Atlas Magazine - Novembre 2024

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la ricetta del benessere:

biodiversità di cibi ed emozioni

pag. 14

PillOle dell’aVVOcatO: impatto delle elezioni americane 2024 sul mercato del fashion

pag. 23

relaMPinG aZiendale:

efficienza energetica e vantaggi fiscali con la transizione 5.0 pag. 22

at directiOn e iMPaGinaZiOne GraFica: Giuseppe

direZiOne:
Debora Bizzi
redaZiOne:
Martina Campanelli
Simone Facchinetti
Mario Gnocchi
Margherita Ingoglia
Leonardo Tiene
Di Benedetto
a MiO nOnnO
di Debora Bizzi

non esistono parole adatte per descrivere il rapporto di ognuno di noi con i propri nonni. Speciali, gentili, presenti. I nonni sono un vero e proprio patrimonio dell’umanità. Ci guidano e ci supportano fin dai primi momenti della nostra esistenza, quando ancora non siamo “nati”, ma ci troviamo a vivere, e crescere, nelle pance delle nostre mamme. Ci coccolano e ci educano. Gioiscono per i nostri successi, e ci danno la giusta forza per emergere dalle nostre sconfitte. Non esistono parole adatte per raccontare in modo altamente valorizzante cosa sono i nonni per noi. Avevo da poco ripetuto la poesia dedicata ai nonni, per la loro festa - che nel nostro Paese, ed in generale in alcune parti del mondo, si celebra il due ottobre, con i miei dolci alunni di prima elementare, quando, all’improvviso, papà mi ha telefonata. Non esistono parole adatte per descrivere il dolore provato in quel momento. Ma voglio, qui, scrivervi la poesia che avevo scelto per i miei bambini, e per i nostri nonni.

Un testo di Rita Sabatini, autrice di guide didattiche, quaderni operativi e libri per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria, e collabora da diversi anni con vari editori.

“Cari nonni.

Cari nonni siete preziosi, anzi direi che siete favolosi, con pazienza e tanto amore state con me tutte le ore, tornate bambini per giocare, ma ci sapete anche guidare.

Vi voglio un bene senza confini un grosso bacione ai miei cari nonnini!”

Semplice, ma di forte impatto emotivo. Perché in breve racconta, cosa sono per tutti noi i nonni. E il mio si rispecchia totalmente in queste semplici parole.

Da sempre punto di riferimento della mia vita, il mio caro nonnino è stato un supporto costante per tutta la mia famiglia, aiutandoci e sostenendoci in ogni momento, senza mai arrendersi o permettere di arrenderci. Presente. In ogni attimo della mia vita e

di quella delle mie sorelle. Nella vita di ciascuno di noi, i nonni sono figure estremamente importanti. I nonni sono un modello di riferimento, che ci supportano nell’educazione, e supportano i nostri genitori, sono perle di saggezza e narratori di favole o storie indimenticabili. Sono amici fondamentali, compagni di gioco, e, come scrisse il celebre scrittore e giornalista statunitense Alex Haley, “Nessuno può fare per i bambini quel che fanno i nonni: essi spargono polvere di stelle sulla vita dei più piccoli.”

Ed è proprio vero. Tra nonni e nipoti si instaura fin dalla più tenera età un rapporto unico e speciale, che non può essere sostituito da nessun altro. Da sempre e per sempre. I nonni svolgono nella vita di ogni nipote un ruolo essenziale, e nella società di oggi più che mai. Ci dedicano il loro tempo. Sono preziosi. Nella crescita del nipote e della famiglia in generale, con piccole ma fondamentali azioni quotidiane, ci aiutano nei compiti, ci vendono a prendere a scuola, ci accompagnano nelle attività di svago pomeridiane, ci supportano. Presenti. Nel tempo. Sono i depositari della storia familiare, tramandano ricordi e tradizioni. Ci dedicano il loro tempo e ci affiancano e sostengono in ogni attimo della nostra vita. A mio nonno, che ha cresciuto mia mamma da solo, che mi ha coccolata sempre, che mi ha aiutata a crescere, che mi ha abbracciata nei momenti di gioia, ma soprattutto quando mi sentivo triste e sconfitta. Che mi ha accompagnata a scuola per anni, ed anche ai primi colloqui di lavoro, che mi ha preparato tanti pranzi e tante cene, che mi ha insegnato a cucinare, ad allacciarmi le scarpe, ad amare follemente. Che ha scherzato con me, raccontandomi aneddoti di quando io e le mie sorelle eravamo piccole. Che quando eravamo piccole e papà ci sgridava perché avevamo fatto le monelle, si girava e piangeva, ma non ha mai detto nulla a mio papà. Che è per me l’amore della mia vita.

Auguro a tutti i miei alunni, e in generale, a tutti, la fortuna di avere nonni speciali come il mio. Che porterò per sempre nel mio cuore e che mi manca immensamente.

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aUtO a idrOGenO: il FUtUrO della MObilitÀ sOstenibile? di Leonardo Tiene

con l’aumento della domanda di soluzioni ecologiche per combattere il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di CO2, le auto a idrogeno stanno emergendo come una valida alternativa alle auto elettriche tradizionali. Sebbene non siano ancora diffuse come queste ultime, le auto a idrogeno offrono vantaggi significativi, come una maggiore autonomia e tempi di rifornimento più rapidi. Ma cosa sono esattamente le auto a idrogeno e come funzionano? E quali sono le sfide da superare per renderle una soluzione praticabile su larga scala? Scopriamolo.

cOs’È Un’aUtO a idrOGenO?

Un’auto a idrogeno utilizza una tecnologia chiamata cella a combustibile, che converte l’idrogeno in elettricità attraverso una reazione chimica con l’ossigeno presente nell’aria. Il processo avviene grazie a un dispositivo chiamato cella a combustibile a idrogeno, che separa gli atomi di idrogeno per creare elettricità e alimentare un motore elettrico. Il risultato di questa reazione è vapore acqueo, l’unico sottoprodotto del processo, che rende queste auto totalmente a emissioni zero. A differenza delle auto elettriche a batteria, le auto a idrogeno non hanno bisogno di essere ricaricate tramite una rete elettrica ma si “riforniscono” di

idrogeno in apposite stazioni di servizio.

VantaGGi delle aUtO a idrOGenO

1. Zero emissioni di cO2: il più grande vantaggio delle auto a idrogeno è che non producono emissioni nocive durante il funzionamento. La combustione dell’idrogeno produce solo acqua, rendendo le auto a idrogeno una delle opzioni più ecologiche disponibili.

2. rifornimento rapido: un grande svantaggio delle auto elettriche è il tempo necessario per ricaricare le batterie. Il rifornimento di idrogeno, invece, richiede pochi minuti, rendendolo simile per tempistica al rifornimento di benzina o diesel.

3. Maggiore autonomia: alcuni modelli di auto a idrogeno possono percorrere fino a 600 km con un singolo pieno, offrendo una maggiore autonomia rispetto a molte auto elettriche. Questo le rende ideali per viaggi più lunghi senza l’ansia di dover trovare una stazione di ricarica.

4. Minore dipendenza dai minerali rari: le batterie delle auto elettriche richiedono minerali come litio e cobalto, la cui estrazione ha un impatto ambientale significativo. Le celle a combustibile a idrogeno, invece, utilizzano quantità inferiori di questi

materiali, riducendo la pressione sulla domanda globale. 5. Possibilità di stoccaggio e produzione da fonti rinnovabili: l’idrogeno può essere prodotto da fonti rinnovabili tramite l’elettrolisi dell’acqua, un processo che, utilizzando energia solare o eolica, produce idrogeno verde, totalmente sostenibile.

le sFide Per la diFFUsiOne delle aUtO a idrOGenO Nonostante i numerosi vantaggi, l’espansione delle auto a idrogeno è ostacolata da sfide tecniche, economiche e logistiche:

• Infrastruttura di rifornimento insufficiente: le stazioni di rifornimento di idrogeno sono ancora poche e concentrate in specifiche aree geografiche, rendendo difficile il loro utilizzo quotidiano e su larga scala. Paesi come Giappone, Corea del Sud e Germania stanno investendo nella costruzione di queste infrastrutture, ma l’adozione rimane limitata altrove.

• Costi elevati di produzione e stoccaggio dell’idrogeno: la produzione di idrogeno verde tramite elettrolisi è ancora costosa, poiché richiede molta energia. La maggior parte dell’idrogeno oggi è prodotto da gas naturale, un processo che non è sostenibile a livello ambientale.

• Rischi di sicurezza: l’idrogeno è altamente infiammabile e richiede protocolli di sicurezza stringenti per lo stoccaggio e il trasporto. Per ridurre i rischi, sono necessarie tecnologie avanzate e strutture costose.

• Efficienza energetica complessiva: la conversione di energia per produrre, stoccare e trasportare l’idrogeno risulta meno efficiente rispetto a una semplice ricarica elettrica, portando a dispersioni energetiche significative.

innOVaZiOni e PrOsPettiVe Per il FUtUrO Nonostante queste sfide, l’interesse e gli investimenti in tecnolo-

gie a idrogeno sono in crescita. Diversi governi e aziende stanno lavorando per rendere l’idrogeno un pilastro della transizione energetica:

• Idrogeno verde: lo sviluppo di metodi più economici per produrre idrogeno verde da fonti rinnovabili è una priorità. Tecnologie come l’elettrolisi avanzata e la creazione di infrastrutture solari ed eoliche su larga scala possono contribuire a ridurre i costi e aumentare la disponibilità di idrogeno sostenibile.

• Investimenti nelle infrastrutture di rifornimento: Paesi come il Giappone stanno creando reti di stazioni di rifornimento di idrogeno in più zone. Se altri Paesi seguissero questo esempio, la diffusione delle auto a idrogeno potrebbe aumentare rapidamente.

• Collaborazioni internazionali: i produttori di automobili stanno collaborando con aziende energetiche e governi per standardizzare e promuovere l’uso dell’idrogeno. Questi sforzi internazionali sono essenziali per ridurre i costi e creare un’economia dell’idrogeno su larga scala.

Le auto a idrogeno rappresentano una delle soluzioni più promettenti per un futuro della mobilità a zero emissioni. Grazie all’assenza di inquinanti e alla rapidità di rifornimento, potrebbero presto rappresentare una valida alternativa alle auto elettriche, soprattutto per chi necessita di percorrenze lunghe senza soste di ricarica. Tuttavia, affinché le auto a idrogeno possano diffondersi su larga scala, sarà necessario affrontare le sfide legate ai costi, alla sicurezza e alle infrastrutture. Con investimenti mirati e la collaborazione tra governi e industria, l’idrogeno potrebbe diventare un pilastro della mobilità sostenibile, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico e al miglioramento della qualità dell’aria nelle nostre città.

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Peer edUcatiOn a scUOla: Un aPPrOcciO sOciale Per cOMPetenZe

trasVersali e relaZiOni PiÙ FOrti di Margherita Ingoglia

la Peer education, o educazione tra pari, rappresenta una delle metodologie più innovative e potenti nel panorama educativo contemporaneo.

Questo approccio si fonda sul coinvolgimento diretto degli studenti, che diventano protagonisti del processo di apprendimento non solo per sé stessi ma anche per i loro compagni.

Nella Peer education, gli studenti assumono ruoli attivi come “educatori” dei loro pari, condividendo le conoscenze acquisite e favorendo l’apprendimento attraverso un linguaggio e una dinamica che spesso risultano più comprensibili e stimolanti per i coetanei rispetto al metodo tradizionale.

In questo contesto, l’insegnante assume il ruolo di guida e facilitatore, favorendo un ambiente in cui lo scambio tra pari possa avvenire in modo libero e produttivo.

