Atlas - Il mondo sulle nostre spalle - Settembre 2022

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13N.BIMESTRALE 09/22DELUSCITA FOTOTERAPIA: quando la luce pag.cura35 GENDER GAP: la situazione in Italia e nel pag.mondo9 CARBON FOOTPRINT: il punto di partenza per raggiungere la neutralità pag.climatica7

RIENTRO A SCUOLA? Inizia al meglio il nuovo anno scolastico con le nostre guide digitali! GRAZIE A riuscirai a tenere desta l’attenzione dei tuoi alunni e alta la motivazione all’apprendimento!

EDITORIALE ATLAS MAGAZINE | 3 PRENDERSI CURA di Debora Bizzi

ci cura dell’ambiente. E molti spunti li avete sempre trovati nel nostro Atlas Magazine - Il mondo sulle nostre spalle, e li troverete anche in questo numero di settembre 2022 e nei pros simi. E perché non stilare una lista delle nostre “buone abitudini per prenderci cura di noi stessi e del nostro Pianeta”? Per tenere traccia del nostro impegno e di quello che potremmo ancora fare per lasciare ai nostri figli, nipoti, un mondo migliore. Nel nostro piccolo, tutti siamo importanti! Ed il nostro impegno è fonda mentale per dar vita a un mondo migliore.

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Prendersi cura. Di noi stessi, delle persone che amiamo, dell’ambiente che abitiamo. Tante volte noi di Atlas Magazine - Il mondo sulle nostre spalle abbiamo scritto e raccontato di come ci prendiamo cura di ciò che ci circonda. È uno stile di vita. Un’abitudine. Un’azione estremamente semplice. Prendersi cura dell’ambiente che abitiamo vuol dire, fra l’altro, e in primis, prendersi cura di noi stessi. Della nostra salute fisica, dei cibi di cui ci nutriamo, del nostro benessere psicologico. E farlo è davvero semplice. Sono sufficienti poche e semplici azio ni quotidiane per prenderci cura di noi stessi e della Terra che abitiamo. Ma, in generale, degli ambienti. Sì, al plurale. Perché nel corso della nostra vita ci spostiamo in differenti dimensioni. La nostra casa, il luogo di lavoro, tutti gli scenari del mondo che ci circonda. Semplici azioni quotidiane, come evitare di sprecare l’acqua. Fare la raccolta differenziata. Acquistare, preferibilmente, prodotti a km 0. Utilizzare prodotti riutilizzabili. Aumentare l’uso delle energie rinnovabili. Migliorare l’efficienza energetica. Ma anche, preferire la mobilità sostenibile. Andare in bici o, ancora, percorrere brevi percorsi a piedi piuttosto che spostarsi sempre in Piccolimacchina.passi.

Abitudini. Come scegliere di acquistare detersivi ecologici. Coltivare una pianta. Bere l’acqua dal rubinetto. Insomma, moltissime sono le guide o i consigli per prender

INDICE LA CARBON FOOTPRINT E LO SCHEMA “MADE GREEN IN ITALY”: IL PUNTO DI PARTENZA PER RAGGIUNGERE LA NEUTRALITÀ CLIMATICA 7 GENDER GAP: LA SITUAZIONE IN ITALIA E NEL MONDO 9 ALLA SCOPERTA DEL VINO BIODINAMICO 12 GLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI OGGI 14 SOCIAL O SOCIALE? LE OPPORTUNITÀ E I RISCHI LEGATI AI SOCIAL MEDIA 16 MINDFULNESS: CONSIGLI PRATICI SU COME VIVERE IL PRESENTE 19 TERRE RARE: IL PARADOSSO DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA 22 BONUS PSICOLOGO: BELLA L’IDEA, MENO LA REALIZZAZIONE 24 CONSIGLI PER PRENDERCI CURA DI NOI: ECCO ALCUNE DELLE MIE BUONE ABITUDINI PER UNA VITA SANA E FELICE 25 SICCITÀ: LA RICHIESTA D’AIUTO DELLA TERRA 28 RUBRICA - DOS AND DON’TS SICCITÀ: FACCIAMO LA NOSTRA PARTE PER LIMITARLA 31 RUBRICA - PILLOLE DELL’AVVOCATO IL PNRR E LE OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE ITALIANE 33 FOTOTERAPIA: QUANDO LA LUCE CURA 35 RUBRICA - DETTO TRA NOI... NON SCAGLIATE MAI QUEL SASSO 37 RUBRICA - LE RICETTE ASTRALI DI ATLAS 39 LEGENDA SANO SOSTENIBILESOCIALE

FORMAZIONE PER IL SUCCESSO MANAGERIALE E PROFESSIONALE • MIGLIORARE LE PERFORMANCE AZIENDALI • CRESCITA PERSONALE • CRESCITA PROFESSIONALE • CREDITI FORMATIVI PROFESSIONALI

In poche parole, è un calcolo matematico e oggettivo che con sente di misurare gli effetti di ogni singola persona, azienda o prodotto, durante la propria esistenza sulla Terra. Conoscere la nostra impronta ecologica consiste quindi nel saper quantificare se il nostro stile di vita risulta essere sostenibile o Bastimeno.pensare che, al giorno d’oggi, ogni anno, gli esseri umani utilizzano l’equivalente di 1.75 pianeti Terra. Ciò significa che stiamo consumando le risorse più velocemente di quanto potremmo, in quanto il nostro pianeta ha bisogno di 21 mesi per rigenerare ciò che noi esauriamo in 12, dato che può solo peggiorare se non invertiamo subito rotta. La carbon footprint si rivela quindi un parametro estremamen te utile ed efficace, non solo per le singole persone, ma anche e soprattutto per le aziende, le pubbliche amministrazioni e gli organismi internazionali. Infatti, quantificando gli impatti am bientali di ciascuna attività, è possibile intraprendere iniziative utili alla riduzione degli stessi.

È necessario però partire dall’inizio: per ridurre il proprio impatto sul pianeta, occorre sapere quanto le attività svolte da ciascuno di noi siano nocive per l’ambiente.

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La Carbon Footprint, o impronta di carbonio – “esprime l’e quivalente in termini di CO2 del totale delle emissioni di gas ad effetto serra associate direttamente o indirettamente ad un pro dotto, un’organizzazione o un servizio” (Ministero dell’Ambiente).

LA CARBON FOOTPRINT E LO SCHEMA “MADE GREEN IN ITALY”: IL PUNTO DI PARTENZA PER RAGGIUNGERE LA NEUTRALITÀ CLIMATICA di Margherita Ingoglia

n un momento storico come quello attuale, è di fondamentale importanza che ognuno di noi contribuisca alla sostenibilità am bientale, investendo in impianti di produzione di energia rinno vabile e riducendo le emissioni inquinanti.

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A tal proposito, già da tempo, l’Europa sta studiando una sorta di tassa sulla CO2 immessa nell’aria da tutte le aziende presenti sul territorio, al fine di contrastare i fenomeni ambientali causati dal cambiamento climatico, sensibilizzandole al tempo stesso alla produzione e al consumo di energia proveniente da fonti rinno vabili. Ma non finisce qui: sempre più aziende utilizzano la carbon fo otprint come vero e proprio strumento di business, volto al mi

“MADE GREEN IN ITALY”: il modello italiano per la valu tazione e comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti Anche il Ministero italiano dell’Ambiente e della Tutela del ter ritorio e del mare ha come priorità la promozione di iniziative volontarie per la contabilizzazione delle emissioni di CO2 e la de finizione di strategie aziendali per l’uso consapevole dell’energia e la riduzione dei consumi provenienti da fonti inquinanti.

A tal proposito, il 13 giugno 2018 è entrato in vigore il Regola mento per la valutazione e comunicazione dell’impronta am bientale “Made Green in Italy” ed è il marchio tutto italiano per i prodotti realizzati in modo sostenibile, nato con l’obiettivo di:

• promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo e contribuire ad attuare le indicazioni della relativa strategia defi nita dalla Commissione Europea;

• definire le modalità più efficaci per valutare e comunicare l’im pronta ambientale dei prodotti del sistema produttivo italiano, attraverso l’adozione del metodo PEF – Product Environmental Footprint come definito nella raccomandazione 2013/179/CE, e associandovi aspetti di tracciabilità, qualità ambientale, qualità del paesaggio e sostenibilità sociale.

• Made in Italy che presentano prestazioni ambientali pari o superiori ai benchmark di riferimento;

ATLAS MAGAZINE | 8 glioramento e alla valorizzazione delle proprie attività produttive. Oltre all’analisi e alla contabilizzazione delle emissioni di CO2, si impegnano quindi a impostare un vero e proprio programma di transizione, attraverso attività di riduzione e/o compensazione dell’anidride carbonica. Non tutti sanno infatti che è possibile, per le aziende energivore che inquinano molto, compensare tali emissioni attraverso l’ac quisto di certificati verdi, o mediante attività di rimboschimento, con l’obiettivo di ripristinare parti del mondo prive di vegetazio ne, aumentando la produzione di ossigeno e riducendo così l’ef fetto serra, a beneficio dell’intero pianeta.

Si tratta di uno schema nazionale a cui le aziende possono aderire su base volontaria ed è limitato ai prodotti:

• per i quali esiste una RCP (Regola di Categoria di Prodotto) in corso di validità. Lo schema Made Green in Italy ha quindi l’obiettivo di valoriz zare quei prodotti italiani che abbiano buone/ottime prestazioni ambientali, rendendoli visibili con il proprio logo, rendendoli riconoscibili dai consumatori, che saranno portati a scelte di ac quisto più consapevoli.

CO2 B A D C

• favorire scelte informate e consapevoli da parte dei cittadini, nella prospettiva di promuovere lo sviluppo del consumo soste nibile, garantendo la trasparenza e la comparabilità delle presta zioni ambientali di tali prodotti;

• rafforzare l’immagine, il richiamo e l’impatto comunicativo dei prodotti “Made in Italy” al fine di sostenerne la competitività sui mercati nazionali e internazionali;

• stimolare il miglioramento continuo delle prestazioni ambien tali dei prodotti e, in particolare, la riduzione degli impatti am bientali che questi generano durante il loro ciclo di vita;

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LA SITUAZIONE IN ITALIA

Come accennato all’inizio dell’articolo, uno degli ambiti in cui la differenza di genere è ben marcata ancora oggi è quello lavora Iltivo.dato italiano va analizzato secondo diverse componenti: se infatti su base oraria la differenza è minima (per ogni euro gua dagnato da un uomo, le donne raggiungono 0,94 centesimi) è molto diverso se si guarda alla carriera. Sono gli uomini ad occu pare posizioni maggiormente retribuite secondo i dati Eurostat, mentre nel 2016 Istat segnalava (riferendosi al settore privato) che il 59% delle lavoratrici percepiva una retribuzione oraria in feriore del 59% alla media nazionale, mentre per gli uomini la percentuale era pari al 44%. Guardando invece al presente, nel 2022 le donne detengono il 32% delle posizioni aziendali di comando, 2 punti percentuali in più rispetto al 2021. Le donne CEO sono salite al 20% così come quelle con ruoli nel senior management al 30% nel 2022.

Un altro tema caro (e attuale) ad Atlas Magazine è quello del divario di genere che da sempre caratterizza la società, ovvero il cosiddetto “Gender Gap”. Partendo dalla definizione, si tratta di un fenomeno sociale che descrive la distanza tra il genere maschile e femminile, specie quando si parla di diritti. Le disparità avvengono in quasi ogni ambito quotidiano purtroppo, come il lavoro o lo sport. Al giorno d’oggi, nonostante le riforme e le manifestazioni, rima ne ancora una distanza importante tra i generi in tutto il mondo.

GENDER GAP: LA SITUAZIONE IN ITALIA E NEL MONDO di Leonardo Tiene

Tuttavia, il Bel Paese rimane ancora nelle retrovie tra le 30 eco nomie mondiali analizzate. A metterlo nero su bianco il rapporto annuale “Women in Business” di Grant Thornton. La stessa ricerca nel 2021 aveva rilevato, infatti, che le posizioni di CEO oc cupate dalle donne erano scese al 18% rispetto al 23% registrato nel 2020, andando sotto la media dell’Eurozona (21%) e delle rilevazioni fatte a livello mondo (26%). Invece, a livello globale, la ricerca ha mostrato che rispetto al 2021 aumentano le donne CFO (oggi al 37%) e COO (al 24%), mentre scendono di 2 punti le donne CEO (24% rispetto al 26% dello scorso anno).

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di

in

Certamente abbiamo toccato uno dei punti fondamentali del gender gap al giorno d’oggi, ma il divario non avviene solamente tra gli uffici ma anche al di fuori.. A casa, a scuola, nello sport o nella vita sociale di ogni giorno, tutti ambiti a cui noi magari ormai non diamo più troppo peso in me rito (per abitudine o educazione ricevuta), o almeno non quello che meriterebbe per garantire una crescita sociale effettiva.

geopolitiche di

anni, preceduta

Uno dei dati più interessanti e raccapriccianti del report ufficiale pubblicato dal World Economic Forum, infatti, è quello della po sizione italiana nella classifica mondiale rispetto ad altre nazioni meno sviluppate economicamente. Siamo posizionati al 63simo posto al mondo come nazione in grado di chiudere definitivamente il gender gap subito prima della Tanzania e dopo Paesi in via di sviluppo (e complessi so cialmente) come Zambia, Uganda e Israele. Se invece guardiamo solo al continente europeo la situazione è la seguente: l’Italia non è nemmeno tra i primi dieci posti. GENDER GAP INDEX 2022 EUROPE, TOP 10

mondiale riu scirà a

LA LEGGE GOLFO-MOSCA

MA OLTRE AL LAVORO?

donne e vigilare perché non ci siano discriminazioni e disparità di trattamento fin dai livelli operativi e poi ad ogni livello di crescita manageriale».

