Atlas Magazine - il mondo sulle nostre spalle - Luglio 2022

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SCOUTISMO: UNA SCUOLA DI VITA di Davide Tremante

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cout. Persone che vanno per boschi in pantaloncini corti in pieno inverno… Si, ma non solo! Lo scoutismo è anche un modo di fare e pensare, lo scoutismo è l’arte di arrangiarsi ma è anche lo spirito di gruppo, è competizione, cooperazione. Lo spirito scout si evince fin dal saluto che ha un forte significato simbolico, per chi non lo conoscesse il saluto scout si fa portando il pollice sul mignolo e tenendo indice, medio ed anulare dritti e attaccati fra loro, e in questo gesto si racchiudono le basi su cui si fonda l’intero movimento: il pollice sul mignolo sta ad indicare il più grande che protegge il più piccolo mentre le tre dita allungate indicano i tre punti della promessa: “Con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso la mia Patria, per aiutare gli altri in ogni circostanza, per osservare la legge scout”. Queste sono le basi del mondo scout che vengono trasmesse ai ragazzi attraverso giochi, canti e attività di vario genere. La vita da scout comincia in branco dove i lupetti (i bambini di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni) imparano, attraverso giochi ed altre attività, i principi su cui si basa il movimento. In questo periodo si abituano ad avere piccole responsabilità, a fare parte di un gruppo, ad aiutare il prossimo e a fare piccoli mestieri come cucinare, pulire, apparecchiare e sparecchiare… Tutto ovviamente sotto la supervisione dei capi scout. I lupetti inoltre cominciano ad acquisire “competenze specifiche” grazie alle specialità che altro non sono che una patacca che dimostra che sai fare qualcosa di particolare. Per esempio per ottenere la specialità di cuoco potresti dover cucinare una torta per tutta la tua famiglia, o per la specialità di astronomo saper riconoscere almeno 10 costellazioni e così via; per quanto le richieste siano generalmente semplici bisogna sempre tener conto che sono attività che ad un bambino possono divertire ed appassionare molto oltre che fargli imparare qualcosa di nuovo.

Inoltre i bambini scelgono in autonomia quali e quante specialità prendere ed ognuna ha il suo stemmino da sfoggiare tutto fiero sulla loro camicia (magari cucendolo anche da soli!) I lupetti cominciano anche a sperimentare le prime vacanze di branco ed i primi bivacchi; queste attività durano più giorni ed i bambini cominciano ad abituarsi a non avere sempre i genitori vicini, spesso (specialmente le prime volte) qualcuno ha nostalgia di casa ma il gruppo e l’essere sempre impegnati in giochi ed attività permette ai bambini di distrarsi e di vivere al meglio l’esperienza abituandoli alla non dipendenza dai genitori. Dopo il branco si passa in reparto, per sperimentare anche attività più adulte come la beneficenza o l’autofinanziamento, in questa branca si fa la vera promessa e si acquisisce il “diritto” a fare il saluto scout (i lupetti hanno un saluto ed una promessa più “light”). Nel reparto le responsabilità aumentano e si cominciano le prime iniziative di beneficenza oltre alle attività ed ai giochi. Il reparto è la diretta evoluzione del branco: i bambini diventati ragazzi hanno delle vere e proprie responsabilità ed ognuno deve fare la sua parte affinché si riesca ad arrivare all’obiettivo. In reparto ogni squadriglia ha il suo capo ed il suo vice, la sua tenda, il suo angolo di squadriglia e la propria gestione interna, e si collabora tutti per un fine comune, ogni squadriglia avrà cura di gestire i propri attrezzi e, se dovessero servire fondi per rattoppare la tenda o per affilare le asce sarà la squadriglia a doversi guadagnare i soldi necessari tramite l’autofinanziamento; l’autofinanziamento viene organizzato dai ragazzi stessi che potranno decidere come guadagnare i fondi necessari: se vendendo i vecchi giocattoli di quando erano bambini o aiutando qualcuno nelle faccende di casa, o magari vendendo biscotti. L’autofinanziamento può anche essere di reparto con tutti i ragazzi di tutte le squadriglie che si impegneranno (e sfideranno) a vendere il più possibile per ristrutturare la sede o magari per beneficenza. Anche il reparto ha le sue vacanze estive che però prendono il nome di “campo”, qui non si dorme più in strutture ma in ten-

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