PercHÉ la Peer edUcatiOn È eFFicace?

Numerosi studi e pratiche educative hanno dimostrato come la Peer education possa portare benefici concreti, non solo in termini di apprendimento, ma anche nella crescita personale e sociale degli studenti.

Vediamo alcuni dei principali vantaggi:

• APPRENDIMENTO ATTIVO E PARTECIPATIVO: coinvolgere gli studenti in prima persona li stimola a comprendere e approfondire i contenuti. Spiegare agli altri, infatti, rafforza la propria comprensione e consolidamento delle conoscenze.

• SVILUPPO DI COMPETENZE SOCIALI E RELAZIONALI: la Peer Education incoraggia la collaborazione, la capacità di lavorare in squadra e la gestione dei conflitti, abilità essenziali per il futuro professionale e personale.

• RESPONSABILITÀ E AUTONOMIA: essere “docenti” per un giorno aiuta i ragazzi a prendersi responsabilità del proprio apprendimento e a sviluppare autonomia e leadership.

eseMPi di Peer edUcatiOn in aZiOne

La Peer education può essere applicata in molteplici attività scolastiche.

Ecco alcuni esempi pratici:

1. PrOGetti di GrUPPO: ogni studente è responsabile di una parte del progetto e deve spiegarla ai compagni, favorendo così un apprendimento cooperativo.

2. PresentaZiOni teMaticHe: gli alunni approfondiscono

argomenti specifici e li presentano alla classe con supporti visivi, appunti e attività interattive.

3. recensiOni di libri O FilM: gli studenti leggono o guardano materiali in autonomia e poi condividono le proprie interpretazioni, stimolando il dibattito e il confronto di idee.

i beneFici della Peer edUcatiOn a lUnGO terMine

Incorporare la Peer education nei percorsi educativi non solo migliora la didattica, ma prepara anche gli studenti a diventare cittadini consapevoli e attivi.

Il processo di apprendimento tra pari permette di sviluppare una sensibilità sociale e un senso di comunità. Gli studenti imparano a valorizzare le differenze, ad accogliere prospettive diverse e a creare relazioni basate sulla fiducia e sul rispetto reciproco.

inteGraZiOne cOn la tecnOlOGia e aPPrendiMentO diGitale

Con l’uso crescente della tecnologia in aula, la Peer education si adatta bene a un contesto digitale, dove gli studenti possono creare e condividere contenuti educativi in formato multimediale.

Strumenti come video, presentazioni digitali e piattaforme collaborative consentono di espandere ulteriormente le possibilità di apprendimento e di coinvolgimento.

Questo approccio prepara anche gli studenti a utilizzare la tecnologia in modo responsabile e produttivo, rafforzando le loro competenze digitali.

Peer edUcatiOn e inclUsiOne

La Peer education si rivela particolarmente efficace in contesti inclusivi.

Gli studenti con bisogni educativi speciali o provenienti da contesti diversi traggono benefici dallo scambio tra pari, trovando spesso nei compagni un sostegno più immediato e accessibile. Questo modello rafforza l’idea che ogni studente può contribuire al gruppo con le proprie capacità uniche, promuovendo un ambiente educativo inclusivo e accogliente.

Un MOdellO Per il FUtUrO

L’integrazione della Peer education all’interno dei programmi scolastici è una risposta innovativa e necessaria alle sfide del mondo contemporaneo.

Questo approccio rappresenta un modello educativo capace di preparare le nuove generazioni non solo dal punto di vista accademico, ma anche sociale ed etico.

La Peer education è molto più di un metodo didattico: è un percorso che educa alla collaborazione, all’inclusione e al rispetto, formando giovani che saranno futuri cittadini e leader responsabili.

Incorporare la Peer education nei programmi didattici non è solo un investimento nel presente, ma un passo verso una società più equa e collaborativa, dove l’apprendimento non è solo trasmissione di contenuti, ma condivisione di valori e competenze per la vita.

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vero?

la ricetta del benessere: biOdiVersitÀ di cibi ed eMOZiOni di Martina Campanelli

Oggi il benessere è sempre più considerato in senso psicofisico, riguardante cioè l’organismo ma anche la psiche. Per questo, per stare bene dobbiamo nutrirci con gli alimenti giusti, ma anche con le emozioni giuste; si parla quindi di biodiversità di cibi ed emozioni come ricetta del benessere.

biOdiVersitÀ di cibi

La varietà dei cibi è la principale indicazione per un corretto stile di vita alimentare: la biodiversità aiuta a procurarci tutti i nutrienti di cui il nostro corpo necessita per la sua costruzione e le sue funzioni.

Un’alimentazione sana prevede l’assunzione di una grande varietà di alimenti, anche se le nostre diete sono sempre più semplificate: ad esempio, frumento, mais e riso sono tra gli alimenti più consumati al mondo ma ne mangiamo soltanto pochissime varietà.

L’impoverimento delle diete e degli alimenti porta a problemi di salute derivanti da deficienza di micronutrienti, che variano in base alla carenza nutrizionale, ma in genere includono:

• stanchezza;

• maggiore propensione alle infezioni;

• problemi digestivi;

• problemi di memoria e di concentrazione;

• anemia;

• fragilità ossea;

• invecchiamento precoce.

Una dieta poco varia, inoltre, modifica il nostro microbiota intestinale, l’insieme di microrganismi che vivono nel nostro tratto digerente e che ci aiutano a metabolizzare il cibo, producendo sostanze utili e rinforzando le nostre difese immunitarie. Questa alterazione, chiamata disbiosi (o disbatteriosi), può comportare:

• sintomi gastrointestinali (difficoltà a digerire, dolori alla pancia, gonfiore);

• intolleranze alimentari;

• infezioni;

• dermatiti atopiche.

Per stare bene è indispensabile allargare il ventaglio dei cibi che

consumiamo. Definire un menù che ci permetta di introdurre vegetali, carni e pesce il più possibile diversi e adatti al periodo dell’anno, seguendo la stagionalità.

biOdiVersitÀ delle eMOZiOni

Esiste un’energia che non deriva dal cibo, ma da altri “alimenti”, ovvero le emozioni, i pensieri, le relazioni: gli stati emotivi (positivi e negativi) hanno una funzione adattiva, ovvero volta all’evoluzione della specie anche se agiscono in modo diverso. Il rancore, l’ansia, la paura, hanno un impatto negativo sulla salute mentre la gratitudine, l’empatia, la gioia ci alimentano positivamente.

Le emozioni negative sono finalizzate soprattutto alla sopravvivenza del soggetto, basti pensare all’importanza della paura, campanello d’allarme utile a mettersi in salvo in caso di pericolo. Diversamente, le emozioni positive sono volte all’ampliamento delle abilità sociali, cognitive e comportamentali dell’individuo. Queste competenze, una volta acquisite, rimangono rispetto agli stati emotivi transitori che hanno portato alla loro acquisizione, costituendo un patrimonio di risorse da impiegare nelle varie circostanze dell’esistenza.

Il biologo naturalista Lumera, spiega come “la nostra mente è tossica, funziona per mancanza, ci lamentiamo di quello che non abbiamo (…) perché viviamo in un contesto iper performante, una junk life, una vita ultra processata regolata dalla competizione,

dall’omologazione e dal sistema della ricompensa”. Ecco allora che le emozioni positive ci aiutano a costruire risorse psicologiche che diventano antidoto ad altre emozioni inevitabili nella vita come dolore, paura, rabbia e risorse che potremmo impiegare in differenti contesti o in presenza di altri stati emotivi. Le emozioni positive possono essere metaforicamente paragonate a semi che piantiamo nella nostra mente: questi semi crescono nel tempo portando ad una maturazione psicologica continua. La psicologa Fredrickson individua quattro emozioni positive fondamentali: gioia, contentezza, interesse e amore, la cui attivazione ha effetti benefici sulla memoria, sulla creatività, sulla capacità di problem-solving, sull’apprendimento e sulle relazioni sociali. Le emozioni e i tratti positivi quali l’ottimismo, la resilienza, la gratitudine, il perdono sono in grado di influenzare il benessere psicologico delle persone e quelle che provano emozioni come ad esempio la gratitudine risultano essere maggiormente felici. “Le emozioni positive, afferma Fredrickson, migliorano anche la resilienza, cioè la capacità degli individui di rispondere flessibilmente ai cambiamenti ambientali e di allontanare gli stati d’animo negativi. L’ampliamento psicologico scatenato da un’emozione positiva può aumentare la ricettività di un individuo per i successivi eventi piacevoli o significativi, aumentando le probabilità che l’individuo darà un significato positivo a questi eventi successivi e sperimenterà ulteriori emozioni positive”.

enerGie rinnOVabili

e nOn rinnOVabili, cHe diFFerenZa c’È? di Debora Bizzi

noi di atlas Magazine, il mondo sulle nostre spalle abbiamo spesso scritto di energie rinnovabili, in contrasto con le non rinnovabili, ma che differenza c’è? In questo articolo voglio raccontarvi nel dettaglio l’importanza di scegliere le energie rinnovabili nella nostra quotidianità.

Difatti, la principale differenza tra le due, risiede nella loro disponibilità ed impatto ambientale. Con il primo termine, energie rinnovabili, si intende le fonti energetiche non soggette ad esaurimento, perché ricavate da risorse naturali e inesauribili, capaci di autorigenerarsi in continuazione, naturalmente reintegrate in una scala temporale umana, da processi fisici. Sono forme di energia che rispettano l’ambiente e l’uomo. Sono fonti di energia che non inquinano e, grazie alla loro capacità di rigenerarsi a fine ciclo, non si esauriscono.

Pertanto, le principali differenze tra queste due tipologie di energie sono tre.

1. disponibilità e tempi di rinnovo

2. costo di produzione e trasporto

3. impatto sull’ambiente e sulla salute delle persone.

L’energia si ottiene, in sintesi, attraverso due tipi di fonti: rinnovabili e non rinnovabili. Esistono poi differenti tipi di energie

rinnovabili e non. Tra le tipologie di energie non rinnovabili, che troviamo sul pianeta in maniera limitata, ad esempio, il carbone, il petrolio, il gas naturale e l’energia nucleare. Petrolio, carbone e gas naturale sono fonti fossili, generate in particolari condizioni ambientali: in mancanza di ossigeno, a seguito della decomposizione di materia organica, ovvero resti animali e vegetali. Il petrolio, nello specifico, è un combustibile che si trova in natura in forma liquida, in giacimenti sotto terra o in mare, e la sua estrazione richiede l’uso di trivelle. Una volta estratto, poi, richiede di essere raffinato per sfruttare i suoi utilizzi. Ha un odore forte ed è scuro. Dal petrolio è possibile produrre combustibili come la benzina e il gasolio. Il carbone è una roccia che si estrae dai giacimenti che si trovano sotto la superficie terrestre, è nero e deriva dalla fossilizzazione dei resti vegetali. Viene classificato con differenti nomi sulla base dell’età del giacimento e della quantità di carbonio che contiene: antracite, litantrace, lignite o torba. Anche il gas naturale si trova raccolto in giacimenti sotterranei sulla terra o in mare. Una volta raccolto, per poter essere trasportato agevolmente, viene liquefatto (GNL) e trasportato via nave o attraverso condutture particolari per poi essere riconvertito alla forma gassosa attraverso particolari impianti detti rigassificatori.

L’uranio e il plutonio sono le fonti nucleari, il loro sfruttamento avviene in centrali nucleari in gradi di produrre energia sfruttando la fissione (rottura) dei nuclei.

Tutte queste energie non rinnovabili comportano degli svantaggi per l’ambiente, infatti, le combustioni emettono nell’atmosfera dei gas inquinanti dannosi per il pianeta e possono generare anche catastrofi ambientali gravi per la Terra e per tutti gli esseri viventi che la abitano.

