Atlas Magazine - Maggio 2025

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TEMPO E STRESS:

la gestione del tempo per menti stanche ma sveglie!

pag. 10

FUGA DI CERVELLI:

nel 2024 solo il 15% dei laureati italiani all’estero valuta il ritorno

pag. 13

OVERSHOOT DAY:

se fosse il giorno in cui finisci i soldi, lo noteresti…

pag. 15

REDAZIONE:

AT DIRECTION E IMPAGINAZIONE GRAFICA:

Martina Campanelli
Simone Facchinetti
Giuseppe Di Benedetto

Isogni son desideri

Di felicità

Nel sonno non hai pensieri

Ti esprimi con sincerità

Se hai fede chissà che un giorno… Ebbene sì. La celebre canzone del cartone animato che ci ha accompagnati da bambini e, che, ancora oggi, accompagna molti piccoli uomini e/o donne, la bellissima canzone di Cenerentola prodotto da Walt Disney, ci ha dato e continua a dare un fantastico insegnamento. I sogni sono desideri, di felicità, ma - se hai fede - e se ti impegni, possono avverarsi. Ed anche Freud nella sua L’interpretazione dei sogni ci ha donato la sua versione dei sogni: la via regia verso l’inconscio. In particolare, il filosofo e psicoanalista austriaco, considerava come il motore dei sogni sono i nostri desideri inconsci. Ecco perché durante la notte il sogno permetterebbe di esprimere desideri, che la coscienza disapprova, e che non vuole rivelare durante la veglia. Questo perché i contenuti latenti sono troppo sconvolgenti o traumatici e quindi vanno “nascosti” ad un livello di non consapevolezza.

Per Freud, riportare alla luce il significato più profondo e nascosto di un sogno rendendolo consapevole, poteva alleviare il disagio psicologico dell’individuo.

Secondo altre teorie dei sogni, questi agiscono come una sorta di terapia notturna, aiutando l’individuo a elaborare gli eventi emotivi della giornata. Il sogno. Un fenomeno psichico. Un’attività mentale che si verifica durante il sonno, e, nello specifico, legato alla fase REM del sonno - caratterizzata da intensa attività cerebrale e movimenti rapidi degli occhi sotto le palpebre -, in cui si percepiscono immagini, suoni, sensazioni e pensieri. E che si verifica circa ogni 90 minuti.

Ma poi c’è chi “sogna ad occhi aperti”, e non nella fase REM del sonno. E, per me, sono i creativi, tutti coloro che riescono ad abbandonarsi alla fantasia, con pensieri stimolanti. O coloro che SOGNANO di avverare un desiderio raggiungibile o non. Meglio se raggiungibile. Perché così puoi impegnarti al massimo e - se hai fede - arrivare alla realizzazione. Ebbene sì. I nostri desideri, i nostri sogni. Con determinazione e costanza. Con impegno e leggerezza. E, spesso, con il supporto della fortuna. Si possono realizzare. Astratti, intangibili, impalpabili. Eppure, si possono avverare. Ed in questo caso possiamo renderli vivi e raggiungibili. Se da sogno, li trasformiamo in desideri e, successivamente, in obiettivi. Sogno. Desiderio. Obiettivo. Tre differenti parole, con tre altrettanti differenti significati. Come definizione di sogno, infatti, il termine indica l’attività della mente che si svolge durante il sonno, caratterizzata da una struttura narrativa più o meno coerente e da sensazioni prevalentemente visive; il desiderio, invece, è aspirazione, impulso ad ottenere qualcosa che ci manca; infine, l’obiettivo, è definito come lo scopo di un’azione o di una iniziativa. È tangibile e concreto.

Trasformare il sogno in obiettivo, pertanto, può rendere la nostra attività mentale, i nostri desideri inconsci, realtà. La nostra capacità di realizzare i nostri sogni, trasformandoli in desideri ed infine in obiettivi, dipende, quasi sempre, però, dalla nostra determinazione e dalla capacità di adattarci alle circostanze. Sognare e desiderare di raggiungere obiettivi che rendano la nostra vita migliore è per tutti noi una spinta motivazionale fondamentale. E la speranza di raggiungere i nostri obiettivi può alimentare la determinazione e la costanza nel perseguimento dei nostri sogni. Nella trasformazione dei sogni in realtà.

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COME IL CAMBIAMENTO CLIMATICO STA TRASFORMANDO

L’AGRICOLTURA IN ITALIA E NEL MONDO

di Leonardo

Tiene

Il cambiamento climatico sta rimodellando profondamente l’agricoltura, sia in Italia che a livello globale. L’aumento delle temperature, la siccità, le precipitazioni estreme e l’alterazione delle stagioni stanno incidendo su colture, rese e territori. Di fronte a questi cambiamenti, agricoltori e istituzioni stanno sperimentando nuove strategie per garantire la sostenibilità alimentare.

IN ITALIA: DA MANGO E AVOCADO AL RITORNO DEL POMODORO SICCAGNO

Sud tropicale

Negli ultimi anni, alcune colture esotiche si sono affermate nel

Mezzogiorno italiano:

• mango, avocado, banane e frutti esotici crescono in Sicilia, Calabria e Puglia su oltre 1.200 ettari

• i cambiamenti climatici hanno reso queste aree adatte a specie tradizionalmente coltivate in America Latina o Asia.

Nord mediterraneo

La risposta al clima più caldo si nota anche al Nord:

• in Valtellina (Lombardia) oggi crescono più di 10.000 ulivi

• in Valle d’Aosta, la vite viene coltivata fino a 1.200 metri di altitudine.