Quindi, da qualche anno a questa parte sono stati fatti dei passi in avanti per colmare il gender gap. Nel 2019 erano quasi tre milioni le donne che ricoprivano ruoli di responsabilità nelle imprese italiane, raggiungendo il 26,7% delle posizioni apicali totali: anche allora nell’ultimo anno si era registrata una crescita dell’1% degli incarichi di vertice. In particolare, erano aumentati gli amministratori donne: la loro crescita era stata del 3,1%. A rilevarlo l’indagine sull’imprenditoria femminile in Ita lia, condotta dal centro studi CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa), secondo cui “nonostante ostacoli e difficoltà, le imprese al femminile hanno una marcia in più”.

GLOBAL

REGIONALRANK COUNTRY GLOBALRANK GENDERGAPSCORE VSCHANGESCORE2021 1 Iceland (1) 90.8% + 1.6% 2 Finland (2) 86.0% - 0.1% 3 Norway (3) 84.5% - 0.4% 4 Sweden (5) 82.2% - 0.1% 5 Ireland (9) 80.4% + 0.4% 6 Germany (10) 80.1% + 0.5% 7 Lithuania (11) 79.9% - 0.5% 8 Switzerland (13) 79.5% - 0.3% 9 Belgium (14) 79.3% + 0.4% 10 France (15) 79.1% + 0.7% Source: Global Gender Gap Report 2022 [World Economic Forum] Come se non bastasse, giusto per non farci mancare nulla, l’Italia dal 2021 al 2022 è scesa in percentuale, passando dal già discuti bile 72,1% al 72%. Per quanto sia effettivamente solo un gradino più in basso, è in ogni caso un ennesimo passo indietro. QUANTO TEMPO SERVE PER COLMARE QUESTO DIVARIO?

Un altro dato zona colmare Un dato che viene calcolato base situazioni ciascun viene ricalcolato basso si può vedere l’infografica riassuntiva, che vede l’Eu ropa con stima 60

Qualcosa si sta muovendo, dunque, ma il gender gap è ancora troppo ampio. Una buona notizia qualche anno fa era arrivata con la proroga della legge Golfo-Mosca, in vigore dal 2011, che, per contra stare la discriminazione nei confronti delle donne nei consigli di amministrazione delle aziende, obbliga le società quotate a riservare un terzo dei posti nei board di controllo alla rappresentanza femminile. Questa legge è stata estesa a fine 2021 anche alle società controllate dalle Pa, non quotate in mer cati regolamentati. Ma non basta chiaramente. Perché le istituzioni possono cambia re ma il vero cambiamento avviene in ciascuno di noi, in ogni giornata quotidiana e con le situazioni ordinarie. Dello stesso avviso è anche Mariano Corso del Politecnico di Milano, il quale afferma che «la proroga della Legge Golfo-Mosca sulle quote di genere nei CdA era stata una misura necessaria per dare un segnale importante e per evitare pericolosi passi indietro. Ma non basta. Le vere pari opportunità non si costruiscono nei CdA o nei Collegi Sindacali. Sono altre le vere stanze dei bottoni, altre le palestre di sviluppo professionale. Per creare pari opportuni tà bisogna promuovere un cambiamento di cultura e modelli organizzativi per incoraggiare e promuovere la leadership delle

interessante (sempre fornito dal World Economic Forum) che risponde alla domanda di inizio paragrafo è quello relativo alle stime per cui ciascun continente o

anno e

di conseguenza nei periodi successivi. Qui in

il Gender Gap.

posizionata seconda

alle

una

C’è però un altro dato in merito che fa sembrare “meno” drastica la tabella appena raccontata. Sempre da parte del WEF, infatti, si stima essere al 68,1% per chiudere la pratica delle differenze tra generi, anche se tuttavia in media ci vorranno ancora 132 anni per il 100% (senza contare che rispetto al 2021 siamo migliorati di soli 4 anni e nel 2020 la stima era di 100 anni).

Ma c’è almeno qualche Paese che ha raggiunto una parità com pleta? Purtroppo no, anzi, in tutto il mondo e nelle bellissime città che lo caratterizzano non esiste una parità completa. La prima ad essere quindi più vicina è l’Islanda, con il 90,8%, che però sappiamo essere una nazione anche poco popolata (ba sti pensare che il piccolo Lussemburgo ha il doppio dei suoi abi tanti). È facile pensare (forse in maniera sbagliata ma nemmeno troppo) che probabilmente sia più facile da “gestire” nell’educa zione e amministrazione di questo tema delicato e fondamentale.

GENDER EQU

IN CONCLUSIONE

I dati e le stime sono davvero tantissime, si dovrebbe scrivere un articolo molto più corposo in merito ma quello che più era impor tante per me era sottolineare le cifre più significative per ciascuno di noi, vicine al nostro vivere quotidiano e che rendano almeno conto la situazione attuale e quanto siamo lontani da uno degli obiettivi sociali che da secoli o millenni ancora ci affligge.

Il ruolo fondamentale sarà sicuramente giocato da ciascuno di noi, nella vita quotidiana, dall’educazione del prossimo, creando generazioni sempre più consapevoli che la differenza tra uomo e donna sia solamente un velo invisibile creato da noi stessi. ALITY

ATLAS MAGAZINE | 11 dal Nord America che si pensa arriverà alla parità di genere tra 59 Questoanni.non basta però, perché purtroppo affinché il mondo possa completamente raggiungere questo obiettivo servono ben 197 anni, ovvero nel 2219 quando il divario tra generi sarà colmato dall’Asia del Sud, dove infatti la situazione politica e sociale non è esattamente delle più serene tra guerre, rivolte e oppressioni governative. LA STIMA DEL WEF [WORLD ECONOMIC FORUM] PER RAGGIUNGERE COMPLETAMENTE LA PARITÀ DI GENERE CONTINENTE ANNI NECESSARI ANNO DELLA PARITÀ SOUTH ASIA 197 2219 EAST ASIA AND THE PACIFIC 168 2190 CENTRAL ASIA 152 2174 MIDDLE EAST AND NORTH AFRICA 115 2137 SUB-SAHARAN AFRICA 98 2120 LATIN AMERICA AND THE CARRIBEAN 67 2089 EUROPE 60 2082 NORTH AMERICA 59 2081 Source: Global Gender Gap Report 2022 [World Economic Forum]

Un articolo quindi non facile ma sicuramente necessario per fare il punto della situazione su un tema davvero poco trattato, meno del dovuto almeno con questi dati ufficiali alla mano. Quello che porterò con me dopo queste riflessioni e statistiche sarà sicuramente un po’ di amarezza sulla nostra società ma sono convinto che, con purtroppo i tempi e situazioni umane, piano piano il nostro obiettivo sarà finalmente raggiunto.

ATLAS MAGAZINE | 12 ALLA SCOPERTA DEL VINO BIODINAMICO di Michela Viola Settembre è il mese che saluta l’estate e che dà il benvenuto all’autunno, è il mese della zucca e delle castagne. Ma, parlando di vino, settembre vuol dire una sola cosa: vendem Lamia!vendemmia è un momento cruciale per ogni viticoltore, in cui si raccolgono tutti gli sforzi fatti durante l’anno per ottenere grap poli d’uva sani che sappiano dare vita a vini di qualità.

Quando si vendemmia?

Innanzitutto, è bene chiarire che vini biologici, biodinamici e na turali non sono termini sinonimi! Di queste tre categorie, l’unica riconosciuta a livello legislativo è quella del biologico (Regolamento Europeo 203/2012, art.29).

Nel 2012 la Commissione Europea ha infatti approvato la messa in vigore di norme che consentono l’applicazione dell’etichetta “vino biologico” sulle bottiglie di vini che soddisfino parametri precisi, dopo un’apposita approvazione da parte di enti certificati.

Il periodo di raccolta dei grappoli d’uva differisce leggermente in base alla zona di produzione del vino: nel Sud Italia, per esempio, solitamente si vendemmia già verso fine agosto, questo perché se l’uva matura più del dovuto si rischia che la concentrazione di zuccheri negli acini aumenti più del dovuto, e che diminuiscano invece i livelli di acidità. Al contrario, una vendemmia che avviene troppo presto rispetto al processo di maturazione dell’uva, porterà ad avere acini con bassi livelli di zuccheri, un alto livello di acidità e un gusto che potremmo definire “erbaceo”.

La vendemmia avviene nel momento in cui il grappolo d’uva raggiunge lo stato ottimale di maturazione, che si misura ana lizzando il grado zuccherino degli acini e l’acidità degli stessi, e rapportando poi tra loro questi due parametri.

In questo modo, anche il consumatore viene tutelato e orientato nel riconoscimento di cantine che producano vini che siano effet tivamente biologici.

Seppur a ritmo inferiore rispetto al biologico, stanno pian piano prendendo sempre più piede anche altre due tipologie di vini strettamente connessi al concetto di sostenibilità: parliamo di vini biodinamici e di vini naturali.

Cambiamento nelle abitudini di consumo di vino Come riportato nei rapporti ISMEA, gli ultimi anni sono stati se gnati da un cambiamento delle abitudini dei consumatori, attenti sempre più a uno stile di vita sano e alla ricerca di cibi e bevande quanto più possibile salutari, e che hanno sempre più a cuore il tema della sostenibilità. Questa propensione si è rafforzata ancor di più post-pandemia. Anche il settore del vino è stato colpito da questa tendenza: i vini biologici sono infatti fortemente richiesti dal mercato.

Un’indagine condotta da Nomisma, società di consulenza strate gica e aziendale, ha evidenziato come la percentuale di italiani che nel 2021 abbia avuto almeno un’occasione di consumo di vino biologico sia pari al 51%, valore in continua crescita ri spetto al passato (si pensi che nel 2015 la percentuale era pari al 17%): il consumatore riconosce quindi un valore aggiunto nel vino biologico, rispetto ai vini convenzionali.

Ad oggi, tuttavia, il vino biodinamico non possiede una specifica legislazione di riferimento che ne regolamenti l’ambito operativo (la produzione è regolamentata dall’associazione Demeter), men tre invece disciplinari riconosciuti a livello europeo sono ancora in fase di elaborazione.

Il lavoro del viticoltore biodinamico è guidato da un rispetto e da una connessione profonda con la natura, la quale ha un proprio equilibrio e i propri ritmi, che devono essere rispettati e preserva ti con cura, pazienza, e dedizione.

Un vino biodinamico è prodotto seguendo, per l’appunto, i prin cipi dell’agricoltura biodinamica, ancora più legata al concetto di sostenibilità rispetto a quella biologica, frutto di una stretta con nessione con il territorio e di una sintonia profonda con la natura.

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L’obiettivo della biodinamica è infatti proprio quello di rafforzare in modo naturale l’ambiente, e quindi il suolo su cui crescono, in questo caso, le vigne, riducendo così al minimo l’intervento umano sul processo di crescita della vite e quindi di formazione dei grappoli d’uva.

Un vino biodinamico è caratterizzato da un colore carico e vivace, oltre che da un sapore molto deciso.

Dopo questa breve ma doverosa differenziazione, scopriamo ora insieme una di queste tre macrocategorie, in cui sostenibilità e connessione con il territorio sono due pilastri imprescindibili: la viticoltura biodinamica! Viticoltura biodinamica

Oltre a questo, vengono poi impiegati alcuni preparati che hanno il compito di rafforzare l’effetto del compost stesso: uno tra i più famosi, è il cosiddetto cornoletame (o “preparato 500”). Il corno deve essere riempito con letame di mucca, e poi sotterrato per circa sei mesi durante l’inverno, momento in cui la terra si ricarica in vista dell’arrivo della primavera. Una volta estratto, viene poi miscelato con acqua piovana, mescolato e riversato al suolo: il terreno si arricchirà così di humus e microrganismi che rinforzano le radici della vite. È inoltre di fondamentale importanza preservare e promuovere la biodiversità. Infatti, un vigneto biodinamico è riconoscibile per la presenza di una grande quantità di fiori e piante spontanee che crescono tra i filari delle viti, di insetti, api e spesso anche pecore che pascolano tra i vigneti. In questo modo il suolo, rafforzandosi, riesce a rinvigorire la vite stessa, che sarà quindi in grado di difendersi da parassiti e agenti patogeni: ciò farà in modo che essa non si ammali, senza bisogno di trattarla con agenti chimici di vario tipo (il cui utilizzo è peraltro

In cantina: non è concessa l’aggiunta di lieviti esterni durante il processo di fermentazione del vino, che avviene invece solo grazie all’azione esercitata dai lieviti indigeni già presenti nell’u va (chiamati anche lieviti autoctoni). L’unico additivo ammesso riguarda l’anidride solforosa, che è possibile utilizzare rispettan do però i seguenti limiti: 70 mg/l nei vini rossi, 90 mg/l nei vini bianchi e 60 mg/l in quelli frizzanti (quantità ridotta rispetto ai vini biologici).

I tre principi di fondo dell’agricoltura biodinamica sono (Fonte: www.rudolfsteiner.it):

Nonostante la filosofia biodinamica sia ancora vista con scettici smo e considerata più una pratica esoterica che non una metodo logia valida e rigorosa di produzione, è innegabile il suo stretto legame con i concetti di “sano” e di “sostenibile”.

proibito in agricoltura biodinamica). Gli unici trattamenti permes si in vigna sono a base di rame e di zolfo. Un altro concetto importante in agricoltura biodinamica è quello delle fasi lunari che influenzano i processi di sviluppo della vite, ed è per questo motivo che alcuni procedimenti, come per esem pio la semina, vengono effettuati tenendone conto.

Parlando invece di vendemmia, la viticoltura biodinamica preve de che le uve siano raccolte esclusivamente a mano, senza quindi l’utilizzo di macchinari.