Tra le tipologie di energie rinnovabili, ovvero prodotte naturalmente ed inesauribili, troviamo: il sole, il vento, la forza dell’acqua ed il calore all’interno della terra.

L’energia solare viene quindi prodotta dal sole e arriva fino a noi sotto forma di luce e calore. È una fonte indispensabile per la vita di tutte le creature della Terra; le piante, infatti, senza la luce del sole non potrebbero sopravvivere. Grazie all’invenzione della cella solare, avvenuta nel diciannovesimo secolo, attraverso il fenomeno conosciuto in fisica come effetto fotovoltaico, l’uomo ha potuto utilizzare l’energia del sole come fonte di energia rinnovabile. Oggi tra le più utilizzate, si avvale di un meccanismo molto semplice, che permette ai raggi del sole di trasformarsi in energia, con molteplici vantaggi. Nel momento in cui la luce dei raggi solari colpisce i pannelli fotovoltaici, gli elettroni presenti nel silicio della cella vengono stimolati, così facendo si produce corrente.

Grazie al vento, poi, siamo in grado di produrre quella che più

comunemente chiamiamo energia eolica, e ci consente di avere in modo naturale e inesauribile energia elettrica. Questa metodologia di produrre energia è in costante aumento, anche se non sempre risulta facile da produrre, in quanto il vento ha un’intensità irregolare e alcune volte può essere del tutto assente. Ma come viene prodotta? La trasformazione di energia avviene attraverso turbine e pale eoliche, ed utilizza la forza del vento per produrre energia meccanica, dalla quale si genera infine l’energia elettrica. L’energia dell’acqua, o mareomotrice, proviene dal movimento delle onde e dal ciclo delle maree. La potenza dell’acqua è infatti in grado di fornire all’uomo energia idroelettrica. L’acqua viene convogliata da condotte forzate dalle dighe verso le turbine idrauliche, che, ruotando, generano energia meccanica convertita poi in energia elettrica da un apposito generatore.

L’energia geotermica, infine, si ricava dal calore accumulato all’interno della terra ed è in grado di generare elettricità o riscaldare le nostre abitazioni.

Queste appena elencate, le energie rinnovabili, rispettano l’ambiente infatti non producono emissioni di CO2 o gas serra, sono illimitate, sono più sicure per la nostra salute - non generano residui tossici. È però importante capire che non tutti i luoghi del mondo dispongono delle stesse risorse naturali, e ciò rappresenta un inconveniente per la produzione di tali energie. Per colmare questo inconveniente basta però solamente conoscere il proprio territorio e capire al meglio quale energia è più facile produrre attraverso le risorse naturali. E rispettare il mondo in cui viviamo.

cOGniFY: l’intelliGenZa artiFiciale PrOGettata

Per cOMbattere la criMinalitÀ di Leonardo Tiene

la crescente necessità di strumenti avanzati per la prevenzione e la gestione della criminalità ha portato allo sviluppo di cognify, un sistema di intelligenza artificiale all’avanguardia ideato per affrontare le sfide della riabilitazione mentale e sociale dei detenuti. Questo strumento si distingue dalle tradizionali tecnologie di sorveglianza e gestione penitenziaria per il suo approccio rivoluzionario: non solo traccia i comportamenti ma è progettato per “rieducare” la mente criminale, lavorando direttamente sui processi cognitivi e comportamentali degli individui. Un passo importante che sta aprendo un nuovo capitolo nella giustizia penale, con l’obiettivo di offrire una seconda chance e ridurre il rischio di recidiva.

cOs’È cOGniFY e cOMe FUnZiOna?

Cognify è un’intelligenza artificiale basata su algoritmi di apprendimento automatico e neuroscienze cognitive. Attraverso una serie di moduli che combinano analisi comportamentali, esercizi di terapia cognitiva e monitoraggio delle emozioni, il sistema riesce a individuare i modelli mentali e i tratti psicologici che possono portare a comportamenti criminali. Cognify opera in collaborazione con professionisti della salute mentale e operatori penitenzia-

ri, integrandosi all’interno dei programmi di riabilitazione.

i sUOi MOdUli:

1. Analisi comportamentale e predizione del rischio: utilizzando una vasta quantità di dati, Cognify può riconoscere i modelli di comportamento che indicano un rischio di recidiva o atteggiamenti antisociali. Grazie al machine learning, il sistema può prevedere la probabilità che un detenuto ripeta un comportamento criminoso, aiutando le autorità a prendere decisioni informate sulla gestione dei singoli casi.

2. Simulazioni di conflitti e problem solving: uno dei moduli più innovativi di Cognify è la capacità di creare simulazioni in cui i detenuti vengono posti di fronte a situazioni di conflitto e devono trovare soluzioni non violente. Questi esercizi virtuali stimolano il pensiero critico e migliorano le capacità di gestione della rabbia e delle emozioni, aspetti spesso carenti nei soggetti inclini a comportamenti criminali.

3. riconoscimento e monitoraggio delle emozioni: Cognify è dotato di un sistema di rilevamento emozionale che, tramite sensori e algoritmi, è in grado di monitorare i livelli di stress, rabbia e ansia. Questo permette agli psicologi e agli educatori

di intervenire tempestivamente, applicando tecniche di gestione delle emozioni personalizzate.

4. Programmi di terapia cognitivo-comportamentale (cbt): Cognify include programmi strutturati di terapia cognitivo-comportamentale, adattati per essere eseguiti tramite piattaforme digitali. Questi programmi aiutano i detenuti a riconoscere e modificare i modelli di pensiero disfunzionali che portano a comportamenti antisociali.

i VantaGGi nella lOtta alla criMinalitÀ

Cognify è stato sviluppato non solo per migliorare la gestione della popolazione carceraria, ma anche per offrire un approccio più umano e preventivo alla riabilitazione. Tra i principali benefici che il sistema può offrire:

• Riduzione della recidiva: con un trattamento mirato sui pensieri e i comportamenti alla base della criminalità, Cognify aiuta a interrompere il ciclo di recidiva. Riuscire a prevenire nuovi crimini significa meno pressioni per il sistema penitenziario e meno costi per la società.

• Riabilitazione personalizzata: l’intelligenza artificiale permette di creare percorsi di riabilitazione personalizzati, che tengono conto delle specifiche esigenze e delle problematiche individuali di ciascun detenuto. Questo approccio personalizzato rende il trattamento più efficace e mirato.

• Monitoraggio continuo e interventi tempestivi: grazie al monitoraggio costante delle emozioni e dei comportamenti, Cognify può segnalare eventuali segnali di rischio ai professionisti, che possono intervenire prima che un comportamento negativo si sviluppi. Questo approccio proattivo è essenziale per evitare escalation violente.

• Supporto per la salute mentale: molti detenuti soffrono di disturbi mentali non trattati o sottovalutati. Cognify è in grado di individuare questi disturbi e suggerire interventi specifici, contribuendo a una riabilitazione più completa e umana.

le sFide eticHe

Nonostante i benefici, l’adozione di un sistema come Cognify solleva anche importanti questioni etiche e legali. Le principali preoccupazioni riguardano:

• Privacy dei dati: la raccolta e l’analisi di dati personali e psicologici solleva interrogativi sulla privacy dei detenuti. È fondamentale garantire che i dati raccolti siano trattati con la massima

riservatezza e solo per scopi riabilitativi.

• Libertà di scelta e autonomia: uno dei rischi legati all’uso di AI in contesti di detenzione è che i detenuti potrebbero sentirsi obbligati a partecipare ai programmi, senza un reale consenso informato. È essenziale che Cognify operi nel rispetto della libertà e della dignità dei soggetti coinvolti.

• Bias e discriminazione: come molte intelligenze artificiali, Cognify potrebbe incorporare bias e discriminazioni inconsce. Per esempio, potrebbe sovrastimare il rischio di recidiva in base a stereotipi etnici o sociali, rendendo il sistema iniquo. Garantire un addestramento etico e privo di pregiudizi è essenziale per il successo e la credibilità del programma.

• Dipendenza dalla tecnologia: affidarsi troppo alla tecnologia può portare a sottovalutare l’importanza dei rapporti umani nella riabilitazione. Cognify deve essere uno strumento di supporto e non sostituire il ruolo degli educatori e degli psicologi che lavorano direttamente con i detenuti.

il FUtUrO di QUestO caMPO e la GiUstiZia riabilitatiVa

Cognify rappresenta un importante passo avanti verso una giustizia più riabilitativa e orientata alla reintegrazione. Il sistema è attualmente in fase di sperimentazione in diversi istituti penitenziari, con risultati promettenti che potrebbero portare a una diffusione su scala nazionale e internazionale. Se le sfide etiche e tecniche saranno superate, Cognify ha il potenziale per trasformare il sistema carcerario e contribuire a una società più sicura e inclusiva.

Attraverso un approccio innovativo che mette al centro la riabilitazione mentale e comportamentale, Cognify offre una nuova speranza per la riabilitazione e il reinserimento dei detenuti nella società. Tuttavia, il successo di questa intelligenza artificiale dipenderà dalla capacità di bilanciare l’uso della tecnologia con il rispetto per i diritti umani, garantendo che il trattamento dei dati e l’approccio educativo siano sempre etici e responsabili.

In un futuro sempre più orientato alla prevenzione e al recupero, Cognify potrebbe giocare un ruolo chiave nel trasformare il sistema penitenziario e nel promuovere una cultura della seconda possibilità, dimostrando che la tecnologia può contribuire non solo alla sicurezza ma anche al benessere e al reinserimento dei cittadini.

relaMPinG aZiendale:

eFFicienZa enerGetica e VantaGGi Fiscali cOn la

transiZiOne 5.0

di Margherita Ingoglia

nell’attuale panorama industriale, l’efficienza energetica è diventata una priorità strategica per le aziende che mirano a ridurre i costi operativi e l’impatto ambientale. Una delle soluzioni più efficaci in questo contesto è il relamping, ovvero la sostituzione dei tradizionali sistemi di illuminazione con tecnologie più efficienti, come i led Questo intervento non solo migliora la qualità dell’illuminazione, ma contribuisce significativamente al risparmio energetico.

relaMPinG: cOs’È e QUali sOnO i beneFici Il relamping consiste nella sostituzione delle vecchie lampade con nuove soluzioni a basso consumo energetico.

I principali vantaggi includono:

• Riduzione dei consumi energetici: le lampade LED consumano fino al 80% in meno rispetto alle tradizionali, portando a una diminuzione significativa delle bollette energetiche.

• Lunga durata: i LED hanno una vita utile superiore, riducendo i costi di manutenzione e sostituzione.

• Migliore qualità della luce: offrono un’illuminazione più uniforme e confortevole, migliorando l’ambiente di lavoro.

• Impatto ambientale ridotto: minori emissioni di CO2 e assenza di sostanze nocive.

transiZiOne 5.0: OPPOrtUnitÀ di aGeVOlaZiOni Fiscali

Il Piano Transizione 5.0, introdotto dal Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito con modifiche dalla Legge 29 aprile 2024, n. 56, offre alle imprese incentivi per investimenti in tecnologie che migliorano l’efficienza energetica e la sostenibilità.

Tuttavia, per accedere agli incentivi, il relamping deve essere abbinato a un intervento trainante che comporti una trasformazione significativa, come un sistema di gestione intelligente dell’energia.

Questi interventi combinati permettono alle aziende di ottenere un credito d’imposta proporzionale alla spesa, a patto che l’investimento comporti una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva non inferiore al 3%, o una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati non inferiore al 5%.

cOnclUsiOne

Il relamping rappresenta un’opportunità concreta per le aziende di migliorare l’efficienza energetica e ridurre i costi operativi. Grazie agli incentivi offerti dal Piano Transizione 5.0, l’investimento iniziale può essere significativamente ammortizzato, rendendo l’intervento ancora più vantaggioso.