Colture in difficoltà

Non mancano però i segnali di crisi:

• le pere emiliane hanno registrato un calo del 75%

• le ciliegie Ferrovia pugliesi sono diminuite del 50%

• la produzione di olio d’oliva è scesa del 23% in Puglia.

Soluzioni locali

In Sicilia si sta valorizzando il pomodoro siccagno, varietà rustica

che cresce senza irrigazione. Altri sperimentano canna da zucchero e cotone in regioni dove fino a pochi anni fa era impensabile.

Nel 2024, i danni da eventi climatici in agricoltura in Italia hanno superato i 9 miliardi di euro.

NEL MONDO: ESEMPI CONCRETI E IMPATTI SU SCALA GLOBALE

Regno Unito: raccolti anticipati

• Fragole, pesche, pomodori e peperoni maturano settimane prima.

• La “hungry gap” (in italiano, “vuoto stagionale”) primaverile si accorcia per effetto di inverni più miti.

Francia: piogge dannose

• Raccolti invernali ridotti del 30-40% nel 2024.

• Albicocchi e vigneti duramente colpiti dalle precipitazioni estreme.

Malawi: inondazioni e conflitti legali

• Il ciclone Ana del 2022 ha devastato le coltivazioni locali.

• Alcune comunità hanno avviato una causa nel Regno Unito contro aziende accusate di modificare i corsi d’acqua.

Stati Uniti: stagioni più lunghe, ma più rischi

• Le colture beneficiano di una stagione estesa, ma aumenta il fabbisogno idrico e la vulnerabilità a ondate di calore.

Argentina - grano e soia sotto stress

• La siccità ha colpito duramente le rese.

• L’aumento dei prezzi del grano è anche legato al calo produttivo

sudamericano.

Cina: minaccia alla sicurezza alimentare

• Il riso, base della dieta nazionale, potrebbe calare dell’8% entro fine secolo a causa di eventi estremi.

Australia: filiera alimentare a rischio

• Gli eventi climatici estremi stanno danneggiando ortaggi, frutta, bestiame e le economie rurali.

ADATTAMENTO, INNOVAZIONE E VISIONE

Il panorama agricolo del futuro sarà molto diverso da quello che conosciamo oggi. Non solo cambiano le colture e le stagioni, ma anche le mappe delle regioni produttive. L’agricoltura del futuro dovrà:

• sfruttare varietà resistenti alla siccità

• ridurre la dipendenza da acqua e pesticidi

• rafforzare le filiere locali

• ricevere supporto istituzionale per l’adattamento climatico.

Il cambiamento climatico non è un rischio lontano: è una realtà che sta già trasformando il cibo nei nostri piatti e il lavoro nei campi. Comprendere e affrontare questi cambiamenti è essenziale non solo per gli agricoltori, ma per tutti i cittadini, perché la sicurezza alimentare è un bene comune.

LA GESTIONE DEL TEMPO PER MENTI STANCHE MA SVEGLIE!

di Martina Campanelli

Nel mondo moderno, frenetico e iperconnesso, il tempo è diventato uno dei beni più preziosi e uno dei più difficili da gestire.

Le giornate sembrano sempre troppo corte per fare tutto quello che ci prefiggiamo e spesso ci troviamo sopraffatti dalle mille incombenze quotidiane; l’efficienza e la produttività sono diventate parole d’ordine, ma a volte, la pressione di dover fare sempre più cose in meno tempo può risultare controproducente.

L’abilità di gestire il tempo, tuttavia, non riguarda solo l’efficienza lavorativa o la produttività, ma è fondamentale per preservare il nostro benessere psicofisico; un buon equilibrio tra lavoro, vita privata e tempo per sé è la chiave per ridurre lo stress e migliorare la qualità della vita.

IL LEGAME TRA STRESS E CATTIVA GESTIONE DEL TEMPO

Il legame tra stress e cattiva gestione del tempo è forte e rilevante, poiché la difficoltà nel gestire le proprie giornate può portare a una serie di problemi psicologici e fisici, che possono influire negativamente sulla qualità della vita. Stress, ansia, affaticamento e frustrazione sono solo alcuni dei sintomi di una cattiva gestione del tempo.

Quando non sappiamo come organizzare la nostra giornata, la sensazione di essere sopraffatti cresce, portando a una continua sensazione di ansia. La paura di non riuscire a portare a termine i compiti, o di dover sacrificare la vita personale per gli impegni professionali, può minare la nostra salute mentale e fisica: la pressione costante di fare di più in meno tempo può portare a una fatica mentale e fisica che, nel tempo, si traduce in una sensa-

zione di esaurimento, ridotta motivazione e inadeguatezza.

LE CONSEGUENZE DELLO STRESS A LUNGO PERIODO

Lo stress cronico causato dalla mal gestione del tempo non ha solo effetti immediati, ma può anche portare a conseguenze a lungo termine sulla salute. Tra gli effetti più gravi ci sono:

• difficoltà nella concentrazione e nella memoria

• problemi fisici, come ipertensione, disturbi digestivi e disturbi del sonno

• depressione o ansia cronica, dovute all’incapacità di gestire il proprio carico emotivo

• burnout, una condizione di esaurimento emotivo e fisico causato dallo stress cronico e dalla frustrazione accumulata.

TECNICHE DI GESTIONE DEL TEMPO PER RIDURRE LO STRESS

La cattiva gestione del tempo si verifica quando una persona non riesce a organizzare adeguatamente le proprie attività, causando confusione, sovraccarico e ritardi. Spesso questo accade quando non si stabiliscono priorità chiare, quando si lascia che le interruzioni esterne (come le notifiche sui social media) abbiano il sopravvento o quando si tende a procrastinare, accumulando compiti e creando un senso di impotenza.

