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Persone di misericordia
DI NAZZARENO MARCONI *
Nel pomeriggio del 2 giugno con i componenti dei Consigli pastorali di Unità Pastorale ed i rappresentanti delle Aggregazioni laicali –oltre 150 presenze – abbiamo vissuto un ulteriore e significativo passo del cammino sinodale a livello diocesano. Il pomeriggio è stato dedicato infatti a un tempo di confronto e condivisione sulla Sintesi dell’ascolto sinodale vissuto in questo anno. Il Gruppo di Coordinamento diocesano guidato dal vescovo ha presentato questa Sintesi, elaborata secondo i 10 quesiti sinodali, offrendo uno sguardo condiviso sull’oggi della nostra Chiesa diocesana in riferimento al tema del camminare insieme, del condividere le responsabilità, del celebrare ed educare alla fede. La sintesi ha poi raccolto significativi spunti progettuali emersi durante l’ascolto, sui quali soprattutto ci si è concentrati lavorando per gruppi durante la seconda parte del pomeriggio. Stanno consolidandosi così delle convinzioni e delle suggestioni che saranno preziose per questo tempo di ripartenza pastorale dopo la pandemia. È emersa una Chiesa diocesana capace e desiderosa di crescere in un ascolto aperto e attento, sia al suo interno che verso le esigenze sempre più complesse della società che ci circonda. Una Chiesa cosciente delle difficoltà, ma non spaventata, né tantomeno arresa. Le nostre parrocchie e ancor più le Unità Pastorali hanno la capacità e la voglia di accogliere le persone, il popolo delle nostre città e borghi. Se non è più realistico pensare ad una “chiesa popolare” in cui la grande maggioranza del popolo viveva la fede e soprattutto la celebrava ogni domenica, è ancora possibile e auspicabile una “chiesa popolare” in cui la maggioranza del nostro popolo quando si avvicina alle parrocchie, negli eventi lieti e tristi della vita, sia accolta senza giudizi immotivati e senza chiusure preconcette, potendosi sentire “di casa” nelle nostre
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Le famiglie: incontro mondiale che è anche locale
a pagina 4
In montagna una settimana da «fratelli»
Il vescovo Marconi: «Servono cristiani capaci di creare ponti e non di edificare nuovi muri, di testimoniare la fede in modo semplice e vero, di dire a tutti che ognuno è accolto, che tutti possiamo fare un passo avanti per migliorare»
Uno degli incontri di ascolto sinodale compiuto negli ultimi mesi parrocchie. A tutti, secondo la verità della loro fede, ma anche secondo un fiducioso desiderio di spingere ciascuno ad una fede maggiore, va proposto di vivere bene queste esperienze di incontro. Se la parrocchia non deve ridursi a un “negozio” che distribuisce cose sacre a chi le
IL CAMMINO
Un percorso in tre fasi domanda, o peggio le pretende; deve però essere un luogo accogliente della domanda di spiritualità, che oggi è spesso forte nella maggioranza del nostro popolo. Questa domanda, che in molti può rivestirsi o dirsi nelle forme di: un sacro povero di fede o anche di una tradizione religiosa poco convinta e quasi superstiziosa, va accolta tuttavia con affetto come desiderio in sé buono, va educata a crescere verso una maggiore profondità di motivazioni e di forme, perché divenga per chi chiede, occasione di un passo avanti
Il Cammino sinodale si sta articolando in tre fasi. La prima ha coinvolto il 2021 e questi primi mesi del 2022 caratterizzata dall’ascolto dei desideri, delle sofferenze e delle risorse di chi ha voluto intervenire, sulla base delle domande preparate dal Sinodo dei Vescovi. Sarà quindi messa a punto l’agenda dei temi su cui il “popolo delle diocesi e delle parrocchie” si confronterà. Nel 2023-24), una fase con al centro i vescovi, gli operatori pastorali, le facoltà e gli istituti teologici... che analizzeranno quanto emerso. La conclusione durante il Giubileo 2025 con un grande incontro per presentare «scelte coraggiose e profetiche».
