Emmaus e Avvenire. 21 giugno 2022

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Inserto mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia A cura della redazione EMMETV Via Cincinelli, 4 - 62100 Macerata

Don Felice Molino: dal Kenya una voce missionaria

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Inserto di

Macerata-Loreto: il pellegrinaggio è tornato per strada a pagina 2

Martedì, 21 giugno 2022

FAMIGLIE

Campo diocesano dal 14 al 21 agosto a Cavareno in Val di Non (Trento)

U na settimana di convivenza, riflessione e vacanza sul tema “Gesù abita nella nostra famiglia” proposta a prezzo modico alle famiglie giovani (e non solo) che vogliono trascorrere il Ferragosto in serenità e buona compagnia godendo della frescura offerta dai mille metri di una splendida vallata dolomitica. Un’occasione per ridare ossigeno ai polmoni e soprattutto al cuore, recuperando i valori profondi che cementano l’esperienza di coppia e la vita di famiglia. Per informazioni rivolgersi a Francesco (340.3304141), Giada (347.2977131), don Egidio (347.2465443) o scrivere a famiglia@diocesimacerata.it.

Scuola: un anno con tanti bilanci, guardando avanti

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Incontro di bilancio dell’ascolto sinodale vissuto in diocesi durante quest’anno

Persone di misericordia

DI NAZZARENO MARCONI *

Nel pomeriggio del 2 giugno con i componenti dei Consigli pastorali di Unità Pastorale ed i rappresentanti delle Aggregazioni laicali –oltre 150 presenze – abbiamo vissuto un ulteriore e significativo passo del cammino sinodale a livello diocesano. Il pomeriggio è stato dedicato infatti a un tempo di confronto e condivisione sulla Sintesi dell’ascolto sinodale vissuto in questo anno. Il Gruppo di Coordinamento diocesano guidato dal vescovo ha presentato questa Sintesi, elaborata secondo i 10 quesiti sinodali, offrendo uno sguardo condiviso sull’oggi della nostra Chiesa diocesana in riferimento al tema del camminare insieme, del condividere le responsabilità, del celebrare ed educare alla fede. La sintesi ha poi raccolto significativi spunti progettuali emersi durante l’ascolto, sui quali soprattutto ci si è concentrati lavorando per gruppi durante la seconda parte del pomeriggio. Stanno consolidandosi così delle convinzioni e delle suggestioni che saranno preziose per questo tempo di ripartenza pastorale dopo la pandemia. È emersa una Chiesa diocesana capace e desiderosa di crescere in un ascolto aperto e attento, sia al suo interno che verso le esigenze sempre più complesse della società che ci circonda. Una Chiesa cosciente delle difficoltà, ma non spaventata, né tantomeno arresa. Le nostre parrocchie e ancor più le Unità Pastorali hanno la capacità e la voglia di accogliere le persone, il popolo delle nostre città e borghi. Se non è più realistico pensare ad una “chiesa popolare” in cui la grande maggioranza del popolo viveva la fede e soprattutto la celebrava ogni domenica, è ancora possibile e auspicabile una “chiesa popolare” in cui la maggioranza del nostro popolo quando si avvicina alle parrocchie, negli eventi lieti e tristi della vita, sia accolta senza giudizi immotivati e senza chiusure preconcette, potendosi sentire “di casa” nelle nostre

Le famiglie: incontro mondiale che è anche locale

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In montagna una settimana da «fratelli»

Il vescovo Marconi: «Servono cristiani capaci di creare ponti e non di edificare nuovi muri, di testimoniare la fede in modo semplice e vero, di dire a tutti che ognuno è accolto, che tutti possiamo fare un passo avanti per migliorare»

Uno degli incontri di ascolto sinodale compiuto negli ultimi mesi

parrocchie. A tutti, secondo la verità della loro fede, ma anche secondo un fiducioso desiderio di spingere ciascuno ad una fede maggiore, va proposto di vivere bene queste esperienze di incontro. Se la parrocchia non deve ridursi a un “negozio” che distribuisce cose sacre a chi le

IL CAMMINO

Un percorso in tre fasi

Il Cammino sinodale si sta articolando in tre fasi. La prima ha coinvolto il 2021 e questi primi mesi del 2022 caratterizzata dall’ascolto dei desideri, delle sofferenze e delle risorse di chi ha voluto intervenire, sulla base delle domande preparate dal Sinodo dei Vescovi. Sarà quindi messa a punto l’agenda dei temi su cui il “popolo delle diocesi e delle parrocchie” si confronterà. Nel 2023-24), una fase con al centro i vescovi, gli operatori pastorali, le facoltà e gli istituti teologici... che analizzeranno quanto emerso. La conclusione durante il Giubileo 2025 con un grande incontro per presentare «scelte coraggiose e profetiche».

domanda, o peggio le pretende; deve però essere un luogo accogliente della domanda di spiritualità, che oggi è spesso forte nella maggioranza del nostro popolo. Questa domanda, che in molti può rivestirsi o dirsi nelle forme di: un sacro povero di fede o anche di una

tradizione religiosa poco convinta e quasi superstiziosa, va accolta tuttavia con affetto come desiderio in sé buono, va educata a crescere verso una maggiore profondità di motivazioni e di forme, perché divenga per chi chiede, occasione di un passo avanti

Rivoluzione digitale, crisi ambientale, possibilità di intervento sulla biologia umana: l’analisi di Mauro Magatti e Chiara Giaccardi

La solennità del Corpus Domini celebrata domenica 19 giugno quest’anno ha coinciso con i festeggiamenti per Macerata del riconoscimento del titolo di Città. Alla messa sul sagrato della cattedrale maceratese di San Giuliano, inagibile dal sisma del 2016 è seguita una partecipata processione per le vie del centro storico prima e intorno alla mura fino al rientro in piazza Strambi da Rampa Zara e la benedizione del vescovo Nazzareno Marconi. (M.N.M.) C

nel cammino della fede. Questo richiede che a partire dai nostri sacerdoti e diaconi, assieme ai cristiani più convinti e maturi, si cresca in uno sguardo buono che incoraggia ed educa, non che giudica ed esclude. Il primo passo per una “Chiesa in uscita” è una Chiesa che sa sorridere e accogliere quanti si affacciano alla sua soglia. E dopo questa accoglienza “simpatica” sa inventare percorsi di accompagnamento di famiglie, giovani, sofferenti, fragili e soprattutto dei tanti bambini e ragazzi che frequentano la catechesi, per far fare a ciascuno un passo avanti, un passo di crescita nella fede e nell’incontro con Dio. Il lavoro non riguarda tanto i contenuti del nostro annuncio, che se è evangelico è sempre attuale, né i vari metodi pastorali che possono essere più o meno efficaci, ma non sono certo miracolosi e nessuno è infallibile e valido per tutti. La questione chiave è una questione di stile e di cuore. Servono cristiani capaci di creare ponti e non di edificare nuovi muri, di testimoniare la fede in modo semplice e vero, di dire a tutti che ognuno è accolto, ma tutti possiamo fare un passo avanti per migliorare. Questo, come ha ben intuito papa Francesco è essere “uomini di misericordia” e la scuola per diventare misericordiosi è imparare a riconoscere e a gioire interiormente del fatto che noi tutti, per primi, siamo stati “misericordiati”. Una parola che non esiste nel vocabolario italiano, ma è ben presente nel vocabolario dalla fede che vuol parlare di Dio al mondo di oggi. * vescovo