Per fare in modo che il suolo su cui cresce la vite sia fertile e ricco di sostanze nutritive vengono preparati, e quindi poi utilizzati, dei composti ottenuti da scarti organici o vegetali, mentre è invece severamente proibito l’utilizzo di qualsiasi agente chimico di sintesi (Fonte: www.winesommelier.it). Tra questi composti, il più utilizzato è il compost (insieme di resti vegetali, cenere, acqua, terra ecc.), fertilizzante naturale che rafforza la biodisponibilità di elementi nel terreno, e allo stesso tempo ne aumenta la biodiver sità in termini di microflora.

Il vino frutto di questo operato saprà regalare a chi lo beve un’e sperienza gustativa molto profonda, oltre a essere un prodotto che potremmo definire “sano” e realizzato in modo sostenibile.

Il metodo biodinamico nasce negli anni ’20 per opera di Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia.

- mantenere la fertilità della terra; - rendere sane le piante in modo che possano resistere a malattie e parassiti; - produrre alimenti di qualità più alta possibile.

Le pratiche connesse alla viticoltura biodinamica puntano a crea re un ecosistema perfettamente in equilibrio, basato su un terre no forte e ricco di sostanze nutrienti, a beneficio della vigna.

Inoltre, l’innalzamento delle temperature misto alle frequenti sic cità ed incendi stanno facendo sì che le zone desertiche avanzino sempre più rendendo vaste porzioni di territorio inospitali.

In Italia, per esempio, il 28% del territorio è ad alto rischio di de sertificazione: in particolare Sicilia e Molise dove la superficie a rischio è rispettivamente del 70% e del 58%. Questo dato fa paura perché significa che nel giro di pochissimi anni il 28% del nostro Paese potrebbe non essere più adatto alle nostre esigenze portandoci a perdere non solo miliardi di euro in fatturato ma anche molta della biodiversità che caratterizza il nostro Ovviamente,Paese.

cambiando il territorio, cambiano anche le specie che lo abitano: negli ultimi anni, più di 900 specie sono arriva te nel Mediterraneo e no, non è affatto un bene. Essendo specie non autoctone (o aliene) queste non trovano un posto ben preci so nella catena alimentare andando ad occupare quasi sempre le posizioni più alte di quest’ultima andando quindi ad alterare

ATLAS MAGAZINE | 14 GLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI OGGI di Davide Tremante

Sentiamo spesso dire che nel 2100 il mare si sarà innalzato abbastanza da sommergere le città costiere, i terreni coltivabili non saranno sufficienti a sfamare la popolazione e tutta una serie di eventi che sembrerebbero aspettarci nei decenni a seguire. Ma oggi, come siamo messi? È davvero solo un problema del fu Glituro?effetti dei cambiamenti climatici sono già visibili ad occhio nudo: assistiamo quotidianamente a fenomeni sempre più estre mi, siccità, alluvioni, caldo estremo, incendi e chi più ne ha più ne metta! Vediamo più nel dettaglio cosa sta succedendo. Ogni anno ci fanno notare quanto sia più caldo del precedente, quest’anno abbiamo avuto una delle estati più calde di sempre in Italia, dai grafici possiamo notare come la temperatura negli ulti mi 40 anni stia continuando a salire. Difatti, tolte alcune eccezio ni, l’andamento delle temperature continua a salire mostrandoci come questo fenomeno sia destinato a peggiorare nei prossimi anni. Ma dobbiamo assolutamente evitare che questo accada! Perché già oggi la situazione è critica: quest’anno gli interventi del 112 per malori correlati al caldo hanno segnato un record e questo deve farci riflettere sul rischio che il riscaldamento globale Incomporta.particolare, nelle zone polari il riscaldamento climatico sem brerebbe andare ben 4 volte più veloce rispetto al resto del mon do. Basti pensare che negli ultimi anni si stanno registrando casi in cui le temperature superano di 30°C / 40°C le medie e che per la prima volta in Groenlandia è piovuto. Lo scioglimento dei ghiacci, tuttavia, non è solo un problema dei poli, perché è ben visibile anche in Italia dove questi giganti azzurri cominciano a cedere sotto al loro stesso peso causando tragedie come quella a cui abbiamo, purtroppo, assistito sulla Marmolada. Se volessi verificare con i tuoi occhi il cambiamento dei ghiacciai in Italia, recandoti sul ghiacciaio Morteratsch potrai seguire un percorso organizzato che ti mostrerà il ritiro del ghiacciaio decennio per Ladecennio.scarsacapacità di immagazzinare acqua nei ghiacciai e le pre cipitazioni sempre più rare e meno cariche sono due delle prin cipali cause delle sempre più frequenti siccità (argomento su cui trovate un articolo dedicato).

gli equilibri (già precari per migliaia di altri fattori) che governa no l’ecosistema. Per esempio, quest’anno è arrivata la caravella portoghese che, di norma, abiterebbe acque tropicali o, al limite, sub tropicali ma a causa del riscaldamento globale queste specie si stanno diffondendo anche nel nostro mare. Sempre in questi anni abbiamo assistito all’arrivo della caulerpa, un’alga velenosa che nasce come decorazione per acquari tropicali ma che, arriva ta nel Mediterraneo ha trovato un terreno fertile per crescere, o come il pesce scorpione, un pesce velenoso anch’esso di origini tropicali ma che negli ultimi anni conta sempre più avvistamen ti sulle nostre coste. E di esempi ce ne sarebbero a migliaia, sia in mare che sulla terra ferma dove riescono a trovare casa anche insetti, rettili, anfibi e mammiferi che in Italia non dovrebbero esserci. Non solo, anche alcune specie locali trovano, in alcuni casi, condi zioni più favorevoli... sempre più spesso sentiamo parlare, infatti, di vere e proprie invasioni di cinghiali, cavallette e zanzare che recano danni alle coltivazioni, alla biodiversità e a noi! Seppure non si possa attribuire il problema esclusivamente al riscaldamento globale, questo rimane uno dei principali attori in questa vicenda permettendo ad alcune specie invasive di ripro dursi più velocemente. Un esempio tra tutti è quello delle caval lette che negli ultimi anni rappresentano una vera e propria pia ga in alcune zone del nostro Paese rovinando colture ed habitat.

E non dobbiamo dimenticarci degli eventi atmosferici estremi che ormai sono quasi all’ordine del giorno: si alternano mesi di caldo torrido a giorni di pioggia intensa, accompagnati da eventi senza precedenti con frequenze allarmanti. Ormai in Italia ne abbiamo per tutti i gusti, dalla grandine grande come arance, al caldo africano, alle alluvioni e ai tornado improv visi. I danni all’agricoltura sono dell’ordine dei miliardi, tonnella te di raccolto vanno buttate ogni anno a causa del meteo sempre più avverso, secondo le stime della Coldiretti in alcune zone le condizioni meteo hanno causato la distruzione dell’80% del rac colto danneggiando gli agricoltori e causando un aumento del costo al consumatore. Ogni anno la situazione peggiora e tutto questo, ovviamente, non vale solo per l’Italia: in moltissime zone del mondo ormai si verificano di queste catastrofi. A fronte di questi eventi sono nate nuove ondate migratorie com poste da persone che hanno perso la propria casa, il proprio lavo ro o i propri averi in seguito ad eventi correlati al clima. Nei pros simi anni si prevedono centinaia di milioni di migranti verso zone più ospitali, questo problema è così reale che esiste addirittura uno status di “rifugiato climatico” e non è escluso (anzi è molto probabile) che nei prossimi anni anche noi italiani dovremo ab bandonare le nostre terre poiché il nostro Bel Paese potrebbe non essere più bello ed ospitale come lo vediamo oggi, specialmente determinate zone. In un periodo storico come quello che stiamo attraversando tra Covid-19, Vaiolo delle scimmie e febbre del Nilo credo sia obbli go dirvi che sì, il riscaldamento globale ha a che vedere con le malattie. Probabilmente avrete già sentito che, man mano che si scioglieranno i ghiacciai, “scongeleremo” virus risalenti a decine di migliaia di anni fa ma questo non ci interesserà per almeno un paio di anni (si, è molto poco tempo) ma ora stiamo già af frontando malattie che han trovato un terreno fertile grazie al cambiamento climatico. In questo momento storico ci troviamo ad affrontare due nuove emergenze sanitarie (Covid e Vaiolo del le scimmie sono ufficialmente due emergenze sanitario secondo l’OMS) ed una terza sembrerebbe essere sulla buona strada per diventarlo! Queste malattie, seppure facciano parte di ceppi già conosciuti, sono malattie che si sono meritate il titolo di emer genza sanitaria perché si propagano molto più facilmente di quanto ci si aspettasse. Il Covid, per esempio, sembrerebbe essere più infettivo nelle zone più inquinate e, seppure il caldo diminuisca i contagi gli in verni tiepidi che stiamo attraversando ultimamente garantiscono al virus le condizioni ideali per la sua diffusione. Nei prossimi anni (o mesi, perché no) potremo assistere all’arrivo di nuovi virus e batteri che troverebbero un mondo molto diver so da quello cui erano abituati ma molto più ospitale in quanto meno freddo e più densamente popolato.

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A tutti quelli che sostengono la “teoria” de “Il mondo ha sempre avuto ere calde anche più calde di ora” vorrei far notare che gli sbalzi di temperatura in questione fossero molto più graduali.

Per fare un esempio semplice lo possiamo un po’ paragonare al passaggio estate inverno che è graduale, mentre il passaggio cui stiamo assistendo sarebbe più paragonabile ad un passaggio da agosto a gennaio, senza stagioni di mezzo: capirete che può esse re abbastanza traumatico.

Possiamo dire che il mondo sta finendo? Sì, ma non è il caso di andare nel panico. C’è ancora una piccola speranza. Se ognuno facesse la propria parte e i governi si impegnassero alla lotta al cambiamento climatico potremmo sperare di limitare il danno a quel che vediamo oggi o poco più. Il guaio sorge nel momento in cui il problema viene ignorato perché si pensa sia lontano, che non riguarderà noi direttamente mentre già lo fa, siamo già co stantemente influenzati dal cambiamento climatico.

RIDUZIONE DELLE DISTANZE È impossibile negarlo: grazie ai social media le distanze si sono annullate e le persone possono mantenere attivi i propri contatti e crearne di nuovi con molta più facilità, o addirittura riallacciare i rapporti con vecchi amici di infanzia. Inoltre, sono sempre più diffusi i gruppi online, pubblici o privati, a cui è possibile iscriversi per interagire con altri utenti che condi vidono le stesse passioni ed esperienze. L’aspetto negativo? L’uso eccessivo dei social porta le persone a trascorrere sempre più tempo online e, di conseguenza, a vivere sempre meno esperienze reali, ottenendo così l’effetto contrario a quello desiderato: l’isolamento sociale.

CONFRONTO SOCIALE

I contenuti pubblicati sui social network, siano essi post scritti, immagini o video, possono essere utili a stimolare il confronto con gli altri. Questa dinamica è tuttavia un’arma a doppio taglio: a seconda della tipologia di feedback che otteniamo in risposta a un conte nuto da noi pubblicato, la nostra autostima cresce o diminuisce e il nostro stato d’animo cambia.

L’avvento dei social media ha rappresentato una grande innova zione non solo per le persone, ma anche per le aziende, che han no saputo sfruttare questo nuovo canale di comunicazione per interagire in maniera diretta con i propri reali e potenziali clienti. Grazie alla possibilità di pubblicizzare prodotti e servizi sulle varie SOCIAL O SOCIALE?

L’evoluzione tecnologica legata al mondo “online”, e più nello specifico ai social media, è in continuo avanzamento. Sem pre più numerose sono infatti le piattaforme grazie alle quali è possibile non solo condividere contenuti di ogni tipo, ma anche osservare e seguire le vite altrui. Se però da un lato i vantaggi e i benefici legati a tali innovazioni sono molteplici, dall’altro uno scorretto utilizzo dei propri profili potrebbe causare conseguenze negative rilevanti a livello psico logico e sociale. Qual è quindi il modo giusto di comunicare sui social network? Quali sono i reali vantaggi e i rischi legati alle varie piattaforme? Non ci sono regole scritte o criteri particolari: una buona cono scenza di ciò che si sta utilizzando, insieme al buon senso perso nale, sono sufficienti a trarre il meglio da questo nuovo mondo parallelo.

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Quando ci si trova dall’altro lato, invece, ogni qualvolta ci si sente in diritto di commentare un contenuto altrui, bisogna ricordarsi che ci si sta rivolgendo a una persona, con i suoi sentimenti e la propria autostima. È davvero indispensabile ciò che abbiamo da dire? Portiamo un beneficio al nostro interlocutore, senza essere maleducati? Se la risposta è no, meglio evitare di esprimere pubblicamente il no stro pensiero.

Per evitare gli effetti negativi del confronto sociale occorre una personalità forte, in grado di farsi scivolare addosso le osservazio ni non gradite e, soprattutto, capace di non mettersi a paragone con altre persone, o peggio ancora, con personaggi famosi. Ricordiamoci che sui social network nessuno è autentico al 100%.

COMUNICAZIONE AZIENDALE E NUOVE PROFESSIONI

LE OPPORTUNITÀ E I RISCHI LEGATI AI SOCIAL MEDIA di Margherita Ingoglia

I social media hanno sicuramente velocizzato e migliorato la no stra vita, consentendoci di avere contatti istantanei con chiunque, 24 ore su 24. Occorre però non dimenticare che rappresentano solo uno dei tanti modi a disposizione per occupare il nostro tempo e per col tivare le nostre relazioni.

Purtroppo, però, con questo nuovo sistema di comunicazione, siamo diventati tutti più egocentrici e, all’occasione, esperti su qualsiasi tema. Sempre più spesso, infatti, le persone si sentono libere di pub blicare contenuti di ogni tipo, o semplicemente di commentare negativamente i post degli altri, senza in realtà avere alcun tipo di competenza in merito all’argomento in questione. È un tipo di comunicazione che potrebbe recare un danno al no stro interlocutore, senza magari un valido motivo.