Adottare soluzioni sostenibili come il relamping non solo contribuisce al benessere ambientale, ma rafforza anche la competitività dell’azienda nel mercato attuale.

iMPattO delle eleZiOni aMericane 2024

sUl MercatO del FasHiOn dell’Avv. Simone Facchinetti

s

VOlGiMentO delle eleZiOni PresidenZiali in Usa

Le elezioni presidenziali americane si tengono ogni quattro anni e il processo elettorale è suddiviso in diverse fasi: le primarie, che si svolgono in ogni stato per selezionare i candidati dei principali partiti; le convention nazionali, in cui i partiti nominano formalmente i loro candidati; la campagna elettorale e, infine, l’Election Day, il primo martedì di novembre: nel 2024 individuato il prossimo 5 novembre. I cittadini votano indirettamente per il presi-

dente attraverso il Collegio Elettorale, composto da 538 elettori. Il candidato che riceve almeno 270 voti elettorali vince la presidenza. Le elezioni del 2024 vedono in corsa due figure emblematiche: Donald Trump, con una visione politico economica conservatrice e protezionistica, e Kamala Harris, il volto progressista del Partito Democratico, orientata verso sostenibilità e equità sociale. Il prossimo 5 Novembre, dunque, si terranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, senza dubbio l’evento politico più importante dell’anno.

Funzionamento elezioni USA

[Fonte: Elaborazioni ISPI; USAGov]

In concomitanza alla gara per la Casa Bianca avranno luogo anche le elezioni per il rinnovo di tutti i 435 seggi della Camera e per 34 dei 100 seggi del Senato. Nonostante l’argomento principalmente dibattuto sia l’elezione presidenziale, le elezioni di Camera e Senato sono altrettanto importanti, in quanto determinanti per l’implementazione di buona parte delle misure politiche proposte dai due candidati presidenziali, Donald Trump e Kamala Harris.

Stando ai sondaggi attuali il risultato più probabile sembra una presidenza democratica con congresso diviso, ma è importante sottolineare che il risultato è altamente incerto (si parla dell’elezione più incerta dal 2000, anche se non manca chi, come lo storico Allan Lichtman, il “Nostradamus delle elezioni americane”, è sicuro che vincerà Kamala Harris), dal momento che il vantaggio dei candidati negli Stati chiave per decidere l’elezione è esiguo. Ad esempio, in Michigan, Wisconsin e Nevada la Harris, ai sondaggi, si presenta con circa un +1.0 % rispetto a Trump. D’altro canto, Trump si presenta in Arizona, Georgia e North Carolina con il medesimo scarto rispetto alla Harris, negli stati precedentemente elencati.

Altro fattore da tenere in considerazione è l’erosione dei consensi in favore dei democratici (o anche detti “dem”) tra le minoranze etniche, in particolar modo tra l’elettorato ispanico, ove le dichiarazioni di voto a favore di Kamala Harris sono stimate al 56% contro il 70% di voti raccolti da Barack Obama in occasione del suo secondo insediamento, e la comunità black, composta principalmente da appartenenti alla classe operaia, la quale, disillusa dopo aver assistito alla nascita ed al declino del movimento estremista Black Lives Matter, ha perso fiducia nel Partito Democratico americano, ritenuto una forza politica dominata dai laureati e dalle élite.

Altro bacino ove il consenso “dem” è diminuito è quello dell’elettorato femminile afroamericano, le cui intenzioni di voto per Harris sono dell’83%, percentuale nettamente inferiore al 93% raccolto da Biden alle scorse elezioni del 2020. L’evoluzione politica delle suddette categorie, ha fatto quindi vacillare la certezza del Partito Democratico di poter attrarre “a priori” tali elettori, ora più che mai orientati al voto sui contenuti, valori e programmi di governo, piuttosto che sulla mera appartenenza etnico-culturale dei propri genitori od in base al colore della pelle; a testimonianza di quanto anzidetto, un docente sia alla Columbia University (èlitaria) sia al City College di New York (più popolare, frequentata da appartenenti di tutte le minoranze etniche), ha affermato che “Più della Palestina gli sta a cuore il loro futuro lavoro, l’accesso al ceto medio americano” rappresentando che, a fronte della proposta da questo avanzata ai suoi studenti di aprire le lezioni con dibattiti politici, quelli frequentanti la City College gli hanno chiesto di passare subito al programma del corso, al fine di arrivare ben preparati all’esame. Del resto, un’inversione di rotta la si può inoltre rilevare dalla sempre crescente reazione a quella che viene gergalmente indicata come “dittatura ideologica”, il “pensiero unico”, la “woke culture”, che ha indotto un gran numero di studenti a scegliere le università del Sud, ovvero Georgia Tech, Clemson, University of South Carolina, University of Tennessee e l’University of Mississippi, in luogo delle otto università private facenti parte dell’Ivy League, l’organizzazione degli atenei storicamente più èlitari e prestigiosi, tutti situati nel Nord Est e tacciati di essere diventati

luoghi di indottrinamento ideologico, d’intolleranza e di censura verso il dissenso.

2. la cOMPetiZiOne elettOrale a liVellO MediaticO e di iMMaGine

La campagna elettorale tra Kamala Harris e Donald Trump per la presidenza degli Stati Uniti non è solo una competizione politica, ma un vero e proprio fenomeno culturale che sta ridefinendo il modo in cui i candidati interagiscono con il pubblico. Le elezioni del 5 novembre 2024 rappresentano uno snodo cruciale, e i candidati, consapevoli del potere di persuasione dei social media e della moda, stanno utilizzando tutti gli strumenti a loro disposizione per attirare l’attenzione di un elettorato sempre più frammentato e multigenerazionale. Quello che un tempo era solo merchandising elettorale è oggi diventato simbolo di appartenenza, ideologia e persino di stile di vita. Di ciò ne sono chiari esempi le due copertine delle note riviste VOGUE e TIME, ove viene rappresentata figurativamente l’importanza crescente dei media nella politica americana, specie in periodo elettorale.

Kamala Harris su Vogue: l’immagine dell’attuale vicepresidente degli Stati Uniti appare su uno sfondo raffinato, vestita in modo professionale e sobrio. La copertina, infatti, trasmette un messaggio di leadership autorevole e moderna, con il titolo “The candidate for our times”, sottolineando la sua rilevanza e capacità di rappresentare i tempi attuali. La scelta di Vogue, una rivista di moda, per una figura politica è un segno di come la politica e l’immagine personale si fondano nel tentativo di attrarre voti, soprattutto tra il pubblico giovane e progressista.

Kamala Harris - Vogue [Fonte: CNN]
Donald Trump - Time [Fonte: X]

donald trump su time: la copertina di Time è molto diversa, mostrando Trump su un campo da golf, con un titolo significativo: “In Trouble”. Il tono sembra critico, rappresentando l’ex presidente in una situazione di difficoltà, come simbolizzato dall’auto da golf impantanata nella sabbia. Nonostante Trump sia raffigurato in una situazione difficile, la sua presenza sulla copertina indica che, anche in momenti di sfida, rimane il personaggio centrale della politica americana. L’immagine trasmette, infatti, l’idea che Trump non si arrende facilmente, continuando a lottare anche quando le circostanze si fanno difficili. Questo può essere visto come un riflesso della sua determinazione e capacità di resistere sotto pressione, qualità che molti dei suoi sostenitori apprezzano.

Queste due immagini dimostrano come la politica americana sia diventata fortemente influenzata dalla rappresentazione mediatica. Le elezioni sono sempre più basate su come i candidati appaiono e vengono percepiti, non solo attraverso il discorso politico, ma attraverso potenti immagini visive che possono plasmare l’opinione pubblica e influenzare il risultato elettorale. Vediamo ora nello specifico le rispettive strategie mediatiche adottate dai due candidati.

2.1. la strateGia Mediatica di KaMala Harris Kamala Harris ha saputo trasformarsi in un’icona pop, una figura che attrae non solo per le sue idee politiche, ma anche per il suo impatto culturale. La sua campagna ha trovato eco tra i più giovani, grazie a slogan come “America Is An Idea”, che si inseriscono nel dibattito più ampio sul futuro dell’America e sulla sua identità. Ma la vera innovazione della campagna Harris è la capacità di mescolare politica e meme, abbattendo i confini tra alta cultura e cultura popolare. La Harris è stata bersaglio di attacchi misogini e sessisti, in particolare l’etichetta di “Childless Cat Lady”, che ha cercato di ridurre la sua immagine a uno stereotipo di donna sola e insoddisfatta. Tuttavia, invece di lasciarsi schiacciare da questi attacchi, la Harris ha saputo girare la situazione a proprio vantaggio, trasformando questo insulto in un motivo di orgoglio e in un meme che ha generato simpatia tra i suoi sostenitori. Così, Harris è diventata una figura di ribellione e resilienza, particolarmente amata da quelle fasce di elettorato che vedono in lei un simbolo di indipendenza e modernità.

strade di New York, tanto che è difficile distinguere se siano acquistati per convinzione politica o per una dichiarazione di stile. In questo modo, la Harris ha consolidato la sua immagine come “brat girl”, una figura che coniuga ribellione e forza, attirando l’attenzione non solo dei giovani attivisti, ma anche di celebrità come Taylor Swift e Charli XCX. Questa capacità di fondere politica, moda e cultura ha dato alla sua campagna una risonanza che va oltre le tradizionali dinamiche elettorali, trasformandola in un fenomeno mediatico.

Più nello specifico, come anticipato, infatti, Kamala Harris ha recentemente abbracciato l’immagine di “brat”, un termine reso popolare dalla pop star Charli XCX, il quale rappresenta uno stile di vita anticonformista e libero. Dopo la rinuncia di Biden, Charli ha espresso il suo sostegno a Harris sui social media, descrivendola come una “brat” (che in inglese significa più o meno “monella”, ma è anche usato più in genere per indicare una ragazza libera, sagace e anticonformista). Questo concetto ha rapidamente guadagnato attenzione e potrebbe influenzare le prossime elezioni presidenziali del 5 novembre 2024, mobilitando l’elettorato più giovane. Il termine “brat” non solo ha evocato un’estetica, ma ha anche dato vita a una campagna virale, rendendo Harris un’icona per le “brat girls”. Infatti, il suo team, adottando il verde lime per le comunicazioni ufficiali (colore emblematico dell’album di Charli XCX), ha cercato di attrarre la generazione Z, nonché ricevendo notevole sostegno dalla comunità LGBT, che ha abbracciato con entusiasmo questa nuova immagine, indossando magliette con la scritta “Brat Kamala” durante eventi pubblici.

2.2. la scelta Mediatica di dOnald trUMP

Dall’altro lato, invece, donald trump ha deciso di non abbandonare la sua ben rodata strategia, anzi, l’ha adattata alle circostanze attuali. Il famoso slogan “Make America Great Again” della sua vittoriosa campagna del 2016 è tornato in auge, ma questa volta con un’aggiunta che lo rende ancora più simbolico: la foto segnaletica scattata durante il suo arresto nel B2023. L’immagine di Trump con una espressione di sfida, accompagnata dalla frase “Never Surrender”, è diventata un potente strumento di marketing. Quella foto, che rappresenta la resistenza del leader alle indagini legali che lo riguardano, ha generato una vasta gamma di prodotti – dalle t-shirt ai poster – che i suoi sostenitori indossano come segno di fedeltà. Per loro, Trump non è solo un candidato politico, ma un simbolo di sfida contro l’establishment.