DI GIANLUCA MERLINI

Una

settimana da… fratelli! Sì, così si è svolta l’esperienza di fraternità vissuta tra i nostri sacerdoti e il vescovo in montagna: panorama mozzafiato, aria spettacolare, accoglienza magnifica, trattamento speciale, silenzio unico, riflessioni profonde, esperienza da rifare. Sperimentare il bene tra fratelli, fa bene a noi, agli altri, al gruppo… quando si sta bene, si sta volentieri insieme. Ma come tutte le belle esperienze finiscono e con un po’ di amaro in bocca, anche quest’anno i nostri sacerdoti sono tornati a casa. Alcuni giorni passati nella bellissima cornice della Val di Fassa: tra momenti di preghiera comune, adorazione silenziosa al Santissimo e recita del Rosario vissute insieme, passeggiate indimenticabili, pranzi fraterni, serate di relax! Il nostro Vescovo ci ha deliziati con alcune riflessioni – “non preparate” dice Lui – che hanno spaziato nel cuore di tutti noi provocando un bel momento di condivisione e revisione. Noi sacerdoti siamo sempre abituati a parlare agli altri… siamo pronti con catechesi di tutti i tipi per ogni tipo di persona: bimbi, genitori, nonni, ragazzi… per tutti sappiamo sempre dire qualcosa… i momenti di riflessione il vescovo li ha pensati con un titolo del tipo: “Caro prete, ora ascolta tu!”; un confronto prezioso tra la vita matrimoniale e quella presbiterale: una coppia parla al prete! Ci siamo accorti che abbiamo tanto bisogno di ascolto. Di preghiera comune! Di disponibilità tra di noi! Di senso si comunità… Abbiamo bisogno di comprensione, di accoglienza… Ci viene richiesto sempre a di accogliere gli altri… ma anche noi abbiamo bisogno di essere accolti, ascoltati, capiti e, perché no, di ascoltare una Parola che ci aiuta, ci salva, ci libera, ci fa risorgere. Forse alcune volte una Parola detta da chi la vive nella vita quotidiana e reale… ci fa veramente, realmente bene. Abbiamo vissuto due momenti di pellegrinaggio: uno al Santuario di Pietralba dove la Madonna ci ha aspettato e il nostro Pastore ci ha invitato a donare tutta la nostra povertà a Dio per mezzo di Maria; un altro al Santuario dedicato a San Giuseppe Freinademetz, primo santo di origine e lingua ladina, che ha donato tutta la sua vita da religioso verbita alla evangelizzazione della Cina: come non sentirci attratti da un sacerdote molto simile al nostro padre Matteo Ricci. Che dire poi del pellegrinaggio ai piedi della natura: le torri del Vajolet hanno svettato sopra le nostre teste… per fortuna ancora attaccate e ben salde! Certo che di questi momenti ne abbiamo davvero bisogno. Eccellenza ma… una settimana invernale no?

Come affrontare la «supersocietà» che incombe?

DI GIANCARLO CARTECHINI

La vita di un adolescente è un caleidoscopio di frammenti. Prospettive divergenti, ipotesi contraddittorie e ingovernabili dalla quali cercare di emergere con un proprio progetto: ogni esperienza può condurre a una possibile biforcazione. Secondo la teoria matematica del caos, una biforcazione rappresenta una condizione di instabilità da cui possono emergere nuove forme di ordine. Proprio il concetto di biforcazione offre una delle possibili chiavi di lettura del nostro tempo: in continua fibrillazione, insicuro e vitale, come il mondo di un adolescente. La crisi pandemica e la guerra in Ucraina, con il conse-

guente terremoto del quadro politico internazionale, rappresentano solo gli ultimi tra gli shock planetari che si sono succeduti negli ultimi anni, e che hanno affossato definitivamente l’equilibrio precario conosciuto con il nome di “globalizzazione”. Un equilibrio basato sulla fiducia incondizionata per le leggi di mercato, sullo sfruttamento estremo delle risorse disponibili, sulla enfatizzazione di valori riconducibili ad un forte individualismo. Ci troviamo dunque ad un punto di snodo, un cambio di scenario per il quale Mauro Magatti, sociologo ed economista, suggerisce il nome di “Supersocietà” (titolo del saggio di recente pubblicazione, scritto insieme a Chiara Giaccardi). Il prefisso

“super” sta ad indicare una complessità inedita, determinata dalla crescita esponenziale di tre fenomeni: la pervasività della rivoluzione digitale, la drammaticità della crisi ambientale e le sue necessarie contromisure, la possibilità di intervenire sulla stessa biologia umana nel tentativo di potenziarla. La domanda che dobbiamo porci è la seguente: come usciremo da questo snodo magmatico? Il pericolo è che, per affrontare con efficacia sfide di questa portata, si faccia ricorso ad una accentuata verticalizzazione della società e delle sue istituzioni, a discapito delle libertà individuali. Con la conseguenza inevitabile di determinare un aumento delle tensioni a livello geopolitico,

favorendo dinamiche di esclusione sociale. C’è però un’altra possibilità: uscire da questa crisi puntando tutto sulla responsabilizzazione delle persone e sulla qualità delle relazioni, sulla cura invece che sullo sfruttamento. Investire in maniera massiccia sulla scuola, le organizzazioni, i territori. «Bisogna passare a un nuovo modello socio-economico rigenerativo e circolare – ha affermato Andrea Illy, industriale, al recente festival dell’Economia di Trento –. Il paradigma estrattivo e lineare, che continua ad esaurire risorse naturali e produrre residui che si accumulano nell’ambiente con effetti devastanti è strutturalmente insostenibile e superato». Allo stesso festival è intervenuta anche

Jody Williams, premio Nobel per la pace nel 1997: «Qualcuno si sente più sicuro con le armi nucleari, noi invece ci sentiamo sicuri con una buona istruzione, sanità migliore, cibo per chi muore di fame e vaccini più efficaci». Come usciremo, dunque, dalla supersocietà e dalle sfide che essa ci lancia? Ne usciremo solo insieme, tessendo relazioni, puntando sul pluralismo e la sussidiarietà. Gli strumenti digitali di cui disponiamo sono potenti come farmaci, e come tali vanno attentamente dosati. Abbiamo bisogno di donne e di uomini che diffondano prassi generative. E di adolescenti capaci di tuffarsi in un mare in tempesta, con l’incoscienza luminosa della loro scomoda età.

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ORPUS D OMINI
Messa e processione per le vie di Macerata riconosciuta città
SACERDOTI

Don Felice Molino, una voce dal Kenya

DI LEONARDO GIUSTI*

N ell’auditorium della Casa Salesiana di Macerata Venerdì 27 Maggio si è tenuto un incontro con don Felice Molino, missionario in terra d’Africa. Don Felice viene ordinato sacerdote il 17 settembre 1977 nella casa salesiana della Crocetta di Torino.