In altre parole, la mal gestione del tempo porta a disorganizzazione, sia a livello lavorativo che personale, creando una sensazione di perdita di controllo.

Esistono diverse tecniche e strategie che possiamo adottare per gestire meglio il nostro tempo e ridurre lo stress. Ecco alcune del-

1. PRIORITIZZAZIONE DELLE ATTIVITà

Un passo fondamentale nella gestione del tempo è imparare a distinguere tra ciò che è urgente e ciò che è importante. Una tecnica utile in questo senso è la matrice di Eisenhower, che divide le attività in quattro categorie:

• importante e urgente: compiti da fare subito

• importante ma non urgente: compiti che possono essere programmati, ma che richiedono attenzione

• non importante ma urgente: attività che possono essere delegate o ridotte al minimo

• non importante e non urgente: attività da eliminare o evitare.

Questa distinzione aiuta a concentrarsi su ciò che veramente conta, evitando il multitasking che spesso riduce l’efficacia e aumenta il senso di frustrazione.

2. TECNICA DEL POMODORO

La “tecnica del pomodoro” è una strategia di gestione del tempo che prevede sessioni di lavoro concentrate di 25 minuti, seguite da una breve pausa di 5 minuti. Dopo quattro sessioni di lavoro, è consigliabile fare una pausa più lunga di 15-30 minuti. Questo metodo aiuta a mantenere alta la concentrazione e a prevenire l’affaticamento mentale, migliorando al contempo la produttività e riducendo la sensazione di sovraccarico.

3. CREAZIONE DI TO-DO LIST

Un’altra tecnica fondamentale è la creazione di una to-do list (lista delle cose da fare): scrivere le attività da completare durante la giornata aiuta a visualizzare e organizzare i compiti in modo ordinato. La soddisfazione derivante dal completamento di ogni attività può anche agire come un rinforzo positivo, riducendo lo stress e aumentando la motivazione.

4. DELEGARE E DIRE NO

Una delle principali cause di stress è l’incapacità di dire no. Prendersi troppo lavoro o accettare ogni richiesta esterna può generare un sovraccarico mentale. Imparare a delegare e a rifiutare compiti che non sono fondamentali permette di concentrarsi su ciò che davvero conta, mantenendo il controllo sulla propria agenda.

5. PIANIFICAZIONE E ROUTINE

Pianificare la giornata in anticipo e stabilire una routine aiuta a ridurre l’incertezza e a creare un senso di controllo. La pianificazione, sebbene debba essere flessibile, aiuta a stabilire degli obiettivi chiari, facilitando l’orientamento nella giornata ed evitando la frustrazione legata all’incapacità di completare le attività.

6. IL DIGITAL DETOX

In un mondo sempre più connesso, è fondamentale disconnettersi regolarmente dalla tecnologia. Il digital detox, ovvero la pratica di ridurre l’uso di dispositivi elettronici, specialmente prima di dormire, può contribuire a migliorare la qualità del sonno e ridurre lo stress. Un uso più consapevole della tecnologia può permetterci di essere più presenti nelle attività quotidiane e di

vivere con maggiore serenità.

IL RUOLO DEL TEMPO PER SÉ: PRENDERSI PAUSA PER PREVENIRE LO STRESS

La gestione del tempo non riguarda solo il lavoro. È essenziale riservare del tempo anche per il benessere personale; dedica ogni giorno una parte della giornata a te stesso, che si tratti di lettura, attività fisica o semplicemente di tempo per stare con la famiglia o con gli amici.

Il concetto di “tempo di qualità” è essenziale per il benessere. Non basta essere occupati, è fondamentale che il tempo libero sia utilizzato in modo significativo e rigenerante: questo non solo aiuta a ridurre lo stress, ma permette anche di ricaricare le energie per affrontare meglio le sfide quotidiane.

CONCLUSIONE

Gestire il tempo non significa solo fare più cose in meno tempo, ma imparare a equilibrare le varie sfere della propria vita; quando impariamo a gestire il nostro tempo in modo efficace, non solo miglioriamo la nostra produttività, ma ci prendiamo anche cura della nostra salute mentale e fisica. In questo modo, la gestione del tempo diventa uno strumento essenziale per il nostro benessere e una vera e propria prevenzione dello stress.

Adottare una pianificazione consapevole, eliminare le distrazioni inutili, delegare quando possibile e dedicare del tempo al riposo e alla cura di sé sono le chiavi per vivere una vita più sana, equilibrata e soddisfacente.

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FUGA DI CERVELLI: NEL 2024 SOLO IL 15% DEI LAUREATI ITALIANI

ALL’ESTERO VALUTA IL RITORNO di Leonardo Tiene

Il fenomeno della “fuga di cervelli” continua a rappresentare una sfida significativa per l’Italia. Nel 2024, i dati evidenziano una ripresa dell’emigrazione giovanile e un calo nei rientri, nonostante gli sforzi per incentivare il ritorno dei talenti.

Emigrazione in aumento, rientri in calo

In un articolo de La Stampa, secondo la Fondazione Nord Est, tra il 2022 e il 2023, circa 100.000 giovani italiani hanno lasciato il Paese, mentre solo poco più di 37.000 sono rientrati. Nel periodo 2011-2023, il saldo migratorio dei 18-34enni è negativo per 377.000 unità. La Lombardia è la regione con il saldo peggiore nel 2023 (-5.760), seguita dal Veneto (-3.759).