ATLAS MAGAZINE | 17 piattaforme, è diventato più facile interagire con i vari target di consumatori, ma non solo: grazie alla possibilità di lasciare re censioni e di commentare i post delle pagine ufficiali, clienti e aziende possono comunicare tra loro.

Utilizziamoli per ciò che di buono ci offrono, come un piacevole passatempo e non come sostituti della realtà.

Proprio per questo motivo sono nate nuove professioni, come influencer, blogger ed esperti del social media marketing, volte alla gestione e alla pubblicizzazione del marchio, che non è più legato a un singolo prodotto, ma rappresenta una vera e propria personalità che vuole farsi conoscere e coinvolgere gli utenti tra mite i propri contenuti, esattamente come fanno le persone.

Anche qui però esiste il rovescio della medaglia: sempre più giovani “snobbano” occupazioni tradizionali, attirati dal mondo del web, dal quale si spera di ottenere maggiori guadagni con minore impegno.

UN NUOVO MODO DI COMUNICARE Prima dell’avvento dei social media, le principali tecnologie di co municazione erano sostanzialmente due: i media di massa, come la televisione e la radio, che non consentono alcuna interazione tra i soggetti, ma consistono in una tipologia di comunicazione unilaterale, in cui il pubblico è uno spettatore passivo; e quelli, come le chiamate telefoniche e la messaggistica istantanea (pri ma solo sms), che consentono la comunicazione in forma privata tra due o più persone. Oggi invece, grazie ai social, è possibile interagire in svariati modi con chiunque, sia in forma privata, che pubblicamente, e tutti gli utenti sono posti allo stesso livello. Diventa facile, quindi, con versare in maniera istantanea, apportare il proprio contributo o semplicemente dire la propria opinione su qualsiasi discussione.

Bisogna sempre ricordarsi che il poter esprimere liberamente la propria opinione non rende giudici delle vite altrui. Un altro rischio è invece legato alla propria persona: sempre più spesso si tende a condividere ogni minimo dettaglio della pro pria vita sui social network. Questo fenomeno, chiamato oversha ring, è sempre più diffuso… non solo tra i giovani! Pubblicare in continuazione foto, video e contenuti relativi alla propria vita privata è il primo campanello d’allarme a cui fare attenzione: è bene separare sempre vita reale e vita sui social, salvaguardando la propria privacy.

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• NON è un’esperienza legata alla religione: benché la mindful ness si basi su tecniche di meditazione derivanti dalla filosofia buddista, essa nulla ha a che vedere con essa. Togliamoci quindi dalla testa l’immaginina stereotipata del monaco con la tonaca arancione a gambe conserte in mezzo ad un bosco. La meditazio ne è accessibile a tutti, in ogni luogo e qualunque professione voi pratichiate.

• NON è un modo per sfuggire ai problemi: non è un momento di evasione da essi ma, al contrario, di presa di consapevolezza degli stessi, di analisi della realtà nel momento presente in ma niera non giudicante.

“Il momento presente è il solo momento di cui disponiamo, è la porta di ogni momento.” Prima di cominciare a parlare di mindfulness, sfatiamo subito dei falsi in merito, definendo prima cosa non è:

Quindi ora che abbiamo chiarito cosa non è, possiamo comincia re a vedere cosa più nello specifico si intenda per mindfulness: consiste nel raggiungimento della consapevolezza di sé e della realtà nel momento presente e in maniera non giudicante; è

una pratica che permette di conquistare maggiore padronanza della mente, che diversamente tende a volte a sfuggire, causan do talvolta veri e propri auto-sabotaggi. Pensiamo ad esempio a quando abbiamo un esame importante e improvvisamente ci facciamo prendere dall’agitazione, rischiando di compromettere la nostra Meditando,performance.lamenteriduce il suo “chiacchiericcio” di sottofondo, che spesso ci rimanda ad un’immagine svalutante di noi stessi: “non ce la farò”, “e se poi non mi ricordo nulla?”, “andrà male”. Con la pratica della meditazione la mente si fa calma, permettendo di affrontare la vita con maggiore lucidità. La pratica riduce inoltre i livelli di ansia e di stress, che sono fonte di malessere ed hanno effetti negativi sulla salute, sulla felicità e sul benessere psicofisi co. Questo stato della coscienza può essere ottenuto indirizzando intenzionalmente la nostra attenzione verso un determinato og getto, ad esempio ascoltando il respiro, a patto che la pratica sia costante e duratura. I primi risultati si vedono subito, ma il vero cambiamento avviene dopo molti anni. Hoffmann e collaboratori, tirando le somme di ben 39 studi, con cludono che i protocolli basati sulle tecniche mindfulness riesco no a modificare i processi cognitivi ed emotivi coinvolti in diversi disturbi clinici; emerge chiaramente pertanto come essa sia di grande supporto nella riduzione dell’ansia, della depressione e dello stress somatico. Ed ancora, nei meditatori abituali si misura una diminuzione dei livelli di citochine e cortisolo nel sangue. Il cortisolo è uno dei principali ormoni coinvolti nell’attivazione dell’asse dello stress, mentre le basse citochine portano a una riduzione dell’infiammazione. Questi fattori determinano un raf forzamento del sistema immunitario.

• NON è una forma di trance: la mindfulness, infatti, come dice la parola stessa, è uno stato di consapevolezza che richiede la mas sima lucidità della persona. Non vivrete un’esperienza estatica né avrete visioni di angeli.

• NON è, infine, una forma di psicoterapia, tutt’al più si può considerare uno strumento a supporto della stessa, una sorta di strategia d’intervento che, se necessario, può essere praticata in contemporanea a metodiche terapeutiche tradizionali al fine di favorire il benessere psicologico ed emotivo del paziente.

MINDFULNESS: CONSIGLI PRATICI SU COME VIVERE IL PRESENTE di Carlotta Slaghenauffi

Questa pratica ci permette di vivere nel momento presente: l’es sere proiettati nel passato genera in noi sensazioni di tristezza e malinconia, mentre il pensare troppo al futuro crea stati di ansia e preoccupazione per ciò che dovrà accadere. Viviamo in una società che ci impone ritmi di vita serrati, sveglie ad orari improponibili, pasti improvvisati che a volte saltano. Questo stile di vita ci fa perdere completamente il contatto con il mondo esterno ma soprattutto con noi stessi. Quante volte vi sarà capitato di uscire dall’ufficio stanchi, pieni di pensieri, nervosi, mentre invece fuori c’è una giornata meravigliosa. Il sole vi bacia la pelle, un’aria frizzante vi solletica il viso, ma niente: voi pensate solo alla giornataccia che avete avuto sul lavoro. La mindfulness riporta l’attenzione su un altro concetto fonda mentale, quello della gratitudine. È vero, oggi quello che avete vissuto è stato pesante: tanti impegni, qualche imprevisto, e po che distrazioni. Eppure, c’è quel sole, e quella brezza… perché non esserne grati? Quel buon boccone mangiato a pranzo con il collega, la battuta di qualcuno che ci ha strappato un sorriso, un abbraccio, una pacca sulla spalla, il profumo del caffè la mattina appena svegli, un buon bicchiere di vino gustato la sera dopo cena, la frase di un libro: tutti questi sono piccoli dettagli a cui a volte, assorbiti totalmente dalla frenesia della vita non facciamo Voletecaso.

C’è un altro esperimento molto semplice che vi invito a provare.

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Bene, sedetevi in una posizione che ritenete comoda e che vi fac cia sentire rilassati e a vostro agio ma che allo stesso tempo vi permetta di mantenere uno stato di coscienza, ed impostate un timer di 10 min. Gli occhi dovrebbero essere chiusi e la concentrazione deve essere rivolta solo ed esclusivamente sul respiro, sui movimenti effettua ti dall’addome durante le inspirazioni e le espirazioni. Qualsiasi rumore sentiate, sia esso il ticchettio di un orologio, o il rumore di un elettrodomestico, non vi deve distrarre. Semplicemente, appena lo avvertite, ritornate subito a concentrarvi sul respiro. La mente molto probabilmente si affollerà di pensieri: accoglieteli da bravi ospiti e ritornate al fulcro della vostra meditazione. Qualsiasi emozione proviate in quel momento, accettatela senza cercare di cambiarla; arrendetevi a ciò che è. Solo in questo modo potrete avvertire una sensazione di vera calma e serenità. Dopo tutto, siamo respiro, siamo qui e siamo ora.

Per 10 giorni, la mattina, almeno per i primi 60 minuti da quando vi svegliate, evitate queste attività: • Usare il cellulare. Niente applicazioni, social, notifiche. Tenetelo semplicemente spento. Se avrete bisogno di guardare l’ora, pro curatevi un orologio; • consultare le e-mail; • accendere il pc; • leggere il giornale, accendere la radio o la televisione.

Questo esercizio aiuta ad inserire un disabituatore, uscire dalla modalità pilota automatico e multitasking, a prendere consape volezza del proprio rapporto con la tecnologia e a comprendere come essa influisca sulla capacità di stare nel momento presente.

un consiglio? Provate a tenere per un po’ un piccolo diario. La sera, prima di coricarvi, vi annoterete tutte quelle piccole cose che vi hanno reso grati durante la giornata. Perché sì, ragazzi, sarà una banalità, ma la felicità risiede proprio in queste piccolezze, e il privilegio di poterne godere sta in noi, e nel nostro approccio alla vita.

A seconda delle vostre abitudini, durante i 60 minuti, considerate tutte le volte che vi viene l’istinto di consultare il cellulare, accen dere la radio o il giornale. Cosa provate?

Ora cerchiamo di capire in che modo praticare la meditazione cer cando di sfruttarne al massimo tutti i benefici che se ne possono trarre. Come cominciare?

Guardatevi intorno e prestate attenzione a ciò che state facendo, al vostro ambiente, alla luce, alla colazione, alla sua preparazione. Se non siete soli in casa osservate i vostri familiari, i loro com portamenti, ascoltate attentamente ciò che hanno da dirvi o le conversazioni tra di loro. Se siete già fuori casa, osservate ciò che vi circonda come se fosse la prima volta. Osservate le persone in torno a voi, le loro espressioni, i colori. Sentite i rumori, i profumi. Percepirete come queste semplici accortezze vi daranno modo di godere appieno di ogni istante della vostra vita, di essere più calmi e sereni. Migliorerete il vostro umore, il vostro rapporto con voi stessi e soprattutto con gli altri, sviluppando una maggiore empatia con chi vi circonda. Concludo con una citazione di Thich Nhat Hanh, monaco buddi sta, poeta e attivista vietnamita per la pace: “Se siamo felici, se siamo in pace, possiamo sbocciare come un fiore e la nostra famiglia, tutta la società, trarranno beneficio dalla nostra pace”.

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RARE: IL PARADOSSO DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA di Michela Viola Con “terre rare” ci si riferisce a un gruppo di diciassette ele menti chimici reperibili in natura, il cui nome deriva non tanto dal fatto che siano difficilmente ottenibili, quanto piuttosto dal fatto che sia complicato trovarli in alte concentrazioni all’interno dello stesso giacimento.

Le terre rare si trovano in abbondanza anche in Paesi come Stati Uniti, Vietnam, Brasile, Russia, Groenlandia; ciò nonostante, è la Cina a detenerne il monopolio indiscusso, con oltre il 90% della produzione mondiale.

Il monopolio cinese

Le terre rare non si trovano mai in natura in forma “pura”, ma sono invece presenti all’interno di minerali, e quindi mescolate con altri elementi: è per questo motivo che il relativo processo di estrazione risulta complesso e costoso. Come afferma il geologo Andrea Moccia all’interno del suo libro “Un tesoro al piano Terra”, le terre rare possono trovarsi in due diverse tipologie di giacimenti: - i giacimenti primari, che contengono terre rare cristallizzatesi direttamente dal magma. Tra questi, il più importante è quello di Mountain Pass, negli USA; - i giacimenti secondari, in cui è un’alterazione del magma già solidificato a dare vita ai minerali in cui sono presenti le terre rare. In questo caso, il giacimento più famoso è quello di Bayan Obo, in Cina. Il valore strategico delle terre rare Ad oggi, le terre rare sono tra gli elementi più ricercati al mon do, questo per il ruolo strategico che esercitano nell’ambito della transizione ecologica ed energetica.

Il Dragone esercita un potere assoluto sul mercato delle terre rare: uno dei principali giacimenti di questi minerali è quello di cui si parlava poco fa, Bayan Obo, locato nella Cina settentrionale (Mongolia interna). Questo sito di estrazione si estende per una lunghezza di diciotto chilometri ed è in grado di soddisfare il 50% della produzione di terre rare cinese.

Infatti, oltre a essere fondamentali per la produzione di oggetti hi tech, come televisori o telefoni, sono indispensabili anche per quanto riguarda macchine elettriche e ibride, turbine eoliche, pannelli fotovoltaici, tutte componenti funzionali al raggiungi mento dell’importante obiettivo di neutralità carbonica.

In realtà, fino agli anni Ottanta erano gli USA a detenere il prima to nell’estrazione di terre rare. Il Dragone iniziò poi a saturarne il mercato, rivendendo i preziosi minerali a un prezzo talmente basso da surclassare così gli altri produttori. Questo è stato possibile grazie a considerevoli incentivi statali che hanno dato vita a enormi siti di estrazione, ma anche a numerose strutture di lavorazione di terre rare. Quest’ultime detengono in fatti una notevole importanza, per separare le terre rare dagli altri minerali a cui sono legate. È chiara quindi la valenza strategica di una filiera produttiva così ben strutturata, che ha portato la Cina a essere competitiva sul mercato delle terre rare fino a ottenerne il monopolio.