Nel 1981 parte missionario in Kenya, la prima destinazione fu Siakago dove contribuì ad apportare alcune migliorie alla missione e nel novembre 1982 fu trasferito a Embu dove ora sorge un grande centro professionale. Nell’agosto del 1987 fu la volta di Makuyu, dove rimase per 21 anni come parroco. Il primo contatto dell’Oratorio

con il Kenya fu grazie a Don Ennio Borgogna che in occasione del Giubileo del 2000 propose ai ragazzi scout del Gruppo Macerata 2 di fare un’esperienza estiva di servizio in Africa, da allora per oltre 13 anni l’amicizia con Don Felice ha dato la possibilità ad oltre 300 giovani di essere accolti nelle case salesiane del Kenya per esperienze forti di servizio con i più poveri. Nel 2000 nasce anche il Ser.Mi.G.O. il servizio missionario giovanile oratoriano che promuove attività di sensibilizzazione e attenzione alle problematiche inerenti all’emarginazione, alla povertà e alla cooperazione allo sviluppo. Tutt’oggi l’associazione tiene contatti con l’Africa per il sostegno di piccoli progetti.

Durante l’incontro di venerdì scorso don Felice ha affrontato il tema della pandemia vissuta in Africa e ci ha illustrato la difficile situazione di Kibera, baraccopoli di oltre due milioni e mezzo di abitanti.Il suo lavoro insieme ai volontari e alle suore Missionarie della Visitazione consiste nell’andare nella baraccopoli e incontrare le persone più bisognose, capire la situazione e poi trovare soluzioni per poter aiutarle concretamente. Spesso nei suoi interventi Don Felice riprende le parole di Papa Francesco e ci fa notare quanto interesse ha il Santo Padre verso i poveri: «I poveri vanno cercati, non dobbiamo aspettare che vengano a bussare alla nostra porta». Noi nella nostra vita cerchiamo i poveri? Siamo una pre-

Dopo 2 anni di pellegrinaggio solo virtuale a causa della pandemia, finalmente più di mille persone sono tornate nella notte tra l’11 e il 12 giugno a calcare la strada tra Macerata e città di Maria

A Loreto, cammino nel segno della pace

DI GIUSEPPE LUPPINO

Èstata un po’ un’avventura, come per la prima volta... Come se fosse una esperienza nuova e tutta da vivere, dopo un gran fermento delle ultime settimane e la lunga attesa per lo stop di due anni dovuto al Covid 19. Una edizione del Pellegrinaggio da Macerata a Loreto, 44ª della serie, che ha colto di sorpresa tutti: autorità locali e territoriali in primis, organizzatori e partecipanti. Il desiderio di ripartire di don Giancarlo Vecerrica, ideatore e guida sempre in forma, ha però trascinato tutti: «Mi commuovono la sua passione e la sua gioia. Questi due anni di “fermo” per lui debbono essere stati terribili», dirà il cardinale Zuppi alla fine della santa Messa all’interno dello Sferisterio. Ed eccoli: più di un migliaio i pellegrini –numero volutamente limitato dagli organizzatori; molte le richieste di partecipazione che non è stato possibile esaudire per motivi di cautela – e i volontari assegnati ai vari servizi che ripartono come un nuovo inizio, con qualche incertezza nel ritrovarsi in strada all’uscita e nell’avviarsi nella notte, ma con gli occhi e il cuore rivolti alla Madonna di Loreto. Papa Francesco anche quest’anno in diretta telefonica, poco prima della Celebrazione eucaristica, rivolge il suo saluto ai presenti: «…portate la voglia della pace, chiedete alla Madonna la grazia della pace e impariamo a vivere in pace. Chiedete, per il dramma della guerra, che questa guerra finisca, che il popolo ucraino non soffra più, che abbastanza sta soffrendo, chiedete la pace, la pace. Vi accompagno con questo pensiero, questa petizione alla Madonna… Ecco, e così la Madonna continua a pregare su tutto il mondo anche per la Russia e l’Ucraina, che sono state consacrate». Migliaia di persone seguono invece l’evento

attraverso tv e radio che trasmettono la diretta. La Messa presieduta dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, è concelebrata dal cardinale Menichelli, dal vescovo di Macerata Marconi e dall’arcivescovo di Fermo Pennacchio. Circa trenta i sacerdoti e i diaconi presenti. Il Cardinale durante l’Omelia invita al cammino della vita senza avere paura, «perché anche nelle valli più oscure si scopre che il pastore è con noi; Lui, l’unica vera sicurezza nella notte del potere delle tenebre, nella notte terribile della guerra… Guardiamo il cielo e le stelle che illuminano le notti più scure. La luce si vede di più proprio quando il buio è più fitto». Tra le testimonianze, due in particolare: di Elena Mazzola, docente universitaria a Kharkiv in Ucraina, presidente di Emmaus, organizzazione no profit che accoglie giovani con disabilità, orfani e bambini appartenenti a famiglie rifugiate a causa della guerra, e di Gemma Calabresi, moglie del commissario di polizia Luigi ucciso da terroristi di Lotta Continua nel 1972: «Il perdono non è una debolezza, ma una forza» afferma.

senza viva in mezzo a loro? Cercare la gente più povera ed emarginata è la mia missione, dice don Felice, e se vuoi vivere veramente in Vangelo con loro devi starci. In Africa la situazione è difficile e il governo purtroppo non aiuta la popolazione, ma in compenso moltissimi giovani durante l’anno arrivano in Kenya per dedicare un po’ di tempo alla missione di Don Felice. È importante far conoscere la situazione soprattutto quando si rientra in Italia, far conoscere al mondo quello che abbiamo visto e vissuto e magari cambiare anche il modo di vivere. Purtroppo, la televisione e i media riferiscono ben poco della situazione africana e spesso con notizie forvianti.

La situazione in Ucraina ha spo-

Si definisce: «un salesiano del fare» e spesso racconta che i «miracoli» avvengono, come quando qualcuno si accorge dell’altro Don Felice con un bambino di strada di Nairobi

stato molto l’attenzione dall’Africa causando una grave perdita nell’ambito economico, la crisi alimentare dovuta alla guerra sta impoverendo ancora di più il continente africano, ma questo purtroppo non fa notizia.

Don Felice si definisce: “un salesiano del “fare” e spesso racconta che i “miracoli” avvengono! «Il

primo miracolo è quello di dare la vita a chi non ha niente», «un miracolo è quello che sto vivendo in questi giorni, l’incontro con i ragazzi che sono nel carcere minorile», «il miracolo della cura di chi sta male», «il miracolo più grande è quando qualcuno si accorge dell’altro».

