
8 minute read
Così il virus cambiò il mondo di Luca Della Torre
by Radici Cristiane - Il mensile che si richiama ai valori perenni della Civiltà europea e occidentale




Così il virus cambiò il mondo



Michel Korinman, docente di Geopolitica alla Sorbona di Parigi, riconosce espressamente che una nuova «guerra fredda» a livello planetario si sta imponendo nelle relazioni internazionali, in barba all’illusorio mito pacifista dell’Onu. Sul banco degli imputati siede la Repubblica Popolare cinese, guidata dal brutale regime totalitario comunista di Xi Jinping.
Il governo del dittatore di Pechino, Xi Jinping. è da anni impegnato nella promozione di un ambizioso quanto aggressivo progetto geopolitico internazionale, denominato OBOR «One Belt - One Road»: intende creare una rete fittissima di infrastrutture, che permettano alla Repubblica Popolare cinese di influire sui processi politici decisionali delle economie dei Paesi del Sud-Est asiatico, dell’Asia centrale, del Medio Oriente e della stessa Europa. La posta in gioco è altissima.


Luca Della Torre
Appare oramai assodato, agli studiosi di geopolitica come ai vertici delle cancellerie politiche dei grandi Paesi, che la drammatica pandemia da Covid-19 è e sarà nell’immediato futuro responsabile, come in un effetto domino, di una serie di devastanti conseguenze permanenti sotto i profili politico, militare, economico e sociale nelle relazioni internazionali.
La crisi globale di carattere sanitario, sfuggita al dominio del genere umano, è destinata a sradicare le ultime fragili certezze dei teorici dell’utopica società democratica universale del XX secolo, basata sul vorace pensiero unico post-illuminista della globalizzazione, che tutto annienta: le identità religiose e culturali, le diverse esperienze storiche, il principio di sovranità degli Stati e dei popoli.
Nulla sarà più come prima
Il dramma del Coronavirus trasferito nell’ambito delle relazioni politiche tra gli Stati, tra le grandi potenze del pianeta, preannuncia che nulla sarà più come prima dopo la pandemia.
Michel Korinman, docente di Geopolitica alla prestigiosa Università Sorbona di Parigi, riconosce espressamente che
una nuova «guerra fredda» a livello planetario si sta imponendo nelle relazioni internazionali, in barba all’illusorio mito pacifista delle Nazioni Unite.
Sul banco degli imputati, nella nuova guerra geopolitica del III millennio, siede la Repubblica Popolare cinese, guidata dal brutale regime totalitario comunista di Xi Jinping.
Ha avviato le “grandi manovre” il Presidente Usa Trump, che, in nome della teoria sovranista del primato degli interessi nella nazione americana, «America First» – forse con brutale, ma altrettanto franco realismo –, ha denunziato i pericolosissimi rischi, non più tollerabili, derivanti dalla delega delle più delicate questioni di relazioni internazionali alle istituzioni politiche mondialiste dell’Onu: durante la crisi internazionale generata dal Covid-19 l’Amministrazione Trump non ha mai cessato di denunziare la sostanziale inaffidabilità del governo cinese, che, attraverso il ricorso alla struttura brutale e poliziesca del sistema totalitario del Partito Comunista Cinese, ha ingannato la comunità internazionale sui rischi dell’epidemia da Coronavirus e, violando permanentemente gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali, ancora oggi omette e occulta il reale stato di salute in cui versa il territorio cinese, tacendo il reale numero delle vittime, godendo oltremodo dell’accondiscendente compiacenza dell’Agenzia sanitaria dell’Onu, l’Oms.
Nello scontro furioso all’Assemblea Generale dell’Oms del 18 maggio scorso è andata dunque in onda un’ulteriore puntata dello scontro sempre meno commerciale, quanto politico-militare tra Stati Uniti e Cina, con un’Europa disposta a giocare poco più del ruolo di modesto, insignificante comprimario.

Una strategia troppo disinvolta
Da sempre la risposta della diplomazia comunista cinese nelle relazioni estere mostra come tutte le questioni istituzionali, economiche, religiose, culturali, sanitarie, come nel caso specifico della pandemia da Coronavirus, che possano mettere in discussione la stabilità del regime politico del Paese basata sul ferreo dominio del Partito Comunista sui cittadini, siano sempre affrontate utilizzando il profilo più basso possibile, anche tramite la menzogna, nella speranza che la crisi rientri prima che possa divenire di dominio pubblico nella società civile e ragione di critica al sistema del Partito unico.
Il nodo vero, concreto, preoccupante dei futuri assetti geopolitici internazionali è dato infatti dalla disinvolta stra-


Il Presidente Usa Trump (nella foto su licenza Creative Commons), in nome della teoria sovranista del primato degli interessi nella nazione americana, «America First», ha denunziato i pericolosissimi rischi, non più tollerabili, derivanti dalla delega delle più delicate questioni di relazioni internazionali alle istituzioni politiche mondialiste dell’Onu.





