EtCetera Majorana
Attualità 11
III | Novembre 2020
Cassandra Ferro, 4aa Filippo Bianchi, 4aa
Diritto, tra salute e libertà Nei periodi più difficili causati dall’emergenza Covid-19, durante il lockdown, la maggior parte dei cittadini si è stretta attorno al Governo sperando in risposte efficaci, mirate, volte a contenere il contagio nei luoghi più colpiti e dove il rischio di contagio era maggiore. A nostro parere, i cittadini italiani hanno ottenuto misure generalizzate, di dubbia efficacia, al limite della correttezza giuridica e pesantemente dannose per la tenuta del sistema economico italiano. Del resto, da parte nostra, non ci sono mai state grandi aspettative: al Governo non abbiamo né Aldo Moro né Winston Churchill, ma un presidente del Consiglio che fino a due anni fa parlava di sovranismo in costituzione e di «stop al business dell’immigrazione» e che l’anno successivo, cambiando alleanze, è diventato più europeista di Prodi e, a parole, il migliore amico di Carola Rackete. Secondo noi certe decisioni non sono state soltanto sbagliate, ma anche pericolose: hanno comportato violazioni
formali del nostro impianto costituzionale e dei principi di correttezza istituzionale che dovrebbero sempre essere la bussola dell’azione di governo. Prendiamo come esempio la questione dello stato di emergenza: il giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese - non certo un pericoloso complottista o un sovversivo - ha reso note le sue posizioni riguardo al rischio di creare un precedente pericoloso con le continue proroghe dello stato di emergenza, accompagnate da decreti legge che non prevedevano scadenza e che delegavano ai DPCM la disposizione di altri limiti alle libertà costituzionali. Cassese inoltre ci fa notare che il premier ungherese Viktor Orbàn si trova sotto giudizio dell’Unione europea per aver fatto adottare dal Parlamento ungherese una legge che dichiara uno stato di emergenza senza fissare un termine, sottolineando che invece «la dichiarazione dello stato di emergenza e i successivi decreti legge hanno consentito in Italia a una persona sola, con DPCM, di chiuderci in casa, vietarci di andare al lavoro, non