Il Rapporto Italiani nel Mondo 2024 della Fondazione Migrantes (ANSA) segnala un “collasso” nei rientri dei giovani, attribuito alla riduzione delle agevolazioni fiscali per i lavoratori impatriati. Le modifiche normative hanno reso meno conveniente il ritorno, soprattutto per la fascia 30-40 anni, scoraggiando il rientro di giovani famiglie.

Motivazioni economiche e professionali

Le principali motivazioni che spingono i giovani a emigrare includono:

• offerte di lavoro interessanti: 32%

• mancanza di opportunità in Italia: 27,4%

• retribuzioni più elevate: all’estero, i laureati di secondo livello percepiscono in media 2.174 euro netti mensili, il 56,1% in più rispetto ai 1.393 euro in Italia. Dopo cinque anni, il divario aumenta a +58,7%.

Inoltre, il 41,3% dei laureati che lavorano all’estero da un anno ottiene un contratto a tempo indeterminato, percentuale che sale

al 52,1% dopo cinque anni.

Prospettive di rientro

Il Rapporto AlmaLaurea 2024 rivela che solo il 15,1% dei laureati italiani all’estero considera molto probabile un ritorno in Italia. Il 38,4% lo giudica “improbabile” e il 30,5% “poco probabile”, mentre il 14,7% non esprime un giudizio.

Le principali ragioni per non tornare includono la mancanza di opportunità lavorative simili in Italia, stipendi inferiori e una percezione di minore meritocrazia.

“Bella ma non ci vivrei”

Il 2024 conferma la difficoltà dell’Italia nel trattenere e attrarre giovani talenti. La riduzione delle agevolazioni fiscali ha ulteriormente scoraggiato i rientri, mentre le condizioni economiche e professionali all’estero continuano a essere più vantaggiose. Affrontare la fuga di cervelli richiede politiche integrate che migliorino le opportunità lavorative, le condizioni salariali e la qualità della vita per i giovani professionisti in Italia.

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LE FRONTIERE DELLA RICERCA MEDICA NEL 2025 di Leonardo Tiene

TERAPIE GENICHE, INTELLIGENZA ARTIFICIALE E MEDICINA PERSONALIZZATA

Il 2025 si preannuncia come un anno ricco di innovazioni nel campo della medicina, con progressi significativi in diverse aree chiave. Dalle terapie geniche all’intelligenza artificiale applicata alla medicina personalizzata, ecco un panorama delle principali novità.

TERAPIE GENICHE E CELLULARI: NUOVE SPERANZE PER MALATTIE COMPLESSE

• Anemia falciforme

Il trial clinico BEACON sta testando una terapia genica basata sul “base editing” per correggere la mutazione responsabile dell’anemia falciforme. Si tratta di una tecnica in grado di modificare direttamente il DNA delle cellule staminali ematopoietiche, con l’obiettivo di offrire una cura definitiva.

• Tumore alla prostata

Il radiofarmaco Lutetium-177 è oggetto di uno studio su oltre

1.100 pazienti, volto a valutare la sua efficacia contro il tumore alla prostata metastatico nelle fasi iniziali. Questo trattamento utilizza radiazioni mirate che colpiscono selettivamente le cellule tumorali, risparmiando i tessuti sani.

• Malattie neurodegenerative rare

Sono in corso sperimentazioni con terapie a base di oligonucle-

otidi per patologie rare del sistema nervoso, come le malattie da prioni. Si tratta di un settore finora privo di cure efficaci.

SALUTE MENTALE: CANNABIDIOLO E TECNOLOGIE DIGITALI

• Schizofrenia e psicosi

Il progetto STEP studia l’uso del cannabidiolo (CBD), un composto non psicoattivo derivato dalla cannabis, per trattare i sintomi psicotici della schizofrenia. Lo studio, condotto in 11 Paesi su circa 1.000 partecipanti, potrebbe offrire un’alternativa agli antipsicotici tradizionali.

• Prevenzione tra adolescenti

In fase di sperimentazione ci sono app e chatbot basati su intelligenza artificiale, pensati per prevenire comportamenti violenti e supportare il benessere psicologico degli adolescenti, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E MEDICINA PERSONALIZZATA

• Progetto Omnia (Italia)

L’Università di Padova ha avviato un progetto pilota basato su intelligenza artificiale generativa per l’elaborazione di dati clinici e genetici dei pazienti. L’obiettivo è fornire diagnosi più rapide e trattamenti su misura.

• Terapie digitali (DTx)

Secondo l’Osservatorio Life Science Innovation del Politecnico di

GRATITUDINE PER FAR CRESCERE AL MEGLIO I NOSTRI BAMBINI di Debora Bizzi

La gratitudine protegge gli adolescenti dalla depressione. La gratitudine. Quel sentimento di affetto e ringraziamento verso chi ci ha fatto del bene. In ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare. Intesa nel senso più ampio del termine e non solo come gratitudine verso qualcuno, ma piuttosto come capacità di riconoscere le cose buone del mondo e della propria vita. Apprezzamento di ciò che per noi è prezioso e significativo. La gratitudine rappresenta una virtù morale. Ed è stata studiata per diversi anni dalla psicologia e non solo. È un sentimento profondo, che può trasformare positivamente la nostra vita. In psicologia, è un atteggiamento mentale che ci aiuta ad essere consapevoli e riconoscenti per le cose belle della nostra vita. Coltivare la gratitudine, ci rende più consapevoli della nostra felicità. Ci spinge a fermarci, riflettere e ringraziare. Ed apporta numerosi benefici per il nostro benessere psicologico ed emotivo, in quanto - diversi studi hanno dimostrato che:

• riduce stress, ansia e tristezza, donandoci una maggiore serenità interiore

• aumenta l’autostima, poiché ci rende consapevoli delle nostre risorse e delle cose buone che siamo in grado di fare sia per noi stessi sia per gli altri

• ci aiuta a sentirci più felici, incrementando emozioni ed energie positive.