* Ser.Mi.G.O. Macerata

Uno scatto della messa presieduta dal cardinale Matteo Maria Zuppi allo Sferisterio SOLIDARIETÀ

2080 i presenti alla celebrazione eucaristica; molte le autorità (tra le quali il prefetto di Macerata Flavio Ferdani, il sindaco Sandro Parcaroli, il presidente della regione Marche Francesco Acquaroli, il Rettore di UniMc Francesco Adornato). Impegnati al montaggio e allo smontaggio della scenografia allo Sferisterio 23 persone, coordinate da Sergio De Carolis; circa 300 i volontari a disposizione del Servizio d’ordine, guidato da Massimo Orselli e Maurizio Paoletti, una trentina di persone impegnate a spingere carrelli di amplificazione e illuminazione; 60 i coristi allo Sferisterio e una decina lungo il cammino sotto la guida di Luigi Baldassarri. 32 medici impegnati, 20 ambulanze, 4 postazioni mediche e 4 di pronto intervento lungo il percorso, oltre 150 volontari tra cui oltre 40 infermieri, tutti coordinati dal dottor Mariano Avio, con il coinvolgimento della Croce Rossa di Macerata e di Loreto, la Croce Verde di Macerata, l’organizzazione “Macerata soccorso”, e l’Ordine di Malta. A Loreto, inoltre, altre 33 persone sono addette all’accoglienza e alla colletta. Ed ecco l’arrivo a Loreto, sono le 6 di domenica mattina: i pellegrini sono accolti dal cardinale Zuppi e dall’arcivescovo e delegato pontificio di Loreto Fabio Dal Cin. Monsignor Vecerrica ringrazia tutti e invita il direttore del “Comitato Pellegrinaggio” Ermanno Calzolaio a leggere un appello rivolto ai due presidenti di Russia e Ucraina: «…Noi abbiamo camminato con fiducia, perché siamo figli di don Giussani, il sacerdote milanese che ci ha introdotto alla bellezza dell’essere cristiani, il quale ci ha insegnato che la suprema categoria della ragione è quella della possibilità. Abbiamo questa ingenua e ragionevole fiducia che Lei, presidente Putin, e Lei, presidente Zelenskyj, possiate, come Mosè, aprire una nuova strada nel Mar Rosso, che faccia passare il popolo all’asciutto».

L’accoglienza al popolo ucraino si concretizza anche d’estate

Inun comune salone parrocchiale, che prima della Pandemia da Covid ha ospitato decine e decine di gruppi, si è svolta una cena che poteva sembrare un semplice momento di convivialità ma che ha espresso una tra le più concrete e genuine testimonianze di generosità e operosità del nostro territorio. Presso la parrocchia di Sant’Elena ad Avenale di Cingoli, dove soggiornano una decina dei profughi ucraini accolti dal CAS messo in piedi dalla Diocesi di Macerata, si sono ritrovati i gruppi che attualmente si trovano nelle strutture di San Lorenzo di Treia e della Domus San Giuliano di Macerata, insieme al vescovo Nazzareno Marconi e i vari operatori che in questi mesi si stanno adoperando per l’emergenza ucraina. Si tratta di una delle occasioni di integrazione che si cerca di mettere in atto per offrire a queste persone in fuga dalla guerra uno spaccato di serenità e l’occasione di andare avanti con le proprie vite.

In provincia di Macerata al ballottaggio 3 comuni su 5

DI TIZIANA TIBERI

T empo di ballottaggi nel Maceratese al voto per le elezioni Amministrative 2022. Su cinque Comuni chiamati a rinnovare il proprio Consiglio comunale e scegliere il proprio Primo cittadino, dopo lo scrutinio del 13 giugno solo Camerino e Valfornace (entrambi senza doppio turno) hanno sciolto ogni dubbio con l’elezione, rispettivamente, dei sindaci Roberto Lucarelli (che ha prevalso per 44 voti sul sindaco uscente Sandro Sborgia) e Massimo Citracca (per lui una riconferma col 60% dei voti nella sfida con Sandro Luciani).

Il prossimo 26 giugno, dunque, scatterà il secondo tempo per Civitanova Marche, Corridonia e Tolentino. Nella città costiera, la prima per numero di abitanti in provincia, gli elettori saranno chiamati a scegliere se riconfermare il sindaco uscente

Fabrizio Ciarapica (centrodestra più civici), oppure eleggere Mirella Paglialunga (centrosinistra più civici). Al primo turno, infatti, Ciarapica ha raggiunto il 46,5%, mentre Paglialunga si è fermata al 31%: molto si deciderà anche in base alla volontà di supportare l’uno o l’altra da parte dell’elettorato degli altri quattro sfidanti, ovvero Silvia Squadroni (che

Con il voto del 12 giugno solo Camerino e Valfornace hanno eletto il sindaco. Civitanova Marche, Tolentino e Corridonia dovranno aspettare il 26 giugno

ha raggiunto il 13,5%), Vinicio Morgoni (3,5%), Paolo Maria Squadroni (4%) e Alessandra Contigiani (1,5%).

A Corridonia si contenderanno la carica di sindaco Giuliana Giampaoli (centrodestra più civici) e Manuele Pierantoni (centrosinistra più civici).

Notte insonne quella dello

scrutinio per la Giampaoli che per una manciata di voti non ha raggiunto la vittoria al primo turno fermandosi al 48,9. Il margine da recuperare per il vice sindaco uscente Pierantoni è del 14%, quasi coincidente con il 15% raggiunto dal terzo sfidante, Sandro Squadroni, con il quale però nessuno dei due contendenti ha trovato l’accordo per un possibile apparentamento e che lascerà libertà di coscienza ai suoi elettori.

Nessuna vittoria al primo turno neanche a Tolentino dove la sorpresa è stata l’esclusione dal ballottaggio del candidato del centrosinistra Massimo D’Este,

fuori dai giochi essendosi fermato al 24%. La sfida del 26 giugno vedrà di fronte la vice sindaco uscente Silvia Luconi (centrodestra più civici) contro Mauro Sclavi (civico): la prima, forte delle sue sei liste a supporto, ha raggiunto il 42%, quota non sufficiente per escludere il doppio turno; il secondo ha invece sorpassato (da capire se “a destra” o “a sinistra” rispetto all’elettorato di riferimento) D’Este, raggiungendo il 33%. Ora la parola ripassa alle urne e alla democrazia, confidando che la percentuale dell’astensionismo (poco sopra al 50% in media al primo turno) si riduca in modo considerevole.

Sempre in questa direzione si muove l’iniziativa promossa dalla Caritas diocesana che promuove una raccolta fondi per permettere agli ospiti ucraini di vivere esperienze aggregative che servano anche a conoscere il territorio e che consenta ai tanti bambini accolti la partecipazione ai centri estivi del territorio, nonché e alle loro mamme di partecipare a dei corsi formativi. Non è la prima volta che la Caritas diocesana promuove una raccolta fondi in favore del popolo ucraino; quanto raccolto nei primi giorni dell’aggressione russa all’Ucraina è stato tempestivamente trasmesso alla diocesi di Kiev per fronteggiare l’ingente bisogno di aiuti umanitari e per l’acquisto di alimenti. Per sostenere questa nuova raccolta fondi è possibile fare un versamento bancario intestato a Diocesi di Macerata - Caritas iban: IT 75 K 06150 13400 CC032 01057 10 con la causale “Progetti Ucraina”. M. Natalia Marquesini

MARTEDÌ 21 GIUGNO 2022 2 COMUNITÀ
Un momento del cammino Ospiti ucraini

Una lezione all’aperto

Scuola: un anno di bilanci, scossi dalla pandemia

DI FABIOLA SCAGNETTI *

L’anno scolastico appena fi- nito è un anno di bilanci. È stato l’anno del ritorno della didattica in presenza e anche quello della rendicontazione del Piano dell’offerta formativa per il triennio 2019-2022. Tre anni fa i docenti e i dirigenti di ogni scuola hanno strutturato l’offerta didattica dal 2019 al 2022 con progetti, laboratori, lezioni, attività: tutto consultabile nel portale Scuola in chiaro (www.miur.gov.it//scuola-in-chiaro). Nelle nostre analisi iniziali però la variabile pandemia non era contemplata e ora, se ripensiamo a ciò che abbiamo vissuto, sappiamo che nel bilancio di questo triennio la voce imprevisti è certamente quella che pesa di più e for-

Il cammino sinodale in cui tutta la Chiesa è impegnata vuole affrontare le difficoltà che l’annuncio del Vangelo incontra oggi, cercando di coinvolgere quante più persone possibile

se, più che elencare iniziative e progetti realizzati, è interessante prendere consapevolezza di ciò che abbiamo imparato per rinnovare il nostro essere e fare scuola.

