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Un futuro per l’economia italiana. Intervista a Ettore Gotti Tedeschi a cura di Mauro Faverzani

Intervista a Ettore Gotti Tedeschi Un futuro per l’economia italiana

Nella fase post-Coronavirus, l’Italia ha una soluzione strategica per riprendersi: formulare un progetto per ricapitalizzare le medie imprese con una parte del risparmio delle famiglie. C’è però un vincolo: un governo che non ha sufficiente credibilità a livello europeo. Ed una debolezza: una Chiesa che non vuol fare Magistero, mentre l’Autorità morale si è collocata in una posizione di tiepida neutralità morale. Ne parliamo in questa intervista con l’expresidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.

a cura di Mauro Faverzani

«Per giustificare la prudenza eccessiva o meno, avete sentito, nei mille dibattiti in tv, la scienza medica come spiega il fenomeno pandemia? – chiede Gotti Tedeschi – Non ho mai visto tante contraddizioni, improvvisazioni, consigli e suggerimenti contrastanti. Il problema è che, in realtà, non si sa molto di questo fenomeno». Il suo incarico più conosciuto è stato quello di presidente dello Ior, ma è stato ed è anche a capo di banche, fondazioni bancarie, fondi di venture capital e private equity, oltre ad essere docente accademico ed editorialista per varie testate: Ettore Gotti Tedeschi è uno che di soldi, di finanza, di business e di strategie se ne intende. Per questo lo abbiamo intervistato, per sapere se e quali ripercussioni sulle famiglie si possano prevedere dopo l’emergenza sanitaria.

C’è stato un effetto Coronavirus sull’economia internazionale ed italiana, in particolare?

Ci sono stati molteplici effetti così come ci saranno molteplici conseguenze in futuro. Non solo economici, ma anche politici, sociali e morali. Ma limitiamoci a quelli economici , soprattutto italiani. Distinguiamo due fenomeni: virus-pandemia e lockdown, isolamento.

Per semplificare, la pandemia, di cui mi pare che non si sia ancora capito molto, ha provocato paura e la paura ha generato le condizioni per l’isolamento, deciso tuttavia in modo disomogeneo tra nazioni, anche europee, colpite dal virus. L’isolamento ha immediatamente provocato un impatto economico sull’offerta (produzione di beni e servizi) e quindi sulla domanda. Anche per l’impatto economico vale l’asimmetria tra le diverse nazioni-aree economiche in funzione della diversa struttura delle economie, dei tempi e delle condizioni del lockdown. Il fenomeno isolamento o blocco-sospensione delle attività economiche, in pratica, è stato pari ad un 50% e fino ad un massimo dell’80% delle attività produttive e dei servizi. Per fare un esempio, il più semplice possibile. Si pensi di dover chiudere per un mese la propria attività economica. Un’attività ha sempre costi fissi, che si sostengono anche se non si lavora (ad esempio, gli affitti e parte della manodopera), e costi variabili, che si sostengono in funzione del volume di attività (materie prime, energia,…). Se si è costretti a chiudere per un mese

Per assicurare il superamento della crisi da post-Coronavirus, sono soprattutto necessari mezzi finanziari: 1) fondi specifici europei (il famoso Mes) per i bisogni sanitari; 2) una forma di emissione obbligazionaria europea (Recovery Bonds); 3) il sostegno della Bce (nella foto, la sede); 4) programmi specifici per ogni nazione (ad esempio, decreto SalvaItalia).

l’attività, in previsione però di riaprirla, si devono poter sostenere tutti i costi fissi. Se non si hanno le risorse per farlo, si deve ricorrere al credito bancario (o all’usuraio). Le banche devono decidere di finanziare questo periodo di crescita straordinaria del debito e devono a loro volta avere una garanzia; questa garanzia la deve dare, in una simile situazione, lo Stato con le strutture finanziarie disponibili (in Italia lo fa la Cassa Depositi e Prestiti, controllata dal Ministero del Tesoro, con la Sace, che a sua volta è controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti). Lo Stato deve anche concedere aiuti in termini di cassa integrazione ed agevolazioni fiscali varie. Appena si riaprono le attività, si devono però restituire i prestiti e pagare gli interessi. Ciò significa che si deve cercare di recuperare le vendite perdute (prescindo da mille dettagli). E ciò per alcuni settori è fattibile, per altri è impossibile. Pertanto devono esser immaginate misure straordinarie, come è straordinaria una pandemia. Non voglio dimenticare anche l’esigenza di sostenere la domanda, cioè i redditi, che vanno integrati con vari provvedimenti, inclusi quelli di sospensione rate mutui, imposte, ecc. Il nostro esempio, semplicissimo, può esser immaginato in due settori economici divergenti: la farmaceutica e gli ospedali, che hanno visto crescere l’attività, e turismo, hotel, ristoranti, che l’hanno vista crollare fino al 100%. In sostanza a fine 2020 si possono prevedere settori economici, che perderanno poco, tra il 6 e l’8 % del fatturato (quale l’alimentare), ed altri che perderanno di più, tra un 20 ed un 25% (quali i mobilifici, il settore automobilistico, ecc.).