Coinvolge cuore e mente. E molte sono state le ricerche ad essa associate. Anche nel campo delle neuroscienze, è stato dimostrato che i benefici della gratitudine hanno un impatto sul nostro cervello. In particolare, alcuni studi hanno dimostrato che a livello cerebrale i giudizi morali che coinvolgono i sentimenti di gratitudine modificano i livelli di dopamina e serotonina che sono i due principali neurotrasmettitori responsabili delle emozioni. Pratica-

re la gratitudine migliora la vita di tutti gli individui. E più recentemente è stato dimostrato come la gratitudine protegge gli adolescenti dalla depressione. La ricerca, pubblicata su The Journal of Positive Psychology, ha coinvolto studenti delle scuole medie in Cina e, in particolare, gli studiosi hanno seguito per due anni più di 500 studenti. Così, è stato dimostrato come praticare la gratitudine in questi adolescenti abbia effetti sulla depressione e sull’autostima dei giovani. Difatti, gli adolescenti che col tempo diventano più grati hanno meno probabilità di soffrire di depressione, soprattutto quando la gratitudine aumenta la loro autostima. Lo studio ha anche scoperto che la gratitudine è legata a livelli più bassi di depressione.

La ricerca sottolinea che la gratitudine, connessa a un aumento dell’autostima, funge da “antidepressivo” naturale per i più giovani. L’autostima, infatti, risulta essere un sentimento chiave per essere più felici e coltivare la gratitudine aiuta ad avere maggiore fiducia in se stessi. Nello specifico, «dallo studio sono emersi quattro gruppi: il 36% degli studenti ha mostrato bassi livelli di gratitudine durante entrambi gli anni analizzati; il 30% circa ha iniziato con alti livelli di gratitudine che hanno continuato ad aumentare leggermente nel tempo; il 24% è partito da alti livelli di gratitudine che sono però diminuiti nel tempo; l’11%, infine, è passato dall’essere poco grato ad esserlo di più alla fine del ciclo scolastico. Il risultato? I ragazzi che avevano riferito di sentirsi molto grati alla fine dello studio – a prescindere che lo fossero dall’inizio o che lo fossero diventati col tempo – erano risultati essere meno depressi. Al contrario, gli studenti la cui gratitudine era diminuita nel tempo o che erano sempre stati poco grati sono risultati essere più depressi.»1

1 https://www.focus.it/comportamento/psicologia/la-gratitudine-protegge-gli-adolescenti-dalla-depressione

SINERGIE: POMPA DI CALORE ED IMPIANTO FOTOVOLTAICO.

EFFICIENZA E CONSUMI

L’integrazione tra pompe di calore e impianti fotovoltaici, evidenzia come questa combinazione ottimizzi l’efficienza energetica, riduca i costi di gestione e l’impatto ambientale. Scopriremo come funziona questa sinergia e quali sono le principali considerazioni da tenere a mente nella gestione dell’immobile. Negli ultimi anni, l’integrazione delle Pompe di Calore (PdC) con i sistemi fotovoltaici ha suscitato un interesse sempre più crescente nel campo dell’efficientamento energetico e della riqualificazione degli immobili.

LA COMBINAZIONE DI POMPA DI CALORE E FOTOVOLTAICO

La necessità di investire, insieme all’attenzione verso l’utilizzo delle risorse naturali e l’adozione delle fonti rinnovabili, sta profondamente cambiando la nostra concezione degli impianti. Questa transizione verso un ambiente più sostenibile (senza desertificare l’economia individuale) è stimolata da una crescente consapevolezza riguardo ai cambiamenti climatici e dalla reale necessità di ridurre i costi di energia domestica. Da questo ai bonus fiscali per l’efficientamento energetico. L’innovazione nel settore energetico ha trasformato radicalmente il nostro approccio al riscaldamento e al raffreddamento delle abitazioni. Tra i progressi più rilevanti, spicca certamente l’integrazione delle pompe di calore con gli impianti fotovoltaici, un abbinamento che offre vantaggi notevoli in termini di efficienza energetica, risparmio sui costi e riduzione dell’impatto ambientale.

La combinazione di pompa di calore e fotovoltaico ha guadagnato negli anni sempre più consensi tra gli italiani.

Qui analizzeremo i pro dell’uso combinato della pompa di calore e dell’impianto fotovoltaico, esaminando le implicazioni pratiche di questa tecnologia.

Forse non più tanto innovativa, ma certamente ancora molto utilizzata perché ha raggiunto ormai un livello di maturità tale da garantire un’altissima resa costi-benefici e tempi di rientro dell’investimento sufficientemente brevi. Scopriremo come funziona questa sinergia e quali sono le principali considerazioni da tenere a mente sia durante la progettazione che nella gestione dell’immobile.

A differenza delle caldaie tradizionali alimentate da combustibili fossili, le PdC inquinano meno poiché non bruciano combustibili, ma sfruttano l’elettricità per trasferire il calore. Questo le rende significativamente più efficienti dal punto di vista energetico e decisamente più ecologiche, grazie appunto all’assenza totale di emissioni.