In questi anni siamo stati capaci di rispondere a una sfida enorme; abbiamo ricevuto più attenzioni e risorse da parte dallo Stato; le nostre azioni e il destino della scuola sono stati al centro dell’interesse dei media e dei social, come non accadeva da tanto tempo. Gli stessi alunni e alunne, con le loro famiglie, hanno riconsiderato il valore della relazione educativa. Ora sarebbe un grave errore sperare che tutto torni come era nel “pre-Covid”. Dobbiamo invece fare tesoro delle esperienze di questi anni e non disperdere ciò che abbiamo appreso nell’emergenza, anche dagli errori commessi.

Le dimensioni di “tempo e spazio” della scuola sono state le prime ad andare in crisi in tempo di pandemia e abbiamo imparato a renderle flessibili, superando la tradizionale rigidità dell’orario scolastico e dell’aula. Abbiamo scoperto quant’è bello fare lezione all’aperto nelle aule verdi e con l’outdoor education (attività educative svolte all’aperto, ndr) e, grazie al all’assegnazione di più insegnanti e collaboratori per emergenza Covid, è stato possibile

svolgere più attività trasversali in piccoli gruppi, superando la stretta corrispondenza tra il docente, la “sua” disciplina e la “sua” ora di lezione. In alcuni casi, in particolare dove è stato necessario utilizzare spazi della comunità (ad esempio le biblioteche) per favorire il distanziamento, abbiamo superato la disposizione dell’aula con la cattedra di fronte ai banchi e scoperto nuove possibilità di collaborazione con altri soggetti del territorio. Sarebbe ottimale poter contare su queste risorse e su queste opportunità anche per il prossimo triennio. La necessità di ricorrere alla Dad, al di là dei giudizi sui suoi punti di forza e di debolezza, ha comportato un investimento importante da parte del Ministero dell’Istruzione per ampliare la do-

tazione tecnologica delle scuole e per formare i docenti all’uso del digitale nella didattica. Inoltre tante scuole hanno colto le opportunità offerte in questi anni dai fondi europei per ridurre il divario di accesso alla comunicazione e alle risorse in rete. Molti edifici scolastici (ma ancora non tutti!) sono stati finalmente dotati di impianti di aspirazione e di climatizzazione per un maggiore benessere in tutte le stagioni. Vale la pena continuare a lavorare per una didattica a classi aperte, magari anche in estate, che si svolga dentro e fuori la scuola, con una organizzazione flessibile tra presenza e distanza, con l’attenzione ai bisogni degli studenti, delle famiglie e dei docenti. * dirigente scolastica

Sentirsi parte della società dà forza alla democrazia

Oratorio di Urbisaglia durante uno degli incontri di animazione della comunità sulla Carità

DI GIULIA MARZIONI

LaCaritas diocesana, accogliendo l’invito del vescovo Nazzareno Marconi, sta lavorando al sogno pastorale di una Carità sempre più intrecciata a tutte le azioni delle Unità Pastorali. Si è scelto per prima cosa di ascoltare le comunità, mettendosi al loro fianco e con cura e dedizione, accompagnandole a riconoscere i propri talenti e la propria vocazione.

A Macerata con l’Unità Pastorale Immacolata-Santa Croce si iniziato ad accompagnare le due parrocchie a una transizione, perché le due Caritas parrocchiali trovassero l’unità sia sul piano dell’ascolto, sia su quello degli aiuti. Stesso lavoro di unità e di accompagnamento è stato avviato a Recanati, aiutando i sacerdoti e i volontari dei Centri di Ascolto parrocchiali a unirsi mettendo insieme risorse e forze, affinché si costituisca un Centro di Ascolto Unitario, il più possibile in rete con i servizi del Comune e quelli forniti da altre realtà associative. Attraverso formazioni pratiche e fornendo strumenti e materiali, la diocesi si è fatta vicina e ha cercato di far capire che l’essenziale non è cambiare le cose, la novità fine a se stessa, ma immettere nuova linfa nelle esperienze che già esistono.

Nell’ultimo anno, invitati anche da Caritas Italiana a investire sull’nimazione alla Carità, si stanno realizzando progetti di accompagnamento a tre Unità Pastorali (Porto Recanati; Urbisaglia-Colmurano-Abbadia di Fiastra; Treia-Passo Treia), per facilitare i processi di trasformazione da

Una comunità che si rinnova

parrocchie a Unità Pastorali e per stimolare le comunità alla consapevolezza delle proprie vocazioni. Il Vescovo con tre articoli proposti nei mesi scorsi da Emmaus ha indicato l’obiettivo: realizzare la Chiesa del Concilio. Una Chiesa che prima di tutto sia «un mistero di unità. Unità che non esclude la varietà – unità tipica di un corpo vivo e non di una fabbrica ben organizzata; l’unità che vive un popolo in cammino, non un esercito in marcia – dove il Battesimo che tutti ci unisce all’unico Signore vale più di tutti gli altri sacramenti».

L’ente di formazione Centro Studi Missione Emmaus, coinvolto per supportare la progettualità, ha invitato le comunità a sperimentare un cambio di mentalità attraverso quattro passi coordinati e successivi: interrogare la comunità e il territorio; costruire e consolidare relazioni; costruire nuovi significati; realizzare la vocazione della comunità. Accogliendo ed ascoltando ciascuna realtà, si sono incontrate le diverse

Unità Pastorali e insieme anche ai loro sacerdoti si sta costruendo un percorso di ascolto, consapevolezza e discernimento che aiuti ciascuno a riconoscere i propri talenti per capire dove si è arrivati e dove si vuole andare. Prendendo sempre le parole del Vescovo: «la Parrocchia non è il pezzo di una macchina, né la succursale di una multinazionale, ma un gruppo di fedeli particolarmente significativo per chi in un luogo concreto voglia incontrare la Chiesa –una chiesa che è un corpo – che nasce dalla sinergia libera e positiva in cui ogni membro è valorizzato e contribuisce al cammino comune». Si sono scelte proprio ascolto e cura come parole che sostengono ed identificano questo accompagnamento, perché elementi fondanti l’Amore di Cristo, la Carità. Solo vivendo e sperimentando per primi questo Amore, che affonda le sue radici nella Fede, nella Speranza e nella Carità, sarà possibile diventare una Chiesa capace di essere faro per tutti: i vicini e i lontani.

Come sostenere le azioni della Caritas

Dopo il Covid, molte celebrazioni e momenti di festa si stanno recuperando, ma per chi era in difficoltà già prima del 2020, le condizioni sono ancora peggiorate e allora, chi vuole, può contribuire ad aiutarli acquistando le “bomboniere solidali”. Altre forme di aiuto sono le donazioni in denaro rivolte a sostenere l’Emporio della Solidarietà di Macerata o a pagare delle bollette a famiglie indigenti. Chi dona riceverà, secondo le indicazioni che ci fornirà, una pergamena con l’attestazione di ciò a cui sta contribuendo. La Carità è un circolo virtuoso, dove ciascuno, mettendo il suo pezzettino, è un aiuto per la comunità.

