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Benessere Italia” una cabina di regia per investire sulla salute
Colloquio con Filomena Maggino, Presidente della Cabina di regia della Presidenza del Consiglio dei Ministri “Benessere Italia”
di Massimiliano Coccia
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Un centro di coordinamento ma anche un pensatoio sui temi del benessere dei cittadini, un braccio operativo e un ponte tra istituzioni e mondo delle imprese. In queste poche righe si potrebbe descrivere la cabina di regia “Benessere Italia” presieduta dalla Professoressa Filomena Maggino, un ente che ha dovuto riscrivere le proprie linee di programmazione per l’emergenza Covid-19, ma che in questi mesi ha iniziato a strutturare il post pandemia.
Presidente Maggino, in questo anno di attività la Cabina di Regia Benessere Italia si è trovata ad affrontare molteplici sfide. Che bilancio sente di fare dopo questi mesi e quali sfide attendono la struttura che coordina?
L’epidemia è cominciata quando l’attività della Cabina di regia Benessere Italia era già avviata da molti mesi durante i quali avevamo discussi e individuati i punti di fragilità del nostro paese che si sono mostrati tragicamente veri in conseguenza della gravità e dell’emergenza che ne sono scaturite. È sicuramente necessario procedere ad una rigenerazione equa e sostenibile di tutto il territorio, con particolare attenzione alle aree interne (e non solo alle aree urbane che l’emergenza sanitaria ha rivelato essere non adeguate ad una vita sana). Ciò richiede, per esempio, una rimodellazione dei servizi territoriali (sanitari e sociali) alla persona, finora considerati un peso per la spesa pubblica (si pensi solo ad un dato emerso tra
i dati nell’ultimo rapporto BES, il quasi dimezzamento del numero di posti letto in rapporto alla popolazione negli ultimi 10 anni). Occorre ripensare la mobilità con nuove fonti energetiche coniugando accessibilità e tutela ambientale. La sfida che nell’immediato la Cabina sta affrontando è legata all’emergenza sanitaria che sta sempre più emergendo, ovvero quella non-covid, dovuta ai mancanti interventi, alle mancate terapie, alle mancate diagnosi precoci di tante patologie (oncologiche, cardiache, oculistiche, nefrologiche, ecc.) che stanno mettendo a rischio la salute di milioni di italiani. Stiamo lavorando con reti di Comuni (principalmente delle aree interne) accogliendo l’offerta di supporto che sta provenendo da tutte le società mediche scientifiche e che rin-
“Occorre ripensare la mobilità con nuove fonti energetiche coniugando accessibilità e tutela ambientale”.
Filomena Maggino.
“L’epidemia ci ha fatto capire, per esempio, quanto sia importante alimentarsi in maniera corretta. Tale azione parte sicuramente dalla decisione dei singoli ma deve trovare anche sistema disponibile ad accogliere le richieste dei cittadini e viceversa il sistema alimentare deve anche incoraggiare l’adozione di corretti stili di vita”. graziamo per la grande sensibilità e competenza con le quali si stanno proponendo in questo contesto.
La cabina di regia nasce con l’intento di coordinare vaste aree del “benessere”, un concetto distante dalla percezione degli italiani che sono portati a pensare alla salute solo in ottica medicalizzante. Che idea si è fatta del lavoro da intraprendere socialmente e culturalmente nella popolazione?
Io penso che la nozione di benessere non sia lontana dalla sensibilità della popolazione. Occorre però far emergere maggiormente il ruolo che le istituzioni hanno per promuoverlo ma anche il ruolo che ciascun cittadino può avere. L’epidemia ci ha fatto capire, per esempio, quanto sia importante alimentarsi in maniera corretta. Tale azione parte sicuramente dalla decisione dei singoli ma deve trovare anche sistema disponibile ad accogliere le richieste dei cittadini e viceversa il sistema alimentare deve anche incoraggiare l’adozione di corretti stili di vita.
La cabina di regia nasce per trovare anche sinergie tra pubblico e privato, per sostenere enti locali e azioni mirate, quali sono i soggetti coinvolti in questa sorta di circuito positivo di solidarietà e cura comune in questi mesi?
Il benessere di un paese è multidimensionale e multilivello e richiede, non solo per essere monitorato, un approccio sistemico che rispetti la complessità. La complessità richiede relazioni ed è nemica della settorialità. Un tale luogo finisce per essere inevitabilmente un punto di riferimento anche per gli altri attori, imprese, aziende, fondazioni, associazioni che la cabina è riuscita a mettere in rete anche e soprattutto in questo momento difficile. Il caso delle società mediche scientifiche e i comuni ne è un esempio.
La condizione del lockdown è di fatto permanente, scale e valori delle giornate sono cambiati, la concezione di benessere psicofisico rimodulata. Che società uscirà a suo avviso da questa pandemia e come possiamo invertire costumi e abitudini errati?

L’epidemia e la conseguente emergenza sanitaria rappresentano una lezione per tutti noi, sia a livello individuale che a livello di comunità. Non dobbiamo nasconderci due semplici verità: la prima è che non aver messo al centro delle decisioni (individuali, aziendali, istituzionali, ecc.) il benessere dei cittadini ha creato una grande condizione di fragilità nel nostro Paese. L’epidemia ha fatto da cassa di risonanza. Tutto ciò rappresenta una grande lezione per tutti. La seconda è che l’epidemia, incrociando fattori diversi che esprimevano conclamate disuguaglianze, ha finito per non colpire tutti nello stesso modo. È per questo che si parla di sindemia, invece che di epidemia. Dobbiamo ritornare a mettere al centro dei nostri interessi e delle nostre decisioni, a tutti i livelli, il benessere integrale.
Oltre alla piaga del Covid-19 questa emergenza ha aperto una grande questione relativa alla salute mentale. Sono sempre di più le situazioni in cui giovani e meno giovani chiedono aiuto, quali azioni avete in programma per coprire anche questo versante dell’emergenza?
L’emergenza sanitaria e le misure che conseguentemente sono state prese hanno richiesto delle misure restrittive che hanno, senza alcun dubbio, prodotto dei disagi in molte fasce della popolazione ma soprattutto dei giovani. È il classico esempio di come un intervento in situazione di complessità provoca conseguenze sistemiche. Nell’intervento territoriale precedentemente descritto abbiamo previsto di inserire un supporto psicologico. Ne stiamo parlando anche con l’Ordine degli Psicologi.
Quale appello si sente di rivolgere ai professionisti della sanità e ai medici impegnati in questo anno complesso e difficile?
Credo che gli operatori sanitari non abbiamo bisogno dei miei consigli e del mio incoraggiamento: hanno dimostrato di essere competenti e forti. Il consiglio lo rivolgo a tutti noi, dai semplici cittadini a chi opera ai vertici delle istituzioni: operare mettendo al centro l’umanità.

“L’epidemia, incrociando fattori diversi che esprimevano conclamate disuguaglianze, ha finito per non colpire tutti nello stesso modo. È per questo che si parla di sindemia, invece che di epidemia. Dobbiamo ritornare a mettere al centro dei nostri interessi e delle nostre decisioni, a tutti i livelli, il benessere integrale”.