L’esplosione del verde acido, colore dominante nella sua linea di merchandising, infatti, non è casuale. La Harris e il suo team hanno saputo intercettare una tendenza di stile che riflette lo spirito del tempo: giovane, ribelle, consapevole. I suoi accessori – t-shirt, cappellini, e borse – sono diventati oggetti del desiderio nelle

Slogan “Kamala is brat” [Fonte: The Tennessean]
Merchandising della campagna politica di Trump [Fonte: eBay]

La scelta del Tycoon, apparentemente più sobria, è probabilmente derivante anche dal già accresciuto clamore mediatico suscitato a seguito dell’attentato di cui è stato vittima il 13 luglio 2024 durante un comizio elettorale in una fiera agricola a Meridian, alla periferia ovest di Butler, in Pennsylvania. Seppur trattasi di un fatto scioccante, è evidente che rimanga pur sempre un evento di rilievo, anche in termini di immaginario. Anche perché l’eroe del popolo repubblicano - comunità molto discussa ma anche molto motivata - che viene colpito da un attentato e che “sfida la violenza”, nell’immaginario collettivo è qualcosa che ha una forte potenza narrativa ed educativa. Ed è altresì evidente che una situazione di questo tipo lo ha reso maggiormente immune da attacchi di natura politica.

In entrambi gli scenari appena delineati, l’ascesa di queste tendenze evidenzia un cambio di paradigma nel modo in cui la politica si lega alla cultura popolare. Se un tempo erano i politici a dettare i temi e le tendenze della cultura, oggi sembrano essere i media digitali, i meme e il mondo della moda a influenzare la politica. In questo contesto, la capacità di un candidato di emergere come figura iconica diventa cruciale. Tuttavia, ci sono voci critiche che mettono in guardia contro questo fenomeno, sottolineando il rischio di una “trivializzazione” della politica. Alcuni analisti avvertono che trasformare le elezioni in una sorta di competizione di stile e popolarità potrebbe allontanare l’attenzione dalle questioni più urgenti, come la giustizia sociale, l’economia e la politica estera. Ridurre la politica a un trend passeggero rischia di far perdere di vista il vero significato delle elezioni.

Del resto, l’importanza del connubio moda-cultura pop-politica è cosa risaputa e pacifica negli States, ove designer e stilisti già da tempo sostengono pubblicamente i “propri” candidati, creando dei pezzi ad hoc per le loro campagne elettorali ed organizzando eventi pubblici e manifestazioni propagandistiche, al fine di raggiungere un bacino elettorale sempre più vasto e culturalmente variegato.

Dal canto loro, i brand di lusso hanno invece interesse alla visibilità ed al ritorno di immagine derivante dall’endorsement fornito al mondo politico, come quello assicuratosi dai designer emergenti Thakoon e Prabal Gurung dall’ex first lady Michelle Obama, diventata in breve tempo una pubblicità vivente per la moda statunitense.

Nel frattempo, l’economia americana non è immune dalle sfide. L’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse hanno rallentato i consumi, soprattutto nel settore della moda. Molte aziende hanno registrato una flessione nelle vendite, complice anche una ripresa del turismo internazionale ancora inferiore ai livelli pre-pandemici. Le grandi firme del lusso stanno attraversando un periodo di incertezza, mentre si preparano ad un futuro in cui i consumatori saranno sempre più selettivi.

Inoltre, l’inarrestabile aumento dei prezzi dei capo di abbigliamento di lusso, ha permesso ai player del fast fashion di occupare il segmento di mercato dei clienti aspirazionali, ovvero coloro che spendono tra i 3.000,00 e 10.000,00 euro in luxury goods, volutamente abbandonato dalle grandi firme.

Tuttavia, alcune aziende stanno cercando di attrarre una clientela “Beyond Money”, persone con un approccio meno influenzato

dalle oscillazioni economiche e più orientato all’esperienza di acquisto come atto identitario, altre si sono avvicinate al mercato del second hand per ragioni economiche ed ambientaliste.

New York, in particolare, sta cercando di tornare ai fasti pre-pandemia, con segnali di ripresa visibili in alcune aree della città. Tuttavia, il cambiamento nei comportamenti dei consumatori è evidente. I cittadini americani, provati dalla pandemia e dalle incertezze economiche, hanno sviluppato una nuova sensibilità verso il benessere e la sostenibilità, modificando anche il loro rapporto con il fashion e i consumi in generale. Questo ha spinto le aziende a ripensare il modo in cui interagiscono con il pubblico, cercando di combinare al meglio l’esperienza fisica e quella digitale per soddisfare una clientela sempre più esigente e consapevole. Allo stato attuale, tuttavia, sebbene il Paese non sia ancora entrato in recessione, i consumatori si comportano sempre più come se lo fosse, avendo ridotto le spese negli ultimi 12-18 mesi a causa dell’inflazione, dell’aumento dei tassi d’interesse e della fine delle misure di sostegno legate al Covid-19. Inoltre, il turismo internazionale in entrata, in particolare dalla Cina, è ancora lontano dai livelli pre-pandemia, con un impatto negativo sulle vendite dei grandi marchi del lusso. Ciò nonostante, per alcuni brand comunque non manca la voglia di reinvestire nella Grande Mela: lo dimostrano le aperture di Luisaviaroma e Villa Zegna, nonché la sfilata evento da parte di Armani a seguito del reopening dello store al 761 di Madison Avenue.

È quindi facilmente comprensibile come la moda low cost si dimostri oggigiorno più in salute del settore dell’abbigliamento di lusso, evincibile in primis dal raffronto dei bilanci del primo semestre 2024 di Inditex, casa madre di Zara, Bershka e Stradivarius, holding galiziana più rilevante del panorama fast fashion, e Lvmh, multinazionale per eccellenza del settore del out couture: se la prima ha chiuso il primo semestre con un aumento netto dei profitti pari al 10%, la seconda ha riportato una flessione dei propri pari al -14%.

Ma non è solo questione di fatturato, ricavi e profitti: la perdita di interesse rispetto ai capi di abbigliamento di lusso, ed il conseguente rafforzamento del fast fashion, è anche determinato dalle più recenti operazioni dei brand low cost, i quali hanno cominciato a sfilare, come per esempio Benetton e Cos, ad instaurare collaborazioni hype come quelle di Stefano Pilati o Kate Moss con Zara, Victoria Beckham con Mango e Haider Ackermann con Fila, od addirittura nominare direttori creativi personaggi famosi, come Uniqlo con Clare Waight K eller e Gap e Old Navy con Zac Posen.

La predetta tendenza non sembra destinata ad arrestarsi, tanto che i maggiori analisti del settore pronosticano, per il 2027, un turnover per il mercato della moda low cost di 185 miliardi di dollari rispetto agli attuali 136 miliardi di dollari.

Ma la più grossa insidia per il mercato dell’abbigliamento di lusso, nei prossimi anni, sarà sicuramente rappresentata dal cosiddetto ultra fast fashion, come Shein e Temu.

In tema di stile, altresì, c’è anche chi tra i brand, seppur con un approccio no partisan, ha deciso di scendere in campo per le prossime elezioni presidenziali. Si tratta di Marc Jacobs, il quale ha lanciato una versione speciale della sua nota borsa “The Tote Bag” denominata Election Edition, contraddistinguendo l’accessorio con la scritta “The Vote Bag” con dettagli ricamati tridimensionali. Sul retro è inoltre presente la frase “I’m not just hot, I also vote”. Come anticipato, posto che le intenzioni del predetto brand non hanno come destinatario il supporto ad uno dei due candidati politici, lo stesso Jacobs ha dichiarato che il 100% del ricavato della borsa verrà donato a Rock the Vote, un’organizzazione nazionale non-partisan e senza scopo di lucro che facilita la registrazione degli elettori.

posizione di assoluto predominio alla moda, con slogan espliciti di sostegno politico: infatti, la sciarpa Harris/Walz indossata da Anna Wintour (dal 1988 direttrice del mensile Vogue America, considerata la più autorevole rivista di moda al mondo) alla recenti sfilate svoltesi, ha permesso l’ingresso nelle casse dei Democratici di ben più di un milione di dollari; i Repubblicani, dal canto loro, non sono rimasti inerti, ma anzi all’America First Warehouse di Ronkonkoma hanno organizzato uno spettacolo senza precedenti a livello mondiale, denominato America First Patriotic Fashion Showcase, dove è andata in scena la versione aggiornata del berretto “Make American Great Again” con cristalli Swarovski, un abito da sera con la scritta Trump sul davanti e su tutta la lunghezza e una patriottica borsa di cristallo con la bandiera americana da un lato e la scritta “MAGA Fashionista” dall’altro.

In definitiva, la campagna elettorale del 2024 e la situazione economica americana evidenziano un’epoca di transizione in cui la politica, la cultura e l’economia si intrecciano in modi nuovi e inaspettati. La sfida per i candidati, così come per le aziende, è quella di navigare in un mondo in cui i confini tra intrattenimento, attivismo e consumo si fanno sempre più sottili. La attuali elezioni presidenziali americane hanno visto affidare, più che mai, una

Crescita mercato fast fashion 2021-2027
[Fonte: Statista]
Crescita mercato fast fashion 2021-2027
[Fonte: Statista]
Sfilata MAGA [Fonte: VNY - La Voce di New York]
Sciarpa Harris/Walz indossata da Anna Wintour [Fonte: X]

Ciò premesso in ordine alle attività di marketing che stanno adottando entrambi i candidati, analizziamo ora quali potrebbero essere le influenze sul mercato del fashion a seconda della possibile vittoria dell’uno o dell’altro candidato, focalizzandosi anche sui modelli economici patrocinati da ciascuno di essi.

3. il MOdellO ecOnOMicO di dOnald trUMP

3.1. POliticHe Fiscali e dereGOlaMentaZiOne

Durante la presidenza Trump (2017-2021), una delle sue principali iniziative economiche fu l’approvazione del tax cuts and Jobs act (2017), che ha ridotto l’imposta sulle società dal 35% al 21%. Questo ha aumentato i profitti delle aziende, comprese quelle che operano nel settore del lusso, stimolando gli investimenti e la domanda di beni di fascia alta. Le aziende produttrici di beni di lusso come orologi di alta gamma, automobili e immobili di lusso hanno beneficiato di una maggiore disponibilità di capitale, questa derivante dai consumatori più ricchi.

In caso di rielezione, Trump probabilmente continuerà a sostenere politiche di deregolamentazione, riducendo le barriere normative per le imprese. Questo approccio favorisce un ambiente più confacente agli investimenti, soprattutto nel settore dei beni di lusso. Inoltre, la sua amministrazione potrebbe mettere in atto nuovi tagli fiscali, che incoraggerebbero ulteriormente la spesa negli stessi beni.

Una simile strategia potrebbe incentivare, da un lato, i brand a produrre internamente, promuovendo una crescita del “Made in USA”, al contempo portando ad un aumento dei costi di produzione e, potenzialmente, dei prezzi per i consumatori. Questo approccio avrebbe, tuttavia, implicazioni in tema di sostenibilità: se da un lato, un maggiore controllo sulla produzione interna potrebbe astrattamente migliorare gli standard lavorativi sul territorio statunitense, dall’altro una politica che privilegi una crescita economica interna potrebbe porre meno attenzione agli standard ecologici rispetto a quelli promossi dalla Harris. Trump è stato più cauto nell’adottare regolamentazioni ambientali stringenti, preferendo alleggerire – come anticipato - i vincoli per le imprese.