La Pallavolo alla conquista della serie A1

Macerata ritrova la qualifica che mancava dal 2014, questa volta con le ragazze della CBF Balducci Helvia Recina

DI LEONARDO COTOGNINI

Riportiamo quasi integralmente la seconda e ultima parte dell’intervento svolto dallo storico Angelo Ventrone di Unimc a Montecitorio il 9 maggio scorso, nella cerimonia per il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi. La prima parte è stata pubblicata il mese scorso.

DI ANGELO VENTRONE

Pensiamo a come a lungo, e in parte ancora oggi, è stata raccontata la nostra storia nazionale. Pensiamo alle formule con cui ne sono stati sintetizzati i passaggi più importanti – un tema caro a Pietro Scoppola –: il Risorgimento incompiuto, la Vittoria mutilata, la Resistenza tradita, la Morte della Patria, la Costituzione inattuata, e infine le stragi impunite. Come possiamo pretendere dalle giovani generazioni che si appassionino o sentano propria una storia raccontata come sistematicamente contrassegnata da fallimenti e occasioni perdute? Anche per questa ragione dobbiamo provare a raccontare la nostra storia pure per quello che di buono è stato fatto, per i risultati raggiunti, per le opportunità che il nostro Paese è riuscito a cogliere, per i periodi difficili che è riuscito a superare. Senza cancellare le ombre, ma senza renderle il centro e il fine del racconto.

La democrazia, infatti, non si regge solo sul partecipare, sul prendere parte, ma anche sul sentirsi parte; ed è difficile sentirsi parte di una comunità descritta come caratterizzata da continui insuccessi, con uno Stato lontano dai cittadini, assente, se non addirittura nemico. Come se dal primo non ci si dovesse aspettare nulla, anzi, se ne dovesse aver paura o quanto meno diffidare, dimenticando così che gli spazi democratici si allargano o si restringono in rapporto alla qualità del nostro impegno, alla capacità di essere coerenti con la convinzione che le libertà sono solide non quando sono concesse dall’alto, ma quando sono conquistate proprio attraverso la nostra partecipazione. Da questo punto di vista, sarebbe auspicabile, forse necessaria, una grande operazione culturale capace di coinvolgere opinione pubblica e giovani generazioni sui temi del terrorismo e della lotta alle mafie.

Sugli anni di questa guerra c’è ancora molto da capire. Ma molto è stato fatto, molte cose ormai le sappiamo, anche se è vero che non sempre siamo stati capaci di raccontarle in modo efficace. Al di là delle responsabilità individuali, che sono di competenza dei giudici – in non pochi casi comunque accertate – l’enorme materiale accumulato in cinquant’anni di procedimenti giudiziari e quello che continua a essere raccolto e reso accessibile alla consultazione, hanno permesso di dissolvere gran parte della nebbia che a lungo ha aleggiato. Possiamo dire di avere finalmente un’idea chiara degli ambienti che hanno progettato, programmato, creato le condizioni e operato affinché la violenza politica potesse dispiegarsi nel nostro Paese. Inoltre, altri importanti squarci di verità si stanno aprendo nei procedimenti giudiziari ancora in corso sugli attentati stragisti.

C’è dunque un’ulteriore ragione per continuare a parlare e a riflettere su quegli anni: raccontare tutto ciò rappresenta uno dei più efficaci deterrenti proprio contro chi ha manovrato nell’ombra, nella speranza che non si venisse a sapere mai nulla di quello che ha fatto o spinto a fare. La consapevolezza che prima o poi la verità emergerà, che il proprio nome, le proprie responsabilità affioreranno dai documenti e dalle testimonianze, rappresenta infatti uno dei più potenti strumenti che la democrazia ha a disposizione per combattere i suoi nemici.

La

stagione 2021/2022 rimarrà sicuramente impressa negli annali della pallavolo maceratese. Nello stesso anno in cui Civitanova festeggia la vittoria dello scudetto per Lube, Macerata ritrova la serie A1 italiana di pallavolo che questa volta approda nel territorio con tinte rosa. Sono infatti le ragazze della CBF Balducci Helvia Recina Macerata le protagoniste di questo

splendido risultato, che ha permesso ai tifosi biancorossi di tornare a calcare il palcoscenico più importante in Italia. Al termine di una lunga stagione sono serviti i playoff contro il Mondovì conclusi 3 a 2 per permettere alle biancorosse di raggiungere la serie A1 e si tratta del più grande risultato mai raggiunto dalla società maceratese. La squadra è stata ricevuta dal sindaco di Macerata Sandro Parcaroli e dall’assessore allo sport Riccardo Sacchi in sala consiliare per ricevere il premio “Macerata Più”, riconoscimento simbolico che l’amministrazione ha istituto per sottolineare il valore dello sport e premiare le eccellenze sportive sia sotto il profilo dei risultati che dell’etica. «Ringraziamo l’amministrazione comunale per

l’attenzione che ci hanno sempre mostrato - ha dichiarato il presidente Pietro Paolella -. Le istituzioni ci sono sempre state vicine in questi anni e per noi averle ripagate in questo modo è un grande onore. In questa stagione già si è iniziato a migliorare il Palas, ci sarà ancora molto da fare e per tutti ci sarà molto da lavorare. Questa bellissima città lo merita».

A questo successo sono seguite le prime ufficialità di mercato, per sottolineare la voglia che ha la società di far bene l’anno prossimo; sono infatti arrivate le conferme di coach Paniconi, che sarà alla guida delle biancorosse anche il prossimo anno, e di alcune giocatrici come Alessia Fiesoli e Polina Malik; le biancorosse non si sono limitate solo a conferme ma hanno piazzato

anche i primi colpi assicurandosi le prestazioni di Beatrice Molinaro e Francesca Napodano. Dopo la promozione oltre agli arrivi, però, la CBf ha dovuto dire addio allo storico capitano Ilenia Peretti, la quale, dopo 18 stagioni, ha volontariamente deciso di salutare le sue compagne e la squadra in cui ha iniziato a giocare già da piccola; la giocatrice, infatti, ha affermato di non sentirsi ancora pronta per affrontare un campionato così impegnativo, quale la serie A1, e ha perciò preferito fare un passo indietro, da vero capitano, anteponendo gli interessi della squadra ai suoi. La Cbf Balducci HR Macerata ha inoltre fatto breccia nei cuori dei maceratesi che hanno riscoperto una passione per la pallavolo che

La squadra al completo nella sala consiliare del Comune di Macerata per il ricevere il premio “MacerataPiù”

mancava dal 2014, anno in cui la Lube passò da Macerata a Civitanova, e le presenze registrate nelle ultime partite al Banca Macerata Forum ne sono la conferma. Nell’anno in cui Macerata è “Capitale europea dello sport” i maceratesi tornano ad assaporare il profumo

delle grandi partite e dei grandi campioni. Sicuramente non sarà tutto subito semplice, perché lo stacco tra serie A2 e serie A1 si farà sentire, ma le biancorosse, anche grazie al calore del pubblico, avranno la possibilità di rovesciare i pronostici e aspirare, almeno, ad una salvezza tranquilla.