Le pompe di calore possono sfruttare diverse fonti di calore ambientale, tra cui l’aria, il terreno e le acque sotterranee. Queste fonti di calore sono disponibili gratuitamente e in quantità illimitata, ma la loro temperatura iniziale è troppo bassa per essere utilizzata direttamente per il riscaldamento degli ambienti.

LE TIPOLOGIE DI POMPE DI CALORE

• PdC aria-acqua: questa tipologia è adatta sia per il riscaldamento che per il raffrescamento. Il sistema scambia calore con l’aria esterna, trasferendolo a un fluido più caldo, come l’acqua sanitaria o quella utilizzata nell’impianto di riscaldamento.

PILLOLE DELL’AVVOCATO

QUANTIFICAZIONE DELL’ASSEGNO DI MANTENIMENTO VERSO I FIGLI:

QUALI ASPETTI VALUTA IL GIUDICE?

dell’Avv. Simone Facchinetti

Nel panorama legislativo nazionale, l’assegno di mantenimento per i figli (minori o maggiori non economicamente indipendenti), in caso di separazione, divorzio o filiazione naturale, è un tema legato alla tutela del minore. Difatti, è posto a carico di ciascun genitore, separatamente, l’onere di prendersi cura e farsi carico delle spese dei figli, di cui all’art. 147 e 315-bis cc, nonché sotto il profilo penale, dall’art. 570 e 570-bis cp inerenti alla violazione degli obblighi di assistenza familiare. L’importo dell’assegno non è fisso, ma viene determinato tenendo conto di diversi fattori.

In primo luogo, le esigenze del minore fungono da parametro orientativo sulla base del quale stabilire l’importo per il mantenimento. In particolare, si considerano le necessità del minore, come l’istruzione, la salute, le attività extrascolastiche e altre necessità quotidiane.

Secondariamente, il giudice chiamato a valutare il quantum è tenuto a considerare l’effettivo tempo di permanenza presso ciascun genitore. In alcuni casi, la quantità di tempo che ciascun genitore trascorre con il figlio non è paritaria e ciò può influenzare l’assegno. Questo in virtù del fatto che la previsione di un assegno di mantenimento a favore del minore da erogare all’altro genitore è un diritto del genitore collocatario che, oltre a tutelare il minore, è volto a fornire a questi un supporto economico per far fronte alle esigenze quotidiane del minore che trascorre presso di questi la maggior parte del tempo. In altre parole, tale istituto è, in qualche modo, volto a compensare il costo impiegato dal genitore collocatario per la cura quotidiana del minore, rispetto a quanto sostenuto dall’altro genitore, in ragione della disparità di permanenza presso ciascuno di essi. Sulla scorta di quanto disposto dal legislatore, la Suprema Corte stabilisce come: “Nel caso in cui i tempi di permanenza del minore presso

ciascun genitore non siano coincidenti, il loro assetto concorre ad influire sulla decisione di prevedere che il genitore con minori tempi di frequentazione versi all’altro un assegno per concorrere al mantenimento dei figli.” (Cass. civ. sez. I, 14/11/2023, n. 31720).

Sotto altro profilo, appare opportuno rilevare quanto disposto dall’art. 337-ter co. 4 c.c. in tema di mantenimento dei figli, da valutarsi alla luce del principio di proporzionalità. L’art. 337-ter co.4 stabilisce che “salvo accordi diversi liberamente sottoscritti dalle parti, ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito”. Pertanto, ai fini dell’individuazione dell’assegno di mantenimento è fondamentale la comparazione dei redditi dei genitori per determinare la capacità contributiva di ciascuno, in modo tale da consentire di determinare una quota equa e proporzionata alla capacità economica. Tale posizione è stata di recente confermata dalla sentenza della Corte di Cassazione 6 febbraio 2025, n. 2941, nella quale i giudici ermellini rilevano che “nel quantificare l’ammontare del contributo dovuto dal genitore non collocatario per il mantenimento del figlio, […] deve osservarsi il principio di proporzionalità, che, nei rapporti interni richiede una valutazione comparata dei redditi”

Tuttavia, non si tratta solo di un semplice calcolo: vengono valutati anche altri elementi, oltre i predetti, come le spese straordinarie per il benessere del minore.

In riferimento a tale aspetto, si richiama il granitico orientamento della Suprema Corte, sancito sin dalla Sentenza n. 19042/2003, il quale ha affermato il principio secondo cui la quantificazione dell’assegno di mantenimento deve tener conto delle condizioni di fatto che determinano la capacità lavorativa dei coniugi, non solo a livello teorico o sulla base dei documenti pro-

TRA PAGINE E SECOLI: IL LAVORO NELLE PENNE DEI GRANDI AUTORI

Il 1° Maggio, conosciuto come Festa dei Lavoratori, è una giornata simbolica che nasce per ricordare le lotte operaie per i diritti e la dignità sul lavoro, da sempre una delle dimensioni fondamentali dell’esistenza umana in quanto non soltanto un mezzo per garantirsi la sopravvivenza materiale ma anche un’attività che dà senso, struttura e nobiltà alla vita delle persone.

In questa occasione è interessante osservare come anche la letteratura abbia raccontato, in modi diversi, il lavoro umano: la sua fatica, le sue ingiustizie, ma anche la sua bellezza e necessità. Attraverso i secoli, infatti, la letteratura ha rappresentato il lavoro come elemento centrale della vita umana, capace di esprimere fatica, sofferenza ma anche orgoglio, dignità e libertà. Il lavoro è una delle esperienze fondamentali della vita umana e la letteratura, da sempre specchio dell’uomo e della società ci ha offerto un percorso ricco e variegato sul suo significato, interpretato in modi molto diversi, a seconda dell’epoca, della cultura e della visione del mondo.