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Terre rare: il lato oscuro della transizione energetica

da una parte possiamo affermare che non potrebbe esistere alcuna transizione ecologica senza terre rare, dall’altra la loro estrazione ha un notevole impatto ambientale: avviene con metodologie altamente inquinanti, che causano purtroppo ingenti danni alla biodiversità locale, inquinando suolo e risorse idriche, oltre ad avere conseguenze dannose sulla salute delle comunità locali.

Per rendere l’idea, secondo l’Associazione cinese delle Terre Rare, per ogni tonnellata di materiale estratto vengono scartati tra i 9.600 e i 12.000 metri cubi di rifiuti sotto forma di gas, a loro vol ta contenenti polveri concentrate quali acido fluoridrico, anidride solforosa e acido solforico. Oltre a questo, si stima che vengano prodotti circa 75 metri cubi di acque reflue e una tonnellata di rifiuti radioattivi (Fonte: euroneews.com)

Nell’ambito del fotovoltaico nello specifico, un’azienda esempla re in termini di riciclo di pannelli e quindi delle materie prime che ne stanno alla base è Veolia. Azienda francese, ha realizzato uno dei più grandi impianti di ri ciclo mai esistiti, dedicato interamente al recupero dei pannelli giunti a fine vita. La strada da fare è ancora molta, ma quella del riuso e del rici clo rappresenta sicuramente una soluzione valida e importante per cercare di arginare il problema. Infatti, puntare sullo svilup po di un’economia circolare connessa al mercato delle terre rare potrebbe incentivare e rendere più proficua la transizione ener getica, smorzando di pari passo le tensioni geopolitiche ad essa connessa.

Quindi, se da una parte le terre rare sono fondamentali per la transizione energetica di cui tanto sentiamo parlare, dall’altra portano con sé metodi estrattivi altamente dannosi per l’ambien te e per la salute umana. Oltre a questo, il mercato delle terre rare è strettamente legato a un altro grado di rischio, ossia il forte potere geopolitico esercita to dalla Cina. Il Dragone vanta infatti di un forte vantaggio competitivo in que sto mercato: gli altri Paesi sono fortemente dipendenti da esso per quanto riguarda le forniture di terre rare. Per rafforzare il proprio monopolio, la Cina ha inoltre acquisito i diritti esclusivi di estrazione anche in Africa, in cambio dello svi luppo e della costruzione di infrastrutture in Kenya e nella Repub blica Democratica del Congo (Fonte: geopop.it).

Un altro fattore che ha portato il Dragone a eccellere sul mercato delle terre rare riguarda le leggi meno stringenti in termini am Infatti,bientali.se

È quindi essenziale riuscire a trovare delle soluzioni che permet tano di attenuare l’attuale forte dipendenza dalla Cina per l’ap provvigionamento di terre rare.

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CONTROMISURE: IL RICICLO Purtroppo, al momento le alternative all’estrazione di terre rare sono davvero poche. I rischi connessi al monopolio del Dragone in questo mercato strategico stanno spingendo Stati Uniti, Unione Europea e Giap pone a trovare soluzioni che permettano di essere meno dipen denti dalla Cina, soluzioni che riguardano principalmente una diversificazione della catena di approvvigionamento, oltre che la ricerca e lo sviluppo di materiali che possano essere alternativi alle terre rare. Ma l’aspetto forse più importante riguarda il riciclo e il riutilizzo di questi preziosi materiali! Con il riciclo il vantaggio sarebbe infatti duplice: da una parte si ridurrebbe notevolmente l’impatto ambientale legato all’approv vigionamento di terre rare, dall’altro si otterrebbero anche note voli benefici di carattere geopolitico in termini di indipendenza da un solo principale fornitore.

Quanto successo con il gas russo ci ricorda però come sia poten zialmente pericoloso dipendere principalmente da un solo Paese per l’approvvigionamento di materiali strategici e indispensabili.

• coloro che hanno un ISEE inferiore a 15.000 euro, hanno diritto ad un contributo fino a 50 euro per ogni seduta, per un massimo di 600 euro per ogni beneficiario;

di Leonardo Tiene La nostra società da ormai il dopoguerra ha raggiunto un be nessere davvero importante ma spesso si sono visti i limiti, dal consumismo all’esasperazione del clima ad esempio. Quello che più diventa importante quindi è come l’individuo vive dentro queste abitudini/routine: fatto di corse al lavoro, impegni, relazioni sociali. Vorrei introdurre così il tema del Bonus Psicologo in Italia, per ché oggi più che mai deve essere innanzitutto sdoganato l’argo mento del trattamento della propria salute mentale e soprattutto perché ognuno di noi vive quotidianamente sforzi mentali non indifferenti, dal lavoro alla propria vita personale.

• Contact Center Integrato, contattando il numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile a pagamento, in base alla tariffa applicata dai diversi gestori).

I LIMITI DEL BONUS A causa della forte richiesta “totalmente inaspettata” per ricevere il bonus (solo nella giornata di lunedì 25 luglio, all’avvio della piattaforma INPS, sono state inoltrate oltre 40.000 richieste per il bonus psicologo, salite a 85.000 alle 11:30 di martedì 26 luglio), il Governo ha deciso recentemente di aumentare il budget da 10 milioni aggiungendone altri 15, per un totale di 25 milioni di euro per supportare questa manovra. Nonostante ciò, comunque anche considerando la cifra di 23 mi lioni di euro si andrebbero a soddisfare gran parte delle richieste e non la totalità, con un valore per ciascun individuo di soli 200 euro. Dopo tanta attesa, dunque, oltre la metà delle persone ri marrebbe senza bonus.

Tuttavia, sono previsti dei requisiti di ISEE in quanto il buono psicologo è destinato a coloro che non hanno la possibilità eco nomica di pagare in autonomia uno psicologo per curarsi. Pos sono infatti usufruire del bonus solo coloro che hanno un ISEE ordinario o corrente non superiore a 50.000 euro. Ecco la suddivisione ufficiale delle fasce:

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Il bonus psicologo 2022 serve per sostenere le spese per sessio ni di psicoterapia da svolgere presso specialisti privati iscritti all’albo degli psicologi – psicoterapeuti. È stato introdotto alla luce dell’aumento delle condizioni di depressione, ansia, fra gilità psicologica e stress causati dalla pandemia e dalla crisi socioeconomica.

• coloro che hanno un ISEE compreso tra 15.000 e 30.000 euro, hanno diritto ad un beneficio, fino a 50 euro per ogni sedu ta, per un massimo di 400 euro per ogni beneficiario; • coloro che hanno un ISEE superiore a 30.000 e non supe riore a 50.000 euro hanno diritto ad un contributo fino a 50 euro per ogni seduta, per un importo massimo di 200 euro per ogni beneficiario.

Il bonus psicologo 2022 spetta a chiunque soffra di un disa gio di salute mentale, non solo causato dalla pandemia e dai lunghi periodi di lockdown. È infatti destinato a tutti coloro che sono in condizioni di disagio psicologico a causa di altri fattori o situazioni di stress dovute a Dad e Smart Working. Non ci sono, dunque, distinzioni di età per ottenere il bonus psicologo 2022.

COME PRESENTARE DOMANDA Per richiedere il bonus psicologo 2022 è necessario presentare domanda sul portale INPS in cui è stata creata un’apposita se zione. Il servizio è denominato “contributo sezioni di psicotera pia” ed è accessibile dal 25 luglio 2022 attraverso le seguenti modalità: • portale web, utilizzando l’apposito servizio on line raggiungibi le sul sito dell’Istituto www.inps.it direttamente dal cittadino tra mite SPID di livello 2 o superiore, oppure, tramite Carta di identi tà elettronica (CIE) 3.0 o tramite Carta Nazionale dei servizi (CNS);

PSICOLOGO: BELLA L’IDEA, MENO LA REALIZZAZIONE

BONUS PSICOLOGO IN ITALIA

Attenzione però: è possibile accedere al bonus fino al 24 otto bre del 2022.

ATLAS MAGAZINE | 25 CONSIGLI PER PRENDERCI CURA DI NOI: ECCO ALCUNE DELLE MIE BUONE ABITUDINI PER UNA VITA SANA E FELICE di Debora Bizzi Basta poco per essere felici. In uno dei miei racconti preferiti fin da bambina, l’autore, Antoine de Saint-Exupéry, scrive: “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io co mincerò ad essere felice”. E, per quel che mi riguarda, è proprio così; la prima regola per essere felici è sicuramente quella di cir condarci di persone che ci riempiono il cuore di gioia. Le persone, appunto. Ma anche il lavoro e le azioni che svolgiamo tutti i giorni contribuiscono a far accrescere la nostra felicità. Ed essere felici, d’altronde, è la prima regola per una vita eccezionale e per prenderci cura di noi stessi al meglio. Circondiamoci di per sone che ci fanno bene, amici speciali. Scegliamo. Scegliamo il lavoro che ci piace, per il quale, tutte le mattine, ci svegliamo entusiasti e pieni di idee. Scegliamo le no stre buone abitudini, quelle che contribuiscono a renderci felici per una vita sana e longeva. Abitudini. Azioni, comportamenti, pensieri e idee che si ripetono nel tempo e nello spazio e sono più o meno stabili nella nostra vita. Sono soggettive, è vero. E du rante tutto l’arco della nostra vita ne generiamo moltissime, che variano in base al contesto e alla nostra età. Di per sé, le abitudini, nell’accezione generale del termine, infatti, non hanno un valore positivo o negativo; siamo noi ad attribuire tale valore e ad inglo barle nella nostra routine quotidiana. Ecco, di seguito, la ricetta di alcune (ho scelto di selezionarne solo dieci, anche se in realtà l’elenco puntato potrebbe essere molto più lungo!) delle mie abitudini per una vita sana e felice… i miei buoni propositi che potrebbero contribuire anche alla tua felicità!

1. Prenditi cura di qualcuno o qualcosa. Una persona, un animale, la tua casa o la tua bellissima orchidea. La felicità non può assolutamente essere associata ad un comportamento egoi sta. È condivisione, scambio. Viziare e coccolare le mie persone del cuore è, per fare un esempio, il mio hobby preferito! Tutti i giorni, mi prendo cura delle mie persone del cuore, i miei ge nitori, il mio dolce nonno, mia sorella, il mio compagno (il più viziato di tutta la lista, forse!), le mie amiche, ma mi diletto anche a prendermi cura della mia casa.

2. Saluta, sorridi e sii gentile sempre! D’altronde, lo abbia mo già letto, la gentilezza è una nobiltà d’animo che riduce lo stress, aumenta la fiducia ed influisce positivamente sulla chimi ca del nostro cervello. Ci offre una visione più positiva della vita e ci rende più belli. Così come il nostro sorriso. Sorridere fa bene al cuore e alla mente: abbassa la pressione, riduce lo stress, stimola l’appetito e mette in moto il sistema immunitario. Inoltre, si sono registrati benefici sulla regolarizzazione della pressione sangui gna e il miglioramento del tono generale dell’umore.

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9. Fai un check-up dei tuoi obiettivi più ambiziosi. Rifletti sui tuoi obiettivi, su come agire per raggiungerli. Impegnati al massimo per ottenere il miglior risultato.

6. Non andare a letto tardi e svegliati presto. Il nostro son no è importantissimo per il benessere. Secondo uno studio ame ricano condotto da alcuni ricercatori della Binghamton Universi ty, andare a letto presto ridurrebbe l’ansia e i pensieri negativi. Viceversa, le persone che vanno a letto tardi sono più soggette a problemi di peso. Inoltre, un aspetto che hanno in comune molte persone depresse è proprio lo svegliarsi tardi. Non hanno alcuna voglia di uscire dal letto. Succede quando non hai più una forte voglia di vivere, ma se questa è sparita è anche perché non fai nulla per alimentarla. Svegliarsi presto vuol dire dare una scossa alla vita!

3. Tieni la mente e il corpo allenati. Leggi, informati. Legge re ti permette di conoscere, viaggiare (non fisicamente!), crescere come persona. È il miglior modo per mantenere la mente attiva. Leggere, scrivere e risolvere le parole crociate fa bene ai neuroni. Ma è anche importante allenare il nostro corpo, svolgendo attività fisica regolare.

5. Stacca la spina. Dal lavoro, dai problemi e dai pensieri ne gativi. Dallo stress. Stacca la spina, almeno dieci minuti al gior no. Lascia andar via la rabbia e fai spazio alla calma e la serenità. Medita.

8. Immergiti nella natura almeno una volta alla settimana. Facciamo parte della natura. E mantenere questo contatto è una terapia per l’anima che ti aiuta a vivere con molta più serenità e consapevolezza.

4. Coccolati. Prenditi del tempo per te. Cura la tua pelle, fai quello che ti piace, rilassati.

7. Bevi tanta acqua e presta molta attenzione alla tua ali mentazione. Tanta acqua e una buona alimentazione, perché, d’altronde, è risaputo: siamo ciò che mangiamo.

10. Fai tanto amore! Prima di tutto, cerca l’Amore. Quello con la A maiuscola. Rispondi con amore a ogni situazione della vita. Sorridi anche davanti alle sfortune, amati ancora di più quando fallisci, perdona chi ti ha ferito e guarda avanti, non dare per scon tato le buone notizie ma goditele fino in fondo. Abbandona la negatività e scegli l’Amore.