MARTEDÌ 21 GIUGNO 2022 3 ATTUALITÀ
AIUTI
Il professor Angelo Ventrone col presidente Sergio Mattarella
Fare tesoro delle esperienze di questi anni e non disperdere quanto appreso nell’emergenza, anche dagli errori commessi

MACERATA OPERA FESTIVAL

La lirica accessibile con InclusivOpera

InclusivOpera

è il progetto che dal

2009 vede il Macerata Opera Festival impegnato a rendere sempre più accessibili le opere liriche ai disabili sensoriali di tutte le età. I vari percorsi proposti si concretizzano grazie alla collaborazione con l’Università di Macerata, il Museo Statale Tattile Omero di Ancona, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e l’Ente Nazionale Sordi che offrono a questi spettatori speciali il servizio di audiodescrizione di tutte le opere in cartellone con le informazioni principali dei vari spettacoli, come una breve sinossi, la descrizione delle scenografie, dei costumi e di alcune scelte di regia. Ad ampliare le possibilità di InclusivOpera ci sono i percorsi tattili alla scoperta delle scene, dei costumi e degli stru-

Il Macerata Opera Family fa scuola

menti, con materiali tattili e 3D, percorsi in LIS per sordi e ipoudenti, a cui viene fornito anche un servizio di ascolto assistito, e soprattitoli in italiano e inglese, per tutte le recite del Festival. Per questa stagione 2022 il primo appuntamento con InclusivOpera è stato il laboratorio creativo dedicato a bambini e ragazzi ciechi o ipovedenti dai 6 ai 15 anni portato avanti all’interno del progetto Opera Domani portato avanti in diverse scuole primarie e secondarie di primo grado di Macerata. (M.N.M)

Adinaugurare le attività del Macerata Opera Festival anche per questo 2022 è stato il coinvolgimento degli spettatori più piccoli, all’interno dal progetto “Macerata Opera Family”. Dal 29 maggio al 5 giugno per una settimana, il Teatro Lauro Rossi, l’aula sinodale della Domus San Giuliano e lo Sferisterio hanno ospitato spettacoli ispirati alla Cenerentola di Gioachino Rossini in tre riletture ideate per le diverse fasce d’età dei piccoli spettatori: CenerentoQUA CenerentoLA (Opera Baby per gli asili nido, da 0 a 3 anni), Dolce Cenerentola (Opera Kids per i bambini dai 3 ai 5 anni) e La Cenerentola. Grand Hotel dei sogni (Opera Domani per la scuola primaria e secondaria primo grado, da 6 a 14 anni). Con un totale 6241 presenze agli spettacoli finali, il percorso formativo “Sferisterio Education” realizzato dall’Associazione Arena Sferisterio in collaborazione con

Incontro mondiale per tutte le famiglie

Oltre a quello a Roma col Papa, tanti eventi diffusi. La regione in festa sabato a Loreto

DI LAURA PALMUCCI

Multicentrico e diffuso: così è stato definito il X Incontro Mondiale delle Famiglie che si svolgerà a Roma dal 22 al 26 giugno, con occasioni di festa, un Congresso pastorale e diverse celebrazioni. A differenza degli incontri precedenti, che hanno visto la partecipazione di migliaia e migliaia di persone, per questo appuntamento sono previsti circa 2mila delegati partecipanti, con rappresentanti da ogni parte del mondo.

Qualche tempo fa, nel parlare dell’evento, papa Francesco si era così espresso: «Nei precedenti Incontri la maggior parte delle famiglie restava a casa e l’Incontro veniva percepito come una realtà distante, al più seguita in televisione, o sconosciuta alla maggior parte delle famiglie. Questa volta, avrà una formula inedita: sarà un’opportunità della Provvidenza per realizzare un evento mondiale capace di coinvolgere tutte le famiglie che vorranno sentirsi parte della comunità ecclesiale». La proposta di coinvolgere le parrocchie e le diocesi ha visto nascere diverse iniziative, anche nella nostra regione Marche, con tanti appuntamenti differenti.

Questa formula inedita sarà sperimentata dalle famiglie delle diocesi marchigiane che sabato sono invitate a ritrovarsi a Loreto, in piazza della Madonna, per partecipare a un pomeriggio di festa, testimonian- ze e preghiera. È previsto anche un collegamento con piazza San Pietro, per ascoltare le parole di papa Francesco e salutare le due coppie delegate della nostra regione, una delle quali proveniente dalla nostra diocesi. Claudio e Alessandra Pilesi, con i loro tre figli, vivranno l’esperienza del Mondiale a Roma e saranno co-

involti nelle varie giornate di studio e di festa. La diffusione sul territorio è la caratteristica di questo “mondiale”, rimandato di un anno a causa della pandemia. Il carattere multicentrico vuol indicare non un unico luogo di aggregazione, formazione, preghiera e festa, ma più luoghi e occasioni da proporre alle famiglie, anche in collegamento con Roma, diffuse nelle varie nazioni, regioni e diocesi. Ogni diocesi si è organizzata in modo diverso e unico, proponendo percorsi di avvicinamento all’appuntamento romano e incontri locali nella settimana in cui l’incontro si terrà. La diocesi ha scelto di puntare sul-

la formazione delle coppie, proponendo dallo scorso ottobre, un cammino mensile che seguiva i temi e le catechesi preparatorie di Papa Francesco. Il X Incontro Mondiale sarà vissuto dalle famiglie con due diversi momenti: quello regionale di Loreto e un altro di carattere diocesano, organizzato dalla pastorale familiare con la collaborazione di associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali: le famiglie si ritroveranno intorno al vescovo Nazzareno Marconi domenica all’Abbadia di Fiastra per la celebrazione eucaristica e per ricevere il mandato missionario. Alle 17 inizierà il Santo Rosario animato dalle famiglie, alle 18 la Santa Messa con il mandato. La serata

il Comune di Macerata e AsLiCo, ha coperto l’intero arco scolastico con attività specifiche diversificate per obiettivi di crescita, fornendo anche strumenti di formazione pratici e accessibili alle famiglie, oltre ai percorsi per i docenti per lavorare in classe. In particolare i più piccoli hanno goduto di un’esperienza che promuove la sperimentazione mul-

tisensoriale attraverso colori, forme, materiali e linguaggi pensati per una configurazione anche scenica a misura di neonato. Il percorso pensato per la fascia d’età dai 3 ai 5 anni si è concluso con uno spettacolo partecipativo che ha impegnato i piccoli nell’intonazione di un’aria dell’opera e nel mettere in scena alcune coreografie preparate precedentemente in classe. Il progetto Opera Domani, invece, dedicato agli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado, ha come obiettivo quello di coinvolgere e appassionare all’opera lirica il pubblico fin da giovanissimo. L’esperienza del Macerata Opera Festival che da decenni porta avanti queste attività continuano a riscuotere successo nelle scuole del territorio e il percorso di formazione per gli insegnati, realizzato durante i mesi scolastici è tra l’altro accreditato presso il Miur.

I ragazzi dell’Acr in festa all’Abbadia

DI STEFANO CACCIAMANI

si concluderà con la cena al sacco, in un tempo semplice di amicizia e di condivisione.