3.2. tariFFe cOMMerciali e iMPatti GlObali

Le politiche protezionistiche di Trump, in particolare le guerre commerciali con la Cina e altri partner internazionali, hanno avuto un impatto significativo sul commercio globale. Nel settore del lusso, molti prodotti di fascia alta vengono realizzati o assemblati in paesi stranieri, e l’introduzione di dazi ha comportato un aumento dei costi per i produttori e i consumatori. Ad esempio, i beni di lusso prodotti in Cina, come le borse, hanno subito un aumento dei prezzi a causa delle tariffe commerciali reciprocamente applicate da entrambe le parti

Un secondo mandato di Trump potrebbe vedere la continuazione di queste politiche, ostacolando l’accesso delle aziende di lusso ai mercati globali e imponendo nuovi costi sulle catene di approvvigionamento. Questo scenario potrebbe portare a una flessione della domanda, soprattutto nei i consumatori internazionali, particolarmente sensibili ai cambiamenti di prezzo.

Trump ha dichiarato che, in caso di vittoria, imporrà nuovi dazi sulle importazioni. Le sue principali proposte sono:

• aumento dei dazi su tutte le importazioni dalla Cina, fino al 60%;

• un dazio “universale” del 10% su tutte le importazioni statunitensi, ma questa proposta non è stata ufficialmente formalizzata;

• “Reciprocal Trade Act”: ha promesso di reciprocare i dazi imposti da tutti gli stati esteri alle esportazioni statunitensi;

• un dazio del 100% su tutti i paesi che non usano il dollaro per gli scambi internazionali.

Oltre ad imporre nuovi dazi sul commercio con la Cina, una nuova amministrazione Trump si focalizzerà probabilmente sulla regolamentazione del commercio con Europa e Messico, soprattutto per quanto riguarda il settore automobilistico. L’implementazione di una politica commerciale più aggressiva dovrebbe essere positiva per il Dollaro e negativa per le valute dei paesi sulle cui esportazioni vengono imposti i dazi, come CNY, EUR e MXN. Inoltre, una presidenza Trump avrà probabilmente ripercussioni negative sulle valute degli emergenti, in particolare per quei paesi che beneficiano dell’emigrazione dei propri cittadini negli Stati Uniti (es. Messico) e per quelli che hanno intrapreso un processo di de-dollarizzazione (Cina, India, Brasile, Sud Africa), che sarebbero colpiti dal nuovo dazio del 100% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti.

Come brevemente anticipato, l’adozione delle misure economiche predette da parte dell’Amministrazione Trump comporterebbe presumibilmente l’assunzione da parte degli USA di una posizione aggressiva in tema di politica commerciale estera, che non danneggerebbe solo la Cina.

Potrebbero essere previste anche restrizioni commerciali destinate a specifici settori o aziende, nonché un’attitudine a definire regole più severe sul Paese d’origine delle merci. Dall’altro lato, le aziende che cercano di evitare i dazi doganali hanno già deciso di far spedire i loro prodotti o di assemblarli in Paesi con cui gli Usa hanno accordi di libero scambio. Tale soluzione sembra essere una delle ragioni per cui i deficit commerciali degli Usa con Paesi come il Vietnam e il Messico sono aumentati, mentre lo squilibrio commerciale con la Cina è leggermente diminuito.

3.3. eFFetti sUl tUrisMO di lUssO

Un’altra area che potrebbe risentire delle politiche di Trump è il turismo di lusso. Durante il suo mandato, le sue restrizioni sui visti e l’immigrazione hanno influito sul flusso di turisti internazionali verso gli Stati Uniti. Poiché molte città americane, come New York e Los Angeles, sono destinazioni di lusso molto ambite, un calo dei turisti di fascia alta potrebbe influenzare negativamente il settore del fashion. La rielezione di Donald Trump potrebbe, pertanto, avere un impatto negativo sull’incoming negli Stati Uniti. Lo sottolinea un rapporto di GlobalData, secondo il quale dalla prima vittoria elettorale del magnate, nel 2016, ad oggi, c’è stata una decelerazione dell’incremento di arrivi internazionali nel Paese di 2,1 punti percentuali l’anno.

4. l’aPPrOcciO di KaMala Harris

4.1. sOstenibilitÀ e resPOnsabilitÀ sOciale

Se Kamala Harris dovesse prevalere, il settore della moda negli Stati Uniti potrebbe essere influenzato da politiche volte a rafforzare la sostenibilità e l’inclusività, due temi già presenti nel programma politico democratico. Harris ha spesso sottolineato l’importanza di affrontare il cambiamento climatico attraverso politiche economiche innovative, che potrebbero includere in-

centivi alle aziende che adottano pratiche sostenibili e riducono l’impatto ambientale della produzione. Questo sarebbe in linea con il Piano “Green New Deal”, promosso dal partito democratico, che incoraggia la transizione verso un’economia verde. La moda è uno dei settori maggiormente influenzabili dalla rivoluzione ecologica in atto, a causa dell’alto consumo di risorse naturali e dell’inquinamento generato dalla produzione e dal trasporto. Una vittoria di Harris potrebbe accelerare l’adozione di standard più rigidi in materia di emissioni di CO2 e favorire l’uso di materiali ecologici, creando opportunità per i brand che investono nella sostenibilità. Al tempo stesso, l’attenzione della Harris verso la giustizia sociale potrebbe portare a politiche che rafforzano l’inclusività e la diversità nel mondo della moda, premiando marchi che promuovono condizioni di lavoro etiche e rappresentazione equa.

Sul fronte commerciale, la Harris potrebbe mantenere una politica di apertura verso l’estero, riducendo le tariffe su prodotti importati. Questo, in un’ottica geopolitica, potrebbe significare un maggiore scambio con l’Europa e con i mercati emergenti che stanno via via adottando standard sempre più ecologici, favorendo il commercio di materiali sostenibili e innovazioni tecnologiche nel settore tessile. Tuttavia, l’enfasi sulla sostenibilità potrebbe anche tradursi in regolamentazioni più stringenti per quanto riguarda la produzione a basso costo nei Paesi in via di sviluppo, spingendo i brand a rivedere le proprie catene di approvvigionamento.

Nel contesto del mercato del lusso, questa attenzione alla sostenibilità, dunque, potrebbe portare a un aumento della domanda per beni prodotti in modo etico e sostenibile in categorie merceologiche anche diametralmente opposte tra loro, come la moda “green” e i veicoli elettrici. Le aziende del fashion che abbracciano i principi di sostenibilità e responsabilità sociale potrebbero trarre beneficio da una presidenza Harris. Infatti, i consumatori più giovani e attenti all’ambiente preferiscono marchi che si impegnano a ridurre il loro impatto ambientale, e questo potrebbe creare un nuovo segmento di mercato altamente redditizio. Tuttavia, come anticipato, l’adozione di pratiche sostenibili comporta anche un aumento dei costi operativi, che potrebbe ridurre i margini di profitto delle aziende.

4.2. POliticHe Fiscali e redistribUZiOne del redditO Harris ha espresso supporto per una maggiore tassazione sui redditi alti, il che potrebbe avere un impatto negativo sulla capacità di spesa dei consumatori più ricchi, principali acquirenti di beni di lusso. Tuttavia, la sua piattaforma progressista si basa anche sulla redistribuzione del reddito e sul sostegno alle classi medie, che potrebbe tradursi in una crescita della domanda per prodotti di “moda accessibile”, come gli articoli di design di fascia media.

4.3. eFFetti sUl cOMMerciO GlObale

A differenza di Trump, Harris è più favorevole al rafforzamento delle alleanze internazionali e al libero commercio. Questo potrebbe avere un impatto positivo sul mercato del fashion, facilitando l’accesso delle aziende americane ai mercati internazionali e riducendo i costi associati alla produzione e distribuzione globali. Le aziende europee e asiatiche, che hanno una forte presenza nei mercati di lusso statunitensi, beneficerebbero anche di un

allentamento delle tensioni commerciali. Tuttavia, vi è anche da sottolineare il seguente dato fattuale: durante il suo mandato presidenziale Biden ha mantenuto in vigore i dazi imposti da Trump sulle importazioni cinesi. L’Amministrazione del Presidente democratico ha anche intrapreso azioni mirate in materia commerciale, tendenzialmente basate su considerazioni di sicurezza nazionale e sugli sforzi per rafforzare l’industria nazionale. Tramite controlli sulle esportazioni e regole sugli investimenti in uscita Biden ha cercato di limitare l’accesso della Cina agli strumenti e alle competenze necessarie per fabbricare chip avanzati e altre tecnologie alla base dell’AI e del quantum computing. Queste misure si sono concentrate su settori in cui la Cina ha schiacciato la concorrenza, creando un eccesso di capacità produttiva, tra cui veicoli elettrici, acciaio e alluminio e componenti per l’energia solare.

Dunque, seppur un’Amministrazione Harris favorirebbe, sulla carta, un approccio multilaterale al commercio internazionale, l’impatto delle politiche di Harris dipenderà in gran parte dalla volontà di superare l’impostazione adottata dal governo Trump e - con un certo grado di stupore - confermata da Biden.

5. Un ParaGOne necessariO: destabiliZZaZiOne GeOPOlitica e MOda

La guerra in Ucraina ha avuto un impatto significativo sul settore della moda, già provato dalla pandemia e da una serie di crisi economiche. L’attuale guerra sta generando continue incertezze che colpiscono le aziende di moda, influenzandone le strategie commerciali e le relazioni con i mercati esteri.

La situazione è aggravata dall’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, che influenzano ulteriormente le dinamiche di mercato. Con un contesto così instabile, le aziende di moda stanno vedendo un’erosione dei propri ricavi e una crescente difficoltà a mantenere l’equilibrio tra esclusività e accessibilità. Prima dell’inizio della guerra, la Russia era il quinto mercato di abbigliamento più grande in Europa e il decimo al mondo con un fatturato di 46,4 miliardi di dollari. L’Ucraina, nell’ambito dello stesso settore, valeva circa 3,5 miliardi di dollari nello stesso periodo. Anche per il 2024 i timori delle aziende del settore, connessi al mancato affievolimento del conflitto russo-ucraino, si concentrano sulla volatilità macroeconomica internazionale, l’inflazione crescente, i tassi di interesse elevati e l’incremento dei prezzi, che portano a un calo del potere d’acquisto dei consumatori. Nonostante il protrarsi del conflitto, tuttavia, quale segno di resilienza, l’Ucraina ha visto lo svolgimento dell’Ukrainian Fashion Week (UFW) nel mezzo dello scenario di guerra. L’ultima volta che si era tenuta la UFW a Kiev era il 2022, prima che la Russia invadesse la capitale e desse inizio alla guerra ancora drammaticamente in corso. Ma ora, dopo tre stagioni in cui hanno trasferito le loro passerelle a Londra, Parigi, Copenaghen o Berlino, gli stilisti ucraini sono finalmente tornati in patria per mostrare le loro collezioni alla settimana della moda svoltasi lo scorso settembre (dal 1° al 4 di settembre). A titolo esemplificativo, il marchio Bobkova, che ha sfilato a Berlino negli ultimi anni di inattività della UFW, è tornato alle proprie origini con uno spettacolo ispirato alla mitologia ucraina, in un tentativo comune dei designer di ritrovare le proprie radici e celebrare la cultura nazionale, nonostante le difficoltà operative e la perdita di forza lavoro dovuta alla guerra. Altresì il marchio ucraino Frolov ha voluto partecipare attivamen-

te alla UFW, anche in considerazione del fatto che in una delle offensive russe del luglio 2024, è stato colpito un ospedale pediatrico distante solo 500 metri dallo studio di produzione del marchio stesso.