Nello scontro furioso all’Assemblea Generale dell’Oms (nella foto su licenza Creative Commons la sede a Ginevra), il 18 maggio scorso, è andata in onda un’ulteriore puntata dello scontro sempre meno commerciale e sempre più politico-militare tra Stati Uniti e Cina, con un’Europa disposta a giocare poco più del ruolo di modesto, insignificante comprimario.




tegia politico-economica cinese: il governo del dittatore di Pechino, Xi Jinping. è da anni impegnato a livello diplomatico nella promozione di un ambizioso quanto aggressivo progetto geopolitico internazionale, con cui la Cina ha l’intenzione di assumere la leadership politica, economica e militare non solo dell’area del sud-est asiatico, ma addirittura ambisce a sfidare gli Usa nel controllo delle principali materie prime a livello planetario.
Il progetto OBOR
Il progetto, denominato OBOR «One Belt - One Road», letteralmente «Una cintura-una strada», ha la precisa volontà di ritornare ai fasti dell’antica Via della Seta dell’Impero cinese, attraverso la creazione di una rete fittissima di infrastrutture, ferrovie, strade e linee marittime, gasdotti ed oleodotti, che mettano in comunicazione la Cina e l’Estremo Oriente con l’Asia, l’Europa ed il Mediterraneo; che permettano alla Repubblica Popolare cinese di assumere l’incontrastato controllo politico-militare di questi territori, influendo sui processi politici decisionali delle economie dei Paesi del Sud-Est asiatico, dell’Asia centrale, del Medio Oriente e della stessa Europa.
La posta in gioco è altissima, perché con questo colossale sforzo economico la Cina si candida a ridefinire l’intero assetto geopolitico internazionale, in grado di scardinare l’attuale sistema degli accordi internazionali in vista di un ipotetico «Nuovo ordine mondiale».
Il progetto politico strategico di Xi Jinping apre molti fronti di conflitto politico, diplomatico e militare: il leader cinese ha rispolverato nella nuova dottrina di politica estera cinese le teorie marxiste-leniniste della primato assoluto del Partito Comunista nel definire le linee guida delle relazioni internazionali ed addirittura i deliranti programmi della rivoluzione culturale di Mao Zedong, che annichilì completamente ogni barlume di diritti fondamentali della persona durante gli anni ’60 nel ten-




tativo criminale di creare «l’uomo nuovo cinese».
In sintesi: un progetto politico di ambizioni geopolitiche internazionali, incardinato su precisi presupposti sovrani, ideologici, culturali, storici propri della geografia politica cinese.
Riecco i modelli identitari
Come aveva previsto con grande acutezza trent’ anni orsono, all’indomani del crollo del regime sovietico, il politologo e storico americano Samuel Huntington nel suo celebre saggio Lo scontro di civiltà, la politica internazionale si è avviata su una rotta, che smentisce del tutto il sogno utopico della democrazia globale, laicista ed illuminista, a vantaggio della rinascita dei confronti tra modelli socio-culturali basati su ben precise caratteristiche identitarie, religiose, etniche e politiche. Così è stato per le ricorrenti crisi internazionali causate dai sistemi politici, autocratici e terroristici, dei Paesi ispirati all’archetipo politico della fede islamica, così ora si verifica nel caso della Cina comunista.
Ciò mostra con tutta evidenza il fallimento del modello politico della globalizzazione ed in particolare dell’Ue. Come ammesso dallo stesso studioso francese, il professor Korinman, il tallone d’Achille dell’Ue si è rivelato essere il deficit di esercizio del principio di sovranità: da anni, l’Unione europea insegue una chimera politica sovranazionale, del tutto identica a quella vagheggiata dal modello dell’Onu, in cui l’esercizio della sovranità viene demonizzata in quanto potenziale foriera di egoismi, nazionalismi, odi tra popoli e nazioni.
In realtà la Storia ha dimostrato e sta dimostrando come l’Europa, rincorrendo il mito fallimentare liberal della democrazia universale, abbia rinunziato a riconoscere che il primato delle identità culturali, storiche, religiose, etniche è l’unico presupposto, che cementa un modello di poteri sovrani autorevoli di cooperazione tra Stati, a favore di un ibrido sistema di amministrazione burocratica tecnocratica.
Il velleitarismo europeo delle politiche antisovraniste, sovranazionali, mondialiste sta conducendo l’Europa in una condizione di preoccupante soggezione politica, posta in una manovra a tenaglia tra i grandi poteri statali nazionali di Usa e Repubblica popolare cinese: l’assetto geopolitico internazionale non sarà più lo stesso dopo il Coronavirus ed il confronto tutto politico militare a livello internazionale tra precisi modelli ideali socio-culturali nazionali egemoni metterà in ginocchio il Vecchio Continente, culla un tempo della cristiana civiltà occidentale, ora orfana figlia dell’illusione illuminista mondialista.
Xi Jinping ha rispolverato nella nuova dottrina di politica estera cinese le teorie marxiste-leniniste del primato assoluto del Partito Comunista nel definire le linee guida delle relazioni internazionali ed addirittura i deliranti programmi della rivoluzione culturale di Mao Zedong, che annichilì completamente ogni barlume di diritti fondamentali della persona.