L’invito è a ritrovarsi insieme, per sperimentare la bellezza di essere Chiesa e sentirsi inviati ad annunciare la gioia dell’amore che si sperimenta nella famiglia. Quell’amore familiare che non è ricerca di una perfezione formale, ma lavoro artigianale e cammino, talvolta faticoso, di crescita continua e perseverante. Un cammino che siamo chiamati a fare, dicendo il nostro sì alla vita e all’amore, consapevoli che questa è la via di santità unica e privilegiata, pensata per noi, che si apre davanti a noi e che aspetta di essere intrapresa, con speranza.

LaChiesa dell’Abbadia di Fiastra da tempo non era cosi piena di ragazzi. Dopo due anni di pandemia, la Festa dell’ACR diocesana del 28 maggio ci ha regalato un incontro intenso, in cui si sentiva la voglia di ricominciare a ritessere i legami di una comunità così a lungo messa alla prova. Cantare e ballare insieme ci hanno permesso di riappropriarci fisicamente di uno spazio a lungo lasciato vuoto, di incontrare volti dal vivo, non più solo attraverso uno schermo. L’invito del Vescovo ai ragazzi, durante la preghiera, a essere “mattoni” di una Chiesa viva e di una società accogliente, risuona tra le mura antiche dell’Abbazia, come un messaggio di incoraggiamento a guardare verso un futuro fatto di incontri, di accoglienza e di impegno. La festa ha accompagnato in un percorso attraverso la natura i ragazzi delle Medie e attraverso diversi paesi del mondo i ragazzi della Primaria. Brasile, India, Ucraina, Togo… Con i giochi che di quei Paesi avevano i gesti, i riti e i simboli, gli educatori hanno accompagnato i ragazzi verso il piacere di divertirsi insieme, di costruire nuove amicizie e di scoprire nuovi giochi. Anche i genitori dei ragazzi hanno avuto un loro percorso – da me coordinato – sul tema “Essere custodi della terra e delle relazioni”. Ci si è confrontati su come poter essere presenti accanto ai propri figli su questo tema. Il n. 67 dell’Enciclica Laudato si’ di papa Francesco è stato il punto di partenza, con un potente invito a guardare all’esistenza umana come incrocio di tre relazioni: con Dio, con il prossimo e con la terra. Da questo spunto iniziale, è stato proposto ai genitori di raccontare ai propri vicini episodi in cui, da ragazzi e da adulti, hanno avuto un’esperienza in cui si sono presi cura della terra o di relazioni con persone. Si è aperto poi il confronto su quali sfide incontrano i ragazzi oggi nell’essere custodi delle terra e delle relazioni e su come aiutarli davanti ad esse. Se la pandemia è stata una sfida drammatica, con pesanti implicazioni a livello di legami sociali, altri aspetti sono stati sottolineati, come i ritmi spesso stressanti delle attività in cui i ragazzi sono impegnati quotidianamente o i rischi connessi alla pervasività delle tecnologie digitali. Sono stati poi esplorati in gruppo i contesti di vita dei ragazzi (la scuola, la parrocchia, lo sport…) alla ricerca di possibili alleanze educative con la famiglia. I percorsi dei ragazzi e dei genitori si sono intrecciati nella Celebrazione eucaristica finale, il momento in cui rendere grazie per i doni ricevuti in questa giornata e offrirli al Signore, per essere da Lui accompagnati nel cammino verso il nuovo futuro che si apre.

Nelle Marche coltivato il riso almeno per 4 secoli

Due secoli fa nel

Fermano e nell’Ascolano piantati 96 ettari, nel Maceratese 19 e nell’Anconetano 6

A fine ’800 il declino e l’abbandono della coltura

DI UGO BELLESI

noto che il riso ha avuto origine dalla Mesopotamia e che ebbe un grande sviluppo soprattutto in Giappone, Cina, India e Indocina, ma pochi sanno che anche i marchigiani sono stati produttori di riso. Questa pianta era giunta in Italia attraverso gli arabi

che l’avevano diffusa in tutti i paesi del Mediterraneo. La prima documentazione scritta nelle Marche la troviamo nel racconto “Una lieta cena quaresimale” consumata l’8 marzo 1446 e offerta dal Comune di Fabriano al duca di Camerino, Giulio Cesare Varano, e al figlio Giovanni Maria. Nel menù figurava appunto una “Menestra di riso” con noci, mandorle, uva passa e zucchero. La coltivazione del riso nelle Marche iniziò solo nel ’600 e si protrasse con successo fin quasi alla fine dell’800. Si è accertato che nel 1826 venivano coltivati a riso nell’Ascolano e nel Fermano 96 ettari, nel Maceratese 19 ettari e nell’Anconetano 6 ettari. Nei documenti del tempo veniva chiamato “grano-riso” e già nel ’700 il riso delle Marche

era apprezzato anche nelle altre regioni al pari di quello della Lombardia. Spesso in autunno, con lo straripamento dei fiumi, si creavano delle zone acquitrinose che per- manevano a lungo. È per questo che i contadini sceglievano una di queste aree per creare, tutto intorno, una specie di “argine” mentre all’interno si portava una grande quantità di terra asciutta fino a creare uno spazio rialzato di almeno 80/90 centimetri rispetto al livello del fiume o torrente. Era questo il sistema detto “a colmata” in cui il terreno rimaneva a lungo umido e questa era l’area preferita per coltivare il riso. Altro sistema era quello “delle vasche”. Si creavano, a fianco del corso d’acqua, come tante aree di terreno rialzato ma di poco, in modo

tale che il lato a monte fosse un po’ più basso per fare entrare l’acqua, e più alto nel lato a valle, in modo tale che l’acqua penetrasse lentamente, così bagnava la prima vasca e, dopo aver inzuppato tutta la terra, travalicava nella seconda vasca e così via fino all’ultima vasca.Il criterio più semplice (e meno faticoso) era quello di approfittare delle periodiche inondazioni dei torrenti e piantare il riso in quelle zone paludose. Poi, una volta che le acque si erano ritirate, portare avanti la coltivazione del riso innaffiandolo periodicamente come si fa anche con altre piantagioni. Il riso si coltivava alla foce dei fiumi Aso, Chienti, Potenza, Esino, Cesano, Tesino, Menocchia, Ete Vivo ed Ete Morto. Il massimo della produzione si raggiunse nel 1878

quando il raccolto fu considerato “abbondante” nel Fermano, nell’Ascolano e nel Maceratese, “significativo” nell’Anconetano e “sufficiente ma di qualità buono” nel Pesarese. Il riso creò dei problemi perché si disse che l’acqua stagnante provocava la malaria, e protestarono anche i mugnai perché le risaie sottraevano acqua ai mulini che dovevano macinare il grano. Il segretario di Stato di papa Leone XII, cardinale Giulio Maria Somaglia, creò una commissione la quale sentenziò che le risaie non provocavano malaria. Però furono imposti dei vincoli, appesantiti più tardi da due leggi firmate nel 1866 e nel 1876 dal re d’Italia con cui si rese non più conveniente coltivare il riso nella regione.

MARTEDÌ 21 GIUGNO 2022 4 SOCIETÀ
È
Claudio e Alessandra Pilesi, con i loro tre figli, che parteciperanno all’incontro a Roma
L’appuntamento, rimandato di un anno a causa della pandemia, sarà multicentrico In diocesi la Messa e il mandato domenica nell’abbazia di Fiastra
AZIONE CATTOLICA
Messa conclusiva
M. Natalia Marquesini Opera Baby allo Sferisterio di Macerata

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