Ma non sono solo i mercati russo ed ucraino ad essere intaccati dal conflitto, bensì anche i mercati che gravitano in quel territorio, ad esempio quello delle Repubbliche Baltiche, della Polonia, della Georgia e del Kazakistan, come sostenuto da Moira Amaranti, presidente nazionale della Calzatura di Confartigianato. Anche Antonio De Matteis, CEO di Kiton e presidente di Pitti Immagine ha espresso preoccupazione in merito al futuro del lusso Made in Italy, principalmente a causa dell’involuzione del mercato cinese e russo, fino a poco tempo fa partner economici fondamentali. Contestualmente al conflitto russo-ucraino deve tenersi in debita considerazione anche la guerra in Medio Oriente, in continua escalation, con ripercussioni non solo sulla regione, ma anche su mercati globali, come l’industria del fashion. Per analizzare l’impatto del conflitto sulle case di moda e sui rivenditori, il Business of Fashion ha intervistato esperti tra Beirut e Dubai, mercati cruciali per il fashion. Nonostante le tensioni geopolitiche – ritengono gli esperti - i mercati finanziari globali mostrano ottimismo, grazie a fattori come l’aggiustamento della produzione di petrolio e i tagli ai tassi d’interesse. Infatti, il settore della moda nella regione in discorso mantiene una certa operatività. Marchi come Elie Saab, Georges Hobeika e Zuhair Murad continuano a lavorare a Beirut, cercando di fornire un senso di normalità. Nelle città del Golfo come Dubai e Riyadh, gli eventi di moda e le operazioni commerciali proseguono senza interruzioni. Secondo un rapporto del Chalhoub Group, il mercato del lusso nel Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) ha registrato una crescita doppia rispetto alla media globale.

Dubai ha attratto individui benestanti in fuga dalle zone a rischio, incrementando il valore delle proprietà di lusso e il turismo. L’aeroporto internazionale ha registrato 44,9 milioni di passeggeri nel primo semestre del 2024, mentre la popolazione della città è aumentata da 3,2 milioni nel 2018 a quasi 3,7 milioni nel 2024. Nonostante l’ottimismo, un’ulteriore escalation del conflitto potrebbe compromettere la resilienza del mercato del fashion. Sebbene la domanda continui a crescere, un calo del turismo o problemi nelle catene di approvvigionamento – dovuti alla mancanza di materie prime, all’aumento dei costi di trasporti e incrementi di quelli produttivi - potrebbero rallentare la crescita.

6. scenari FUtUri Per il MercatO del FasHiOn neGli

Usa: UnO sGUardO d’insieMe

Le elezioni presidenziali del 2024 negli Stati Uniti avranno molto probabilmente un impatto profondo e potenzialmente duraturo sul settore della moda, a seconda di chi sarà il vincitore tra Kamala Harris e Donald Trump. Le loro politiche, ideologicamente in antitesi tra loro, potrebbero modificare il modo in cui i brand operano e affrontano questioni chiave come l’impatto ambientale, le relazioni commerciali globali e le condizioni di lavoro. La vittoria di uno o dell’altro porterà conseguenze ben precise, influenzando non solo i grandi nomi della moda ma anche il più ampio mondo del fast fashion, che ha una presenza massiccia nel mercato statunitense.

6.1. KaMala Harris: sPinta VersO la sOstenibilitÀ e

reGOlaMentaZiOne del Fast FasHiOn

Se Kamala Harris dovesse vincere le elezioni, il suo programma potrebbe portare a una trasformazione radicale per il settore della moda, con un focus specifico in materia di sostenibilità e regolamentazioni più stringenti contro il fast fashion. Harris, insieme al Partito Democratico, ha dimostrato un forte impegno nell’affrontare la crisi climatica, sostenendo leggi come il Green New Deal, che mira a ridurre drasticamente le emissioni di carbonio e incentivare l’uso di energie rinnovabili e materiali sostenibili. Applicando questi principi all’industria della moda, si potrebbero vedere cambiamenti concreti come:

• Incentivi fiscali per i brand sostenibili: il governo potrebbe fornire sgravi fiscali alle aziende che investono in materiali ecologici, come tessuti riciclati, fibre biologiche e processi produttivi a basso impatto ambientale. Marchi come Patagonia, che già abbracciano modelli di business sostenibili, potrebbero ricevere ulteriori incentivi, spingendo altre aziende a seguire l’esempio.

• Normative più severe sul fast fashion: Harris potrebbe introdurre misure per regolare il fast fashion, settore caratterizzato da una produzione rapida e massiva di abbigliamento a basso costo, spesso a discapito dell’ambiente e delle condizioni di lavoro nei Paesi in via di sviluppo. Leggi che richiedano una maggiore trasparenza nelle catene di approvvigionamento, potrebbero obbligare le aziende a rendere pubbliche le loro pratiche produttive, scoraggiando così la produzione in condizioni non etiche. Un esempio concreto potrebbe essere il rafforzamento del california Garment Worker Protection act (entrato in vigore il 1° gennaio 2022), che già impone norme più rigorose riguardo ai salari e alle condizioni di lavoro nel settore tessile della California. Questo tipo di regolamentazione, esteso a livello nazionale, limiterebbe i margini di profitto del fast fashion, che si basa su anche manodopera a basso costo.

• Tasse sulle emissioni di CO2 e promozione del “circular fashion”: una politica chiave di Harris potrebbe includere l’introduzione di tasse sulle emissioni di carbonio, colpendo particolarmente i brand che si affidano a lunghe catene di approvvigionamento internazionali, e che, quindi, contribuiscono notevolmente all’innalzamento del tasso di inquinamento. Questo favorirebbe invece la moda circolare, dove i brand sono incentivati a creare capi di abbigliamento più durevoli e riciclabili, promuovendo modelli di business basati sul riuso e sul noleggio, come fatto da aziende come Rent the Runway (piattaforma e-commerce di moda che consente agli utenti di noleggiare abbigliamento e accessori firmati, successivamente restituendoli).

DONALD TRUMP: RITORNO AL “MADE IN USA” E POSSIBILI liMiti alla sOstenibilitÀ

Se Donald Trump dovesse vincere, il suo approccio economico e protezionista potrebbe portare a un riorientamento della moda verso la produzione interna. Durante il suo precedente mandato, Trump ha promosso l’incremento della produzione manifatturiera statunitense, e questo trend potrebbe intensificarsi, soprattutto nel settore della moda. Con una sua eventuale rielezione, questi potrebbero essere gli aspetti più rilevanti per il mondo del fashion:

• Dazi su importazioni di prodotti tessili: come già accaduto durante il suo primo mandato, come visto, Trump potrebbe reintrodurre o aumentare i dazi su prodotti tessili e di abbiglia-

mento importati, colpendo in particolare i brand di fast fashion che producono gran parte dei loro capi in Paesi come la Cina e il Bangladesh. Marchi come SHEIN e H&M, che dipendono da produzioni estere a basso costo, potrebbero vedere aumentare notevolmente i costi operativi, forzandoli a riconsiderare le proprie strategie o trasferire la produzione altrove. Questo scenario potrebbe ridurre la convenienza economica del fast fashion, a favore di una maggiore produzione locale.

• Incentivi per la produzione nazionale: una vittoria di Trump potrebbe anche vedere l’introduzione di incentivi governativi per le aziende che riportano la produzione sul suolo statunitense. Marchi come American Giant, che già producono interamente negli USA, potrebbero trarre vantaggio da questo, ma il prezzo al consumatore potrebbe aumentare. Inoltre, una maggiore produzione interna, senza adeguate regolamentazioni ambientali, potrebbe comportare il rischio di minori investimenti nella sostenibilità rispetto a quanto prospettato da una presidenza Harris.

• Meno attenzione alla sostenibilità: Trump, durante il suo mandato, ha dimostrato una certa reticenza verso le politiche ambientali stringenti, ritirando gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi e alleggerendo le regolamentazioni sulle emissioni. Questo approccio potrebbe estendersi anche alla moda, con meno attenzione verso la sostenibilità e un maggiore focus sul profitto e sulla crescita interna. Aziende come Zara, che stanno adottando piani di sostenibilità, potrebbero trovare meno incentivi a perseguire tali iniziative se la regolamentazione ambientale fosse allentata.

a POcHe settiMane dal VOtO le POsiZiOni di trUMP e Harris si MOderanO: KaMala Harris rinUncia al Green neW deal. Mentre trUMP, sOstenUtO da MUsK, si cOnVerte all’aUtO elettrica

Addio al Green New Deal. Fra tutti i ripensamenti e dietrofront della Harris la politica ambientale è stata oggetto di «aggiustamenti» clamorosi.

Nel 2020 Harris prometteva di mettere fuorilegge l’estrazione di energie fossili attraverso la tecnica del fracking; voleva rendere obbligatorie le auto elettriche; abbracciando il Green New Deal fissava l’obiettivo di eliminare completamente entro dieci anni il consumo di gas petrolio carbone. Ora non c’è più nulla di tutto ciò nel suo programma elettorale, anzi la campagna Harris dice esplicitamente di aver cancellato questi tre temi.

Nel 2020 Harris annunciò che se eletta avrebbe vietato la tecnica del fracking per l’estrazione di energie fossili, seguendo la linea

della sinistra ambientalista. (è una tecnica che spruzza getti di acqua mista a solventi chimici per «separare» petrolio e gas da rocce e sabbie bituminose). Alla convention democratica di Chicago ha annunciato il dietrofront anche su questo: il fracking potrà continuare a essere utilizzato.

Sempre quando era senatrice, Harris fu co-firmataria del disegno di legge che avrebbe voluto vietare tutte le automobili con motore a combustione entro il 2040. Il suo Stato, la California, le ha già messe al bando per il 2035. Oggi la posizione ufficiale della campagna elettorale è netta: «Kamala Harris non appoggia più quella proposta di legge, né alcuna forma di obbligo di acquistare auto elettriche».

Ironia della sorte, nel frattempo chi è diventato più positivo sulle auto elettriche è Donald Trump. Da quando ha ricevuto il pieno appoggio di Elon Musk, fondatore e azionista della Tesla, il candidato repubblicano usa toni più soft. In un comizio ha detto: «Sono favorevole alle auto elettriche, devo esserlo perché Elon mi ha dato il suo endorsement. Non tutti però possono avere auto elettriche, forse saranno il 7-8% del mercato, poi c’è spazio per le ibride, e continueranno a esserci quelle a benzina. Le avremo tutte».

5 nOVeMbre 2024. VittOria di dOnald trUMP

Questo articolo è stato redatto nelle settimane antecedenti il giorno dell’elezione per delineare gli scenari delle due posizioni democratiche e repubblicane.

Ad oggi, atlas Magazine, il mondo sulle nostre spalle è in fase di stampa e possiamo annunciare la schiacciante vittoria di Donald Trump su Kamala Harris, in attesa del definitivo conteggio dei voti, tra cui anche quelli popolari e quelli relativi ai seggi della Camera e del Senato.

Possiamo senz’altro commentare a caldo come il quadriennio trumpiano di presidenza (con accanto il leader vicepresidente J. Vance, già candidato a eredi di Trump) potrebbe essere caratterizzato da:

• Protezionismo economico

• Guerra tariffaria contro gli amici (UE) e nemici (Cina)

• Guerra culturale alla ideologia woke

• Una avanzata al proibizionismo antiabortista

• Un possibile disimpegno statunitense nel mondo

• Soluzione rapida delle guerre e conflitti in corso (a favore di Putin e di Neanyahu)

• Rischio di una involuzione “autoritaria” della più grande democrazia nel del mondo?

• Un ruolo di spicco per Elon Musk nel governo statunitense

• Irrigidimento verso la immigrazione clandestina e verso qualsiasi forma non regolare e regolamentata di flussi migratori.

Queste le prime impressioni.

