FILOSOFANDO
A
lla Montale cerchiamo sempre di fomentare la creatività, la curiosità, il senso critico. Una iniziativa speciale in tal senso è stata realizzata dal professore di Storia e Filosofia Francesco Trapasso con gli alunni della III Liceo. La sfida è stata quella di fare un’intervista immaginaria a uno dei filosofi studiati durante il semestre. Nello scrivere il dialogo immaginario, gli alunni hanno creato le risposte sulla base del pensiero dell’autore. È stata un’alternativa differente ed efficace per rielaborare criticamente i contenuti in modo autonomo e creativo. Vediamo ad esempio la studentesa Giulia che scelte ha fatto!
Giulia: Stasera il nostro invitato è Baruch Spinoza. Tra i grandi sistemi filosofici del Seicento che celebrano il trionfo della ragione cartesiana, il suo è il più notevole. Famoso per il suo capolavoro “Etica dimostrata secondo l’ordine geometrico”, Spinoza ha un gran successo per la sua concezione panteistica della realtà. Signor Baruch Spinoza, è un onore averLa qui per questa breve intervista, La ringrazio. Come appare dall’introduzione del Trattato sull’emendazione dell’intelletto lo spinozismo nasce nei confronti dei comuni valori della vita e si alimenta della ricerca di un bene vero. Ma cosa intende per bene vero e come pensa che si possa raggiungere la felicità? Spinoza: Il bene vero è un bene capace di colmare la sete umana di felicità. Il modello di bene per me è lasciare i beni materiali e sostituirli per l’ipotetica perfezione ideale, soddisfacendo l’animo, portando letizia e serenità. Ci sono dei beni universalmente agognati dagli uomini che sono vani, a volte pensiamo che siano loro a renderci felici ma in realtà non hanno nulla di bene e nulla di male. Sono beni che non appagano veramente l’animo, sono esteriori e generano inquietudini. Però, che sia chiaro, non intendo colpire i beni comuni in quanto tali, ma in quanto scambiati per il sommo bene e impedimenti del raggiungimento di esso.
Giulia: Può farmi un esempio di bene finito attuale?
Intervista immaginaria Spinoza: Un esempio che trovo adeguato è la ricchezza. La ricchezza può darci una vita “migliore” nel senso che possiamo avere quello che vogliamo dell’ambito materiale. Ma la ricchezza non appaga veramente l’animo e i suoi bisogni profondi. Pensare solo alla ricchezza— cosa che succede con tante persone in questi giorni — ostacola la ricerca di valori superiori. La ricchezza è esteriore e a volte genera inquietudini. Per questo può essere un bene “vano”.
Giulia: Ci troviamo in un momento difficile, una pandemia. Siamo tutti reclusi in casa e a volte ci annoiamo, ci sentiamo tristi, soli... per Lei, quale sarebbe una “soluzione”? Come potremmo sentirci un po’ meglio in questa situazione? Spinoza: L’unico bene capace di “far riposare” l’animo e di curare la sua inquietudine è meta-finito: l’amore per la cosa eterna ed infinita riempie l’animo di pura letizia. Ovviamente questo non ci rende immuni al virus, ma a ogni tristezza. Anche se riusciamo a liberarci da questa tristezza, abbiamo ancora delle passioni, degli affetti che subiamo, ma provare a sottrarsi alla loro forza è illusorio, vuol dire provare a sottrarsi alle leggi deterministiche che reggono tutto il mondo naturale. In questo senso il libero arbitrio è illusorio.
Giulia: Può farci un esempio? E anche spiegarci cosa intende Lei per la schiavitù dell’uomo? Spinoza: Un esempio sarebbe una pietra, che messa in movimento da una forza esterna, pensi che sia lei a scegliere il suo percorso, il luogo e il momento della sua caduta. La schiavitù [...] è l’impotenza dell’uomo a moderare e a reprimere gli affetti. Se l’uomo fosse solo passione non sarebbe mai libero. Però l’uomo è anche conoscenza e ragione.
Giulia: Lei dice quindi che l’uomo ha due comportamenti: uno passionale e uno razionale. È questo che determina la schiavitù o libertà dell’uomo? Spinoza: Sì, l’uomo può scegliere fra due comportamenti e ognuno di loro avrà delle conseguenze: il comportamento passionale è dettato da una conoscenza inadeguata della realtà, ci si sente passivi; il comportamento razionale è dettato da idee chiare, si è attivi e causa di atti consapevoli. [...] L’uomo deve porsi come soggetto attivo e non passivo della propria tendenza all’autoconservazione.
Giulia: Lei prima ha parlato di “amore per la cosa eterna e infinita”. Sappiamo che per i filosofi cristiani questo significa Dio e la gioia suprema con il suo raggiungimento celeste. E per Lei? Pensa come loro? Cosa vuol dire l’infinito e l’eterno? Spinoza: L’infinito e l’eterno per me si identificano con il cosmo, seguendo una concezione panteistica, e la gioia suprema non col raggiungimento celeste di Dio, ma con l’unione della mente con la natura.
Giulia: Ha detto che segue una concezione panteistica. Può raccontarci un po’ di più? Spinoza: Certo. La mia prospettiva è panteistica perché ritengo che Dio e il mondo siano uno stesso ente. Dio non è fuori dal mondo, è nel mondo e costituisce l’unica realtà globale che è la Natura. La Natura è una realtà increata, eterna, infinita e unica. Nella mia visione panteistica, la natura è Dio stesso, unica Sostanza al contempo materiale e spirituale di tutto ciò che esiste. E per questo affermo: “Dio ovvero la Natura”.
Giulia: Perfetto. La ringrazio di nuovo per aver risposto alle mie domande. È stato un onore e una bellissima lezione di filosofia! Grazie, Signor Spinoza, spero di rivederLa!
Giulia Chiariello
Alunna della III Liceo REVISTA IL GIRASOLE 1º SEMESTRE 2020
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