Il nostro excursus prende inizio con la letteratura classica greca e latina nella quale il lavoro manuale era spesso considerato un’attività necessaria ma inferiore.

Nella letteratura latina troviamo una visione ambivalente: Virgilio, nelle Georgiche, celebra il lavoro dei campi come simbolo di pace, fatica e civiltà, mentre Seneca sposta il concetto di lavoro verso un piano interiore e spirituale, legato alla filosofia e alla cura dell’anima.

I poemi omerici, Iliade e Odissea, non sono opere incentrate sul lavoro, ma riflettono profondamente la struttura sociale, i valori e le attività quotidiane della civiltà micenea e della Grecia arcaica; analizzando con attenzione questi testi, emerge una visione del lavoro articolata e significativa, che coinvolge sia le classi elevate che quelle umili.

Per i protagonisti della classe aristocratica, il “lavoro” principale è la guerra. Gli eroi come Achille, Ettore e Ulisse trovano nella battaglia il loro scopo, la via per raggiungere la gloria eterna; questo tipo di attività non viene considerata un lavoro nel senso moderno, ma una missione nobile, legata all’onore personale e familiare.

Tuttavia, l’Iliade presenta anche riflessioni più profonde: Achille, nel libro IX, afferma che preferirebbe vivere come un contadino senza gloria piuttosto che morire giovane in guerra. Questa affermazione rappresenta un raro momento di messa in discussione del valore del lavoro eroico, suggerendo che la vita semplice, legata alla terra e al lavoro quotidiano, può essere più desiderabile della gloria.

Nel mondo omerico, il lavoro agricolo è svolto principalmente da servi o persone di basso rango; sebbene non idealizzato, il lavoro dei campi è descritto con rispetto e visto come essenziale per la sopravvivenza. Nell’Odissea, ad esempio, Ulisse incontra Eumeo, l’allevatore di maiali, che incarna i valori della lealtà, laboriosità e onestà; egli è una figura positiva, nonostante la sua condizione servile.

L’agricoltura, l’allevamento e la pesca sono attività presenti e spesso descritte nei poemi, a testimonianza di una società in cui il lavoro rurale aveva un ruolo fondamentale, anche se socialmente

inferiore rispetto alle attività eroiche.

Un ruolo centrale è svolto dal lavoro femminile, in particolare la tessitura: le donne nei poemi sono spesso descritte mentre filano, tessono, cuciono. Un esempio celebre è Penelope, che inganna i Proci con l’espediente del telaio: promette di sposarsi solo dopo aver finito una tela, che però disfa ogni notte. La tessitura è vista non solo come lavoro domestico, ma anche come simbolo di intelligenza, virtù e resistenza.

In questa visione omerica si intravedono già i primi passi di una riflessione sul valore del lavoro umano, che sarà sviluppata pienamente solo nei secoli successivi.

Con il Medioevo ed il cristianesimo, il lavoro acquista un nuovo valore: non è più solo fatica o punizione, ma un modo per servire Dio e vivere in armonia con la comunità. Nella regola benedettina, ad esempio, il motto “Ora et labora” unisce lavoro e spiritualità.

Anche nella letteratura medievale, pur se spesso dominata da temi religiosi e cavallereschi, il lavoro entra come parte dell’ordine divino; pensiamo a Dante che nella Divina Commedia assegna alle anime dannate punizioni legate al loro lavoro (o al cattivo uso del potere e delle ricchezze), mostrando una visione etica e morale dell’attività umana.

Per Dante, il lavoro è parte essenziale della vita terrena: è dovere, responsabilità, ma anche occasione di crescita morale. Se svolto con giustizia e nel rispetto dell’ordine divino, il lavoro diventa strumento di salvezza mentre se usato per fini egoistici o disonesti, diventa causa di perdizione.

Nel Paradiso, Dante esprime una visione positiva del lavoro umano, visto come collaborazione all’armonia dell’universo voluta da Dio. Ogni uomo ha un proprio “ufficio” (compito, ruolo) nella società, che deve svolgere con giustizia e responsabilità. Secondo il poeta, la vita civile e il lavoro che la sostiene non sono solo necessità materiali ma espressioni del disegno divino. Ogni mestiere, se svolto con rettitudine, ha dignità: l’arte del fabbro come quella del giudice, il contadino come il re.

Nel Purgatorio, Dante incontra numerose anime che in vita hanno lavorato e lottato, e che ora si purificano per poter giungere a Dio; il lavoro è visto anche come espiazione e redenzione, come accade ad esempio nei canti in cui si parla dei governanti che hanno male amministrato i propri compiti.

Nel canto XVI del Purgatorio, Marco Lombardo discute con Dante della corruzione politica e della crisi dei valori civili, che riguarda anche il modo in cui gli uomini vivono e interpretano il loro ruolo lavorativo e sociale: quando il lavoro perde la sua funzione etica e civile, nasce il disordine.

Nell’Inferno, Dante condanna chi ha usato il lavoro per fini malvagi, legati all’inganno, all’avidità o alla frode. I barattieri, gli usurai, i falsari e i consiglieri fraudolenti sono anime che hanno tradito la funzione del proprio mestiere e il patto sociale.

Con l’arrivo della Rivoluzione industriale dell’età moderna, il lavoro diventa protagonista della trasformazione sociale; la letteratura dell’Ottocento, soprattutto quella realista e verista, racconta con forza le condizioni dure del lavoro operaio e contadino.