Ma è evidente, l’ho detto in premessa, che tutto dipende dai tempi del lockdown e dalle condizioni della ripresa dell’attività.

Le fasi previste sono infatti tre: 1) la fase di sopravvivenza; 2) la fase di ripresa; 3) la fase di rilancio economico. In ognuna di queste tre fasi, che – ripeto – saranno differenti non solo per ogni nazione-area economica, ma anche per regioni all’interno di una stessa nazione, sono stati previsti vari tipi di intervento di sostegno da parte di ben tre distinte istituzioni: l’Unione Europea , le singole nazioni (come l’Italia), la Banca Centrale Europea. E, naturalmente, i privati.

Per assicurare il superamento della crisi nella fase di so-

Le banche devono decidere di finanziare questo periodo di crescita straordinaria del debito e devono a loro volta avere una garanzia; questa garanzia la deve dare, in una simile situazione, lo Stato con le strutture finanziarie disponibili (in Italia lo fa la Cassa Depositi e Prestiti, controllata dal Ministero del Tesoro, con la Sace).

pravvivenza e ripresa sono soprattutto necessari mezzi finanziari. Questi mezzi finanziari è stato previsto ed approvato a livello europeo, che siano di ben quattro tipologie: 1) fondi specifici europei (il famoso Mes) per i bisogni sanitari; 2) una forma di emissione obbligazionaria europea, garantita soprattutto dal bilancio europeo (Recovery Bonds); 3) il sostegno della Bce in soccorso alle emissioni di debito da parte dei singoli Paesi (anche se considerati “titoli spazzatura”, per così dire); 4) programmi specifici di ogni singola nazione (Decreto SalvaItalia , decreto liquidità , ecc.). Il tutto, mirante a sostenere subito la domanda e l’offerta.

Pertanto, riassumendo: per il sostegno ed il rilancio delle economie dei Paesi europei sono stati previsti tre ruoli istituzionali, Ue, Bce e singoli Stati (oltre ai privati). Sono stati previsti tre tipi di manovra: finanziaria (a breve e lungo termine), fiscale (agevolazioni), di capitale di rischio o a fondo perduto (ancora open). Sono state previste tre categorie di “beneficiari”: le famiglie, le imprese, le banche (che devono intermediare e sostenere finanziariamente). Il successo di questo piano di salvataggio è in funzione di variabili indipendenti (tempi di soluzione del lockdown, successivi contagi, interruzione delle trattative a livello Ue,…).

Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, a metà marzo, garantì che nessuno avrebbe perso il posto di lavoro a causa delle restrizioni imposte per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Dopo il lockdown, tuttavia, l’Italia si è svegliata più povera di prima, con molte saracinesche abbassate e negozi vuoti. Cosa è “saltato”?

La paura fa novanta. Il terrore di fare errori, che sarebbero stati pagati cari, ha indotto una particolare (e diversa) prudenza. Direi che in questa fase, nell’equilibrio rischi salute/rischi economici, si è privilegiato il rischio salute. D’ora in avanti ho l’impressione che si privilegerà il rischio economico. Però, per giustificare la prudenza eccessiva o meno, avete sentito, nei mille dibattiti in tv, la scienza medica come spiega il fenomeno pandemia? Non ho mai visto tante contraddizioni, improvvisazioni, consigli e suggerimenti contrastanti. Povero ministro del Lavoro, va capito: se si è pessimisti, si crea panico; se si è ottimisti, si viene incolpati di nascondere la verità. Il problema è che, in realtà, non si sa molto di questo fenomeno.

È possibile indicare delle “cure” adatte per guarire il “paziente” Italia?