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SICCITÀ: LA RICHIESTA D’AIUTO DELLA TERRA di Valeria Savoia Siccità. Questo termine, fino a periodo attuale, ha probabil mente sempre portato alla nostra mente immagini legate al de serto, alla parte del mondo a sud dell’equatore, a posti lontani ed a popolazioni “sfortunate” che nulla avevano a che fare con noi, ad una piccola parte di pianeta dalla quale noi eravamo chia ramente distinti. Tutto questo va ora però coniugato al passato: non è più lontano, distinto, estraneo, ma terribilmente attuale. Non lo si può negare, basta guardarsi attorno: laghi e fiumi il cui livello dell’acqua è sceso in maniera terrificante, incendi continui in varie parti non solo del mondo ma della nostra stessa Italia, coltivazioni che – se non fosse per i sistemi di irrigazione azionati ogni giorno dagli agricoltori – sarebbero ormai secche e sciupa te, raccolti anticipati per via della maturazione repentina di frutta ed ortaggi dovuta alle elevate temperature e tanto altro ancora. Eppure, c’è ancora chi nega, chi si lamenta delle restrizioni date dai comuni per abbeverare i fiori del proprio giardino, chi sem plicemente non si rende conto e non se ne cura. Vi racconto un aneddoto che, a mio parere, è l’immagina perfetta della non cu ranza e dell’inconsapevolezza sul tema: ero in spiaggia, al mare, con l’allerta siccità denunciata ormai già da mesi quando mi ac corgo di un bambino che, dopo essersi avvicinato alla doccia che usavano i bagnanti per pulirsi dalla sabbia, prende in mano la pompa dell’acqua ad essa collegata aprendone totalmente il flus so, cominciando prima a riempire i suoi secchielli ed innaffiatoi e poi a “dare da bere alla sabbia”. Esattamente, proprio come se la spiaggia fosse un prato, questo bambino ha tenuto l’acqua aperta almeno cinque minuti buoni giocando al giardiniere. Rovesciava i secchi sulla sabbia, li riempiva di nuovo, li rovesciava ancora. Ad un certo punto, per concludere il tutto al meglio, si stanca, poggia la pompa a terra, e se ne va senza chiuderla. Ora, chiaramente la colpa non può ricadere sul bambino, di età compresa credo tra i 3 ed i 5 anni, ma la cosa sconcertante è che i genitori erano presenti

e lo stavano guardando. Quando mi sono alzata, shockata, ed ho chiuso l’acqua davanti a loro facendogli presente che il tutto non fosse stato esattamente corretto vista appunto la situazione in cui ci troviamo, tutto quello che ho ottenuto in risposta è stato il con siglio di farmi gli affari miei. L’inconsapevolezza e la superficialità di fronte a temi come quello della siccità sono purtroppo piuttosto frequenti e stanno alla base di tutti quei comportamenti che si potrebbero tranquillamente omettere per evitare lo spreco ed essere “più ambientalisti” nei piccoli aspetti della vita quotidiana. Attenzioni simili non pos sono essere interesse di pochi individui “illuminati”, al contrario necessitano di essere interiorizzate da ognuno di noi. Tutto ciò perché non stiamo parlando di un problema di poco conto ma di siccità, ossia, per definizione, di un evento di carenza prolun gata dell’approvvigionamento idrico che può provocare un grave impatto sull’ecosistema, sull’agricoltura e causare danni all’eco nomia locale (solo nel nostro Paese, a causa della grave siccità re gistrata nelle ultime settimane, il 20% delle produzioni agricole è andato perso). Temperature elevate, inquinamento, cambiamen ti climatici e scarse precipitazioni hanno provocato una delle più gravi situazioni di siccità in Italia degli ultimi anni: basti pensare che il fiume Po - il più importante d’Italia - è in secca toccando uno dei livelli più bassi degli ultimi 70 anni e che la neve sulle Alpi è praticamente scomparsa. L’aspetto sconcertante è che, co munque, non si tratta solo dell’Italia ma di tutto il mondo, per esempio su ben il 46% del territorio europeo c’è un’allerta siccità mentre l’11% è in stato di massima allerta. Questo significa che, se non si provvederà a prendere degli ac corgimenti a riguardo, potremmo veramente finire in pochi anni a dover razionare l’acqua della giornata, e non si tratta di un’af fermazione legata ad un futuro distopico ma semplicemente ad un ragionamento logico dinanzi ai fatti. Cosa fare dunque per

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• si calcola che una dieta vegetariana richieda un consumo tra i 1500 e i 2600 litri d’acqua al giorno, contro i 4000-5400 di una dieta ricca di carne. Questi dati indicano l’impronta idrica, ovvero il calcolo della quantità di acqua dolce consumata nelle diverse fasi della produzione dei vari prodotti alimentari;

• i dati riportano che bovini ed ovini producono grandi quan tità di metano durante il processo di digestione, aumentando pertanto l’inquinamento dell’atmosfera.

In genere la produzione di alimenti di origine vegetale dà luogo a minori emissioni di gas a effetto serra e richiede meno energia, terra e acqua. L’impatto del cibo però non finisce qui, infatti, oltre al cosa man giamo, dobbiamo pensare anche al COME, evitando ad esempio alimenti con confezioni ricche di plastica, preferendo il km0 o il biologico e, soprattutto, evitando in ogni modo di sprecare il cibo buttandolo. Quando butti il cibo stai sprecando infatti non solo l’alimento in sé ma anche tutte le risorse e l’energia che sono sta ti utilizzati per coltivarlo, produrlo, confezionarlo e trasportarlo.

• l’installazione di un riduttore di flusso per rubinetti, che abbas sa la portata assicurando la medesima pressione;

• il riuso dell’acqua piovana per l’irrigazione di piante e giardini;

Gli interventi però non finiscono qui, questo perché la situazione non è tanto banale da richiedere provvedimenti semplici e diretti ma, al contrario, è necessario andare a fondo nelle cause del pro blema e combattere quelle alla radice. L’elenco fatto riguarda in fatti provvedimenti sul consumo diretto dell’acqua per evitarne lo spreco e non aggravare la condizione presente, questo però non significa appunto tentare invece di migliorarla, cosa che si può fare una volta consapevoli di cosa c’è dietro all’aridità del terreno. Quali sono dunque le cause della siccità? Diciamo che si tratta di una sorta di matrioska – le avete presenti, no? Quelle bambole russe che ne contengono sempre una più piccola, fino ad arriva re al “nocciolo” centrale – in cui ogni aspetto è collegato ad un altro e ad un altro ancora, fino a giungere ad un’unica questione comune. Nel nostro caso si parla di scarsità/assenza di pioggia e neve, innalzamento delle temperature, scioglimento della neve ad alta quota, scioglimento dei ghiacciai e diminuzione del flusso dei fiumi, tutte cause riconducibili ad un unico comune denomi natore: il riscaldamento globale. Ebbene sì, la crisi climatica è un fenomeno che non possiamo più ignorare, così come i fattori che l’hanno prodotta, di cui tutti i principali sono attribuibili all’uomo. Si parla infatti di uso di combustibili fossili, abbattimento delle foreste e allevamento di bestiame, i quali hanno un impatto sempre più forte sul clima e sulla temperatura del pia neta: queste attività aggiungono enormi quantità di gas serra a quelle naturalmente presenti nell’atmosfera, alimentando l’effet to serra e il riscaldamento globale. Dunque, quali sono le azioni con cui potremmo veramente con trastare la crisi climatica, e con essa dunque la siccità?

• l’avvio di lavatrici e lavastoviglie solo adoperando cicli ecologici;

E, quando marcisce in una discarica, il cibo produce metano, un potente gas a effetto serra; perciò, usa ciò che compri e composta gli eventuali avanzi.

1. La più efficace, ed anche purtroppo la più trascurata, è prestare attenzione a COSA mangiamo, e questo perché l’alimentazione incide sull’ambiente sia dal punto di vista del consumo delle ri sorse idriche sia da quello della produzione di metano e dunque dell’aumento dell’inquinamento. Facciamo degli esempi per ren dere più chiara la cosa:

• la manutenzione periodica dell’impianto idrico domestico per scongiurare il rischio di perdite.

tentare, se non proprio di contrastarla, quantomeno di arginare questa siccità imperante? Naturalmente, per risparmiare acqua e preservare il valore di questo bene così essenziale è necessario ridurre gli sprechi, coinvolgendo anche i più piccoli nell’uso cor retto di questa risorsa. Gli interventi da mettere in pratica ogni giorno possono essere diversi, ma tra quelli più importanti si se gnalano i seguenti:

• evitare di lasciare aperto il rubinetto mentre ci si lava (che si tratti di faccia, denti o doccia);

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In sintesi, mangiare più verdura, frutta, cereali integrali, legumi, frutta secca e semi, evitando/diminuendo invece carne e latticini può ridurre in maniera considerevole il tuo impatto ambientale.

2. Un’altra azione efficace è quella del risparmio di energia: buo na parte della nostra elettricità e del nostro riscaldamento provie ne da carbone, petrolio e gas; dunque, abbassando gli impianti di riscaldamento e raffreddamento, passando a lampadine a LED e a dispositivi elettrici efficienti sotto il profilo energetico, lavando la biancheria con l’acqua fredda o stendendo i panni ad asciugare anziché usare un’asciugatrice si risparmierà energia, riducendo l’inquinamento.

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3. Sempre rimanendo in tema energia, sarebbe bene preferire quella pulita, ossia proveniente da fonti rinnovabili, scegliendo dunque fornitori la cui energia proviene da pannelli fotovoltai ci o pale eoliche. In alternativa, a seconda della disponibilità, si possono direttamente installare dei pannelli solari sul tetto per produrre l’energia per la propria casa.

Infine, se si dovesse avere in programma di comprare un’auto, andrebbe considerata l’ipotesi di acquistare un veicolo elettri co, visto che i modelli immessi in commercio sono sempre più numerosi e convenienti – questo però dipende sempre dalle disponibilità di ognuno. Pur continuando a funzionare grazie all’elettricità prodotta dai combustibili fossili, le auto elettriche contribuiscono a ridurre l’inquinamento atmosferico e produco no molte meno emissioni di gas a effetto serra rispetto ai veicoli alimentati a gas o a diesel.

4. Parliamo infine di veicoli. Le strade del mondo sono intasate di veicoli, la maggior parte dei quali brucia diesel o benzina: cam minare o andare in bicicletta anziché guidare ridurrà le emissioni di gas a effetto serra e aiuterà la salute e la forma fisica. Per le di stanze più lunghe, è bene valutare l’ipotesi di prendere un treno o un autobus oppure ricorrere all’uso condiviso dell’automobile con amici, famigliari o colleghi quando possibile. In caso di vacanze poi non dimentichiamo che gli aerei bruciano grandi quantità di combustibili fossili, producendo considerevoli emissioni di gas a effetto serra. Di conseguenza volare meno è uno dei modi più rapidi per ridurre il tuo impatto ambientale. Se possibile, organizza i tuoi viaggi a lunga distanza in altro modo.

Insomma, il problema della siccità non è cosa da poco da nessun punto di vista: né delle cause, né nelle conseguenze e tantomeno negli interventi che possiamo attuare per contrastarla. Si tratta di un tema molto intricato, delicato e di grande portata. Merita di suscitare forte interesse e voglia di intervento in ognuno di noi e, soprattutto, non merita alcun tipo di superficialità. Vanno aperti gli occhi ed i cuori. I “sacrifici” da attuare per migliorare le cose sono nulla rispetto al costo dell’indifferenza. Come disse Toro Se duto, capo tribù dei Hunkpapa Sioux (Lakota), “Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato e l’ultimo pesce pescato ci renderemo conto che non si può mangiare il de naro.”

ATLAS MAGAZINE | 31 Dos and Don’ts di Atlas Magazine SICCITÀ: FACCIAMO LA NOSTRA PARTE PER LIMITARLA di Davide Tremante

ltimamente, lo abbiamo visto, il pericolo siccità in Italia si fa sempre più vicino e reale così abbiamo pensato di condividere con i nostri lettori alcuni consigli che pos sono aiutarvi a fare la vostra parte nella vita di tutti giorni e ricordate che ogni litro di acqua conta! Ma andiamo a vedere cosa possiamo fare noi tutti nel quotidiano.

U

Prediligere la doccia al bagno

ATLAS MAGAZINE | 32 Dos ✓

Evitare un uso sconsiderato dello sciacquone

Evitare di riempire le piscine nelle ore più calde

Raccogliere l’acqua che si lascia scorrere in doccia per farla scaldare Raccogliere l’acqua in cui abbiamo bollito verdura o pasta e usarla per innaffiare le piante (se non salata) o come base per altre preparazioni

Don’ts

Evitare lunghe docce, soprattutto nelle ore più calde

Controllare eventuali perdite (anche piccole)

Innaffiare il giardino ed eventuali piante la sera

Evitare di lasciare rubinetti aperti mentre ci si lava i denti o le mani Limitare il consumo della carne

E LE OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE ITALIANE dell’Avv. Simone Facchinetti PNRR

ATLAS MAGAZINE | 33 Il PNRR è un documento programmatico che predispone uno svariato numero di riforme e investimenti al fine di rilanciare l’e conomia post pandemica italiana, per il tramite dei finanziamenti messi a disposizione dall’Unione europea. Le imprese italiane po tranno usufruire di un ammontare pari a 191,5 miliardi di euro, divisi tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto, da impiegarsi nel periodo 2021-2026. Questo pacchetto di riforme focalizza il suo intervento in settori strategici, suddivisi in sei grandi macro-aree di intervento (cd. Mission), tra le quali assumono particolare importanza, anche per le PMI, la trasformazione e l’innovazione digitale, la transizione verde e l’efficientamento energetico in materia di edilizia.

