Radici Cristiane n. 155

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Emergenza Coronavirus Covid-19 hanno coscienza di sé, avrebbero bisogno di classi dirigenti e momento l’Europa è divisa. Ed è divisa anche la Germania. Sono di intellettuali, che ricordassero loro la storia recente di cui sono due facce della stessa medaglia: è difficile immaginare un’Europa figli. Ma non vedo nessuno. L’ultimo tentativo l’ha fatto Bene- che non sia divisa in una Germania divisa, ma è anche difficile Durante l’emergenza Coronavirus ha suscitato sconcerto e perplessità, Germania riunificata in un’Europa detto XVI, con quali risultati lo abbiamosottoscritto visto. Intanto l’ateismo dopo l’accordo tra immaginare la Cei edlail governo Conte condivisa. I due da un lato e l’islamizzazione dall’altro avanzano inesorabili. Non processi di unificazione dovranno svilupparsi parallelamente le linee-guida per tornare a celebrare la Santa Messa, la decisione assunta ed c’è nulla ci facciaparroci gioire in questo che verrà subito,Comunione se possibile... I tedeschi hanno fatto molto per noi da che molti di anniversario dare d’ora in simpoi laanche Santa solo sulla mano, bolicamente senza sostanza. una truffa po-alletutti: essi hanno cominciato da soli a demolire il muro, che ci senzacelebrato, reale ma necessità edQuasi in spregio norme liturgiche. Norme, che ora è oltre bene come fa don Giorgio Ghio questo litica e culturale, cheribadire, morale. separa dal nostroin ideale: un’Europaarticolo, senza muri, senza sbarre di invitando tutti a resistere a disposizioni del tutto illegali. ferro, senza filo spinato». Difficilmente oggi, trent’anni dopo quei Un mese dopo la caduta del Muro, Vaclav Havel, l’eroe della primavera di Praga, pronunciò davanti al Parlamento di Varsavia fatti che cambiarono in parte il volto del mondo, riusciamo a don Giorgio Ghio l’eco di quelle ispirate parole del grande drammaturgo un discorso particolarmente vibrante. Tra l’altro, disse: «Al percepire

Sulla comunione in mano

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a prassi di distribuire la Santissima Eucaristia sulla mano non risale a petizioni popolari né ad un movimento “dal basso”, ma va ascritta all’iniziativa con cui le conferenze episcopali, a partire dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, fecero istanza alla Santa Sede per ottenere il relativo indulto in deroga alla norma, che prescrive la somministrazione nella bocca come forma ordinaria. I vescovi, singolarmente consultati in proposito dalla Santa Sede, si erano espressi in maggioranza in senso negativo. Si legge nell’Istruzione Memoriale Domini, emanata dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino il 29 maggio 1969: «Dalle risposte date risulta chiaramente il pensiero della grande maggioranza dei Vescovi: la disciplina attuale non deve subire mutamenti; anzi un eventuale cambiamento si risolverebbe in un grave disappunto per la sensibilità dell’orientamento spirituale dei Vescovi e di moltissimi fedeli». Ma Paolo VI, pur riaffermando la disciplina tradizionale, aveva aperto un varco alla nuova prassi nell’intento di sanare un abuso già diffuso in qualche nazione europea, come Belgio, Olanda, Francia e Germania. Inspiegabilmente, nel giro di pochi anni, molte conferenze episcopali del mondo chiesero e ottennero la concessione di una possibilità cui i vescovi si erano dichiarati contrari e alla quale il popolo non pensava affatto. Da allora, una capillare opera di “rieducazione” ha fatto sì che l’eccezione diventasse la norma e che i fedeli desiderosi di comunicarsi nella forma corretta venissero trattati con insofferenza, se non con aperta ostilità.

Eucarestia ed archeologismo

Il richiamo alle fonti patristiche, normalmente addotto a sostegno, non tiene conto del fatto che si tratta di testimonianze sparse con cui non si può provare che la distribuzione dell’Eucaristia sulla mano fosse anticamente una prassi universale. QuanL U G L I O

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d’anche lo fosse stata, sarebbe comunque fuori luogo appellarsi ad abitudini cadute in desuetudine: sarebbe un’espressione di quell’archeologismo che Pio XII riprovò nell’enciclica Mediator Dei. Come esiste un legittimo sviluppo organico del dogma, così è naturale che, in certi dettagli, la liturgia abbia conosciuto un sapiente adattamento, che l’autorità ecclesiastica ha sempre portato avanti – viste le immediate ricadute sulla fede del popolo – in modo estremamente prudente e ponderato. A partire dalla “riforma” liturgica seguita al Vaticano II, che appare piuttosto come un totale rifacimento del rito romano, la consapevolezza dei gravi effetti di ogni intervento in questo campo sembra invece es-

Il richiamo alle fonti patristiche non tiene conto del fatto che si tratta di testimonianze sparse con cui non si può provare che la distribuzione dell’Eucaristia sulla mano fosse anticamente una prassi universale. In ogni caso, appellarsi ad abitudini cadute in desuetudine è espressione di quell’archeologismo che Pio XII (nella foto) riprovò nell’enciclica Mediator Dei.

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