Giovanni Verga è uno degli autori italiani che più intensamente ha raccontato il lavoro nella sua forma più dura, concreta e, spesso, drammatica. La sua opera offre una rappresentazione realistica del lavoro come fatica quotidiana, lotta per la sopravvivenza e, allo stesso tempo, valore centrale nella vita degli uomini e delle donne del popolo.

Nel romanzo I Malavoglia (1881) il lavoro è il fulcro della vita della famiglia Toscano. I Malavoglia vivono di pesca, in una continua lotta contro il mare, la povertà e la sfortuna. Il lavoro è visto come valore assoluto, legato all’onestà, alla tradizione e al rispetto del ruolo sociale.

Il patriarca Padron ’Ntoni incarna questa visione: per lui, il lavoro è sacrificio, ma anche ordine e dignità. Tuttavia, quando la famiglia tenta di “salire di grado”, comprando a credito un carico di lupini per migliorare le proprie condizioni, viene travolta da una serie di disgrazie. Verga mostra così la crudezza del reale: il lavoro non garantisce riscatto, anzi, chi cerca di cambiare la propria condizione sociale viene punito.

La visione dell’autore è pessimista e determinista: l’individuo non può sfuggire al proprio destino sociale, e ogni tentativo di cambiamento porta alla rovina.

Tuttavia, nel racconto del lavoro si legge anche un profondo rispetto per la forza morale dei suoi personaggi: sono poveri, ignoranti, ma non per questo meno “grandi” nella loro capacità di affrontare il dolore e la fatica.

Con Manzoni ne I Promessi Sposi, invece il lavoro è spesso legato alla moralità. Il sarto, l’umile contadino, e in particolare il personaggio di Renzo, trovano nel lavoro una via per vivere onestamente e con dignità. Dopo tante disavventure, Renzo si trasferisce a Bergamo, dove lavora duramente e costruisce una nuova vita: qui il lavoro è redenzione e stabilità. Il lavoro, in questo contesto, è valore morale, mezzo di redenzione e fondamento della convivenza civile. Manzoni lo presenta come simbolo di onestà, perseveranza e stabilità.

Con l’Illuminismo e l’età borghese, il lavoro comincia a essere visto come motore del progresso individuale e collettivo. Lo sottolinea Voltaire nel Candido, dove conclude con la celebre esortazione: “Bisogna coltivare il nostro giardino”, simbolo di un lavoro sobrio, concreto, che salva dalla speculazione astratta.

Ma è nell’Ottocento, con la Rivoluzione industriale, che il lavoro entra prepotentemente nella narrativa come oggetto di riflessione sociale: grandi scrittori come Charles Dickens, in “Tempi difficili”, e Victor Hugo, ne “I miserabili”, denunciano le condizioni disumane della classe operaia. Il lavoro, in queste opere, è sia fonte di sofferenza che opportunità di redenzione morale. In Francia, Émile Zola, nel suo capolavoro Germinal, offre una rappresentazione cruda e potente della vita dei minatori; il lavoro è qui una forma estrema di sfruttamento, ma anche il terreno in cui germoglia una nuova coscienza di classe e la speranza di cambiamento. Il titolo stesso, “Germinal”, richiama la primavera e la possibilità di rinascita sociale.

Arriviamo alla fine del nostro excursus con il ‘900, ponendo l’at-

tenzione sul lavoro come raccontato da Primo Levi. Il lavoro, per questo autore, ha un ruolo centrale e profondamente simbolico: per lui, che è chimico, scrittore, testimone della Shoah, il lavoro è molto più di un’attività produttiva ma è un luogo morale, un atto di resistenza, uno strumento per dare senso al mondo. In un’epoca in cui il lavoro è spesso vissuto come fatica o alienazione, la sua visione rappresenta una prospettiva etica, scientifica e umana insieme.

In “Se questo è un uomo” (1947), il libro in cui racconta la sua deportazione ad Auschwitz, nei lager, il lavoro non è più un’attività nobile o utile ma uno strumento di annientamento, di cancellazione dell’identità.

I prigionieri sono costretti a compiere lavori assurdi, ripetitivi, spesso inutili, con il solo scopo di spezzare corpo e spirito. Il lavoro forzato nei campi di concentramento diventa così negazione dell’umano.

Eppure, anche in quel contesto disumano, Levi riesce a trovare nel lavoro una fragile ancora di salvezza; quando ottiene un incarico come aiuto-chimico in un laboratorio del campo, può finalmente usare le sue competenze, tornare a pensare, a essere persona.

Per Primo Levi, il lavoro è quindi parte essenziale dell’identità umana: quando è libero, competente, onesto, esso eleva, salva, definisce mentre quando è costrizione, umiliazione, violenza, diventa strumento di annientamento.

Conclusione

Il lavoro, in letteratura, è molto più che un semplice tema: è una lente attraverso cui osservare l’evoluzione della società, i rapporti di potere, le trasformazioni dell’identità umana. Che sia celebrato, condannato o abbandonato, resta un elemento centrale per capire chi siamo.

Le grandi opere letterarie, dai poemi epici di Dante e Omero alle opere veriste di Verga e ai romanzi moderni di Levi, ci ricordano che il lavoro è parte fondamentale dell’identità umana e che la sua dignità deve essere sempre tutelata. Esse non solo raccontano il lavoro, ma ci invitano a riflettere sul suo significato, sulla sua centralità e sull’importanza di una giustizia sociale che possa garantire a ogni lavoratore la dignità che merita.

Leggere questi autori significa non solo ricordare il passato, ma anche interrogarsi sul presente: che valore ha oggi il lavoro? È ancora fonte di dignità e realizzazione?

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