla prevalenza di obesità e diabete di tipo 2 e potrebbe anche esporre queste popolazioni ad un rischio maggiore di contrarre una forma grave di Covid-19, o una prognosi peggiore.
Questo tipo di alimentazione malsana per altro attiva anche il sistema immunitario innato e altera l’immunità adattativa, portando a infiammazione cronica e ad un abbassamento delle difese nei confronti del virus. L’infiammazione periferica inoltre causata dal covid-19 potrebbe anche avere conseguenze a lungo termine in quei soggetti guariti, ma che potrebbero sviluppare condizioni croniche come demenza e malattie neurodegenerative probabilmente attraverso meccanismi neuroinfiammatori che possono essere peggiorati proprio da abitudini alimentari scorrette. Per questo ora più che mai, mantenere uno stile di vita sano compiendo scelte alimentari adeguate dovrebbe essere una priorità assoluta e la popolazione dovrebbe essere consapevole di quanto la dieta corretta potrebbe essere utile per ridurre la suscettibilità e le complicanze a lungo termine legate all’affezione da covid.