DIGITALIZZAZIONE E INNOVAZIONE NEL SISTEMA PRODUT TIVO

Il settore della digitalizzazione si pone l’obbiettivo di supportare la transizione digitale 4.0 del sistema produttivo con incentivi agli investimenti privati in beni capitali tecnologicamente avan zati. Le imprese che sceglieranno di implementare i propri com parti produttivi con strumenti digitalmente e tecnologicamente avanzati potranno usufruire di crediti di imposta a fronte dell’ac quisto di beni strumentali (ad esempio, macchinari interconnessi e software di industrial analytics con trattamento ed elaborazione di big data), nonché per investimenti in attività di ricerca, svilup po e innovazione. La possibilità di usufruire del credito di imposta è stata ulteriormente estesa dal decreto Milleproroghe 2022, pro rogando fino al 31 dicembre 2022 il termine per l’effettuazione degli investimenti già prenotati nel corso del periodo di imposta 2021. Il PNRR si pone anche l’obiettivo di completare il sistema di reti ultraveloci su tutto il territorio nazionale così da efficientare l’in terconnessione dell’intero sistema produttivo. È già attivo un portale dedicato al Piano Voucher per le imprese che intendano mettere a punto la propria connettività utilizzando servizi internet a banda ultra-larga e 5G (consultabile sul sito Infratel Italia). Il Voucher potrà essere richiesto entro il 15 dicembre 2022 e com porterà l’erogazione di un contributo di massimo 2.500 euro per le imprese che sottoscrivano abbonamenti ad internet in grado di IL PNRR

TRANSIZIONE ECOLOGICA E GREEN ECONOMY

Uno degli ambiti maggiormente incentivati dal PNRR è sicura mente quello relativo alle energie rinnovabili. Gran parte dei finanziamenti, che dovranno essere oculatamente e proficua mente impiegati dalle start-up attive nel settore della transizione ecologica, saranno erogati alle imprese impegnate nel sostenta mento all’economia circolare, nella semplificazione di impianti di energia rinnovabile onshore e offshore, nell’implementazione dell’utilizzo di idrogeno nei settori hard-to-abate e nei trasporti (ferroviario e stradale), nonché nel rafforzamento dalla smart grid

A sx: l’Avvocato Simone Facchinetti In basso: lo staff dello Studio Legale Facchinetti

ATLAS MAGAZINE | 34 garantire un livello minimo di velocità di banda (download speed da 30 Mbit/s a 1 Gbit/s o superiore).

sui sistemi di condizionamento dell’aria, l’isolamento termico delle superfici opache, l’implementazione dei sistemi fotovoltaici e dei relativi sistemi di stoccaggio, nonchè l’aumento delle infra strutture per la ricarica dei veicoli elettrici.

Ai bandi di aggiudicazione dei finanziamenti in materia di idro geno, ad esempio, possono partecipare enti di ricerca, anche congiuntamente ad imprese che esercitino attività affini, purché presentino progetti, di durata non inferiore ai 12 mesi, che abbia no dei costi non inferiori ai 2 milioni di euro e non superiori a 4 milioni. Il termine per presentare le proposte è fissato a maggio 2022 con probabile obbligo di esecuzione del progetto entro il 2024.

La possibilità di usufruire della nota misura agevolativa cd. Super bonus 110% è stata ulteriormente prorogata dal DDL di Bilancio 2022 e permetterà di svolgere tutti quegli interventi di efficien tamento energetico degli edifici come, ad esempio, gli interventi

EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DEGLI EDIFICI

la luce del sole”: vivere. Il motivo dell’equi valenza “luce = vita” è evidente: è la luce che consente la vita, biologicamente parlando, ed è nelle ore di luce che si svolgono le attività dell’uomo (che, sempre dal punto di vista biologico, è un essere diurno). È noto che l’umore e la percezione soggettiva di energia sono influenzati dal grado di luminosità dell’ambiente in cui viviamo; durante la stagione estiva ci sentiamo più attivi e riposati, men tre durante la stagione invernale abbiamo spesso una maggiore Masonnolenza.nonèsolo il senso comune a dircelo ma la stessa psichiatria: da anni la luce è ritenuta un potentissimo strumento di regolazio ne dell’umore e la fototerapia (dal greco phos, luce) è una tecnica medica utilizzata per trattare tipologie di diverso tipo, dai disturbi dell’umore e del sonno alle malattie dermatologiche.

DISTURBI DELL’UMORE Nel 2005, una metanalisi di 20 studi pubblicata su American Journal of Psychiatry ha confermato che il trattamento con luce ad alta intensità è efficace nei disturbi dell’umore a carattere sta gionale e non. Secondo alcuni autori l’uso della fototerapia andrebbe esteso ben oltre l’ambito dei disturbi stagionali e i risultati sarebbero ancora più evidenti in abbinamento al trattamento con antidepressivi.

Come già accennato, la fototerapia è impiegata per il trattamento di diverse condizioni e disturbi come:

• i disturbi dell’umore: sindrome affettiva stagionale (SAD) • i disturbi del sonno: insonnia, alterazioni del ritmo circadiano • alcune malattie dermatologiche: psoriasi, acne, dermatite ato pica, eczema, vitiligine.

Il termine fototerapia significa letteralmente terapia con la luce ed il suo sviluppo è strettamente collegato alla definizione di Sin drome Affettiva Stagionale (SAD). Essa si caratterizza per episodi depressivi gravi in corrispondenza dei cambiamenti stagionali, in particolare autunno-inverno, con diminuzione nel periodo estivo; già nel 1984 lo psichiatria e ricercatore Norman Rosenthal ipotiz zò che all’ origine della SAD ci fosse la riduzione invernale della quantità di luce e ne identificò la terapia nella fototerapia.

PER QUALI PATOLOGIE È UTILIZZATA?

Alcuni studi hanno dimostrato un effetto stagionale e la conse guente efficacia della fototerapia anche nella: depressione premestruale • bulimia nervosa anoressia con comportamenti di tipo bulimico sindrome da Jet Lag • sindrome dei turnisti. I disturbi dell’umore sono strettamente connessi all’alterazione

FOTOTERAPIA: QUANDO LA LUCE CURA di Martina Campanelli

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COME FUNZIONA LA FOTOTERAPIA? L’occhio rappresenta la parte più superficiale del nostro sistema nervoso centrale. La luce colpisce la retina e stimola il nervo ottico che trasmette gli stimoli a regioni del cervello come l’ippotalamo che regola la produzione di seratonina (l’ormone del buonumore) e di cortisolo (l’ormone dello stress) e l’epifissi, che regola la pro duzione di melatonina, migliorando l’ umore, l’ alimentazione ed il sonno (seratonina, cortisolo e melatonina risultano infatti alte rati nelle persone che soffrono di episodi depressivi).

“Vedere

A seconda del disturbo su cui si intende intervenire, il trattamen to prevede l’uso della luce solare o di radiazioni luminose a diver sa lunghezza d’onda.

• fattori genetici: l’eczema sembrerebbe essere ricorrente tra per sone dello stesso nucleo familiare;

Acne (infiammazione delle ghiandole sebacee che si manifesta con la comparsa di brufoli su viso o corpo).

Vitiligine (malattia cronica della pelle che provoca la comparsa sulla cute di chiazze chiare, ovvero zone dove manca del tutto la fisiologica colorazione dovuta alla melanina).

MALATTIE DERMATOLOGICHE

In genere le cause scatenanti sono:

Grazie agli effetti immunomodulanti ed antinfiammatori dovuti all’esposizione ai raggi ultravioletti, la fototerapia permette di re golare la formazione di queste cellule.

Considerati i tanti effetti positivi a livello cutaneo, negli anni la fototerapia è stata ampiamente impiegata in ambito dermatolo gico per la cura di numerosi disturbi e patologie. Eczema (reazione infiammatoria della pelle non contagiosa ca ratterizzata dalla presenza di rilievi, desquamazione, prurito e ar rossamento)

• L’azionestress. antinfiammatoria della fototerapia consente un buon controllo della malattia. Il trattamento è indicato in particolare in caso di eczemi cronici gravi (con sintomi che persistono per mesi o addirittura anni).

Le cause del disturbo non sono note, ma si pensa che il problema sia legato a una forte componente ereditaria. Colpisce spesso i bambini, ma nelle persone predisposte, il disturbo può ripresen tarsi anche in età adulta. Come per l’eczema, anche in questo caso il trattamento di fototerapia dà buoni risultati grazie alla sua azio ne antinfiammatoria.

L’utilizzo dei raggi UVB a banda stretta solo a livello delle zone chiare riduce il contrasto cromatico e rende le chiazze meno vi sibili.

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Dermatite topica (infiammazione della pelle che si presen ta con la formazione improvvisa di cute secca e pruriginosa e di chiazze rosse con vescicole)

• fattori ambientali: reazioni allergiche dovute al contatto con de terminate sostanze, oppure può manifestarsi dopo l’esposizione ad agenti irritanti o ancora essere causato da alcune infezioni di tipo batterico;

I benefici della luce sono tanti, dal corpo alla mente; per secoli il sole ha significato sopravvivenza, guarigione, energia. Perfino il colore giallo, associato alla luce ed al sole, e le sue sfu mature, sono sinonimo di energia e vengono utilizzati per com battere tristezza, depressione ed apatia, secondo i principi della cromoterapia.

dei ritmi circadiani: alternanza sonno-veglia, temperatura corpo rea e livelli ormonali.  Dal momento che è proprio la luce il principale sincronizzatore degli stessi, si è pensato di sfruttarne le potenzialità in ambito Iclinico. datipiù importanti sull’efficacia della fototerapia nel trattamen to dei disturbi dell’umore provengono dal Centro Disturbi dell’U more del San Raffaele Turro di Milano. In uno studio pubblicato nel 2001 su Journal of Affective Disorders, il gruppo di ricercatori ha osservato che i pazienti con disturbo bipolare ricoverati nelle stanze maggiormente esposte alla luce mostravano tempi più brevi di ospedalizzazione (tornavano a casa circa 2 o 3 giorni pri ma) rispetto a coloro che risiedevano in stanze meno illuminate.

La fototerapia in questo caso aiuta alleviando l’infiammazione, favorendo la guarigione della pelle e stimolando il sistema im munitario a contrastare l’insorgenza di queste infezioni.

Psoriasi (malattia infiammatoria della pelle dovuta all’iperpro duzione delle cellule dell’epidermide che sintetizzano la cherati na. L’alta quantità di queste cellule comporta la formazione sulla pelle di placche di colore rosso acceso, rivestite da squame bian castre).

“Ai miei tempi non si faceva” “Si stava meglio quando si stava peggio” “Ah, se potessi tornare indietro”.

Non mi perdevo un film musicarello o una puntata di Gianburra sca, la Nonna del Corsaro Nero o David Cooperfield.

A

E così via, con frasi trite e ripetitive, legate di più al conformismo popolare, piuttosto che ad una vera consapevolezza del proprio Questoessere. perchè, ad ogni tempo, c’è sempre stato qualcuno che si curamente ha detto: ai miei tempi! Non può essere quindi un assioma il dover cercare sempre nel passato le cose migliori.

l giorno d’oggi, soprattutto da parte di persone mature, di venta quasi un luogo comune fare confronti fra presente e passa to, soprattutto per ciò che concerne la perdita dei valori, sugli stili di vita, sui comportamenti sociali, sulla concretezza dei pensieri e sulla consequenzialità delle azioni.

Probabilmente non è tanto l’avvenimento in sé per sé che varia, ma gli occhi e la mente che lo analizzano e lo giudicano. Faccio un esempio prendendo a prestito il comparto più frivolo e socialmente meno impegnato che possa esistere: il mondo dello Iospettacolo.hovissuto la mia adolescenza negli anni a cavallo fra il sessanta ed il settanta, con Gianni Morandi, Rita Pavone, i figli dei fiori, i tanti Complessi beat, le loro canzoni melodiose, orecchiabili e agitate, nonché le svisate di quelle prime chitarre elettriche.

I miei genitori, abituati agli acuti di Claudio Villa, alle note strap pacuore di Luciano Tajoli, ai papaveri e papere di Nilla Pizzi, al mandolino ed alla fisarmonica, mostravano malcelata diffidenza, verso questi cantanti dai capelli lunghi e dalle voci piatte e spesso nasali, e rimpiangevano i film del lacrimoso Amedeo Nazzari e le freddure di Mario Riva col suo Campanile Sera. Quello che era meraviglioso per mio padre, non lo era per me; quello che era meraviglioso per me, non lo è per i giovani d’oggi. È colpa dei personaggi? No, è frutto solo delle emozioni e delle interiori sensazioni che lo specifico contesto fa provare o meno, e che condizionano il modo di pensare delle persone. Il mondo che ci circonda uniforma e subordina i giudizi, i propo siti, le azioni. Stessa considerazione può essere trasferita ad un altro luogo co mune, che riguarda principalmente il giudizio sul degrado della società e sulla frequente assenza di condivisione dei valori uni versali. Tutti fattori che conducono alla mancanza di rispetto so ciale, alla corruzione, al disconoscimento delle autoritá preposte, all’anarchico modo di agire. Molti sono portati a pensare che tali fenomeni siano presenti solo nel nostro vissuto contemporaneo, e siano una degenerazione del sistema democratico, dove le maglie della rete del civismo si allargano facilmente. Ho parlato di democrazia, perchè con la dittatura non c’è possibi lità di giudizio comparativo.

DETTO TRA NOI... di Sergio Grifoni NON SCAGLIATE MAI QUEL SASSO ATLAS MAGAZINE | 37

Perchè a volte si agisce e ci si comporta in maniera esagerata mente scomposta?

L’incuria e il disordine accrescono molti mali sociali e contribui scono a far degenerare l’ambiente. Come fra le mura domestiche. Se il degrado fa da padrone (stanze in disordine, vita irregolare, linguaggio scurrile, mancanza di rispetto, bugie) prima o poi tut to degenererà, anche e soprattutto nei rapporti interpersonali.

A tentarlo fu il professor Philip Zimbardo, docente dell’Università di Stanford (USA). Siamo alla fine degli anni sessanta. Il docente fece parcheggiare due auto identiche in due strade diverse. Una nel quartiere malfamato del Bronx, zona poco raccomandabile di New York; l’altra a Palo Alto, zona residenziale della California. Due identiche auto abbandonate in due quartieri con popolazio ni di opposto tenore di vita.

