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Considerazioni virali

Giovanni Colombo, 4D

Covid, pandemia, contagiati, morti: queste le parole chiave degli ultimi giorni... ieri più di 26.000 casi, e c’è chi ancora non comprende. La crisi si fa grave e l’esigenza di una nuova chiusura generalizzata temo non potrà essere evitata. Siamo tutti un po’ angosciati da questo clima di incertezza.

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Ieri mia sorella ha ricevuto una comunicazione dalla scuola sulla possibile imminente DAD (già in vigore da lunedì 26 per noi liceali) a cui avrebbe dovuto rispondere comunicando la presa visione. Notando il tono bellico delle parole della circolare le ho consigliato di scrivere: “Winston Churchill è stato un grande uomo e raccoglieremo il suo testimone immolandoci in questa guerra!”

Chissà cosa succederà domani, chissà cosa succederà nei prossimi mesi... oltre al timore di ammalarsi c’è un problema superiore: il danno che tutto questo avrà su di noi, corpo e psiche e su ciò che ci circonda.

Puntualmente, come si fa con tutte le generazioni di giovani, almeno negli ultimi trent’anni, anche noi siamo

sempre stati bollati come ragazzi senza ambizioni che vivono in una bambagia di cotone dalla quale non riescono a districarsi per cercare una propria indipendenza, un vero scopo.

Ebbene, questa è la resa dei conti: vediamo cosa ne sarà di noi.

I nostri genitori, negli anni ‘70, ‘80, ‘90, così come anche i nostri insegnanti hanno vissuto una gioventù libera: c’erano sì convenzioni da cui allontanarsi, ma da dopo la fine delle proteste del ‘68 e dei tragici anni di piombo permaneva un senso di sicurezza e libertà.

E’ ai nostri nonni che dobbiamo pensare: persone che hanno visto e ricordano il succedersi di gran parte degli avvenimenti dei primi anni ‘40: alleanze, guerra, armistizio, occupazione e liberazione.

Non è certo opportuno paragonare questa pandemia a una guerra, ma in questo caso gli effetti sulla gioventù consapevole, di chi non segue il Dpcm di turno ma è sempre attento alla situazione ed evita costantemente ormai da molti mesi il rischio contagio, sono simili.

Stare in casa, camminare all’aperto, andare in bici, non frequentare locali, non essere in troppi.

Voi adulti, tornate indietro nel tempo e pensateci; non avete mai vissuto niente del genere.

Chissà se di Covid ce n’è solo uno o se ce ne saranno altri nei prossimi anni. Chissà che impatto avrà la mascherina sulle nostre vite; ci rimarrà vicina o ce ne libereremo memori di questo periodo poco glorioso?

Senz’altro è evidente che riducendosi i contatti sociali, anche a causa anche del contestato stop delle scuole (perché quella a distanza è solo didattica), qualcosa si fermerà e non parlo solo di emozioni e ricordi: stare insieme a scuola, giocare a baseball con gli ombrelli e le palline di carta stagnola (che come sport meriterebbe quantomeno una regolarizzazione), scherzare, prendersi in giro, discutere, lamentarsi e abbracciarsi.

Tra uno o due anni, quando ci saremo liberati da questi strascichi pandemici, saremo sì liberi ma rischieremo di non sapere più che fare.

Saremo nei panni di 18, 19, 20enni ma il rischio che corriamo è che la nostra formazione: affettiva, culturale e sociale rimangano quelle di un ragazzo di terza o quarta superiore. Recupereremo o resteremo arretrati?

Nessuno proponga sovversione o instradi rivoluzioni: non c’è un potere a cui ribellarsi, ma una grave situazione a cui adeguarsi.

Particolare non compreso dalle folle napoletane, romane e anche milanesi di qualche sera fa. Ma qui il problema si infittisce e non è chiaro se la spinta a violare il coprifuoco imposto dalle 23 tragga spinta da una società che va a rotoli per mancanza di lavoro o da un’iniziativa di gruppi estremisti: destra o sinistra, oppure abbia radici mafiose. Il giornalismo e la giustizia ce lo diranno.

Aspettiamo due grandi annunci: il vaccino, che ci tranquillizzerà, e la conseguente immunizzazione della popolazione. A quel punto avremo vinto tutti, e, finita la battaglia, torneremo a noi.

Magari questa esperienza ci avrà anche reso più resilienti…

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