Rivoluzione digitale, crisi ambientale, possibilità di intervento sulla biologia umana: l’analisi di Mauro Magatti e Chiara Giaccardi
La solennità del Corpus Domini celebrata domenica 19 giugno quest’anno ha coinciso con i festeggiamenti per Macerata del riconoscimento del titolo di Città. Alla messa sul sagrato della cattedrale maceratese di San Giuliano, inagibile dal sisma del 2016 è seguita una partecipata processione per le vie del centro storico prima e intorno alla mura fino al rientro in piazza Strambi da Rampa Zara e la benedizione del vescovo Nazzareno Marconi. (M.N.M.) C nel cammino della fede. Questo richiede che a partire dai nostri sacerdoti e diaconi, assieme ai cristiani più convinti e maturi, si cresca in uno sguardo buono che incoraggia ed educa, non che giudica ed esclude. Il primo passo per una “Chiesa in uscita” è una Chiesa che sa sorridere e accogliere quanti si affacciano alla sua soglia. E dopo questa accoglienza “simpatica” sa inventare percorsi di accompagnamento di famiglie, giovani, sofferenti, fragili e soprattutto dei tanti bambini e ragazzi che frequentano la catechesi, per far fare a ciascuno un passo avanti, un passo di crescita nella fede e nell’incontro con Dio. Il lavoro non riguarda tanto i contenuti del nostro annuncio, che se è evangelico è sempre attuale, né i vari metodi pastorali che possono essere più o meno efficaci, ma non sono certo miracolosi e nessuno è infallibile e valido per tutti. La questione chiave è una questione di stile e di cuore. Servono cristiani capaci di creare ponti e non di edificare nuovi muri, di testimoniare la fede in modo semplice e vero, di dire a tutti che ognuno è accolto, ma tutti possiamo fare un passo avanti per migliorare. Questo, come ha ben intuito papa Francesco è essere “uomini di misericordia” e la scuola per diventare misericordiosi è imparare a riconoscere e a gioire interiormente del fatto che noi tutti, per primi, siamo stati “misericordiati”. Una parola che non esiste nel vocabolario italiano, ma è ben presente nel vocabolario dalla fede che vuol parlare di Dio al mondo di oggi. * vescovo
DI GIANLUCA MERLINI
Una
settimana da… fratelli! Sì, così si è svolta l’esperienza di fraternità vissuta tra i nostri sacerdoti e il vescovo in montagna: panorama mozzafiato, aria spettacolare, accoglienza magnifica, trattamento speciale, silenzio unico, riflessioni profonde, esperienza da rifare. Sperimentare il bene tra fratelli, fa bene a noi, agli altri, al gruppo… quando si sta bene, si sta volentieri insieme. Ma come tutte le belle esperienze finiscono e con un po’ di amaro in bocca, anche quest’anno i nostri sacerdoti sono tornati a casa. Alcuni giorni passati nella bellissima cornice della Val di Fassa: tra momenti di preghiera comune, adorazione silenziosa al Santissimo e recita del Rosario vissute insieme, passeggiate indimenticabili, pranzi fraterni, serate di relax! Il nostro Vescovo ci ha deliziati con alcune riflessioni – “non preparate” dice Lui – che hanno spaziato nel cuore di tutti noi provocando un bel momento di condivisione e revisione. Noi sacerdoti siamo sempre abituati a parlare agli altri… siamo pronti con catechesi di tutti i tipi per ogni tipo di persona: bimbi, genitori, nonni, ragazzi… per tutti sappiamo sempre dire qualcosa… i momenti di riflessione il vescovo li ha pensati con un titolo del tipo: “Caro prete, ora ascolta tu!”; un confronto prezioso tra la vita matrimoniale e quella presbiterale: una coppia parla al prete! Ci siamo accorti che abbiamo tanto bisogno di ascolto. Di preghiera comune! Di disponibilità tra di noi! Di senso si comunità… Abbiamo bisogno di comprensione, di accoglienza… Ci viene richiesto sempre a di accogliere gli altri… ma anche noi abbiamo bisogno di essere accolti, ascoltati, capiti e, perché no, di ascoltare una Parola che ci aiuta, ci salva, ci libera, ci fa risorgere. Forse alcune volte una Parola detta da chi la vive nella vita quotidiana e reale… ci fa veramente, realmente bene. Abbiamo vissuto due momenti di pellegrinaggio: uno al Santuario di Pietralba dove la Madonna ci ha aspettato e il nostro Pastore ci ha invitato a donare tutta la nostra povertà a Dio per mezzo di Maria; un altro al Santuario dedicato a San Giuseppe Freinademetz, primo santo di origine e lingua ladina, che ha donato tutta la sua vita da religioso verbita alla evangelizzazione della Cina: come non sentirci attratti da un sacerdote molto simile al nostro padre Matteo Ricci. Che dire poi del pellegrinaggio ai piedi della natura: le torri del Vajolet hanno svettato sopra le nostre teste… per fortuna ancora attaccate e ben salde! Certo che di questi momenti ne abbiamo davvero bisogno. Eccellenza ma… una settimana invernale no?