L’auto parcheggiata nel Bronx, in quattro e quattr’otto, fu smon tata, pezzo per pezzo, e non certo a cura di autorizzati meccanici.

Rimase parcheggiata solo la carcassa. L’altra, invece, restò intatta, nemmeno un graffio. CosaPrevedibile!feceallora il ricercatore? Ruppe un vetro della vettura parcheggiata fra la gente borghese di Polo Alto. E fu così che, alla povera automobile, toccó la stessa sorte della sua consorella del Bronx di New York, rimanendo priva di ogni possibile accessorio.

A tal proposito, mi impressionò favorevolmente la lettura del ri sultato di un esperimento di psicologia sociale, che molti cono scono come la “Teoria delle finestre rotte”.

Se il verde di una città non viene curato adeguatamente, ben pre sto le aiuole diventeranno sentieri, e questi sentieri, prima o poi, saranno solo percorsi da chi indossa scarpe incivili.

Spesso accade che ognuno è portato a ritenere che siano sempre gli altri a rompere i vetri delle finestre della convivenza sociale, senza pensare che, ogni tanto, bisognerebbe guardarsi dentro e farsi un esame di coscienza.

Detto fra noi: quale potrebbe essere il modo migliore per com prenderlo? Non lanciare mai quel primo sasso!

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Era bastato un vetro rotto ad innescare un processo malandrino in un quartiere tranquillo per antanomasia. Quale la deduzione? Un vetro rotto in un’auto abbandonata trasmette un senso di de terioramento, di disinteresse, di sciatteria, di non curanza. Tutte sensazioni di rottura dei codici di convivenza, di assenza di norme e di regole, di un senso di inutilità.

Si innesca una sorta di incontrollabile moltiplicatore esponenzia le dell’atto di violenza. Se si rompe un vetro in una finestra di un edificio e non viene riparato, saranno presto rotti tutti gli altri. Se una comunità, nell’indifferenza generale, presta il fianco a segni di deterioramento, senza correre subito ai ripari, incon sapevolmente getta un seme dal quale germoglierà disordine, violenza, criminalità. Partendo dal mancato rispetto di piccoli stili comportamentali: un parcheggio abusivo, un pezzo di carta o una cicca di sigaretta gettata in terra, il non rispettare la fila, e così via. Ogni piccolo difetto sociale, se non corretto subito, si amplificherà in maniera incontrollabile.

Le ricette astrali di Atlas Magazine VERGINE VELLUTATA DI ZUCCA CON MELOGRANO CHEESECAKEBILANCIAVEGANA di Davide Tremante e Valeria Savoia ___ ATLAS MAGAZINE | 39

La Vergine – insieme a Sagittario, Gemelli e Pesci – fa parte dei segni “mobili”, spesso mal compresi dall’ambiente circostante per via della loro personalità “doppia”. La prima cosa a cui si pensa, infatti, parlando del segno della Vergine, è l’ordine: pianificano ogni cosa, impallidiscono alla parola “imprevisto”, non dimenticano alcun dettaglio. Questo però è vero solo se si parla della prima categoria dei Vergine, ossia i Vergine-saggi, quelli che hanno una terribile paura del caso e che per questo organizzano minuziosamente la loro esistenza assegnando un posto preciso ad ogni cosa ed il momento giusto ad ogni azione. Ma cosa succede quando si reprime troppo, quando si calcola fino allo sfinimento, quando si uccidono le pulsioni e non si esce mai dal guscio? Come una pentola a pressione, si esplode. Ed ecco da questa supernova nascere la seconda categoria di Vergine, i Vergine-pazzi, anarchici e ribelli. Per entrambe le categorie comunque c’è un campo specifico di vitale importanza, nel quale riversano tanto le tensioni quanto le reazioni positive: quello della salute, che occupa nella loro vita un posto abbastanza importante. Avendo infatti questo segno il nervosismo latente e spesso represso come caratteristica peculiare, si trova spesso ad essere il bersaglio preferito delle malattie psicosomatiche: il minimo problema nella vita si trasforma in un qualche tipo di sofferenza fisica. Proprio per questo, i Vergine-tipo prestano estrema attenzione alla propria alimentazione, amando dunque in genere mangiare sano, senza appesantire lo stomaco. Considerando anche il fatto che sono troppo disciplinati per lasciarsi andare ai piaceri della gola, in genere sono dei veri acrobati della dieta, capaci di classificare lipidi, carboidrati e proteine senza il minimo errore. Al supermercato, infatti, non fanno acquisti poco sensati o malsani, sono invece più orientata verso piatti semplici, che non comportino un eccessivo spreco di risorse né di denaro: abbondano gli alimenti integrali, senza conservanti né coloranti, prodotti macrobiotici come la soia, le alghe marine, la crusca e tutto ciò che garantisce il buon funzionamento dell’organismo. Va infatti aggiunto che, a loro discolpa, nel caso in cui un’alimentazione poco equilibrata o un cibo sgradito si ripercuotesse sul loro delicato sistema digestivo, si ammalerebbero immediatamente. La Vergine, infatti, tende a soffrire di problemi di digestione e di intestino pigro, motivo per cui le si consiglia di assumere una grossa quantità di fibre, soprattutto durante la prima colazione. Queste ultime non dovrebbero mancare però anche a pranzo e a cena, pasti per i quali sono comunque chiaramente indicati piatti ben equilibrati e, soprattutto per la cena, leggeri e di facile digestione onde evitare di disturbare i sonni della nostra cara Vergine ed aizzarne il nervosismo.

VERGINE VELLUTATA DI ZUCCA CON MELOGRANO

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Nel frattempo che la zucca cuoce cominciamo a pelare le due patate e le carote, con le bucce di: patate, carote e zucca andiamo a preparare un brodo con cui poi andremo ad aiutarci mentre frulleremo il composto. A fine cottura potrete sciogliere il cucchiaino di miso all’interno del brodo mescolandolo fino a che non sarà completamente sciolto. Adesso che abbiamo brodo e zucca in cottura possiamo concentrarci sul porro e sulle carote. Procediamo col tagliare entrambi a dadini, non troppo piccoli (andranno comunque frullati) in modo da consentire una cottura uniforme e tutto sommato veloce.

Siamo finalmente giunti al momento dell’assemblaggio: in un contenitore adatto uniamo zucca, porri, carote e il succo di melograno e frulliamo tutto con un frullatore ad immersione, la consistenza dovrebbe essere molto liquida quindi aggiungete una delle tre patate lesse. Se dovesse risultare ancora molto liquida aggiungete ancora una o due patate. Mentre frullate aggiungete ancora un pizzico di paprika affumicata, sale e pepe nero e assicuratevi, col frullatore ad immersione, di fare dei rapidi movimenti che vanno dall’alto verso il basso: così facendo incorporerete aria e andrete a “montare” leggermente il composto dandogli una consistenza più cremosa. Quindi impiattiamo in un bel piatto rustico con un bel giro di olio, chicchi di melograno sparsi e una grattata di pepe nero, ad acccompagnare un bel crostino alle cipolle. Buon appetito!

Cominciamo lavando bene tutti gli ingredienti, poi per prima cosa andiamo ad infornare la cipolla tagliata prima a metà e poi a fettine separando ogni mezzo anello. Mettiamo i mezzi anelli ottenuti in un recipiente adatto alla cottura in forno e li copriamo di olio di oliva insieme ad un paio di grani di pepe nero e rosa, un ramettino di maggiorana ed un pizzico di sale. Inforniamo a 200°C per 20 minuti e, una volta passato il tempo, le estraiamo dal forno e con un pennello da cucina andiamo a spennellare la baguette tagliata a metà per il lungo con l’olio alla cipolla (Senza esagerare) una volta spennellata andiamo a coprire il pane con le cipolle scolate dall’olio in eccesso. Procediamo mentre le cipolle cuociono con il pelare la zucca e svuotarla dai semi, la tagliamo a dadoni e ungiamo leggermente i dadoni condendoli con paprika affumicata, sale e pepe a piacere ed inforniamo a 180° per circa 20 min. a seconda della dimensione dei cubetti, del forno ed altre variabili potreste necessitare di più o meno tempo, in ogni caso il vostro obiettivo è che sia morbida quindi, di tanto in tanto, infilzatela con una forchetta fino a che non la trapasserete senza problemi. Insieme alla zucca inforniamo anche il pane con le cipolle e tenetelo bene d’occhio nel giro di pochi minuti sarà ben dorato e croccante e dovrete toglierlo dal forno!

Una volta tagliati li buttiamo in una padellina con un filo di olio a temperatura medio-alta e li lasciamo rosolare un po’, quando sentiremo un buon odore alzarsi aggiungiamo un pizzico di sale per fargli perdere l’acqua contenuta, copriamo con un coperchio e abbassiamo la fiamma su medio-basso e lasciamo cuocere mescolando di tanto in tanto fino a che tutti gli ingredienti non saranno pronti. Intanto, prepariamo il melograno, lo sbucciamo e frulliamo i chicchi di una metà con un filo di acqua poi passiamo il liquido (che dovrebbe avere un bel colore rosso) attraverso un colino per filtrarlo da eventuali semini rimasti.

INGREDIENTI (per 2 persone circa) • mezza zucca Mantovana • 3 patate da lessare • 5 carote • 1 porro • paprika affumicata q.b. • sale, olio evo e pepe q.b. • 1 cucchiaino di miso • 1 melograno • baguette • cipolla bianca • olio di oliva qb PROCEDIMENTO

Frulliamo il tutto e una volta amalgati bene gli ingredienti versiamo l’olio di cocco sciolto, continuiamo a frullare fino a che il composto non è bello liscio quindi lo versiamo nel barattolo e mettiamo il tutto nel frigo.

Una volta pronta la salsa possiamo versarla sulla cheesecake et voilà, decoriamo con frutti rossi e serviamo fredda. Buon appetito!

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Passiamo quindi alla crema: nel frullatore versiamo lo yogurt di soia, gli anacardi scolati e sciacquati, lo sciroppo di agave, un pizzico di sale e un mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia.

A somiglianza dell’oggetto che funge loro da simbolo, i Bilancia sono degli idealisti sempre alla ricerca del perfetto equilibrio, desiderosi di giustizia ed armonia sia sul piano personale che universale. A chi non li conosca possono sembrare di umore instabile, poiché passano con facilità dall’allegria al broncio, tutto ciò è però dovuto alla loro naturale sensibilità, che li rende soggetti ad una quantità di emozioni impercettibili a molta altra gente. Protettori dell’armonia ed estremamente concilianti, sono alla ricerca incessante di una soluzione ideale, che non leda gli interessi di nessuno, motivo per cui vengono superficialmente rappresentati come degli “eterni indecisi”. Amano la calma e la tranquillità e preferiscono procedere nella vita al loro ritmo personale (ossia quello della pacatezza). Vi è solo una cosa capace di far infuriare un Bilancia: l’ingiustizia. Dinanzi ad essa escono dai gangheri e possono mostrarsi addirittura violenti e collerici, cosa che lascia sempre di stucco le persone a loro vicine, abituate ad identificarli come delle “montagne di calma”. La tradizione astrologica li definisce socievoli, definizione a dir la verità un poco imprecisa in quanto diciamo che si tende a tralasciare un dettaglio piuttosto importante: la loro socievolezza è esigente e selettiva. Essendo infatti il segno della coppia, sono sempre alla ricerca dell’Altro, che cercano di intravedere e distinguere tra la folla ed in compagnia del quale si esprimono al meglio. Ciò non significa però che si privino di fare volentieri qualche incursione nel mondo circostante, dimostrando una socievolezza superficiale ma efficace. Essendo dopotutto persone conviviali amano in particolar modo stare a tavola e, va detto, la tavola in particolare, soprattutto quando si tratta di leccornie ed in particolar modo dei dessert, categoria di alimenti che attira il tipico Bilancia più del centro della Terra. Ebbene sì, abbiamo trovato il punto debole del segno dell’equilibrio, ciò che è in grado di sbilanciarlo: l’amore per il dolce. Quest’ultimo deriva in particolare dalla grossa influenza che ha Venere su questo segno, il primo della parte autunnale/ invernale dello zodiaco. Sarà bene dunque, vista la frequenza con la quale assume gli zuccheri, che i dessert preparati per lui siano il più possibile salutari, onde evitare un pericolo per la salute. Da non tralasciare, poi, nell’ambito culinario, il fatto che il Bilanciatipo sia un Esteta raffinato: la sua tavola deve essere elegante, cura ogni dettaglio, soprattutto nel caso in cui abbia invitati a pranzo/cena; come cliente al ristorante è molto esigente - Venere, pianeta che domina il segno, gli fa preferire la qualità del cibo alla quantità. Non temete però che vi giudichi nel caso in cui lo abbiate come ospite a casa vostra: estremamente accomodante e gentile, non avrà mai con voi la severità che riserva a se stesso.

ATLAS MAGAZINE | 42 INGREDIENTI (per 2 persone circa) • 50 grammi anacardi al naturale • 3 datteri • 75 grammi biscotti secchi • 100 grammi yogurt vegetale • 2 cucchiai di sciroppo d’agave • 1 cucchiai olio di cocco • 200 grammi lamponi PROCEDIMENTO Mettiamo in ammollo gli anacardi al naturale lasciandoli in acqua per circa 2 ore. Nel frattempo prepariamo la base e frulliamo insieme i biscotti secchi ed i datteri (denocciolati) fino ad ottenere un composto abbastanza denso e lo disponiamo sul fondo di un barattolo.

A questo punto non ci resta che preparare la salsa ai lamponi per cui non ci servirà che mettere i lamponi nel pentolino e cuocerli a fuoco medio-basso schiacciandoli un po’ di tanto in tanto fino a che non si “scioglieranno”. Fate attenzione e girateli costantemente altrimenti rischierete che si bruci.

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