A sx: l’Avvocato Simone Facchinetti
In basso: lo staff dello Studio Legale Facchinetti

ViVibilitÀ sOstenibile: la tOP 3 delle cittÀ italiane

di Leonardo Tiene

la vivibilità ambientale è diventata uno dei principali criteri di valutazione per la qualità della vita nelle città italiane. Sempre più persone scelgono di vivere in luoghi che promuovono un equilibrio tra sviluppo urbano e rispetto per l’ambiente, riducendo l’inquinamento e offrendo aree verdi e infrastrutture sostenibili. Ma quali sono le città italiane più virtuose da questo punto di vista? Ogni anno, enti come Legambiente e altre associazioni ambientaliste pubblicano una classifica che misura il livello di vivibilità ambientale, analizzando parametri chiave come la qualità dell’aria, la gestione dei rifiuti, l’uso di energie rinnovabili, la mobilità sostenibile e la presenza di spazi verdi.

i ParaMetri della ViVibilitÀ aMbientale

Per comprendere i risultati delle classifiche, è importante considerare i principali parametri che definiscono la vivibilità ambientale. Ecco i più rilevanti:

1. Qualità dell’aria: misura la concentrazione di inquinanti come il PM10, il biossido di azoto (NO2) e l’ozono, che incidono direttamente sulla salute dei cittadini. Città che mantengono i livelli di questi inquinanti sotto i limiti imposti dall’OMS ottengono punteggi elevati.

2. Gestione dei rifiuti: l’efficienza del sistema di raccolta differenziata e la riduzione complessiva della produzione di rifiuti sono indicatori essenziali. Le città che puntano su riciclaggio e riduzione dei rifiuti riescono a ridurre l’impatto ambientale.

3. Mobilità sostenibile: questo parametro include la qualità del trasporto pubblico, la presenza di piste ciclabili, le iniziative per il car sharing e le infrastrutture per la mobilità elettrica. Le città che promuovono alternative all’auto privata migliorano la qualità dell’aria e riducono il traffico.

4. Presenza di aree verdi: la quantità e l’accessibilità di parchi, giardini e spazi verdi per abitante influiscono notevolmente sul benessere dei cittadini, favorendo il contatto con la natura e contribuendo a un ambiente più pulito.

5. Efficienza energetica e uso di energie rinnovabili: l’utilizzo di fonti rinnovabili e l’adozione di soluzioni per il risparmio energetico dimostrano l’impegno delle città verso la sostenibilità. Questo parametro include anche politiche di riduzione delle emissioni di CO2.

le cittÀ italiane PiÙ ViVibili Per l’aMbiente Di seguito, una panoramica delle città che, secondo le più recenti

Trento

classifiche, si distinguono per l’impegno nella vivibilità ambientale:

1. trento

Trento si posiziona da anni ai vertici delle classifiche per vivibilità ambientale. La città si distingue per la qualità dell’aria, l’alta percentuale di raccolta differenziata (oltre il 70%) e la gestione attenta degli spazi verdi, che rappresentano un importante polmone verde per i cittadini. Trento è inoltre pioniera nelle iniziative per la mobilità sostenibile, con un trasporto pubblico efficiente e piste ciclabili che coprono buona parte della città.

2. bolzano

Bolzano è un esempio di efficienza e sostenibilità, grazie a un approccio integrato che combina politiche ecologiche e sociali.

La città ha livelli di inquinamento bassi, una buona gestione dei rifiuti e una forte sensibilità verso l’energia rinnovabile. Bolzano è anche ben fornita di piste ciclabili e ha adottato misure per incentivare il car sharing e il trasporto elettrico.

3. Mantova

Mantova, nonostante le sue dimensioni contenute, dimostra un’elevata sensibilità ambientale. Con una delle percentuali di raccolta differenziata più alte in Italia, la città è anche impegnata in progetti di riqualificazione urbana volti a incrementare le aree verdi. Grazie alla collaborazione con enti locali e associazioni ambientaliste, Mantova si è guadagnata un posto tra le città italiane più virtuose per vivibilità ambientale.

Bolzano Mantova
Stampa “Dickens: A Christmas Carol.”

l’inverno è la stagione poetica per eccellenza. Cieli bianchi che promettono neve, lunghe notti gelate in cui l’alba sembra non arrivare mai, lo splendore del ghiaccio.

Il gelo e l’inerzia dei lunghi mesi invernali hanno ispirato alcuni dei componimenti più belli della poesia perché, pur nel suo silenzio coperto dalla neve e imprigionato dal ghiaccio, l’inverno è una stagione viva.

L’inverno è metafora di solitudine, di cambiamento, di una ricerca esistenziale. Il gelo è una similitudine spesso utilizzata per esprimere il dolore ma è anche un’immagine ricorrente che riflette un passaggio obbligato: il ghiaccio incatena la terra per poi sciogliersi al sole. La stagione invernale invita a un raccoglimento interiore, a una metamorfosi dell’anima, che si chiude per poi, inaspettatamente, rinascere.

Per l’espressione artistica e letteraria l’inverno, con il suo freddo mantello avvolgente, non è semplicemente una stagione, ma piuttosto un ricco terreno fertile di ispirazione. Nel corso dei secoli artisti e scrittori hanno trovato nell’inverno un potente veicolo per esplorare profondità emotive, sfumature simboliche e connessioni universali. Questa stagione, che ricopre tutto di bianco, immergendo ogni cosa nel silenzioso fruscio del vento gelido, si rivela come uno specchio dell’animo umano.

I poeti italiani come Pascoli, Montale, Saba hanno narrato l’inverno nella sua accezione più profonda, facendone un ritratto carico di inquietudine capace di riflettere l’intima riflessione sul tempo e sul destino umano.

In Notte d’inverno, Giovanni Pascoli riproduce un’atmosfera spettrale, facendosi metafora della paura più umana di tutte, quella della morte. Ogni elemento della natura ricorda all’uomo che deve vivere, con tutte le sue forze, perché presto potrebbe giungere la sua ora. La giovinezza appare ormai trascorsa e la vecchiaia si intravede all’orizzonte con i colori grigi, pallidi e sbiaditi della stagione invernale. Il suono del treno che rimbomba nell’oscurità, rappresenta un triste richiamo di morte; la lunga notte invernale riporta in vita i ricordi passati, ricordando all’anima fragile, ferita dell’uomo l’importanza di ciò che è fuggito per sempre e che non ritornerà.

Paragonare il ritmo delle stagioni alle fasi della vita umana rientra in quel sentire istintivo simbolico che è nel nostro profondo. Comunemente si identifica la nascita e la giovinezza col “fiorire” della primavera, mentre l’estate rappresenta la “pienezza dei frutti” della maturità, l’autunno l’inizio del declino delle energie vitali

e l’inverno il progredire della vecchiaia fino alla conclusione della parabola esistenziale che chiamiamo “morte”; da qui la simbologia un po’ “funerea” dell’inverno.

Ma, lasciando da parte le associazioni istintive e le immagini tradizionali dei poeti, potremmo vedere l’inverno sotto una luce diversa. Il contadino sa da sempre che la vita dell’intera annata agricola dipende dalla stagione invernale: non c’è nascita primaverile o umana senza un prodigioso periodo di gestazione. E questo è l’inverno: la vita nasce, anzi rinasce, e questa ciclicità, che è insieme continuità, costituisce la caratteristica di una stagione in realtà più carica di vita di altre. Non a caso l’anno, sia pure come scansione temporale convenzionale, si apre e si chiude con l’inverno. Il silenzioso paesaggio invernale emana il senso del mistero e dell’assoluto, di cui il nero e il bianco costituisco la rappresentazione: il nero, infatti, nel suo buio trattiene e conserva chiuso in sé ogni colore e quindi ogni energia, mentre il bianco, come pura luce, irradia e diffonde tutti colori. La dualità morte-vita è rappresentata dai due colori estremi, associati all’oltretomba ma anche alla rinascita. Giano, antica divinità italica, era rappresentato “bifronte”, cioè con due volti, uno rivolto al presente e uno al passato, come il mese di Gennaio, che da lui trae il nome.

È un particolare momento di transizione: la vita infatti non muore, ma si trasforma. La neve stende il suo mantello per proteggere i semi preziosi della vita.

Charles Dickens, maestro delle storie natalizie, ha elevato l’inverno a sfondo emozionale in molte delle sue opere, a cominciare dal suo capolavoro A Christmas Carol. Le descrizioni dettagliate della Londra innevata del 1843, il freddo pungente e le calorose scene natalizie, contribuiscono a creare un’atmosfera che va oltre il semplice sfondo: la stagione fredda diventa il palcoscenico per la trasformazione interiore dei personaggi, simboleggiando il potere rigenerante dell’inverno non solo sulla natura circostante, ma anche sulla psiche umana. Dickens, attraverso l’immortale figura del Signor Scrooge, ha delineato un viaggio spirituale che si svolge in un inverno gelido e nevoso: il paesaggio funge, così, da metafora per la fredda indifferenza iniziale di Scrooge, mentre il processo di rinascita interiore trova espressione nel riscaldamento graduale donato dal clima festivo del Natale. L’inverno diventa così metafora delle stagioni della vita, con il freddo che cede il passo al calore dell’amore e della compassione.

PianO transiZiOne 5.0

con la transizione 5.0 vengono riconosciuti crediti di imposta alle imprese italiane che nel corso del 2024 e 2025 effettueranno interventi di ristrutturazione e innovazione dai quali ci saranno riduzioni di consumi energetici prodotti da fonti rinnovabili.

Si considera una eccezione fortuita per le Partite iva alle quali raramente i nostri Dirigenti Politici pensano se non per “spremere”. È un’occasione da non perdere per efficientare gli immobili aziendali destinati alla produzione, in particolar modo i capannoni datati, gli uffici, eccetera. Unica iniziativa per l’imprenditoria a rientro “quasi” immediato. Leggi il decreto Legge 2 marzo 2024, n19.

Beneficiari

• Imprese residenti in Italia, indipendentemente dalla forma giuridica, settore, dimensione e regime fiscale. Obiettivo

• Sostenere, mediante un regime di credito d’Imposta, la transizione del sistema produttivo verso un modello di produzione efficiente sotto il profilo energetico, sostenibile e basato sulle fonti rinnovabili. requisiti

• Progetti di autoconsumo, con installazione presso la struttura produttiva, avviati tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025.

• Riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva non inferiore al 3% o dei processi interessati all’investimento non inferiore al 5%.

• Spese ammissibili:

o Impianti fotovoltaici: da 800 a 1.350 euro/kW a seconda della taglia.

o Sistemi di Stoccaggio di energia: fino a 900 euro/kWh.

o Sistemi per la produzione di energia termica utilizzata come calore di processo e alimentata tramite energia elettrica rinnovabile.

• I moduli fotovoltaici devono essere esclusivamente prodotti nell’Unione Europea con efficienza pari ad almeno il 21,5%, con spese agevolabili al 120% e 140% del loro costo.

Soggetti abilitati al rilascio delle certificazioni

• Gli Esperti in Gestione dell’Energia (EGE) certificati da organismo accreditato secondo la norma UNI CEI 11339.

• Le Energy Service Company (Esco) certificate da organismo accreditato secondo la norma UNI CEI 11352.

• Ingegneri e Periti iscritti ad albo professionali, con competenze e comprovata esperienza energetica dei processi produttivi.

risorse

• 6,3 miliardi di euro (PNRR 5.0), oltre ai 6,4 miliardi già previsti dalla legge di bilancio (risorse nazionali 4.0), per un totale di circa 13 miliardi nel biennio 2024-2025.

Fruizione dei benefici

• Credito d’imposta compensabile con il modello F24 in unica rata o in cinque rate annuali di pari importo entro il 31 dicembre 2025.

Atlas Magazine - Il mondo sulle nostre spalle via Varesche, 46 - 37010 Costermano sul Garda (VR) www.atlasmagazine.it - info@atlasmagazine.it

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