Molto sinteticamente, perché sarebbe folle da parte mia indicare la “cura adatta”... L’Italia, differentemente da altri Paesi europei, non ha più industrie trainanti, su cui contare per far ripartire l’economia. Fino al 2000 avevamo l’automobile, con la Fiat, oggi invece manchiamo di “campioni nazionali”; anzi, per fare un esempio concreto, il campione del mondo nella cantieristica è italiano, Fincantieri, ma, proprio perché produceva navi da crociera, sta rischiando di essere nazionalizzato. Dovrà riconvertirsi nel settore difesa e gli Usa lo stanno aiutando con una mega-commessa (US-Navy). In Europa c’è, invece, una “nazione trainante”, la Germania, che è già ripartita e sta trainando una certa struttura economica in due regioni del Nord-Italia (soprattutto il Veneto). Il vantaggio economico italiano sta nelle nostre medie e piccole imprese, straordinarie. Rilanciando queste, l’Italia riacquista le opportunità di crescita necessarie. Un altro vantaggio sta nel risparmio delle nostre famiglie.

Poter formulare un progetto per far ricapitalizzare le medie imprese con una parte del risparmio (in modo adeguato e garantito) è la nostra vera soluzione strategica. Ma dobbiamo evitare che qualche “sconsiderato” faccia ciò che è già avvenuto nel 2011 coi prelievi patrimoniali. Abbiamo però un vincolo, o meglio, una debolezza per poter realizzare questi progetti: un governo che non ha sufficiente credibilità a livello europeo.

La Dottrina Sociale della Chiesa ha qualcosa da dire in merito?

La Dottrina Sociale “avrebbe” molto da dire. Ma ben sappiamo che ormai la Dottrina Sociale della Chiesa è inapplicabile. Se la Chiesa, come ha fatto, proclama che non vuole fare Magistero, che non ha nulla da insegnare, ma piuttosto da imparare, come può dire qualcosa in merito?

A fronte dell’urgenza Covid-19, quale ruolo dovrebbe o potrebbe giocare la Chiesa Cattolica?

Un ruolo enorme. La paura di perdere la vita a causa della pandemia e l’isolamento per evitare contagi avrebbero potuto generare due grandi opportunità, avendone forzatamente il tempo, per far riflettere almeno sul valore e sul

Per il sostegno ed il rilancio delle economie dei Paesi europei sono stati previsti tre ruoli istituzionali, Ue, Bce e singoli Stati. Sono stati previsti tre tipi di manovra: finanziaria (a breve e lungo termine), fiscale (agevolazioni), di capitale di rischio o a fondo perduto. Sono statepreviste tre categorie di “beneficiari”: famiglie, imprese e banche.

L’Italia non ha più industrie trainanti, su cui contare per far ripartire l’economia. Manchiamo di “campioni nazionali”; anzi, il campione del mondo nella cantieristica è italiano, Fincantieri, ma sta rischiando di essere nazionalizzato (nella foto su licenza Creative Commons, i cantieri di Castellammare di Stabia).

In Europa c’è una “nazione trainante”, la Germania, che è già ripartita dopo l’emergenza Covid e sta trainando una certa struttura economica in due regioni del Nord-Italia (soprattutto nel Veneto). senso della vita, nonché sul valore della libertà. Ma queste riflessioni vogliono una guida forte, magisteriale, per poter esser fatte correttamente e con profitto. Essere questa guida sarebbe stato il compito dei pastori, della Chiesa. L’Autorità morale invece si è collocata in una posizione di tiepida neutralità morale. Non abbiamo colto l’eroica proposta di esser utile alla sofferenza spirituale, riaffermando in ogni modo ed occasione la Verità. Non è stata notata l’eroica volontà di cogliere questa occasione per proporre la ricerca di una conversione personale. Non è stato notato un grande ed opportuno sforzo eroico, per cercar di spiegare in queste circostanze cosa sia moralmente vero e falso, moralmente giusto e ingiusto, bene e male. In compenso, si sono percepiti tentativi di banalizzazione della scienza e della ragione. Soprattutto quando si è tentato di spiegare la cause della pandemia con la noncura della natura. Perciò, io temo che il maggior “cambiamento” post-Covit possa avvenire proprio nel ruolo strategico dell’Autorità Morale, che invece di indicare le vie per beneficiare di questi momenti di paura ed isolamento, si è preoccupata di auspicare una misteriosa “fratellanza” umana e di sollecitare un misterioso dialogo interreligioso. Per non dire altro…

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